Ararat Ensemble Orchestra
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Ararat Ensemble Orchestra

Pavia, Lombardy, Italy | Established. Jan 01, 2000 | SELF

Pavia, Lombardy, Italy | SELF
Established on Jan, 2000
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"Dave Burrell & Ararat Orchestra – Novara, gennaio 2018"

Dave Burrell & Ararat Orchestra – Novara Jazz, Auditorium Civico Istituto Musicale Brera – 20/01/2018

La quindicesima edizione di Novara Jazz costituisce l’ennesima prova che una programmazione coraggiosa, incentrata sul jazz di avanguardia e avulsa dal normale circuito commerciale, può essere vincente e conquistare sempre più l’attenzione del pubblico.
Proprio nel giorno in cui Corrado Beldì e Riccardo Cigolotti hanno ricevuto dalla pubblica amministrazione la medaglia di “Novaresi dell’Anno” si è svolto uno dei concerti di punta della ricca stagione invernale. Di scena il pianista Dave Burrell con l’Ararat Ensemble di Pavia.
Questa formazione, guidata dal batterista Nicola Arata e composta soprattutto da suoi giovani allievi, sa cavalcare in autonomia il delicato equilibrio tra musica scritta e improvvisazione e può vantare importanti collaborazioni e conductions, oltre a quella di Burrell: Karl Berger, William Parker, Giorgio Pacorig, Riccardo Fassi, Libero Mureddu e tanti altri.
La collaborazione tra questo ensemble e Dave Burrell è nata dieci anni or sono, quando il pianista, dopo un felice incontro con il gruppo, consegnò la partitura della sua imponente composizione Windward Passages, una jazz-opera originariamente per voce e orchestra e canto pubblicata nel 1980 dalla Hat Hut, dedicata allo stretto che unisce l’Oceano Atlantico con il mare delle Antille, luoghi dell’infanzia per Dave Burrell (cresciuto alle Hawaii) ma anche punto di passaggio per la tratta degli schiavi: in quel luogo giungevano dall’Africa e stazionavano per essere destinati verso le varie regioni d’America. Di questi tempi torna in maniera impressionante il rimando al caso dei migranti verso l’Europa. Luoghi dove far convivere sofferenze e speranza, evocare nostalgie per i migliori giorni del proprio passato e scrutare il futuro con ansia.
Ogni anno, quando Dave Burrell tornava nel nostro Paese, c’era l’occasione per l’incontro con l’ensemble, che pur variando il proprio organico seguitava a studiare la composizione impadronendosi dei delicati equilibri che la governano. Il gremitissimo concerto è stata quindi una preziosa occasione per ascoltare dal vivo alcune parti di questa complessa ed articolata opera.
La ricchezza strumentale dell’ensemble che vedeva Nicola Arata alla batteria, Michele Branzoli al flauto, Piero Geymonat alla fisarmonica, Alessandro Dimarsico al sax tenore, Marta Cametti al vibrafono, Fabrizio Buttò alla mandola lira, Enzo Orlandi al contrabbasso e Elia Moretti alle percussioni poteva ricreare la sontuosa cornice sonora architettata da Burrell con una notevole ricchezza armonica. Nei tasti del pianista stava poi tutta la profondità della musica: Dave Burrell non ha mai cercato un ruolo da solista dedicandosi viceversa a creare dissonanze, a sferzare in controtempo l’orchestra, ad entrare in una energia da free jazz delle origini in maniera trasversale nelle linee melodiche da lui stesso scritte, per poi riprenderla per mano ed accompagnarla nuovamente sui sentieri noti.
La sua è stata una performance attenta e tutta volta mai al protagonismo ma al servizio dei compagni di concerto.
I brani sono stati inframezzati dalla lettura di poesie da parte dell’attore ivoriano Rufin Doh, ad evocare sofferenze di moderni migranti in un collegamento ai temi originari dell’opera di Burrell, una parte questa che, pur pregevole in sé, ha mancato nella reale integrazione alla performance dei musicisti, rimanendone sostanzialmente distaccata.
Ognuno dei componenti dell’Ensemble si è esibito in pregevoli assolo che testimoniano della maturità dei solisti confermata anche della eccellente integrazione reciproca sotto la direzione di Arata.
Infine Burrell, su esplicita richiesta di Corrado Beldì, ha interpretato da solo un brano di stride piano, nel segno del suo dichiarato amore verso James P. Johnson e dimostrando quanto la tradizione possa essere reinterpretata con quel vigore che ne rinnova, perpetuandola, la forza e la freschezza.

Un concerto particolarmente felice, quindi, per suggellare una tappa importante per Novara Jazz e tutto il suo coeso e determinato staff.

Giancarlo Spezia - Musica Jazz


"Haruna Kuyateh & Ararat Ensemble Orchestra"

In fondo bastano due strumenti per evocare la nostalgia e quando si parla di nostalgia, solitamente si parla della nostalgia di tempi andati o di luoghi lasciati. Bastano un violino ed una fisarmonica. La fisarmonica ci parla di nomadismo e anche di casa nostra, il violino ci parla di nostalgie yiddish, di “shtetl” lasciati, ma anche di aspre coste bretoni o irlandesi. Ma sabato sera nell’ex caserma Passalacqua, Nicola Arata con la sua imponente “Ararat Ensemble Orchestra”, ha voluto fare di più, molto di più, mettendo al centro della scena un grande musicista del Gambia, HarunaKuyateh. Vale la pena ricordare la formazione del gruppo: HarunaKuyatehkora e voce, Michele Branzoli flauto, Giovanni Lanfranchi violino, Piero Geymonat fisarmonica e direzione, Filippo Dacarro tastiere e sinth, Marta Cametti xilofono, Fabio Dotti chitarra, Enzo Orlandi contrabbasso, Fabrizio Buttò percussioni, Elia Moretti vibrafono e percussioni, Nicola Arata batteria. Haruna è un “griot” ovvero, come ha egregiamente spiegato Corrado Beldì in apertura, un cantastorie, un trobadour africano del Mali, grande stato Sub-sahariano ricco di tradizione e cultura. Haruna porta con sé un meraviglioso strumento della tradizione maliana, la Kora formata da una mezza zucca, pelle di vacca e ben 21 corde; qualcosa che sta tra l’arpa, il contrabbasso e il liuto per dirla un po’ brutalmente. Tre le parti del concerto con alcuni brani di grandi musicisti africani, alcune composizioni tradizionali trasmesse dai famigliari di Haruna, e una “Suite Africana” composta da Nicola Arata e dedicata al griot senegalese AliouNdiaye. La ciclicità della Storia e delle storie sembra essere una regola ferrea, e così sembra che il jazz partito dall’Africa per la sua lunga peregrinazione in terre nuove e annunciante tempi nuovi, all’Africa ritorni, anche se la Kora è strumento lirico più che ritmico. Haruna canta in lingua mandinka storie d’amore, di vita e di morte, le storie che al di là dei colori della pelle e della differenza delle lingue, hanno accomunato da sempre i popoli della terra. L’Ararat Ensemble Orchestra sembra custodire, come in uno scrigno questo prezioso musicista e, le sonorità varie e variabili di cui è capace questo originalissimo gruppo, paiono essere un corollario etnico alla corde della Kora di Haruna, abilmente pizzicate e amorevolmente accordate. Vale la pena ricordare che lo strumento è diatonico e richiede diverse accordature per adattarsi all’ensemble; la passione con cui Nicola Ararata deus-ex machina del gruppo, tra una accordatura e l’altra racconta al pubblico la storia di Haruna e del grande impero del Mali, va direttamente a far parte del concerto. Anche Haruna, è approdato nel nostro paese su di un barcone, ed è giusto ricordarlo, come non guasta ricordare che con ogni uomo salvato abbiamo salvato un pezzo della nostra cultura, quella umana.

Mario Grella - La Voce di Novara


"Arata & Geymonat a Dresda vincono il Festival di musica popolare"

Con un valzer, un tango e una cueca hanno conquistato Dresda. L’Ararat Orchestra, stavolta in formazione ridotta a duo, si è aggiudicata il primo posto al Festival internazionale di musica popolare Dresden Wintersterne, appunto nella categoria strumental music duo. Bella soddisfazione per Nicola Arata, fondatore dell’ensemble pavese e compositore del valzer che è stato presentato al concorso. Al pianoforte era accompagnato da Piero Geymonat (fisarmonica): il loro set oltre al valzer prevedeva anche due pezzi di musica sudamericana, un tango di Carlos Gardel e una cueca scritta da Leonardo Bolgeri, cileno che vive a Milano.


«Avremmo dovuto essere in tre, con Fabio Dotti al contrabbasso – spiega Arata – ma Fabio ha avuto dei problemi familiari ed è stato costretto a rinunciare. Il festival di Dresda fa parte dell’Eaff, European association of folklore festival, promossa dall’Unesco». L’Ararat Orchestra è un’esperienza originale nata proprio dall’iniziativa di Nicola Arata, ex insegnante del Vittadini che ha coinvolto nel suomprogetto molti suoi ex allievi. Il gruppo - molto numeroso, ma che si presenta alle varie manifestazioni musicali con una composizione variabile - si riunisce periodicamente nella casa d’epoca di Arata, in centro a Pavia, che funge da sala prove e registrazione oltre a ospitare i musicisti, che vivono in diverse città e anche all’estero. Una sorta di comunità musicale.

Il 25 gennaio a novara

Tornata dalla Germania con medaglie, statuette e riconoscimenti per la loro esibizione, l’Ararat si prepara già al prossimo appuntamenti, il 25 gennaio al Novara Jazz festival. Stavolta in formazione allargata: l’ensemble si esibirà con il trombonista peruviano Humberto Amesquita e sotto la direzione di Leonardo Bolgeri. Presenteranno una suite dedicata alla musica latino americana.

Sul palco saliranno Alessandro Dimarsico (sassofono), Martina Intiso (clarinetto), Michele Branzoli (flauto), Joana Bicoku (violino), Piero Geymonat (fisarmonica), Filippo Dacarro (tastiere e sintetizzatori), Marta Cametti (tastiere & elettronica), Nicola Arata (pianoforte), Fabio Dotti (basso elettrico), Enzo Orlandi (contrabbasso), Fabrizio Buttò (percussioni), Elia Moretti (percussioni), Salvatore Alberghina (batteria).

Il repertorio che presenteranno a Novara si divide in tre parti: la prima con composizioni scritte da Bolgeri, la seconda con pezzi di Nicola Arata mentre l’ultima si articolerà in brani trascritti dalla tradizione latino americana, dal tango di Carlos Gardel alle canzoni di rivolta. Con Bolgeri l’ensemble ha anche composto e suonato, in alcuni festival e appuntamenti musicali, l’opera «Le avventure di Mister Jaiva». — Luca Simeone - La Provincia Pavese


"Leonardo Bolgeri e Ararat Ensemble Orchestra"

“La popolazione vuole la pace” di Victor Jara, è il pezzo che apre il concerto di “Novara Jazz”, presso lo Spazio Nòva (Ex Caserma Passalacqua), dell’Ararat Ensemble Orchestra diretta dal musicista cileno Leonardo Bolgeri, un pezzo che anche in queste settimane risuona nel Cile devastato dalla crisi e sconvolto dalla repressione, come all’inizio degli anni Settanta. Per chi ricorda quell’anno horribilis, il 1973 a Santiago del Cile, la sola evocazione di Victor Jara provoca una grande emozione, soprattutto quando Leonardo Bolgeri fa cenno alle torture, cui i militari di Pinochet sottoposero il grande musicista cileno tagliandogli le dita delle mani.







Il progetto di musiche latino-americane dell’Ararat Ensemble Orchestra, questa sera, aggiunge qualcosa in più, alle tante suggestioni già presenti nei precedenti concerti, ma chi pensasse alla riesumazione degli Inti Illimani non coglierebbe nel segno, perché la musica dell’Ensemble è tutt’altra cosa: evocatrice, ma non nostalgica, viva e promettente senza concessioni al “già sentito”, fatta di sconfinamenti e di novità, di mescolanze e di tradizione e, naturalmente, di contaminazioni, come è ovvio che sia.

Qualche misurata incursione nella sperimentazione è affidata al contrabbasso di Enzo Orlandi seguito dal pianoforte di Arata, ma a riportarci nel clima della musica etnica e popolare è la fisarmonica universale di Piero Geymonat Certo qui c’è una suggestiva combinazione di sonorità che spaziano da Gardel alla musica andina, ma gli stessi ingredienti magicamente miscelati portano a sapori musicali completamente diversi. La registrazione radiofonica delle parole di Salvador Allende risuona, mentre l’Ensemble si cala e fa calare il pubblico nell’inquietante clima di quei giorni. Ma da questa inquietudine sonora scaturisce, dalle note del piano di Nicola Arata, una melodia nuova, toccante, lirica.

Come la musica riesca a farci passare dall’inquietudine alla speranza è qualcosa che nessuno riuscirà a spiegare. C’è posto anche per le memorabili parole di Ernesto “Che” Guevara all’ONU, in questo strabiliante mélange latinoamericano. Ma naturalmente non c’è spazio solo per l’evocazione, c’è, dietro tutto ciò, una ricerca musicale vera, anche se l’imprimatur etnico-popolare fa di questo magnifico Ensemble quanto di più interessante è dato trovare nella scena jazz-folk italiana di oggi. Quando la voce ferma e dolente di Salvador Allende si tace e la musica trascolora in ritmi vagamente argentini, sarà anche per il fascino dell’ex caserma, utilizzata per la musica, con la sua architettura sparatana, le vecchie vetrate, gli arredi un po’ scombinati, per un momento invece che alla Caserma Passalacqua di Novara sembra di essere in qualche Milonga di Boedo.

L’Ararat Ensemble Orchestra comprende, oltre che Leonardo Bolgeri alla direzione Michele Branzoli (flauto), Piero Geymonat (fisarmonica), Joana Bicoku (violino), Martina Intiso (clarinetto), Filippo Daccaro (tastiere, sinth), Marta Cametti (tastiere, elettronica), Fabio Dotti (basso elettrico), Enzo Orlandi (contrabbasso), Fabrizio Buttò (percussioni), Salvatore Alberghina (batteria), Nicola Arata (pianoforte). Grandissimo concerto che scalda il cuore di questa gelida notte di gennaio.
Mario Grella - 27 gennaio 2020 - La Voce di Novara


Discography

2015 - Ararat Ensemble Orchestra
2018 - Esodi - Trilogia dei popoli in fuga

Photos

Bio

Ararat Ensemble Orchestra is an Italian group of musicians active in northern Italy, Pavia, Milan area, born in 2000. The sound of the Orchestra is acoustic, with a cohesive sound projection, where improvisation is fluently integrated in the written orchestral texture, it explicitly recalls the music for cinema, but it's possible to come across to world music, avant-garde music and jazz orchestras (i.e. Liberation Music Orchestra) or pop music influences (i.e. Tom Waits). Everything with an Italian touch, strongly related to the lyrical tradition.
From 2008 to 2010: Conduction experiences with: M. Shipp, A. Tacchini, R. Brown, F. Puglisi, W. Parker, G. Lenoci, D. Burrell, A. Fiori, K. Berger, G. Pacorig, R. Fassi, L. Mureddu, C. Cojaniz, L. Venitucci, N. Guazzaloca and many others. Last years main events:
2015: First eponym album; 13th Edition of the “High Fest International Performing Art Festival” in Yerevan, Armenia, for the century of the Metz Yeghern.
2018: second album (Esodi); concert with the American pianist Dave Burrell as band leader and conductor for that special event (from this show will be issue the next album); Finalist of the Andrea Parodi Awards 
2019: several shows in Italy with african griots, Haruna Kuyateh and Aliou N'Diaye from the Orchestre National du Senegal. Participation at the Reykjavik Fringe Festival.

2020: Winners of the X° International Festival of folklore, dance and music "winter stars of Dresden".

Band Members