Annie Hall
Gig Seeker Pro

Annie Hall

| INDIE

| INDIE
Band Pop Folk

Calendar

This band has not uploaded any videos
This band has not uploaded any videos

Music

Press


"Rolling Stone"

Annie Hall è il titolo originale del film di Woody Allen “Io e Annie”, ma da oggi potrete
ricordarlo anche come il nome di una giovane band bresciana che, dopo alcune
autoproduzioni e un tour senza fine, è giunta alla pubblicazione del debutto. Cloud Cuckoo
Land è fatto di purissimo folk pop acustico, che cita tutti i maestri del genere, ma a badare
alle derivazioni perderemmo solo del tempo, quando si possono semplicemente ascoltare
brani come “Ghost’s legs”, “Mushrooms” o la dolce “The lost wallet”. In poco più di 40
minuti gli Annie Hall mettono sul piatto così tante belle canzoni da far passare in secondo piano le poche pecche di un debutto importante.
(Giuseppe Fabris) - Rolling Stone Italy


"Rockerilla"

Non è proprio più il caso di meravigliarsi delle capacità mimetiche del nostro indie rock.
Costrette infatti a misurarsi con una platea assuefatta alle produzioni anglosassoni, molte
band delle ultime leve hanno fatto di necessità virtù, assimilandone cioè sempre meglio
linguaggi sonorità ed espressioni. I bresciani Annie Hall offrono al riguardo un esempio
illuminante. Ispirato all’estetica della bassa fedeltà, questo loro esordio ne soddisfa tutti i
canoni classici, studiata imperfezione sonora, disinvolta mescolanza di stili e franca
attitudine melodica. Un disco che fino a qualche tempo fa avremmo subito destinato
all’esportazione e al quale oggi dobbiamo invece assegnare buone possibilità di giocarsi le
proprie carte anche sul mercato interno.
(Elio Bussolino) - Rockerilla


"Rumore"

Il ricamo in copertina dice tanto della delizia nascosta dietro l’angolo. Per carità, le note
sono sette e non si inventa nulla. Ma sono quelle stesse a inseguirsi danzando nel
piacevolissimo disco del quartetto bresciano, chiamato come un personaggio creato al
cinema da Woody Allen. Insomma: la personalità paga. Tanto che all’esordio i nostri
hanno sfornato nove tracce che fanno invidia a fior di band in là con gli anni. La pronuncia
inglese è ottima e la voglia di divertirsi - pensando - sorprende. Già, “pensare”... Per lo più
in punta di piedi in “Open 24 hours”, “Mushrooms”, “Hugs and Kisses”. Continuando più
svagatamente in “Ghost’s Legs” e “Uncle Pig”. E ancora a riflettere sulle note novembrine,
notturne e sognanti di “Gone for good” (quasi pinkfloydiana), “The lost wallet” e sulle
incantevoli voci che introducono “Little Room”. Sprofondare tra le braccia di un morbido
morfeo chiamato “Another Age” è meraviglioso. Dai Kings of Convenience agli Arab Strap.
Ma basta coi paragoni. It’s only rural pop but we like it.
(Barbara Santi) - Rumore


"Il Mucchio Selvaggio"

I bresciani Annie Hall rubano il nome ad una delle più malinconiche commedie di Woody
Allen, e lo fanno con cognizione di causa. Tra le righe di queste canzoni, spingendosi al di
là di una veste grafica che piacerà molto a chi ama certi evanescenti stati d’animo legati
all’indie music da cameretta (riferimento culturale che per chi scrive è ormai troppo
inflazionato per essere completamente credibile), andando diritti alla sostanza delle cose –
concetto ultimamente un po’ troppo latitante, come categoria dello spirito perlomeno – c’è
lo stesso passo leggero nel trasporre le inquietudini di un’epoca. Che non siano un’epoca, e
un luogo, speciali quanto la New York di fine ’70, poco importa. I quattro sanno quello che
fanno e declinano folk e pop con una discreta dose di originalità. Ma non è solo il compito
ben fatto ad animarne le intenzioni, il respiro internazionale che va alla ricerca di
credibilità: sanno scrivere canzoni, sanno rivestirle nel modo più appropriato, riescono a
non sprecare energie trastullandosi con il superfluo. Quando gli amori per quella fetta di
immaginario musicale che si definisce Americana si contaminano di colori insoliti, in
“Mushrooms” ad esempio, sembra di sentire uno stralunato vaudeville rock alla Kevin
Ayers, mentre in “Gone For Good” si dà vita ad un solido intimismo pop. L’apice però
arriva con “Little Room”, ovvero i dEUS a bagno nel jazz, un jazz pigro e lunare.
(Alessandro Besselva Averame) - Il Mucchio Selvaggio


"Blow Up"

Avevamo osannato i precedenti demo, che la dicevano lunga sulle doti della band
bresciana, ma ove possibile gli Annie Hall col passaggio a Pippola Music hanno saputo
progredire ancora: in studio Ghost legs si ammanta di trilli giocosi, Open 24 hours e The
lost wallet restano gioielli doc, Mushrooms trasfigura ottimamente nello slackerismo indie
americano dei Novanta con trucchetti waltz europei. Il resto lo fa l'abile songwriting di
Fabio Dondelli, ovvero il quarto nella tavola del tressette con Jeff Tweedy, Mark Everett ed
Elliott Smith: Uncle pig viaggia negli spazi aperti che è un piacere, Gone for good e
Another age "fanno male", le altre tracce seguono a ruota in un'opera senza tematici punti
deboli. Non fossero viziati da una pronuncia "irregolare" -come il 90% delle uscite
anglofone d'Italia- gli Annie Hall sarebbero in tutto e per tutto una delle migliori band in
circolazione, forse non solo entro i confini nazionali. Ma va bene così. (7/8)
(Enrico Veronese) - Blow Up


Discography

Annie Hall - DEMO (2005)
Good Old Days - EP (2006)
Cloud Cuckoo Land - LP (2007)
Golden Bread - EP (2007)
Carousel - LP (2009)

Photos

Bio

Annie Hall were born in summer 2004. They are trying to put their name over folkpop songwriting scene. No list-fillers in the first album, which runs from Wilco to Elliott Smith, from Bob Dylan to Big Star in a hand a green card for USA in the other a fork to eat Brescia’s casoncelli. CAROUSEL is their second Album out NOW!