The Orange Beach
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The Orange Beach

Caserta, Campania, Italy | INDIE

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Music

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"The Orange Beach Fuzz You!"


You’d be forgiven, after seeing the words “beach” and “fuzz” in such close proximity to each other, for thinking this new group was another in the long line of Southern California-based, psychedelic, new agey jam bands. Psychedelic? A bit. Jammy? Slightly. But this Southern Italy-based trio — Campania’s hardest rockers? — owe more to groups like The F*cking Champs and Explosions in the Sky than the Grateful Dead. Over the course of 14 tracks, ranging from less than a minute to four-and-a-half-minute plus, the trio tackle numerous strains of rock all under the umbrella of the arpeggiated chord. Post-punk, psychedelia, bluesy rock and funk all find a home on the group’s mostly instrumental debut album. With titles like “Fairies Wear White Shoes,” “Ernest’s Fear” and “I Talk to the Wine,” The Orange Beach are not out to create somber, introspective “serious” music, but no matter. A thorough and diverse update of classic rock ‘n’ roll makes this one worth it.
Jason Newman

- Limewire Blog


"The Orange Beach Fuzz You!"

Questo Fuzz You!, dei casertani Orange Beach è un disco di quelli che si possono senz’altro definire tosti e gagliardi. Un pugno di canzoni, per lo più strumentali, eccezion fatta per tre episodi in cui sentiamo la voce bella raschiata di Agostino Pagliaro (un’opzione da tener presente anche per il futuro, che ne dite?) darci dentro convinta.

E ci danno dentro anche gli altri due Orange Beach, ovvero Paolo Broccoli e la sua chitarra, e Maurizio Conte a batteria e percussioni: ci danno dentro a tal punto da far innamorare di loro Mark Kramer, produttore storico di band quali Low e Galaxie 500, oltre che membro in passato di Butthole Surfers e Ween, che li ha voluti non solo produrre, ma anche far incidere per la sua etichetta, oltre che suonarci di persona e collaborare agli arrangiamenti.

C’è da dire che Kramer ha fatto ottimamente il suo lavoro: il disco suona bello grezzo, senza fronzoli e diretto, rock’n’roll nel senso migliore dell’accezione, e quanto mai americano nei sapori e colori, ma per nulla banale e povero di soluzioni, e probabilmente il produttore ha saputo esaltare al meglio la componente musicale dei Nostri più vicina proprio a band come i Butthole Surfers o i Fugazi di End Hits, quelli in cui la furia dell’hardcore veniva coniugata a un maggiore eclettismo nella scrittura dei brani (si ascolti l’ultima eponima canzone), oltre che a una palese autoironia e a un clima da divertimento e spasso che effettivamente nelle 14 canzoni del disco appare chiaramente.

Da segnalare particolarmente I talk to the wine, con quella bella slide iniziale (la chitarra è chiaramente il principale protagonista melodico della band: ottimamente suonata, e con un suono molto interessante e curato, spigoloso e tagliente ma acido e riverberato come in un disco dei Fuzztones) e Quoque tu BMW, dove si armonizzano bene le componenti più furiose e quelle più psichedeliche della band (ottima la batteria qui), nonché le atmosfere da poliziesco USA di Country Billy e Barbon, e il momento più sospeso di Fairies wear white shoes (che poi diventa molto più rock, ricordando quasi le code improvvisate elettriche dei Pearl Jam) così come quello di L’abbaye de Thélème.
- Beat Bop a Lula


"The Orange Beach Fuzz You!"

Hey! Oh! Eh!”, il pezzo d’apertura dell’esordio dei The Orange Beach, promette bene: potenza del suono ad accompagnare un’altrettanto potente voce, che nel seguito del disco sentiremo poco (11 strumentali su 14); rock contaminato e contaminante, a tratti lisergico a tratti elettrico, sempre sul punto di esplodere.
Non a caso questi tre simpatici ragazzi di Caserta hanno colpito al cuore il mitico Mark Kramer, produttore del cd, nonché collaboratore negli arrangiamenti e vibrafono in “Barbon”, jazz psichedelico da telefilm anni ’70 dove non sai chi sono i buoni e chi i cattivi. Buoni sono sicuramente gli altri pezzi di “Fuzz You!”, capaci di farmi sbattere la coda per tutta la sua durata, con il massimo sbattimento in “Quoque tu BMW?” (se vi piace andare a briglia sciolta in auto e non solo…), il funk dei nostri giorni “Cwhawha”, l’eretica/erotica “Ghost to ghost” a tratti Rosolina Mar, la dilatata/dilatante “Fairies wear white shoes”, con intro di chitarra malinconica e poi un bel volo onirico. Gran finale virtuosistico non a caso intitolato “The Orange Beach”, come a dire: noi siamo questi tre…
Imponenti, giocosi, avvinazzati, come Jack Nicholson in un qualsiasi film di Bob Rafelson. Provate ad ascoltarli…lo rivedrete.

l'Alligatore - www.smemoranda.it


"The Orange Beach Fuzz You!"

Fondati nel 2005, gli Orange Beach di Paolo Broccoli (chitarra), Agostino Pagliaro (voce e basso) e Maurizio Conte (batteria e percussioni) arrivano a pubblicare un album di debutto dopo aver accumulato un paio di demo e varie esperienze dal vivo. Registrato nel 2008, “Fuzz You!” può contare sulla produzione, sul mixaggio e sulla masterizzazione di Kramer, proprietario dell’etichetta Shimmy nonché leggendario musicista newyorkese alle prese nella sua carriera con Butthole Surfers, Ween, Fugs e John Zorn oppure già in cabina di regia per gente come Galaxie 500, Low, White Zombie, Will Oldham e Daniel Johnston, senza dimenticare la canzone “Girl, You’ll Be A Woman Soon” degli Urge Overkill, riportata in auge grazie a “Pulp Fiction”. Il trio campano opta per una spumeggiante, ruvida ed elettricissima miscela di post punk, rock’n’roll, psichedelia e immaginario da colonne sonore, tanto che l’idea di base è che ciascuna delle quattordici tracce in scaletta accompagni le scene di un ideale lungometraggio. Ci si divide così tra schegge estremamente concise a episodi più articolati, tra canzoni vere e proprie (l’impetuosa “Hey! Oh! Eh!” d’apertura, il pop schizoide di “C Wha Wha”) e coinvolgenti strumentali (l’irresistibile “BdS (Bar del sole)”, una “I Talk To The Wine” vagamente alla Calibro 35, una “Country Billy 2” che a dispetto del titolo evoca un garage passato sotto acido, le malinconie finemente cesellate di una “Fairies Wear White Shoes” che sembra sorridere nel titolo ai Black Sabbath, le trame surf-jazzy di “Barbon”). Divertimento di grande spessore. - Mucchio.it


"The Orange Beach Fuzz You!"

Ween meets Stray Cats on LSD!”

E la definizione adatta a descrivere il nuovo lavoro della band campana, la fornisce direttamente il Kramer di Butthole Surfers, Ween e Half Japanese, membro aggiunto del gruppo per questo Fuzz You!, pubblicato dalla sua etichetta personale Second Shimmy. Disco che sarebbe sbagliato immaginare come una raccolta di folate Fuzz ad alto tasso elettrico, presenti eccome, ma filtrate da una sorta di ispirazione rockabilly, psichedelica e da soundscape di crime novel che rende il tutto altamente godibile e lisergicamente divertente. Una certa aria scombiccherata, dietro cui si cela grande professionalità, marchia a fondo Fuzz You!, dalle cavalcate dai riverberi post-punk di “I Talk To The Wine” sino al primo pezzo cantato, “Cwhawha”, scheggia di meno di un minuto. Break malinconico dai risvolti post-rock – e solo rock nel finale - con la splendida “Fairies Wear White Shoes”, assolate e folli incursioni in territori Calexico “Barbon” e “L’Abbaye De Thélème”, si insinua tra la polvere di un southern drogato “Ghost To Ghost”, mentre son muscoli garage in bella mostra “Ernest’s Fear” e “Exotic Thrills”. Con l’ironia a fare da guida, Fuzz You! porta a casa tutti i punti possibili e anche mezza stella in più.

A cura di: Giampaolo Cristofaro - Audiodrome


"The Orange Beach - Fuzz you!"

Fourteen songs in 38 minutes, so there are about 160 seconds to Title. The time which usually musicians from my own musical tastes took to warm up before you think they strat to play.
Talking about food culture, it's exactly the opposite: the meal disappears in a few seconds. Not so for the Orange Beach are Italians and they know what it means to the culture of food. So I assume they aren't serving us "junk food", but in the brevity of their sounds, they're cooking us an appropriate "food for the ears."

Just take a look at the band's website to understand why the pieces are so short. Regarding the band's style, it is described as "Rock, post punk and psychedelic." It's clear that since the Punk should be always under the sewing machine, little time remains for longer pieces. Well .. that's enough with the cliches .. Finally, we find the Post Punk, Rock .... And the Psychedelic. Incidentally I had the album for someone who knows only part of my musical tastes had well thought that I might be of interest.

Formed in 2005 as "Jam Band", the band had not yet a well-defined style. According to the boys they seemed the Stray Cats under the influence of LSD. Certainly they are still in search of a label, a situation they have in common with many other bands as they make excellent music, but with regard to production, with Kramer (Shockabilly) have done a really good shot. In Barbon, we listen to the "Shimmy"-Kramer also playing the vibraphone.

In their songs, mostly instrumental, the guitar can clearly cut the air blowing on parts psychedelic rock style Jam parts. In Fairies Wear White Shoes the bass dominates. The Orange Beach alternate loudest screamy sounds to mellower tones. The band not only handles with extreme security the psychedelic Jam, but in "Ernest's Fear" they also show to be great rockers . Exotic Thrills, characterized by progressive sounds, finds the magical fusion of guitar and bass.


The three musicians rarely move individually: guitar solos are always and only intertwined with the bass and drums. This trio is virtually inseparable.

As often happens, unfortunately there's only one thing that can hinder their music: the fact of not having a label. The band is still searching, maybe even to be able to perform live in a sort of Tour Of course the boys are ready to play live, and certainly on fire and leave the stage sweaty and fans enthralled. If the album is worth quoting:
"Warning: Listening to this album can give addiction," what would happen then if they play live? *

Italiano:

Quattordici canzoni in 38 minuti, quindi sono circa 160 secondi a Titolo. Il tempo che di solito, musicisti dai miei stessi gusti musicali impiegano a riscaldarsi, prima di pensare ai primi suoni ufficiali.

Quando si tratta di cultura del cibo, vale esattamente il contrario: il pasto svanisce in pochi secondi. Non � cos� per gli Orange Beach, dato che loro sono Italiani, e sanno cosa significa la cultura del cibo. Quindi parto dal presupposto che non ci servano �cibo spazzatura�, bens�, nella brevit� dei loro suoni, ci preparino un adeguato �cibo per le orecchie�.

Basta dare un�occhiata al sito della band per capire perch� i pezzi sono cos� brevi. Per quanto riguarda lo stile della band, esso viene descritto come �Rock, post Punk e psichedelico�. E� chiaro che poich� il Punk deve essere sempre sotto la macchina da cucire, resta poco tempo per pezzi pi� lunghi. Beh..adesso basta con i clich�.. Troviamo infine il Post Punk, il Rock�.e la Psichedelia. Tra l�altro io ho avuto l�album perch� qualcuno che conosce solo in parte i miei gusti musicali aveva ben pensato che mi sarebbe potuto interessare...

Formatasi nel 2005 come �Jam Band�, la band non aveva ancora uno stile ben definito,sembravano gli Stray Cats sotto l�effetto di LSD. Certo sono ancora in cerca di un�Etichetta, situazione che li accomuna a tante altre band che come loro fanno musica eccellente; ma per quanto riguarda la produzione, con Kramer (Shockabilly), hanno fatto davvero un bel colpo. In Barbon, sentiamo lo �Shimmy�-Kramer anche al vibrafono.

Nei loro pezzi, per lo pi� strumentali, la chitarra riesce chiaramente a tagliare l�aria psichedelica che soffia sui pezzi rock in stile Jam. Al contrario, in Fairies Wear White Shoes, il basso la fa da padrone. Gli Orange Beach alternano suoni pi� forti a suoni meno taglienti. La band non solo si muove con estrema sicurezza nello Jam psichedelico, ma in �Ernest�s Fear� mostrano di essere anche dei bravi Rocker. Exotic Thrills, caratterizzata da suoni progressive, ritrova la magica fusione tra chitarra e basso.
I tre musicisti raramente si muovono individualmente: gli Assolo di chitarra sono sempre e solo intrecciati con il basso e la batteria. Questo trio � quasi inscindibile.
Come purtroppo spesso accade c�� solo una cosa che pu� ostacolare la loro musica; e cio� il fatto di non avere un�Eti - Ulli Heiser for Rocktimes.de


"The Orange Beach Fuzz you!"


Dopo quattro anni di attività con questa formazione, e una militanza pluridecennale con svariate altre formazioni post punk e hard rock della Campania, i The Orange Beach giungono finalmente a un ragionato quanto complesso disco d’esordio. Fuzz you!, tanto per cominciare, è stato prodotto, mixato e masterizzato da Kramer (musicista con Butthole Surfers, Shockabilly, B.A.LL., Bongwater, Ween, Half Japanese, John Zorn, GG Allin e chi più ne ha più ne metta, e già produttore, tra i tantissimi, di White Zombie, GWAR, Alice Donut, Daniel Johnston), e la cosa la dovrebbe dirla abbastanza lunga. Naturalmente non è un disco easy-listening, ma nel contempo non appartiene a quella categoria di full-lenght fruibili soltanto da una nicchia di appassionati. Garage, punk, jazz, influenze stoner e una certa vena psichedelica convivono felicemente in questo lavorone, che ricorda al sottoscritto le uscite SST della seconda metà degli anni ottanta.

14 pezzi 14, per lo più strumentali ma a tratti forieri anche di ottime linee cantate, per un insieme imprevedibilmente abbastanza omogeneo e orecchiabile, con impressione di continuum sonoro. Gli Orange Beach fanno tesoro delle loro origini come jam session band, e contemporaneamente scelgono di non tradirle mai del tutto, piantando – per quanto mi riguarda – un centro secco nel tabellone delle freccette.

Consiglio spassionatamente l’acquisto di “Fuzz you!” (di cui – tra le altre cose – apprezzo molto l’artwork, minimale e pop al tempo stesso) a qualsiasi lettore della Lama che abbia già superato la fase adolescenziale.

- Lamette.it


"The Orange Beach Fuzz You!"


Maledetti Orange Beach! Mi costringono ad arrampicarmi sugli specchi per descrivere il loro incredibile disco, Fuzz You!, che vuole essere anche il primo dell’anno (la data d’uscita indicata, improbabile dato che è tutto chiuso, è il 1/1/2010).
Mi costringono a giochi di parole e improbabili paragoni perché Fuzz You! è un disco tanto diretto, immediato e godibile quanto complicato (e ingiusto) da rinchiudere nella gabbia di uno o più generi.
Registrato con Kramer (Butthole Surfers, Ween, Shockabilly, Half Japanese), incaricato della produzione ma ben presto diventato una specie di quarto membro della band, Fuzz You! è un pugno in faccia di quattordici pezzi che quasi mai arrivano ai tre minuti. Lo stesso Kramer ha definito i casertani Orange Beach come una sorta di Stray Cats in acido; ma non basta.
Più che il loro lato rockabilly credo che quella che maggiormente esca fuori è la componente sghemba del post-punk, in mezzo a parti improvvisate, a sfuriate di chitarra, a sofisticati arrangiamenti, a deviazioni psichedeliche.
Insomma, un disco ironico, irriverente e allo stesso tempo zeppo di perizia tecnica e di fantasia per iniziare nel migliore dei modi il 2010 musicale.


- Rockshock.it


"The Orange Beach Fuzz You"


All About Jazz
14 tracce di rock 'n roll scoppiettante, surf punk, Clash, blues, prodotte da Mark Kramer, musicista con John Zorn, Butthole Surfers, Half Japanese e altri. Mark Kramer è infatti produttore e discografico noto (sua la produzione artistica del famosissimo hit da "Pulp Fiction": "Girl, You'll Be a Woman Soon" degli Urge Overkill).
E' un album "leggero" e acido al tempo stesso questo Fuzz You!, in cui spesso - tra un brano e il successivo - c'è lo spazio di uno o due secondi non sufficienti a prendere il fiato. Raccoglie decenni di rock Fuzz You!, per fortuna senza prendere troppo sul serio l'intento e soprattutto senza che la band si riduca a copiare, e sarebbe piuttosto noioso in questa sede raccontarvi di tutti i riferimenti.
"BdS (Bar del Sole)" diverte per l'utilizzo da parte della chitarra dello slide, creando l'inconfondibile immaginario americano, il surf, le palme, l'oceano. "I Talk to the Wine" parodìa (solo dal titolo) consciamente o no "I Talk to the Wind" dei King Crimson. Una lunga e potente cavalcata rock/blues.
Spicca per contrasto tra i brani "Fairies Wear White Shoes," con il suo incedere in chiave minore: la musica come rifugio dall'appassire della bellezza. Il sogno perlato mai iniziato e mai finito - ma tormentato come un sonno turbato da indigestione - dei contestati (non da tutti) anni '80.
E' da qui in poi che Fuzz You! sembra calare di intensità e di volume, ma è solo un'illusione. Infatti ecco comparire il terzo brano cantato alla traccia 11, "Ernest's Fear" è un blues della perdizione, semplice e comunicativo come il blues sa essere. Il passaggio batteria/chitarra è la caduta da un dirupo. "The Orange Beach" è naturalmente un nostalgico omaggio a se stessi, alla band e ancora nuovamente alla storia del rock. Lunga vita.
Valutazione: 3 stelle
di Luca Pagani


- All About Jazz


"The Orange Beach Fuzz you!"

Piccoli riflessi del Shockabilly creato dalla psichedelia di Eugene Chadbourne e compagni? Un pizzico dell’avant-gard rock del Captain Beefheart? Forse. Schizofrenia, capacità e buongusto, però, è tutta targata The Orange Beach. Non spuntano da una ridente cittadina, ma da una pesante realtà della provincia casertana. Per intenderci quella che se non trova una valvola di sfogo rende saturi e insani. Fuzz You! è il primo debutto ufficiale, in studio, degli Orange Beach ovvero di tre musicisti che hanno fatto di un de-categorizzarsi uno sfogo musicale, sotto l’ala di Mark Kramer (Shockabilly, The Fugs e tanti altri gruppi, collaboratore di Jhon Zorn, oltre che produttore) alla produzione, mixaggio e mastering, e della sua Second Shimmy. L’esordio li aveva visti prendere parte alla “Nagual vol. 1” nel 2007 e alla “A Buzz Supreme 2009” con artisti come Beatrice Antolini, Mariposa, Proiettili Buoni, Samuel Katarro e tanti altri.

Multiforme e coeso, Fuzz you! è il prodotto di una scelta ben calibrata dagli Orange Beach: far parlare la qualità della musica, quella senza confini definiti, e dunque l’immaginario. Non per niente la contaminazione della parola è lasciata come marginale e ironica – calda e graffiante – in sole tre occasioni (“Hey! Oh! Eh”, “CWhaWha”, “Ernest’s fear”). Multiforme e divisibile, Fuzz you! dedica le prime sei tracce ad una particolare mescolanza di garage, rockabilly e acidità. È così che scorrono veloci pezzi come “Quoque tu BMW” (dedicata ai posti di blocco ben conosciuti dalla band), “Bds” (Bar del sole) e “I talk to the wine” (parodia di “I talk to the wind” dei King Crimson) dominate da chitarre tra psichedelico e sabbathiano, sinuose contorsioni, graffi, spensierate ed ironiche. Democratico. Perché in Fuzz you! è difficile trovare uno strumento che domina sugli altri: ecco perché è possibile scorgere anche parecchi elementi fusion: quel jazz che non ha manie di protagonismo, che si sporca le mani nel rock e si diverte rotolandosi tra funk e acidità. Eclettico. Perché ogni singola traccia ti lascia in sospeso fino all’ultimo secondo, e ti sorprende.

A chiudere la prima parte dall’apparenza tarantiniana è un surf non troppo lontano da quello dei Lively Ones, “Country Billy 2” – in cui non si disdegnano brevi risvolti punk –, e una sorta di funkedelico intramezzo (“CWhaWha”) ad aprire la porta alla seconda parte del lavoro: quella jazz. Malinconica e crepuscolare “Faires wear white shoes” è una ballata che crea un ambiente ovattato, prima, e che lo distrugge a colpi di corde, dopo. Come su un sottofondo di Frank Zappa (versione Hot Rats) e dei Weather Report, scorrono “Barbon” – da cui non riesce ad astenersi dal contribuire il vibrofono di Kramer – e la languida “L’abbaye de Thélème” sostenuta dall’irregolarità della sezione ritmica. Non mancano storie d’amore, trasversali e sarcastiche, come quella… tra due fantasmi (che non ci si lamenti dell’assenza di romanticismo!): “Ghost to ghost”, un metafisico “valzer” concentrico, persecutorio, ripetitivo e monotono (ma è quella l’idea).
La terza parte è rock blues accelerato all’estremo (“Ernest’s fear”), fatto di immagini che si contorcono come le idee permeate dal tubo catodico (“Exotic thrills”), sincope e freschezza di un minuto (“Jingle#1”) per introdurre l’ultima e più riassuntiva – omonima – traccia, perla del lavoro degli Orange Beach. Il cerchio si chiude dopo un ultimo sfogo.
E, nel silenzio, premerete di nuovo “play”, fidatevi.
- Marte Live Magazine


"The Orange Beach su Il Fatto Quotidiano"

Prosegue il nostro viaggio all’interno della musica, quella sotterranea, quella sconosciuta, quella all’ombra delle luci della ribalta.
Oggi si va in provincia, lontani dalla città, lontano dagli stereotipi e dalle ipocrisie. Laddove la vita è ancora spontanea, naturale e senza sovrastrutture.
Non una realtà finta o di plastica. Ma Vera.
Andiamo a conoscere gli Orange Beach degni rappresentanti della Provincia del suono, intesa come ricerca e abbattimento dei confini dove si lascia spazio infinito all’immaginario.
Un luogo fatto di atmosfere roccheggianti e psichedeliche dove spesso il confine col disincanto è labile.
Loro sono Paolo Broccoli (chitarra), Agostino Pagliaro (basso e voce) e Maurizio Conte (batteria e percussioni) che hanno dato vita a The Orange Beach e il primo gennaio 2010 hanno dato alla luce un bel disco “Fuzz You” regalandosi così un inizio d’anno davvero originale.
Il nome, se tradotto, evoca una calda spiaggia arancione forse californiana ma non importa: questi tre musicisti non provengono da una città solare che offre opportunità a chiunque sia dotato di un minimo di talento, ma da una difficile realtà del Casertano dove se non si è in grado di trovarsi una valvola di sfogo si diventa pazzi.
Fuzz you! è un lavoro modernamente rock con la Fender Stratocaster protagonista indiscussa di questo album chitarristico dai riflessi del Shockabilly mescolato a schizofrenia e malinconia.
Fuzz You! rappresenta il loro debutto ufficiale in studio: si tratta di un piccolo miracolo compiuto sotto l’ala di Mark Kramer uno dei bassisti avvicendatisi nei Butthole Surfers, annoverato fra i più grandi personaggi del panorama indie-rock americano anni Ottanta.
“Kramer ci contattò tramite MySpace offrendosi di produrre il nostro album (per lui è una cosa normale offrirsi, altre volte invece sono le etichette o le band a chiamarlo). L’idea ci solleticò da subito perché lui è un grande personaggio oltre che un grandissimo produttore e artista. Organizzammo il tutto, ma senza aver mai parlato di pubblicarlo per la sua etichetta. In studio filò tutto liscio (in meno di 5 giorni avevamo finito le session!); nel frattempo diventammo amici e trascorremmo un bel periodo insieme. Dopo un paio di mesi, ci spedì il master dell’album (mix e mastering sono stati fatti nei suoi studi in Florida) chiedendoci se ci fosse piaciuto e se avevamo deciso con chi pubblicarlo. Aggiunse che per lui sarebbe stato un piacere pubblicarlo per la sua etichetta personale, perché riteneva Fuzz you! uno dei migliori album che avesse mai prodotto nella sua carriera.
Sapevamo e lui fu esplicito al riguardo, che non avrebbe potuto fare molto per noi, la sua è un’etichetta minuscola che usa per ristampare il suo vecchio catalogo e poco più. Ci disse che ci avrebbe messo a disposizione un piccolo budget per la promozione, come effettivamente è avvenuto, ma ci ha lasciati liberi di gestirci come meglio ritenevamo“.
E non è un caso che a produrlo sia una label straniera, la Second Shimmy. “Viviamo in un paese dove i delinquenti sono impegnati a governare e i loro amichetti a spartirsi la torta: che c’è da aspettarsi? Con la musica non mi sembra che vada troppo diversamente. Non basta fare un buon disco, avere buone recensioni etc. Bisogna CONOSCERE qualcuno.
A noi ‘sta cosa fa girare i coglioni, ma purtroppo va così. Inoltre essere lontani dai grandi centri (Napoli col rock c’entra come il parmigiano sugli spaghetti alle vongole) non ti aiuta. Bisogna essere presenzialisti e, possibilmente, rientrare nelle grazie di qualcuno.
Dall’estero abbiamo avuto buoni feedback senza conoscere chicchessia: canzoni passate alla radio (Germania, USA, Slovenia), il portale Muzik Reviews ci ha anche nominati “band della settimana”.
In Italia, invece, nonostante si sia concentrata la promozione dell’album e le tante buone recensioni, le interviste, non siamo riusciti ad emergere.
Francamente ce ne freghiamo e continuiamo a fare quello che ci piace e che ci fa divertire. Di sicuro la nostra ambizione non è quella di diventare i nuovi Lunapop o cose del genere, ma vedere le etichette piccole comportarsi come le major e pubblicare robaccia che il meschinetto di turno incenserà come i novelli Beatles affossa un intero movimento (oltre a devastare l’apparato digerente)“.
In realtà Kramer non si limita a produrli, ma partecipa attivamente al cd come arrangiatore assieme alla band e suona il vibrafono in “Barbon”, pezzo tra jazz e la psichedelia buono per telefilm anni ’70 alla Starsky and Hutch.
Fortunato incontro il loro, nato sulle pagine di MySpace. Una storia moderna di abbattimento dei confini grazie alla Rete, dopo continui sbattimenti, sudore, demo, partecipazioni a compilation, concerti per intimi o per platee più vaste. E tutto questo è intriso nel sound di The Orange Beach.
Multiforme e coeso, Fuzz you! è il prodotto di una scelta ben calibrata dagli Orange Beach: far parlare la qualità della musica. Non per niente la contaminazione de - Pasquale Rinaldis


"Artistopia meets Paolo from The Orange Beach"

ARTICLE TEXT:

A. At what age did you realize you wanted to become a music artist and why?

(Paolo-guitar player): Probably when I was 17,after a Sonic Youth/Pavement gig in Rome.

A. Most music artists have that special someone or thing that influenced their decision to do music. Did anyone or something in your life play a major role in influencing you to go into the music business?

P: I don't know. We used to live in the Naples countryside, it's a very boring boring place if you're a little riot teenager. So I think our first goal/aim was to fight boredom. Rock 'n roll it's the most exciting thing out there. :-)

A. In terms of the music, which major artist(s) influenced your style and why?

P: You have to consider that we are 3 guys with different musical tastes, but we all love Led Zeppelin, Hendrix , of course Kramer (our producer) and all the great bands he produced or played for.
I can say personally the SST bands, Dinosaur Jr, Kraut rock (Can,Neu,etc.),Neil Young, Funkedelic, J.Zorn, Miles,June of 44,Zappa,Tom Waits, Keith Tippet,Sonic Youth and many many others.

A. With so many independent artists trying to make it, what makes you stand out from the competition?

P: Listen to our music: that's the answer!

A. Music industry professionals are quick to say that being an artist means to gracefully fit a marketable niche in the industry. If you were offered an opportunity that asked you to be something you are not, would you do it to get your foot in the door?

P: I don't think someone could be so fool to make us a proposal... :-)

A. Making music is one thing, selling it is another. What types of strategies do you use in promoting your artistic work and getting it heard by the proper professionals?

P: Is there any strategies available without money? We just use internet and all the independent channels and now to support the album, we will be helped by a press office. That's all.

A. In regards to wheeling and dealing, how important do you feel business knowledge is to making it in an industry filled with much heartache?

P: I think the most important thing out there is getting in touch with the right people, anyway you'll be always out of business even if you're the best band in galaxy. We don't know anyone so...

A. Let's fast forward to 5 years from now. What advice would you offer to struggling independent artists?

P: less marketing and eyeliner; more music, please!

A. Most successful artists are involved in charitable organizations that stand for a cause that hits close to home. In that regard, once you reach success, what charitable cause(s) would you like to be involved in and why?

P: apart from the musical career, I would like to be involved in charitable causes without making it public. Otherwise it seems to promote your band getting advantage out of charitable causes.

Well, we thank you for taking the time to interview with us and certainly wish you the best in your music career endeavors. There you have it ladies and gentlemen, an inside look into the mind of an independent artist struggling to bring their hard work to fruition in an industry where perseverance and thick skin means survival. No one said it would be easy.
- www.artistopia.com


"The Orange Beach"

Se ancora qualcuno di voi non avesse chiaro cosa fosse lo “stoner” questi due gruppi possono esplicarlo meglio di tante altre parole. L’hard-rock dei primi anni settanta, come si sa, in seguito è evoluto (o per altri “involuto”) in heavy-metal, trasformando la sua carica esplosiva in un’autentica artiglieria che spesso sacrificava la fantasia in favore della potenza o della velocità (soprattutto negli anni ottanta con l’influenze dell’hardcore). La lezione dei primi Sabbath, dei Blue Cheer o persino quella di Hendrix, si perdeva in cavalcate progressive o si annacquava nel famigerato Adult Oriented Rock, una musica buona per un pubblico radio di bocca buona. Non tutti però si sono scordati quella lezione ed alcuni anni fa ecco che alcune band sono tornate sulle piste del suono robusto del fuzz, virato da forti colori psichedelici ed è nato lo stoner. A The Orange Beach da Caserta (www.myspace.com/theorangebeach) forse il suddetto genere sta un po’ stretto, ma certamente certe fughe chitarristiche dei loro brani, tutti strumentali, non possono non ricordare un sound che, seppur ampiamente rinnovato, affonda le sue radici agli albori degli anni settanta. Inutile ricordare che suonare questa musica comporta un’abilità tecnica che in altri ambiti non è richiesta, ma qui è la vera punta di diamante. Il terzetto casertano però non mostra limiti di sorta e veleggia sicuro in un mare di suggestioni che vanno dalle classiche distorsioni (“In fuzz we trust!” gridano dalla loro pagina) a momenti più riflessivi legati casomai al post-rock. - http://tragicohara.blogspot.com/


"Fuzz you! Rockerilla N°352"

Fra passi falsi e ripensamenti,la Second Shimmy è una realtà concreta.Stiamo parlando della nuova label fondata da Mark Kramer,musicista con Butthole Surfers,Zorn,Shockabilly e produttore di Galaxie 500, Low e Daniel Johnston. Fra le nuove band che hanno siglato con Kramer ci sono gli italianissimi Orange Beach, trio ad alto potenziale rock.Paolo Broccoli (chitarra),Agostino Pagliaro (basso),Maurizio Conte (batteria) si collocano a metà strada fra le atmosfere chitarristiche dei Low (Country Billy) e dei nostrani Rosolina Mar (I talk to the wine/Exotic Thrills),ma si dimostrano capaci di citazioni garage/surf in brani come Barbon,dove lo stesso Kramer si ritaglia uno spazio al vibrafono.
Voto: 7/10 - Simone Bardazzi


"The Orange Beach: review and live blog interview"

È da poco iniziato l’anno e abbiamo già fatto il botto. Il primo gennaio infatti è uscito ufficialmente l’esordio dei The Orange Beach (trio campano di forza prorompente), intitolato programmaticamente Fuzz You! Non a caso a produrlo è una label straniera, la leggendaria Second Shimmy di Mark Kramer. In realtà Kramer non si limita a produrli, ma partecipa attivamente al cd come arrangiatore insieme alla band e suona il vibrafono in Barbon, pezzo tra il jazz e la psichedelia, pezzo da telefilm anni ’70 tipo Starsky and Hutch.
Un fortunato incontro il loro, nato, pare (ma me lo dovranno confermare questa sera), sulle pagine di myspace. Una storia moderna di abbattimento dei confini grazie alla Rete? Di certo c’è che il gruppo, classico post-punk chitarra, basso, batteria (e qualche volta la voce) è nato a Caserta nel 2005. Ha poi seguito la trafila da manuale delle giovani band: sbattimenti, passione, sudore, demo, partecipazioni a compilation, concerti per intimi o per platee più vaste (il MEI 2007 ad esempio), fino all’incontro con Kramer, che, tanto per dire, descrive il sound di The Orange Beach come “Ween meets Stray Cats on LSD !”…
Insomma, non potevo farmi sfuggire l’occasione di averli sul blog prima della fuga di anche questi cervelli all’estero…ma forse sono già scappati? Ci siete?...

Link fo the interview:
https://www.blogger.com/comment.g?blogID=6977202644584422409&postID=5459223911953851136 - http://alligatore.blogspot.com/


"www.rockshock.it"

Maledetti Orange Beach! Mi costringono ad arrampicarmi sugli specchi per descrivere il loro incredibile disco, Fuzz You!, che vuole essere anche il primo dell’anno (la data d’uscita indicata, improbabile dato che è tutto chiuso, è il 1/1/2010).
Mi costringono a giochi di parole e improbabili paragoni perché Fuzz You! è un disco tanto diretto, immediato e godibile quanto complicato (e ingiusto) da rinchiudere nella gabbia di uno o più generi.
Registrato con Kramer (Butthole Surfers, Ween, Shockabilly, Half Japanese), incaricato della produzione ma ben presto diventato una specie di quarto membro della band, Fuzz You! è un pugno in faccia di quattordici pezzi che quasi mai arrivano ai tre minuti. Lo stesso Kramer ha definito i casertani Orange Beach come una sorta di Stray Cats in acido; ma non basta.
Più che il loro lato rockabilly credo che quella che maggiormente esca fuori è la componente sghemba del post-punk, in mezzo a parti improvvisate, a sfuriate di chitarra, a sofisticati arrangiamenti, a deviazioni psichedeliche.
Insomma, un disco ironico, irriverente e allo stesso tempo zeppo di perizia tecnica e di fantasia per iniziare nel migliore dei modi il 2010 musicale.

- Massimo Garofalo


Discography

- AAVV Nagual volume 1. (3 songs ) 2008.

- Aa.VV. A Buzz Supreme 2009- Streaming and download on:
MTV.it website; XL Magazine; Il Mucchio:Rockstar.it;Italian Embassy; it reached 20.000 download (official data).

- Fuzz you! - Second Shimmy (USA) 01/01/2010

Photos

Bio

The Orange Beach was born in 2005, initially as a kind of jam band. Paolo Broccoli (guitar), Agostino Pagliaro (bass), Maurizio Conte (drums), played in several bands in Campania , spacing from the post punk to the hard rock, from the blues to the funk. They get on their shoulders a long live activity and also several studio experiences, so the guys founded a band in which they combined many different infuences. Therefore, after two or three occasional afternoons of great fun and music, the Orange Beach took form . During 2009 they recorded their debut album - Fuzz You!!!- produced by Kramer and released by his fiercely independent label Second Shimmy on new year's day 2010. The sound of the band is the result of the mixture of a great love for the improvisation , the post punk music, the psychedelic sounds, the good rock’n roll and the soundtracks. Every song is conceived as a soundtrack: from the scenes of an imaginary movie to the music for the Théléme Temple, the tracks are set to act an imaginative curse specified by the title. Quite all the songs, in fact, are instrumental and the title is the way to approach the imaginary world of the band. Everything is done without taking itself too seriously: the universe-world is absolutely full of bands that they expect to save rock ‘n roll !