Devocka
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"devocka reviews"

Recensioni CD "Non Sento Quasi Più"
Recensione "Non Sento Quasi Più" su ROCKIT (03 maggio 2007)

l quartetto. La sacra formula del rock'n'roll. Chitarra, basso, batteria, voce. Testi – sempre interessanti, peraltro – in italiano e suoni in bilico tra grunge, pop e un pizzico di noise. Questo è il mondo dei Devocka. Figli di CCCP, Massimo Volume e Valentina Dorme per via dell'interpretazione vocale di Igor, un trascinante recitato che spesso esplode in urla istintive e devastanti. Come la marea che monta rabbiosa per poi infrangersi contro gli scogli della riva.
"Non Sento Quasi Più" è un saliscendi di tensione che vede la band maneggiare con discreta dimestichezza varie situazioni emozionali. In cui l'ira sta alla calma come il rumore alla melodia. Ma i Devocka li sentiamo bene – più convinti e convincenti – quando pestano duro sugli strumenti e tirano allo spasimo le corde vocali. È lì che pensi "cazzo, questi riescono davvero a tirare fuori tutto quello che hanno dentro", una personalissima e lacerante miscela di dolorepassionesentimento. Va un po' meno bene, invece, quando inseriscono il freno a mano ai loro istinti primordiali. Il gruppo dimostra allora maggiore credibilità agendo di clava (la monolitica pesantezza noise di "Nota Uniforme") anziché di fioretto (la ballata a due voci "Marzo", un po' ruffiana nel suo essere così facilmente orecchiabile).
Il quartetto ferrarese ha senz'altro qualità da vendere e un talento potenzialmente notevole. Deve solo limare qualche banalità di troppo nel proprio approccio alla composizione.*** Manfredi Lamartina

Recensioni "Non Sento Quasi Più" su RADIOFFICINA.COM (marzo-aprile 2007)

I Devocka, dopo anni e anni di dura gavetta, sono giunti ora alla pubblicazione di “Non sento quasi più”, il loro primo e tanto agognato full lenght nel quale propongono un micidiale mix sonoro composto da generi musicali tra loro piuttosto differenti come il noise, il punk e il rock dalle venature squisitamente intimiste e persino per certi versi malinconiche. Il grande e indiscusso punto di forza di questa assai talentuosa band risiede nella loro capacità di uscire da tutto ciò che potrebbe essere etichettato come banale e già sentito riuscendo ad arrivare a un prodotto di ottima fattura.
Non sento quasi più, grazie anche a una qualità di produzione ottimale e a un’interpretazione del vocalist da dieci e lode, lascerà decisamente il segno nel cuore e nell’anima degli amanti della buona musica nelle quale non vigono rigide e assai restrittive regole che le toglierebbero quella poesia che la contraddistingue nel suo Dna. voto:8 *** Mauro Messiah e Lauretta Punx

Di note positive ce ne sono: hanno voglia di non essere banali, hanno coraggio, il cantante ha un timbro interessantissimo sia quando urla sia quando parla piano. Mi domando, anzi, se non perda la voce quando grida come un matto. Ma qui di matti non ce ne sono. L’idea che mi prende all’inizio di essere di fronte ad un gruppo con una forte identità, svanisce con il progredire dell’ascolto. Questi ragazzi prendono molto da “Giorgio Canali e d’intorni” ma non sono abbastanza robusti da pesare come lui. Il disco è colmo di particolari che sgonfiano l’entusiasmo tanto che si fa prima a parlare delle cose belle. La prima canzone, “NOISE VS” ha una strofa da paura, musicalmente coinvolgente, ricca, con una affascinante fusione fra timbrica del cantante (urlatore) e chitarre distorte, grande energia ed intreccio ritmico tra basso e batteria. Ma è l’unica canzone che lascia di sasso. Se poi leggiamo le parole a casse spente, lo stupore si riduce di molto perché i testi rivelano accostamenti azzardati come: «…e se ritiro quest’arbitrio insospettabile» e « …che senza equilibrio livrea e risplende». E, mentre tu pensi che non hai mai “ritirato” un arbitrio e che “livrea” è un abito e non un verbo, ti arriva addosso un errore di grammatica come: « …non puoi competere a persone … » che però ti trova già rodato e quindi fa meno male del previsto. Dalla seconda canzone in poi, di elementi musicalmente preziosi ce ne sono pochi: interessanti i ritornelli de “L’ECO DEL TEMPO” e de “IL TUO CREDO”. Il resto annoia un po’. Quando la noia si sta impossessando definitivamente di te, il cantante si sveglia e grida ; e lì è fortissimo! In questo chi lo batte? Ma il messaggio complessivo è troppo confuso: tra apatia e indifferenza da un lato e rabbia e collera dall’altro, in mezzo c’è un esame di psichiatria che dice le stesse cose in modo molto più chiaro. Probabilmente il disturbato sono io perché mi son piaciuti davvero ed ho apprezzato il fatto che abbiano trovato un contratto discografico con la CNI. Qualcuno a Roma si è accorto del loro talento e si spera lo coltivino a dovere. *** Josè Leaci

Come la parola devocka è del gergo che deriva dalla cultura anglo-russo, anche la musica dei nostri ha profonde radici culturali, ma le affonda nella scena indipendente italiana degli anni novanta manifestata e decantata in “noise Vs” brano esplosivo nonchè di apertura. Ma sono l’aggiornamento di questo linguaggio e la genuinità presenti nelle composizioni che colpiscono molto. Alcuni recitati sono un po’ forzati a mio avviso, ma i cantati e gli ibridi vocalizzi sono notevoli. Questa band Ferrarese a buon titolo denuncia come fonte d’ispirazione il mondo di arancia meccanica. Non sento quasi più , con una rilettura (ed una lirica scrittura) del tutto personale del cantante Igor, si districa e rotola e rimbalza tra le pagine del romanzo di Anthony Burgees. Queste nove tracce sono tutte da ascoltare e da assaporare, gli arrangiamenti sono davvero azzeccati: ogni brano sembra non soffrire di alcun evidente lacuna grazie soprattutto alle atmosfere ricreate che coinvolgono i testi senza distanziarsene per un lavoro apprezzabile appieno. Ma ci sono degli episodi dove pacatezza, rabbia, urla e tutto il mondo dei Devocka si fondono e ci offrono delle piccole perle in brani quali “noise Vs”, “il tuo credo”, “modo d’essere”, “vecchio bavoso” e “dormidormidormi”. Non posso che augurarvi un buon ascolto! *** Mimmo Belardo
Gia solo sentire questo "devocka" non può non rimandarci al capolavoro kubrickiano "Arancia Meccanica" e derivati Drugo, Latte più e Ludovico Van. E già questo non può che catapultarci sul giusto punto di vista da cui ascoltare questo disco. Di certo non ci aspettiamo lamenti emo o ballate allegre e riff spensierati. Già subito con Noise Vs appare la carica rabbiosa e schizofrenica di questa band, intrisa di punk-noise, non-melodie, e disperata carica incendiaria. Ma subito la tensione si abbassa con l'episodio forse più introspettivo e melodico (insieme alla meravigliosa "dormi dormi") del disco, "Marzo", accompagnata da una dolcissima voce femminile e dall'inaspettata espressività emotiva del cantante, incredibilmente altalenante in tutto questo lavoro tra sprazzi di teatralità, urla disperate e dolcissima riflessività. Ed è proprio questa la caratteristica forte dei Devocka, il riuscire ad amalgamare secondo schemi irrazionali (forse a volte anche troppo, ma il tempo e l'esperienza saranno d'aiuto in questo) la carica dell'alternative rock più anglosassone con le innumerevoli influenze di casa nostra rispetto al cantautorato e a nomi grossi del panorama più alternativo come Marlene Kuntz, CCCP e Massimo volume. Questa loro capacità di salire, scendere, infuocare e riflettere tessendo un'atmosfera mai lineare ma angosciante e indefinita è sintomo della grandi potenzialità di questa band, che la rendono oramai un piccolo orgoglio della scena ferrarese, forse sconosciuta ma ricca e varia, e soprattutto coraggiosa. "Non sento quasi più" è in conclusione un buon lavoro, ben arrangiato, curato e sufficientemente indicativo come presentazione per le intenzioni e i futuri indirizzi dei Devocka; meritano citazione oltre ai brani suddetti la direttissima "Vecchio bavoso" e e le atmosfere poetiche de "L'eco del tempo". Basterà a mio avviso continuare su questa strada ricercando sempre di più la propria identità per consacrare questa band nell' "olimpo delle Indye", se già non lo è. Continuate i vostri "viaggi di Gulliver". *** Doriana De Marco

Recensione "Non Sento Quasi Più" sul mensile ROCKERILLA (novembre 2006)

Suonare perchè non si ha scelta, suonare come fuga. Spesso sono queste motivazioni aldilà del divertimento ad indirizzare verso la musica nuove band; dal Seattle sound fino ai nostrani Massimo Volume e Marlene Kuntz l'apatia mista a rabbia è stata il maggior motore artistico degli anni '90. La storia dei Devocka è simile a tante, la loro biografia quella di molti, dove la città alienante è in questo caso Ferrara e la passione è il noise rock arricchito dalla melodia tipicamente italiana. Le immagini sempre sature di contrasto non lasciano sfuggire i lineamenti dei loro volti nella grafica di questo disco d'esordio, mentre tutto ciò che vogliono comunicarci è lineare e anche se estremamente canonico, affascinante, apprezzabile meglio dal vivo.*** Antonio Bergero

Recensione "Non Sento Quasi Più" sul bimensile MUZ (novembre/dicembre 2006)

C'è qualcosa che funziona in questo esordio dei ferraresi Devocka, qualcosa che fa pensare bene di loro, almeno dal punto di vista tecnico ed in parte anche da quello compositivo-strutturale: per esempio il fatto che "Non sento quasi più" sia teso come lama, in gran parte preciso, grintoso, pulito nel suo effetto-sporco. Ma è un po' di contrasto deciso a mancare, a farne un disco buono senza appigli. Il noise di matrice Sonich Youth su tutto, il punk, il rock, la new wave e uno spruzzo di metal aggrovigliano i Marlene Kuntz (e tutto torna dato che tra le loro fonti d'ispirazione i quattro annoverano i santo Niente) ai Litfiba "buoni" degli anni Ottanta e agli Evanescence, quando alla voce di Igor si aggiunge quella femminile di Cora (Marzo, per esempio). Il risultato è efficace, ma impastato, come se a cuocere ci fosse troppa roba e i sapori si confondessero sbiadendo il gusto. Sembra esserci troppo (non dal punto di vista strumentale, ma da quello stilistico) in ogni brano, con le linee melodiche della voce tento sormontate dai cambi interpretativi da finire con il somigliarsi senza troppo convincere.*** Valentina Farinaccio

Recensione "Non Sento Quasi Più" su ROCKERS.it (29/11/2006)

L’indimenticabile Devocka, sinonimo di “ragazza” pronunciato con cadenza anglo-russa, è stato uno dei cavalli di battaglia dialettici di Alexander Delarge, protagonista del capolavoro di Kubrick “Arancia Meccanica”. Originale nome per questa band (nuova scoperta della Compagnia Nuove Indye), proveniente da Ferrara, città fertile in campo rock. I Devocka sono in quattro e propongono un interessante punk-noise a tinte alternative, fratelli sonori di gruppi simbolo come Marlene Kuntz e Massimo Volume. Trentaquattro minuti per “Non sento quasi piu’” (titolo del disco), breve ma di grande intensità. Il colore rosso della copertina dell’album ispira un ascolto quasi ipnotico, compresi i caratteri delle scritte del booklet, disegnati quasi in forma maniacale con riferimenti al periodo anni 70 a cui si riferisce il film di Kubrick. L’album si apre con “Noise vs”, omaggio sonoro a “Catartica” dei Marlene di Godano e soci, seguita da “Marzo”, pezzo tipicamente goth rock, sulle sonorità di Evanescence e Lacuna Coil. I restanti pezzi vanno a formare un mosaico di brani che, pur eseguiti in maniera impeccabile, hanno più l’aria di cover dei Rossofuoco di Giorgio Canali (Colpa di Ferrara?) e dei Santo Niente di Umberto Palazzo. Merito anche della voce del cantante. Anche i testi, molto criptici e a tratti poetici, vanno a ricordare proprio quella scena anni 90 che ha fatto impazzire tanto l’Italia alternativa del periodo. A parte questo il gruppo sprigiona molta energia ed è destinato a diventare uno tra i più importanti gruppi dell’underground noise italiano. Mercato permettendo.*** Angelo Argiolas

Recensione "Non Sento Quasi Più" sul mensile ROCK SOUND (novembre 2006)

Con un nome mutuato da "Arancia Meccanica", i Ferraresi Devocka debuttano con un album che trae ispirazione da alcuni nomi tutelari dell'indie rock italico, come Marlene Kuntz e Massimo Volume, ma aggiungendo alla musica una buona dose di noise chitarristico che li rende più selvaggi e leggermente meno prevedibili. "Noise vs.", "Nota Uniforme" e "Vecchio Bavoso" sono una bella ipoteca per il futuro, sperando che i quattro riescano a scrollarsi di dosso paragoni troppo ingombranti.*** GA

Recensione "Non Sento Quasi Più" sul mensile MUCCHIO SELVAGGIO (novembre 2006)

Opposti che si respingono e contemporaneamente, si attraggono, creando un continuo gioco di tensioni, sbalzi e cambi di umore e registro. Quelli che vanno a comporre “Non sento quasi più”, disco di esordio dei ferraresi Devocka (parola presa da “Arancia meccanica” e che sta a significare ragazza). Sia che lo si consideri nel suo insieme, sia che invece lo si analizzi canzone per canzone, la sensazione è sempre la stessa, e cioè che la musica del quartetto sia basata sulle alternanze e i contrasti. Tra vuoti e pieni; tra avvolgente dolcezza e rabbia inarrestabile; tra rumore e quiete; tra cantato e recitato. Figli tanto del punk e del noise quanto dell’indie-rock, dei Marlene Kuntz quanto dei Massimo Volume, i Devocka danno così vita a una proposta nervosa, sfuggente, claustrofobica, impregnata da un fortissimo senso di disagio, ma che allo stesso tempo offre occasionali – illusorie? – vie di fuga dagli incubi che crea. E così le chitarre graffiano ma possono anche accarezzare, la sezione ritmica è impetuosa ma alla bisogna sa passare in secondo piano, la voce di Igor declama furiosa ma quando serve non esita a disegnare melodie, gli assalti vengono talvolta mitigati dalla presenza di glockenspiel e cori femminili, oltre che dall’uso degli effetti. C’è ancora qualcosa di incompiuto in tutto questo, qualche passaggio che magari non gira come dovrebbe, qualche imperfezione da limare; dettagli, comunque, frutto di un’urgenza che prescinde da calcoli e compromessi. Il che, in un certo senso, finisce per renderli quasi dei pregi. *** Aurelio Pasini - vari


Discography

"Non Sento Quasi Più" (LP 2006 CNI/Venus)
"Perchè Sorridere?!" (LP 2009 Nagual Rec.)

Photos

Bio

The project, born in 2003 in Ferrara, playing music schizophrenic, matrix punk-noise and polka dots of alternative-rock, with a little of this and a little of what otherwise life would be boring, everyone will find what feels more in their ears, for us is rock.

From birth until today, was made a more or less intense activity live, with the support of Nervous Collective Export "Art", dividing the stage, among others, Perturbazione, Santo Nothing, Ulan Bator, Fourire, Bikini The Cat , Almandino Quite Deluxe.

"Non Sento Quasi Più" is the first full lenght official, dismissed in 2006 by CNI and distributed Venus, it is now "Perchè Sorridere?", Due out february 2009 for Nagual Records, continue the artistic path.