ACID MUFFIN
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ACID MUFFIN

Roma, Latium, Italy | Established. Jan 01, 2010 | INDIE

Roma, Latium, Italy | INDIE
Established on Jan, 2010
Band Alternative Rock

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"THE EMPTY DREAM"

«Molti ci definiscono come una band uscita direttamente dagli anni ’90, altri hanno ricominciato a parlare di Grunge. Noi vogliamo semplicemente suonare musica Rock, sperimentando con tutte le contaminazioni del caso, senza dover essere necessariamente etichettati per appartenere ad un determinato genere»

Se dovessi descrivere il sound degli Acid Muffin, probabilmente utilizzerei queste loro stesse parole, poiché sono un tipo a cui non piace schiaffare etichette a caso o, comunque, etichettare un certo sound di una data band.
C’è da dire che i nostri hanno mosso i loro primi passi come duo acustico, in cui non vi erano tracce di un basista e del suo strumento. Successivamente, grazia a nuovi elementi nella formazione e a nuovi innesti musicali, la band si è trasformata ed ha mutato il suo sound in quello che adesso potrebbe essere definito come un grunge, ma neppure troppo, un rock solido e roccioso, ma nemmeno tanto, poiché le sfumature musicali intravedibili nelle tracce di questo EP sono davvero tante.
C’è spazio per l’hard rock più corposo e cazzuto, per un rock più debitore a band come Pearl Jam o Alice In Chains e, ancora, per alchimie varie ed apparentemente improponibili, come alcuni innesti geniali alla TooL (soprattutto nella first track).
Ad aprire le danze, ci pensa “Around The Hole”, in cui all’interno, di una danza vorticosa, basso e chitarra se la giocano tra riff e armonici, sfoggiando una perla di rara bellezza.
La voce del singer, Marco Pasqualucci, rende ancor più cazzute le tracce: graffiante e corposa, cupa e rocciosa, con un carisma da vendere.
La successiva “Just Another Way” ha un incipit dinamico, in cui un riff micidiale lascia spazio alla furia del singer e della sezione ritmica. Il break centrale è qualcosa di geniale: è il basso di Matteo Bassi (non ci credo che è un caso…) che sfodera i suoi controcazzi, sfoggiando una tecnica che farebbe rosicare d’invidia bassisti molto più blasonati.
Ma è proprio sul basso che vorrei soffermarmi un attimo: questo brano (ma anche gli altri) rendono piacevolmente protagonista il nostro bassista, facendolo agitare all’interno di vortici di riff deliranti.
Qualcosa di inaudito.
Un arpeggio ci introduce “Bones”, song più meditata e riflessiva, in cui la band si concede un attimo di pausa, mettendo a freno i bollenti spiriti. Il brano procede in maniera piuttosto lineare, esplodendo nel grandioso refrain in cui il nostro Marco si lascia travolgere dalla passione sfoderando una prova maiuscola.
Si ritorna a pestare duro e a ricalcare i territori del grunge più moderno nella successiva “On Th Skin”, brano questo in cui la sezione ritmica sfodera una prestazione, a dir poco, spettacolare. Il duo Matteo Bassi-Andrea Latini (rispettivamente, basso e batteria) è strepitoso e il break è qualcosa di sensazionale (le danze batteria-basso sono da capogiro). Se a ciò ci aggiungiamo un refrain accattivante e che ci si stamperà nella mente… beh, possiamo anche candidare questo brano come tra i più azzeccati del lotto.
Chiude in bellezza “Nothing Insiide”, anch’essa arpeggiata nell’incipit che si trasforma immediatamente in una song che non può non riportarmi in mente i Nirvana dei tempi d’oro, con una strizzatina al buon vecchio e compianto Kurt (pur essendo diametralmente opposta la voce del nostro Marco con quella di Kurt Cobain, in quanto a pathos siamo pressappoco sullo stesso livello).
La chiusura della song è affidata ad un guitar solo intenso che lascia spazio al riff finale che, spegnendosi in alcuni arpeggi, ci lascia un po’ con il fiato sospeso.
Conclusione: ho letto che questo dischetto ad alcuni è sembrato noioso e, a tratti, anche ripetitivo: beh, non so proprio che cavolo di musica abbiano ascoltato, perché al sottoscritto il disco, non solo è piaciuto, ma l’ha gasato non poco.
Pollici in alto, dunque, per gli Acid Muffin, piacevole novità underground italiana che non potrà appassionare gli amanti del grunge e del rock più devoto alle sonorità nineties che furono. - Anatas (27/08/2014)


"EXITWELL (27/06/2014)"

L’Italia non è mai stata una nazione da grunge. Sì, nel tempo ha ospitato concerti di Nirvana, Pearl Jam, Alice in Chains, Foo Fighters e Nickelback. Ma non è nelle sue corde, nella sua tradizione intoccabile. Tuttavia, una ventata nuova per il tricolore e di ritorno agli anni ‘90 di Seattle (per chi ma­stica di più il genere) la danno gli Acid Muffin, dalla provin­cia di Roma: la dimostrazione concreta è Nameless, Ep di cin­que pezzi pubblicato a maggio 2013 dal power trio composto da Marco Pasqualucci (voce e chitarra), Matteo Bassi (bas­so) e Andrea Latini (chitarra).

Gli Acid Muffin sono in vita dal 2010 e in Nameless, secondo lavoro della loro storia, mescolano un grunge di partenza con hard rock e un pizzico di psichedelia. Il mini lavoro si apre al­la grande con “Around the hole”: inizio a stecca con batteria serrata, chitarre acide e basso all’unisono, per una base sono­ra perfetta per sfondare nel nord America di un quindicen­nio-ventennio fa. A sorprendere è il particolare e interessan­te timbro vocale del vocalist Marco, dalle basse profonde (sa­rebbe bello capire se anche dal vivo la resa sia così buona). A spezzare l’orecchiabilità del pezzo c’è un bridge ipnotico, mol­to alternative, che dà un tocco di particolarità al brano stesso. A seguire c’è l’hard rock veloce, spensierato e parecchio an­ni ‘80 di “Just another way”, non efficace come il precedente ma parecchio energico. L’orecchiabilità torna prepotente con “Bones”, un vero e proprio inno alla musica grunge reso più attuale da una struttura pop moderna. In chiusura un altro pezzo dal bel ritornello, “On the skin” e l’ottima closing track “Nothing inside”. Gli Acid Muffin sanno che strada percorre­re e hanno i giusti mezzi per colpire: mancano un po’ di espe­rienza, ulteriore cura negli arrangiamenti e i giusti contesti in cui esibirsi dal vivo. Nameless, comunque, promosso. - Marco Reda


"ROCKIT (23/06/2014)"

Non vi bastasse la rullatona iniziale tipo mitragliata, ci saranno tanti altri dettagli durante questi cinque brani che vi confermeranno il tiro e la bravura degli Acid Muffin. Il disco è registrato male ma ai tre sembra non importare, il risultato lo portano a casa ugualmente. La prima grande qualità è la voce: bella pastosa a metà tra un Eddie Vedder e Adam Duritz dei Counting Crows, capace di inventarsi melodie ben sopra la media noiosa di tutti i gruppi che decidono ancora di approcciarsi ad un genere simile. Mi ero dimenticato di scrivere che fanno grunge ma immagino che ci siate arrivati da soli. La seconda è quest'immaginario acido e violento (tipo: sentite lo zippo che accende la sigarette e poi parte "Just Another Way", che è un altra canzone bella robusta e tirata). Azzeccano pure la ballad ("Bones"), quindi molto bene.

Cose no: qualche assolo di troppo e il fatto che alla lunga i cinque brani risultano un po' ripetitivi, "Nothing inside" è quasi noiosetta. Ed è sempre un passo falso in un ep, dal momento che dovrebbe rappresentare quanto di meglio si ha in canna. Spero di ascoltare altro materiale, questo è sicuro. - Simone Nolvo


"SPAZIO ROCK (30/05/2014)"

Una camicia a quadri, con righe orizzontali di Soundgarden e linee verticali di Bush, cotone misto tra qualità Pearl Jam e Nirvana, ma non è Made in Seattle. Sull'etichetta si legge "Made in Rome", anche se il Grunge presentato è genuino al 100%. Gli Acid Muffin sono un trio italiano formatosi nella Capitale poco più di quattro anni addietro, ma con un'esperienza ed influenze che provengono direttamente dall'ultimo decennio del XX secolo. La cosa bella e paradossale è che questo "Nameless" non risulta minimamente anacronistico, o meglio, ti catapulta direttamente nella seconda metà degli anni '90 con una naturalezza invidiabile.

"Around The Hole" è un ottimo mix tra Stone Temple Pilots e Bush, "Just Another Way" ha quel fascino che, se fosse stata presentata tra il 1994 ed 9l 1996, avrebbe spartito una fetta di gloria con "Everything Zen" e "Machine Head", "On The Skin" prende in prestito un qualcosa di "Bleed Weel" degli HIM e qualcosa di "Sea Of Memories" dei pluricitati Bush, per poi inacidire il tutto con passaggi di basso taglienti e batteria pestata come si deve. Se così descritti vi sembrano brani molto derivati, avete in parte ragione ed in parte no. È palese il grandissimo ascendente che la band di Gavin Rossdale ha sugli Acid Muffin, sia per gran parte degli arrangiamenti, sia soprattutto per l'impostazione vocale adottata da Marco Pasqualucci, ma è altrettanto invidiabile la capacità che questi ragazzi hanno nel miscelare le proprie conoscenze ed influenze per presentare un EP di tale qualità.

Cinque brani che faranno la felicità del Grunge e dei Bush in particolare, cinque brani che comunque non possono non incuriosire l'ascoltatore amante del rock. In attesa di un full lenght, non possiamo che complimentarci ed ascoltare ancora una volta, per l'ennesima volta, questo "Nameless". - Andrea Mariano


"MUSICALNEWS (05/03/2014)"

Prendete il cantante dei Green Day e mettetelo da piccolo ad ascoltare i Nirvana davanti alla tv, nascerebbe così un trio: quello degli Acid Muffin. Non so perché, ma già dal nome mi verrebbe da pensare ad atmosfere molto anni 90 e per anni 90 intendo il periodo grunge. Questo è “Nameless” un ep che consta di cinque brani, e che si incastona, nella tradizione grunge (Alice In Chains, Pearl Jam, Nirvana e Screaming Trees in particolare). Il disco è stato registrato dal noto producer Steve Lion (Cure, Depeche Mode, Subsonica, Suzanne Vega). Le tracce, seppur poco raffinate (“Bones”) hanno molto senso: un suono rock compatto, che forse ha fatto il suo tempo, ma che ha sempre il suo fascino, anche se alcune cose non mi gustano. L’uso del doppio pedale e situazioni poco grunge e molto metal ( “Just Another Way”) non mi convincono. In generale però questo trio romano potrebbe avere un qualcosa da dire, senza tanti ghirigori, ma aumentando la loro potenza dal vivo. Attendiamo gli Acid sul lungo periodo in modo tale dar loro maggior spazio, intanto dico loro bravi. - Silvio Mancinelli


"BANDBOOK (05/03/2014)"

Semplici e irruenti, gli Acid Muffin reincarnano la perfetta classicità rock degli anni 90, puro grunge, caldo ed epico come la prima metà del decennio in questione. Nati nel 2010 dalla mente di Marco Pasqualucci, (chitarra e voce), e Andrea Latini (batteria), la band raccoglie da subito i primi entusiasmi, e da duo si trasforma in trio con Matteo Bassi (basso). Cinque brani di notevole impatto, costruiti su strutture rock dense e melodie ariose, nel rappresentare una generazione ferita e disillusa, racchiusi in Nameless, che già dal titolo vuol sottrarsi ad ogni etichettatura, dal momento che, nonostante vengano classificati come artisti grunge, hanno da tempo imboccato una loro direzione. “Around the Hole”, dalle atmosfere che ricordano quelle di Seattle, è veloce, aggredisce i muri sonori da più lati, grazie a quella chitarra che non stucca mai, e quella voce che rende interessante ogni passaggio. Chitarra che diventa più docile in “Nothing Inside”, orecchiabile e caratterizzata da fraseggi all’occorrenza energici e misurabili, dall’intro ritmata e calibrata, sound robusto e corposo in grado di catturare già dopo i primi secondi. Sebbene le chitarre pesanti imitino la luna storta del rock anni 90, l’album continua a suonare molto originale: basta ascoltare “Frozen Shiver”, dagli arrangiamenti niente male, giusto compromesso tra facili melodie e musica ad alto voltaggio, che raccoglie i punti di forza del disco. L’ep non è scevro dalle evidenti contaminazioni di altre band, ma efficaci variazioni nell’uso della chitarra e del basso colmano di effettistica tutte le tracce. Ed è doveroso menzionare come l’album, più che un progetto improvvisato, si presenti soprattutto come un lavoro di qualità. Il loro centrifugare il rock che abbiamo tanto amato con molto di personale, ha fatto sì che il trio romano sfornasse un ep contenente brani dal comparto strumentale rifinito e godibile. Sta di fatto che i nostri ragazzi diventeranno una pietra di paragone decisamente importante nel panorama italiano. - Marianna Alvarenz


"RELICS CONTROSUONI (24/02/2014)"

Dopo aver conosciuto discograficamente il trio esordiente romano Acid Muffin ed il loro EP Nameless, il dato che più risalta ai nostri occhi è la coerenza intellettuale. Proprio la stessa coerenza che permetto loro, senza troppi giri di parole, di definirsi Grunge. Grunge, senza Alternative, senza Metal, Grunge, così è se vi pare.
Ai fan dell’ultima ora del genere di Seattle potrà sembrare piuttosto una caduta di stile o un auto-manifesto stracolmo di superficialità e luoghi comuni. In fondo, dichiararsi influenzati da una delle correnti più rilevanti da vent’anni a questa parte, appare quasi puerilmente azzardato. Eppure se andiamo a ritroso con la memoria, ci accorgiamo come il Grunge abbia prodotto una deflagrazione talmente forte, che come alcuni dei propri protagonisti più eccellenti, ha finito per spegnersi nel giro di una decade. Così come d’altronde lo stuolo di ‘sedotti ed abbandonati’ che artisticamente erano stati rapiti dal sound delle camicie a quadrettoni: si corse immediatamente ad affiancare al termine ‘Grunge’, il prefisso ‘post’, come quando si cerca di allontanare dalla testa un pensiero cattivo perchè troppo difficile da elaborare.
Anche gli Acid Muffin probabilmente sono più inscrivibili nell’ultima corrente menzionata. Eppure il coraggio di chiamare con nome e cognome le origini ancestrali del proprio stile musicale, non gli manca. D’altronde, come tutti i fenomeni commerciali (e, ahinoi, il Grunge non fece eccezione da questo punto di vista), possono passare di moda, ma l’apporto artistico riecheggia in miriade di gruppi successivi al presentarsi della corrente. E si può essere originali anche con solide radici.
Al primo ascolto gli Acid confermano questa sensazione di estrema solidità, merce rara nonostante non si tratti nemmeno di un full lenght.
Volendo riagganciarci alle prime analisi, sono proprio le spinte sperimentali a limitare un lavoro che non appena si allontana dai binari sopracitati, rischia sempre di vacillare. Sia chiaro: parliamo di sensazioni istintive, che innanzitutto non hanno nulla a che vedere con le capacità tecniche effettive dei membri della band.
Ascoltando Nameless non si può che rimanere assuefatti da un lavoro competente ed accurato. Il genere proposto è stato studiato talmente bene da costruirsi un’identità a sé stante, magari, ripetiamo, senza particolari spunti originali, ma con una carica potente ed impossibile da disinnescare. La voce e la chitarra di Marco Pasqualucci sono puntuali come i mali stagionali e le sue linee vocali sono una perfetta sintesi dei pregi istrionici del cantante dei Bush, Gavin Rossdale, ospite dell’’Indovina chi?’ a cui deve prestarsi l’ascoltatore prima di concludere che la voce da cui sembra impossessato Latini è proprio quella del cantante inglese.
L’ultimo membro aggiunto in ordine di tempo, il bassista Matteo Bassi, non lesina una repertorio ritmico incontestabile, autore della maggior parte degli acuti sperimentali di cui sopra, che si manifestano sotto forma di solos improvvisi e cautamente sorprendenti.
Chiudendo l’analisi tecnica, buona l’impressione destata anche dal fondatore Andrea Latini alla batteria, ottimo esecutore di partiture perfettamente in linea con il genere. Si badi bene: grunge & derivati non brillano per perizia strutturale, ma il suono (e per questo bisogna ringraziare un’eccellente autoproduzione) e il risultato su disco, sono di primo piano.
Concedendosi il vezzo di trovare una traccia sopra le altre, scegliamo Nothing Inside, track di chiusura di questo ottimo EP.
bccda059c3_AcidMuffinCapiamo alla fine della fiera che, oltre alla coerenza, questi tre ragazzi posseggono uno straordinario dono di sintesi. Abbiamo già decantato le loro capacità di studiare al meglio la scena post Grunge, integrandone pregi e difetti e auto-ghettizzandosi in un recinto carico di aspettative, ma di altrettante responsabilità stilistiche. Eppure se questa band rimarrà sulla scia espressiva di Nothing Inside, qualcosa accadrà. Stop: non vogliamo caricare di hype una band al primo EP, ma a volte gli Acid Muffin sembrano la conferma vivente di una delle leggi più potenti della scena discografica: per avere successo non bisogna ricercare spasmodicamente l’originalità. Un brano come quello sopracitato, non dirà certamente nulla di nuovo, anzi invocherà in continuo il ‘già sentito’, il ‘già assaporato’. Eppure funziona, diamine se funziona. Le linee melodiche cantano di una favola senza lieto fine, di una depressione talmente attuale da ricongiungere due decadi, all’apparenza con poco da spartire.
La malinconia è la stessa di una Down in a Hole (Alice in Chains ndr), o di una Creep degli Stone Temple Pilots. Le chitarre sono pesanti come macigni, la voce profonda e sfumata. Tutto è al suo posto, anche gli assoli distorti.
Piccolo cenno anche per la terza song, Bones, altra conferma che gli AM rendono particolarmente sui pezzi introspettivi. L’atmosfera qui è meno rarefatta, ma non per questo più serena. La struttura rimane semplice, la chimica complessiva molto valida. Le piccole incertezze alla voce fanno molto scena – Seattle – trapiantata – a – Roma.
Non possiamo che promuovere questi Muffin indigesti. Per più motivi: un suono all’altezza di produzioni più importanti; una solidità rara per quanto riguarda un EP; il background studiato nei dettagli in merito al genere d’appartenenza; soluzioni semplici, ma efficaci.
Se riusciranno, nonostante tutto, a distanziarsi da una matrice non sempiterna come quella proposta e a trovare una distribuzione imponente, gli Acid Muffin potranno dire la loro nel panorama romano. E non solo.
Il Grunge è morto? Viva il post. - Daniele Dominici


"ROCK SHOCK (18/02/2014)"

Nameless è la gioia delle orecchie di chi prova un’affinità elettiva per il Seattle Sound.
Nameless è un ep forte e compatto dal sound cupo e angosciato che riporta alla mente il grunge di Nirvana, Screaming Trees, Alice In Chains.
Nameless è l’esordio degli Acid Muffin, band capitolina formata da Andrea Latini (voce e chitarra, ex Recidiva), Marco Pasqualucci (batteria, ex Recidiva) e Matteo Bassi (basso).
I brani degli Acid Muffin nascono con un intento di denuncia della frenesia del consumismo nella nostra società: un movimento costante che porta al nulla cosmico. Il lavoro che risulta è di grande spessore introspettivo e perfetto dal punto di vista tecnico. equilibrio tra brani + spinti e brani invece lenti, immediatezza e piacevolezza nell’ascolto.
Around the hole parte con un’atmosfera fuligginosa su cui si innesta il possente e serrato tappeto ritmico e l’ipnotico main riff. La voce è profonda e avvolgente, spinge all’introspezione.
I membri della band hanno grande esperienza tecnica e questo si sente in tutte le cinque tracce.
In Bones emerge come uno degli strumenti compositivi più cari agli Acid Muffin siano i contrasti: l’alternarsi di piano e forte, pulito e distorto. Spicca la voce roca e profonda alla Eddie Vedder che si amalgama perfettamente con una melodia da nebbiose foreste dello stato di Washington.
Il ritmo ipnotico di On the skin fa venire voglia di scatenarsi sotto il palco… La parte del basso è in questa canzone davvero notevole. Nothing inside è di piacevole ascolto, assoli davvero magistrali! È una perfetta chiusura per un lavoro equilibrato quale è Nameless.
Gli Acid Muffin riecono a trasportare l’ascoltatore in un viaggio nelle viscere del sé e del mondo in costante divenire, mettete gli auricolari e lasciatevi andare. - Ginevra Fazio


"ASAP FANZINE (26/12/2013)"

Gli Acid muffin sono un power trio che si ispira alle sonorità alternative rock e grunge dei primi anni '90. Il loro EP Nameless è un'autoproduzione dai validi contenuti, con un suono pulito e potente.
Recensione in 10 parole: Pearl jam (sarebbe il riferimento più ovvio, basti ascoltare Bones o la finale Nothing inside), Smashing pumpkins (nei sognanti e distorti assoli di chitarra, come quello finale di Nothing inside, ma anche nei consistenti e caratteristici giri di basso, come quello di On the skin), inglese (il cantato, con pronuncia molto buona), espressiva (la voce), preciso, ricco (il basso), solida (l'architettura di batteria), futuro (un'incognita, per una band che pur avendo trovato il giusto sound si cimenta in un genere il cui sviluppo futuro è un punto interrogativo). - Marco Maresca


"INDIEPERCUI (14/01/2014)"

Energia allo stato puro dove pietre targate ’90 sono scagliate per frantumarsi in numerose e sempre nuove parti che riescono a ricondurre il tutto ad un qualcosa di nuovo, ad un qualcosa di autentico.

Questo Ep trasuda dolore, quel dolore vero che porta alla continua ricerca di noi stessi e all’ineguagliabile strada che conduce verso l’infinito.

Musica di alto spessore dove i muri di chitarra grunge si intensificano con fraseggi più rock suonato e oscuro, a riempire vuoti incolmabili e attenti al colore più vero e reale.

I tre romani regalano un esordio con il botto che parte con sonorità alla Soundgarden nell’apertura “Around the Hole” per toccare nelle successive ibridi di follia eccellente con echi di Stone Temple Pilots e Alice in chains.

“Bones” ricorda il Vedder di Yield mentre il finale affidato a “Notthing inside” non delude, creando atmosfere rarefatte complici di un ottimo appeal vocale e strumentale che porta ad una fusione unica i vari strumenti.

Un disco convincente e quasi inaspettato, maturo e coinvolgente, che ci fa tornare indietro di un paio di decenni facendoci sognare sui palchi della Seattle romana. - Andrea Romano


"ROCK BLOG (22/01/2014)"

E’ una storia assai particolare quella degli Acid Muffin: nati duo acustico divengono ben presto una band a tutti gli effetti grazie al reclutamento dell’allora assente basso.
Dopo un primo demo di rodaggio targato 2012 i Nostri rientrano in studio l’anno successivo per dar vita al loro primo e vero lavoro intitolato “Nameless”.
Un EP di 5 tracce con tematiche molto profonde e introspettive, una grande voglia di suonare la denuncia per questa società frenetica e caotica, che alla fine non porta chissà che benesseri se non la perdita di quei piccoli momenti di pace ormai dimenticati.
Il tutto in oltre 20 minuti di musica inquieta ed oscura, dove sono palesi le influenze grunge e post grunge di artisti del calibro di Nirvana, Alice in Chains e Pearl Jam.
Non è un caso quindi che pezzi come “Nothing Inside” strizzino l’occhio proprio al Kurt dei bei tempi di “In Bloom”, oppure che i dolci passi di “Bones” ci guidino proprio verso i più moderni Alice in Chains.
E se l’apripista “Around The Hole” si dimostra fin da subito riuscita e piuttosto rocciosa nel sound si potrebbe dire lo stesso di “Just Another Way”, seconda traccia per numero ma non per valore.
Continuando l’ascolto poi è impossibile non notare “On The Skin”, penultimo pezzo in scaletta che si fa apprezzare per l’ottimo lavoro del basso, per un ritornello azzeccato e per una grande prestazione vocali firmata Andrea Latini.
Gli Acid Muffin debuttano con un lavoro convincente e privo di difetti: se siete fan della scena grunge è obbligatorio l’ascolto. - Rock Blog


"MUSIC MAP (28/01/2014)"

E' un grunge rinfocolato e riadattato, una personale revivescenza del Seattle Sound, quella che prende corpo tra gli Acid Muffin. Nel 2010 due ex componenti dei Recidiva, Marco Pasqualucci (batterista) e Andrea Latini (cantante e chitarrista), danno vita al progetto di un duo musicale: il sopra citato per l'appunto. A infondere nuova linfa alla formazione, nel dicembre del medesimo anno, sarà l'ex bassista dei Nerodia, Davide Villa. Questa è la line up che nel 2012 si accinge alla registrazione del suo primo demo in studio. La tracklist annovera: ''Mr. Clean'', veloce,incalzante, rabbiosa, ''Frozen Shiver'', più sommessa e sofferta, e ''Spew in your face''. Nel maggio 2012 un nuovo bassista scalza il precedente, si tratta di Matteo Bassi. A distanza di un anno, nel maggio 2013, iniziano le registrazioni dell' EP ''Nameless'', terminate in luglio. Risaltano pezzi come ''Around the hole'', dove la semplicità della tradizionale strumentazione grunge (chitarra-batteria-basso), che rifugge dall'effettistica, crea un sound puro e d'impatto. E' un noise che è inscindibile dalla scarica di batteria serratissima, ma a cui tutti gli strumenti son coadiuvati, power chord di chitarra e ronzio roboante di basso. ''Nothing inside'' inizia con un arpeggio di chitarra che introduce una struttura musicale cara ai Nirvana: quella del piano-forte, il primo in coincidenza della strofa, il secondo presente nel ritornello. Un espediente che, attraverso l'alternanza di altezze e ritmi sonori, rende il brano orecchiabile senza troppo doversi allontanare dalla matrice rock. Inoltre la stessa tematica della canzone riconduce ad un senso di male di vivere, di vuoto, di perdita (“there is nothing here inside/there we lose everything”). Anche questo era un elemento base del grido riottoso che ci giunge da Seattle (si trattava della protesta contro l'America di Ronald Reagan). Quello degli Acid Muffin è un sound ibrido. Da un lato si colloca nell'alveo del grunge con sfumature hard rock (Pearl Jam, Hole, Screaming Trees), accantonando quegli accenti heavy metal (Alice in Chains, Melvins, Soundgarden) e punk (Nirvana, Mudhoney), a cui pure questo genere fu sottoposto; dall'altro sono comunque rinvenibili delle rielaborazioni e delle differenze con il grunge dei primi '90 che lo avvicinano in maggior misura al “post”. La voce, pur sfociando in ritornelli rabbiosi, non tocca mai toni ringhiosi. Sempre profonda e intensa non presenta quell'avvilimento disperato, quell'angoscia, quella depressione, quella querula prostrazione che identifichiamo nella voce di Cobain. E ancora gli accordi degli Acid sono cristallini, lucidi, puliti, a differenza del primo grunge dal suono sporco, distorto, grezzo. Infine la prospettiva è più in direzione radio-friendly, come quella di Dave Grohl e i suoi Foo Fighters. A distanza di oltre vent'anni possiamo dire che, se l'urlo di Chen terrorizza anche l'Occidente, allora l'urlo del Grunge energizza anche l'Italia! - Maria Migliarotti


"THE ROCK GARAGE ZONE (29/01/2014)"

Erano gli anni 90 quando un nuovo termine musicale cominciò ad attraversare gli occhi e i timpani di moltissimi appassionati di musica rock e metal: il grunge. Emerso dall’intuizione di un qualche furbacchione discografico di Seattle, il termine venne usato per catalogare tutte quelle band che in quegli anni iniziarono a suonare un genere musicale di cui ancora oggi si parla con amore e con odio. E ancora lo si suona. Perchè la musica, nonostante spesso venga etichettata per questioni di moda, segue sempre e comunque una strada sola: quella della passione.

Passione che gli italianissimi Acid Muffin hanno deciso di trasmetterci con il loro Ep Nameless. Da un primo ascolto, le cose che saltano subito ai nostri preziosissimi timpani sono (a mio avviso) tre: primo, quello di cui si parlava poca sopra, il genere. Volendoli a tutti i costi catalogare per esigenze di conversazione è sicuramente quello che salta alla mente prima di tutti. Trovo però che il termine vada un po’ stretto alla band capitolina e se proprio vogliamo indirizzare la curiosità di un nostro amico verso la loro musica credo sia più giusto dire heavy rock.

Secondo: la voce del cantante. Marco Pasqualucci ci mette cinque secondi a dimostrarci tutta la sua bravura dietro il microfono e lo fa con una potenza e una passione (ripeterlo non fa mai male) incredibili. In alcuni tratti mi ha ricordato (è un complimento) il talentuoso Gavin Rossdale, frontman dei Bush, ma con una verve decisamente più aggressiva. Bravissimo.

Bush che riemergono a sprazzi anche nel loro sound, che è il terzo elemento. Un sound potente, massiccio, carico di energia e delicatezza suonato e prodotto con superba maestria. La band non ha assolutamente niente da invidiare ai colleghi d’oltre oceano e con questo talento può arrivare veramente dove vuole.

Le cinque tracce che compongono Nameless si fanno ascoltare, apprezzare e riascoltare che è un ultra piacere. Il via lo da Around The Hole, che inizia tranquilla per poi esplodere con tutta la sua potenza. Una canzone infarcita di riff estremamente convincenti, una performance vocale da urlo (come l’intero disco) e ingigantita da una sezione ritmica di un altro livello. Minuto finale da incorniciare. Prosegue la frenetica corsa rock con Just The Way: piede incollato sull’acceleratore delle emozioni per una composizione musicale che conferma quanto detto fino ad ora. Tre minuti in cui il groove comanda e detta regole da seguire a “volume disturba vicini.”

Bones è uno sguardo malinconico fuori dalla finestra durante una giornata uggiosa. Un alternarsi di tranquillità emotiva e ritrovata improvvisa energia. On The Skin è forse la canzone che mi ha ricordato (con piacere) i Bush più ispirati. Un rock maestoso ed estremamente catchy impreziosito da un ritornello che non impiegherà molto ad entrarvi in testa: potenziale hit!!

Per concludere, gli Acid Muffin ci sparano nelle orecchie Nothing Inside dove la bravura dei musicisti e la loro (ultima volta che lo dico) pura passione per il rock marchiano a fuoco nei nostri cervelli l’idea decisamente positiva che ci siamo fatti nei loro confronti. Forse questa volta non ci sarà bisogno di andare a riscoprire vecchi album degli anni 90 di band che hanno segnato la nostra giovinezza e nemmeno di fare un giretto a Seattle! Ciò di cui abbiamo bisogno si intitola Nameless.

E va ascoltato a TUTTO VOLUME. - Bullet


"INDIEROCKBANDS (03/02/2014)"

Se fossimo a Seattle nel ’94, coi capelli unti, la camicia di flanella, le scarpe pesanti ed un sacco di rabbia repressa, probabilmente avremmo le cuffie ad alto volume attaccate al walkman con dentro una demo degli Acid Muffin.

Non siamo a Seattle e non siamo nel ’94. Siamo a Roma e l’atmosfera disagiata, pesante e fascinosa che il trio propone con Nameless ci mette a nostro agio. Chi vi parla ha le mani ancora sporche di grunge e non vorrà lavarsele per il resto della sua vita; dai primi accordi degli Acid Muffin ci si accorge che l’intento è chiaro. La chiave è una ed il progetto è volutamente “americano” con tratti distorti che ricordano Puddle Of Mudd, Bush e Creed per le melodie vocali (di indubbio buon gusto e perfettamente gestite con una voce calda e potente) ma riesce ad essere internazionale e terribilmente gradevole tanto che si fatica a smettere di ascoltare, almeno per orecchie allenate al grunge.
Tra le particolarità degli Acid Muffin bisogna ricordare la grande capacità di rendere l’ascolto profondo. Sentire i brani di Nameless costringe ad una introspezione e ci mette nelle condizioni di capire quanto i brani siano “sentiti” e quanto il disagio e il sentimento che i grandi interpreti degli anni 90 (Alice in Chains, Pearl Jam ad esempio) mettevano nelle proprie esibizioni e registrazioni, sia compreso e sia voluto. C’è moltissimo in questo ep, c’è tanta densità e finalmente, vien da dire, visto che i tempi che viviamo premiano troppo spesso la banalità e la superficialità.

Fate come me. Spegnete il computer, mettetevi le cuffie, ascoltatevi Nameless degli Acid Muffin ad alto volume e tutto il resto vi sembrerà meno importante. - Matteo Bellotto


"ITALIA DI METALLO (02/11/2013)"

Ciao a tutti, oggi si torna in tema “Grunge” con il secondo lavoro degli Acid Muffin, band nata nel 2010 ma attiva in studio dal 2012! A differenza del precedente omonimo di soli tre pezzi, questa volta il lavoro è un po’ più consistente con cinque brani.

Si apre con “Around the Hole” e la sua intro in pieno stile Mad Season, che ha sempre il giusto fascino tra soffuse e atmosferiche melodie! Segue una serie di rullate devastanti, che dà il via ad un’evoluzione progressive. Attacca la voce con un buon timbro e si rimane costanti sulla strofa che alterna il riff portante al ritornello. Segue “Just Another Way" che rimane semplice e compatta, ma che sembra prendere una direzione totalmente opposta da quelli che erano i canoni sonori della band. Il pezzo è diretto e semplice, ma tutt’altro che riuscito. A dare la mazzata al brano è la spocchiosa evoluzione strumentale che non sposa proprio per niente col pezzo. Si riprende con 'Bones', una sorta di ballata andante con un cantato abbastanza cadenzato nella strofa. Il ritornello si apre bene, peccato per le distorsioni delle chitarre che rimangono troppo dietro e non danno la giusta spinta, la produzione in questo caso incide parecchio. Rimane abbastanza in rilievo la voce ma non c’è la necessaria incisività da “parte della band”. Sulla fase strumentale conclusiva il pezzo si perde un po’… come avvenuto nella traccia 2.

“On the Skin”, sembra un ritorno in pompa magna con un riff bello e potente. Purtroppo sulla strofa si siede leggermente e la ritmica delle parole sembra non essere appieno dentro il pezzo, colpa attribuibile anche al basso avrebbe potuto rendere la cose più facili. Buona la progressione basata sul lick di chitarra. Il pezzo generalmente risulta gradevole all’ascolto anche se penalizzato dalla produzione.

Si chiude con “Nothing Inside”, che parte con un'intro arpeggiata e idilliaca. Il cantato è abbastanza rilassato e sposa bene con la chitarra. Il ritornello è buono come idea ma non rimane incisivo, probabilmente la scelta delle parole avrebbe potuto essere meglio dosata. Concludo dicendo che l’EP non è malvagio, ma non è neanche qualcosa di rivoluzionario o tantomeno di non sentito. Il cantante ha un buon timbro in linea con il “Post Grunge-Melodico” (The Calling o Hoobastank) ma non sembra avere grandi doti di interpretazione e duttilità. Il primo problema però potrebbe essere anche imputabile alla produzione. A mio sincero parere ci sarebbe potuto essere più spazio per i solisti, di cui non si vede neanche l’ombra, inoltre tutto il “reparto chitarra “si riduce a qualche riff o lick carino che è foriero ma mai vero portatore di groove! Spezzando una lancia a favore del gruppo, l’EP sembra penalizzato dalla produzione, ragion per cui dentro di me rimane la curiosità di sentire la band dal vivo per valutarne il potenziale. - Paolo Prosil


"EXTRA! MUSIC MAGAZINE (12/11/2013)"

Nel marzo del 2012 la prima demo-tape contenente tre brani originali. Ora ”Nameless”, l’Ep d’esordio. Gli Acid Muffin, power trio romano formatosi nel 2010, hanno sicuramente le idee molto chiare. Sanno il fatto loro, sanno verso quale tipo di sound si stanno indirizzando da un po’ di tempo a questa parte e, soprattutto, sanno scrivere e suonare molto bene.
Le cinque canzoni racchiuse in questa prima vera e propria produzione discografica denotano una grande compattezza, e ciò non è sicuramente un fattore da sottovalutare, tantomeno da dare così per scontato. Le sonorità dell’Ep risentono moltissimo di tutto quel rock cosiddetto “alternativo” che a cavallo tra la fine degli Ottanta e l’inizio dei Novanta è andato sempre più espandendosi e ibridandosi grazie alla nascita smisurata di strepitose band statunitensi capaci di dare nuova linfa ad un genere, il rock appunto, che proprio in quel periodo necessitava di un totale e sacrosanto rinnovamento. Dunque è da lì che sembrano prendere ispirazione gli Acid Muffin, vale a dire da gruppi come Dinosaur Jr., Jane’s Addiction, Mad Season, Alice In Chains, Soundgarden, The God Machine, L7 e chi più ne ha più ne metta.

Chiaramente le componenti sonore del loro stile non si riconducono soltanto a quelle tipicamente americane di inizio anni Novanta. Si avvertono anche elementi propri di quei gruppi sempre d’Oltreoceano che si sono però affacciati sul mercato musicale mondiale soltanto sul finire del secolo scorso. Ecco dunque che il rock prodotto e sviluppato dal complesso capitolino finisca col raccogliere e col rielaborare elementi di grunge, di post-grunge, ma anche di funk e stoner. Già il primo brano in scaletta, ovvero Around The Hole, con il suo roboante riff portante, non fa che mettere in luce un perfetto mix tra il tipico taglio sonoro dei Pearl Jam e il cantato stiloso degli Incubus. Ritmi senza dubbio concitati contraddistinguono anche la successiva Just Another Way. Pure qui il suono è davvero tagliente, accattivante. Con Bones le trame tessute dalle chitarre elettriche di Marco Pasqualucci appaiono meno esplosive, e in effetti il brano appare nel complesso poco tirato e spregiudicato rispetto ai due pezzi precedenti, rivelando perciò un lato non prevedibile della band. Con On The Skin torna a prevalere l’incisività.

Questo perché le parti curate dalle chitarre elettriche si fanno di nuovo travolgenti, mentre la sezione ritmica tiene tranquillamente botta. Anche in questo caso è determinante il ruolo rivestito dai riff efficaci di Pasqualucci, i quali vanno a dare estrema intensità ad un brano arrangiato con sapienza. Chiude poi l’Ep la nirvaniana Nothing Inside, traccia meno violenta rispetto a On The Skin, eppure convincente nel suo insieme per il modo in cui la band ha deciso di svilupparla. Insomma, niente male questo nuovo lavoro in studio realizzato dagli Acid Muffin, registrato nel mese di maggio e ultimato nel corso dell’estate (mix e mastering sono stati effettuati a luglio). Certo, sicuramente non straborderà di originalità. Tuttavia la sostanza c’è, ed è inequivocabile. - See more at: http://www.xtm.it/DettaglioEmergenti.aspx?ID=14839#sthash.vOZajwqm.lSAxtZyw.dpuf - Alessandro Basile


"MENTINFUGA (23/10/2013)"

Vengono da Roma, ma gli spartiti risuonano da Seattle portati dal vento del grunge. Sono in tre e sono gli acid muffin vale a dire, Marco Pasqualucci alla chitarra e alla voce, Andrea Latini alla batteria e Matteo Bassi al basso.
Nameless è il titolo del loro primo Ep autoprodotto e composto da cinque brani finiti di registrare lo scorso luglio.
Sono giovani e determinati. La loro band si forma tre anni fa circa sulla spinta di un progetto di Marco e Andrea entrambi proveniente dai Recidiva (band hardcore italiana), il primo come batterista ed il secondo come chitarrista e cantante. La formazione attuale è figlia della separazione dal gruppo di Davide Villa.
Il brano che più colpisce è Bones dove la voce è sempre ancorata alle tonalità del grunge storico ma la musica si muove prima in direzione di un rock dolce che appartiene ad anni più recenti, oserei dire con elementi pop, e poi si reinserisce nell’alveo del grunge anni Novanta. Del resto quello che dichiarano loro stessi a proposito di un sound con violenza acida e melodia, come dire un incrocio “pulito-distorto”.
L’Ep non mostra crepe nella compattezza del suono e i ragazzi tengono su il ritmo, le accelerazioni, gli stop and go sono quelli di una band che calca i palchi da molti anni. Quello che manca è un elemento distintivo che li renda riconoscibili e che ci trascini all’ascolto non solo quando si è sotto un palco. Quello che ci si aspetta succeda quando verso la fine di Just Another Way si interrompe una cavalcata di chitarre inarrestabili con un quasi assolo inframmezzato da un arpeggio.
La stessa iniziale Around the Hole avrebbe potuto svilupparsi meglio costruendo uno spartito più innovativo che desse conto di quella partenza con un suono penetrante su cui entrano pochi accordi melodici e un piatto soffusamente incalzante che diventa scariche di batteria mentre le chitarre esplodono. E questo spiega perché non vanno persi di vista.
Non vi curate di noi e ascoltate! - Ciro Ardiglione


"ITALIA DI METALLO (02/07/2012)"

Non so molto sugli Acid Muffin, se non che sono attivi da un paio di anni e solo recentemente hanno completato la line-up; non so neppure se i tre brani che mi appresto ad esaminare vadano a costituire una vera e propria demo o se vadano interpretati come registrazioni (per ora) a sé stanti.

Ma vediamo cosa hanno da proporci questi ragazzi. Gli Acid Muffin suonano un genere a cavallo tra indie/alternative e grunge, pesantemente debitore in primis dei Nirvana. Non i lati più spigolosi e rumorosi vengono ripresi, bensì quelli parzialmente più smussati, scontrosi ma al tempo stesso melodici. La voce, molto importante in un genere simile, si rivela piuttosto adatta, graffiando quel tanto che basta per trasmettere sensazioni senza snaturare l'impianto armonico.

Da 'Mr. Clean', brano dal buon impatto, alla più indie-oriented 'Spew In Your Face', passando per una 'Frozen Shiever' direttamente figlia di tale 'Nevermind', i pezzi proposti finiscono in fretta. Diretti discendenti di un genere che in due decenni di vita ha già forse sparato tutte le proprie cartucce, gli Acid Muffin convincono senza però stupire. Per il momento la loro musica si rivolge dunque ai soli appassionati del genere (anche se devo ammettere che questi brani crescono man mano che li si ascoltano); per il futuro vedremo se ci sarà qualche svolta significativa. Un buon inizio, comunque. - Francesco Salvatori


"CALABRIA SOUNDS ROCK WEBZINE (13/10/2013)"

Ecco un'altra uscita che trasuda amore per i fantomatici Nineties. Con i loro colori ultra saturi, l'abuso di effetti video, le pile di VHS, il rapporto combattuto con i Sixties, il look trasandato, e lo spleen esistenziale. Anni intrisi di romanticismo, in fondo. Romanticismo grossolano, maldestro, quasi infantile; ma nel cinismo social dei giorni nostri, forse viene un po' da rimpiangerlo. Che dite, ce lo torniamo a vedere "Singles"? Per la miseria, a vederlo oggi sembra un'epoca lontanissima! Neanche nel lettore fosse partito, che ne so, "American Graffiti" o "Zabriskie Point". A riavvicinare e riattualizzare quel periodo, ora ci pensano i romani Acid Muffin.

Around the Hole parte soffusa e sinistra, con un flebile armonico del basso, che sembra quasi un corno che risuona lontano. Soggiunge la chitarra con gli accordi puliti e il basso gioca con gli armonici. Il tintinnio del ride introduce la deflagrazione di un turbinio di chitarra distorta in flanger e batteria serratissima di helmetiana memoria. Stop&go e parte il main riff. Rimanendo nella stessa struttura armonica e ritmica (il basso regge il main riff), la chitarra inserisce un breve fraseggio melodico che cresce sempre più in altezza, fino a condurre ad un passaggio di "appoggio" di solennità tooliana, col basso che ricama fill tra un power chord e l'altro. Tutto questo nel primo minuto di musica. Nonostante la band abbia una chiara impronta grunge, l'intricatezza delle strutture rimanda al progressive, tendenzialmente col basso che cede ai virtuosismi mentre la chitarra si fa carico dell'accompagnamento. Al di là di un sensato paragone coi TooL, o addirittura coi Mastodon, e sebbene sia ancora da affinare, è tale approccio "post" che conferisce personalità e mordente alla proposta dei romani, e se fossi in loro insisterei su questo aspetto per un prossimo (si spera) full-length. Il post-grunge è rilevabile anche nell'uso della voce, piuttosto grave rispetto agli standard della band grunge media degli anni 90, con un'attenzione accordata alla modulazione che riporta alla mente i figli (The Calling, Nickelback,...) piuttosto che i padri fondatori (Pearl Jam, Bush,...).

Gli Acid Muffin nascono da una costola dei Recidiva. Iniziano come duo – Andrea Latini alla batteria, Marco Pasqualucci canta e suona la chitarra. Dopo un po' di strada, guadagnano motivazione e un bassista (sottratto ai Nerodia). Con la nuova formazione registrano qualche pezzo, pubblicando un primo EP. A metà 2012, subentra al quattro (?) corde Matteo Bassi (un ruolo musicale anagrafico, potremmo dire). L'approccio di Bassi è da "studioso" dello strumento e spinge lo stile della band verso ben altri (e più interessanti, a mio avviso) lidi - ne abbiamo parlato poc'anzi.

Gli Acid Muffin hanno tutte le carte in regola per affermarsi. Manca loro il "pezzone" memorabile, che come una scintilla, faccia esplodere improvvisamente l'attenzione mediatica e di pubblico sulla loro proposta. Manca il loro Swallowed, la loro Black Hole Sun o la loro Learn to Fly. È chiaro che partorire una hit è un'operazione delicatissima e perigliosa, frutto di un miracoloso equilibrio tra il desiderio di diffondersi e la volontà di esprimersi coerentemente col proprio spirito, tra compromesso commerciale e integrità artistica. In bocca al lupo! - Exitplanetdust


Discography

NAMELESS EP 2013

01 Around The Hole

02 Just Another Way

03 Bones

04 On The Skin

05 Nothing Inside

ACID MUFFIN DEMO 2012

01 Mr.Clean

02 Frozen Shiver

03 Spew In Your Face

Photos

Bio

Acid
Muffin is a power trio that plays an experimental and melodic Rock, clearly
inspired by the sound of the Alternative Grunge of the 90s. After a first demo
recorded in 2012, the following year the band entered the studio to give birth
to his first official project titled “Nameless”, a five tracks EP made of
hybrid features: while on one hand it refers to the pure Grunge tradition (e.i.
Alice In Chains, Pearl Jam and Nirvana), and on the other one it goes more
toward the Post Rock atmosphere. After a strong live activity throughout Italy,
including shows with Arcane Roots, Il Teatro Degli Orrori, L7 and other
international acts, the band has just finished working on first full-length
album “Bloop” which will be published on November 7th 2016 in
collaboration with K2 Music. The new sound that you’ll find in their
forthcoming album is the exactly one that actually identifies the Acid Muffin:
majestic and theatrical, a middle path between the surreal sound of Post Rock
and the brainy music of Alternative Rock, absolutely modern and innovative.