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Vicenza, Veneto, Italy | INDIE

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"N° 19 WORLDWIDE ALBUMS 2008"


1 Le Luci Della Centrale Elettrica - Canzoni Da Spiag... # cantautore generazionale

2 Baustelle - Amen # pop rock / wave

3 Offlaga Disco Pax - Bachelite # spoken words/ electronica

4 The Niro - The Niro # alternative pop rock / jeff buckley+radiohead+muse+drake

5 Klimt 1918 - Just in Case We'll Never Meet Again # alternative rock / space-dream

6 Ufomammut - Idolum # sludge metal / stoner-doom metal

7 Bachi Da Pietra - Terzo Tarlo # post-blues sperimentale

8 Nosound - Lightdark # psychedelic prog rock / pink floyd

9 Marta Sui Tubi - Sushi & Coca # electro-acoustic rock

10 Afterhours - I Milanesi Ammazzano Il Sabato # alternative rock

11 Dargen D'Amico - Di vizi di forma virtù # alternative hip hop

12 Esterina - Diferoedibotte # alternative rock

13
Super Elastic Bubble Plastic - Chances #alternative rock

14 Samuel Katarro - Beach Party # cantautore / alternative blues

15 Jovanotti - Safari # pop

16 Morkobot - Morto # metal sperimentale / psichedelia

17 Putiferio - Ate Ate Ate # noise alternative rock

18 Dead Elephant - Lowest Shared Descent # metal sperimentale / psichedelia

19 Dufresne - Lovers # post-hardcore / metalcore

20 Linea 77 - Horror Vacui # rapcore

21 Il Genio - Il Genio # pop wave

22 Ministri - I Soldi Sono Finiti # rock

23 The Record's - Money's On Fire # alternative pop rock

24 Eveline - Waking Up Before Dawn # post-rock / folk / canterbury

25 Vinicio Capossela - Da Solo # cantautore

26 Mojomatics - Don't Pretend That You Know Me # garage rock / indie

27 Useless Wooden Toys - Dancegum # alternative rap / electro-dance

28 Carniful Trio - Welldonia # pop / disco / funk

29 Paolo Conte - Psiche # cantautore / jazz

30 Stormlord - Mare Nostrum # symphonic black metal

31 24 Grana - Ghostwriters # alternative pop / electronica

32 Fare Soldi - Sappiamo Dove Abiti # pop disco funk soul

33 Franco Battiato - Fleurs 2 # pop rock / battiato

34 Deasonika - Tredicipose 2 # pop rock

35 Tiziano Ferro - Alla Mia Età # pop

36 Cremonini - Il Primo Bacio Sulla Luna # pop

37 Caparezza - Le Dimensioni Del Mio Caos # alternative rap / pop rock

38 Bugo - Contatti # lo-fi / electro pop

39 Negrita - Helldorado # pop rock / latin - WORLD WIDE ALBUM


"DUFRESNE - LOVERS"

Non sono mai stata un amante del genere e per questo, quando mi spediscono questo album, procedo per gradi. Lo ascolto una prima volta e penso che piacevolmente mi ricordano i 30 Second To Mars (che io apprezzo tanto); la seconda volta riascolto la traccia 2 ("Alibi Party") e 3 ("Caffeine") più e più volte perché hanno un sound accattivante. Alla fine e nel complesso, l' album dei Dufresne, Lovers (etichetta: Universal, 2008) si presenta decisamente seducente all'orecchio di lo ascolta, ma soprattutto verso chi ha voglia di conoscere una fetta di scena musicale italiana, purtroppo non molto ‘commerciale', ma che andrebbe invece portata maggiormente all'attenzione del pubblico. In particolare se ci sono gruppi del genere.

Anche per la band vicentina, come è successo a molti altri gruppi emergenti, composta da Davide Zenorini (Drum), Luca Dal Lago (Guitar), Alessandro Costa (Keyboards), Matteo Tabacco (Bass, Vocals) e Nicola Cerantola (Vocals) la promozione dell'album, uscito l'11 aprile 2008, è avvenuta sul Myspace. Mezzo attraverso il quale i Dufresne si sono fatti conoscere a suon di chitarre, rock duro, energico e melodie dal sapore amaro, miscelando inoltre, sapientemente, lingua inglese e italiana, urlato e cantato (tanto da rimandarmi anche ai Linkin Park).

Registrato al Red Planet Studios di Richmond (Virginia), nel giro di quindici giorni, Lovers ha impresso dentro di sé tracce di internazionalità, di cambiamenti veloci, di ricordi quotidiani messi rapidamente in valigia che hanno cambiato velocemente e inevitabilmente le vite di questi cinque ragazzi. Il precedente tour che li ha portati in giro per Francia, Germania, Olanda, Inghilterra e altri luoghi ha permesso loro di mettersi alla prova, ma anche di suonare su grandi palchi, dove le band che si succedono offrono sempre uno scenario musicale vasto e vario. Ma siamo sicuri che qualitativamente non saranno stati di meno a nessuno. Soprattutto grazie alle affascinanti voci di Nicola e Matteo che mescolandosi e alternandosi creano momenti di totale estraneità dal mondo che ci circonda, per essere lontano da tutti, lontano da tutto. Della traccia 9, "Mina", successivamente, rimane la piccola emozione dell' interessante scoperta, il battito di pensiero, le poche parole che già risuonano nella testa. Da qui la parola d'ordine è l'Ascolto. Anzi, il riascolto di un album carico di energia e determinatezione.

Con delle premesse del genere non resta allora che aspettare che i Live siano ancora più trainanti del sound, ben riuscito, contenuto in questo primo album. - Scarabocchi Seri


"DUFRESNE - ATLANTIC"

Saltano fuori tante cose degne di nota dalla caliente pignatta italiana, cose sempre più all'altezza di panorami internazionali. La piazza torinese, ad esempio, consta di una discreta falange agguerrita e fondata sull' hardcore metalleggiante, mentre quella romana si dirige verso l'emo-core melodico senza emarginare il metallico e il gotico.
Poi ci sono le schegge impazzite, quelle "provinciali", quelle aliene alle grandi città e ai flussi della moda metropolitana. Quelle realtà che hanno sempre un qualcosa in più, un fare distante dagli altri ma così dannatamente passionale...
La banda Dufresne la conosco di fama e di sporadici ascolti e mi ha sempre detto bene. Sicuro di ciò che sarebbe arrivato nella mia casella postale ho solo dovuto attendere. Ora Atlantic è qui che gira nei miei cuffioni e voglio rendervi partecipi del fatto che vi resterà per i mesi a venire, a far furore tra la selva di cd che arrivano ad HateTV. E santa puttana che furore!
Mi è bastato ascoltare il primo pezzo per odiarmi d'aver tenuto il volume così basso! Raggiungere la soglia del dolore è l'imperativo. E così ho fatto. Nessuno, nemmeno una pioggia di meteoriti avrebbe potuto smuovermi dal mio headbanging, dal mio stupore, dalla mia gioia.
Formidabile. Nemmeno un secondo di noia, non un istante di respiro. Il classico cd che ascolti d'un fiato e ti accorgi di averlo messo in repeat solo dopo il quinto ascolto consecutivo.
I Dufresne si sono temprati e avvicinati di brutto alla virulenza dei Poison The Well, alla spettinatura dei melodici A Static Lullaby, alla crudezza dei Nativist (r.i.p.).
Un mix letale che non vi farà dormire la notte. Pezzi intelligenti, pe(n)santi -come direbbe il buon Samu-, coivolgenti, mazzate insomma....e quell'elettronica che straborda di tanto in tanto? bè, quella mi fa davvero impazzire...
Non saprei davvero parlare dei singoli pezzi ma mi concedo di dire che lo stacco di "Fashion Kills Romance" (nessun riferimento al nostro egregio fotografo spero), molto Nu, è da cardiopalma tanto è massacrante e che "Siamo Tutti Illusi di Essere nel Giusto" è una folata di vento che rende terso il cielo e nitida la vista.
Il tentativo di inserire ogni tanto l'italiano in una macchina musicale tipicamente anglosassone è un rischio enorme. Ebbene posso affermare senza tema di smentita che il risultato dei Dufresne è ottimo ed eclissa su entrambe le sponde linguistiche sia una nota band torinese che una futile band varesotta (l'enigma non è poi così complicato...). Ragazzi faccio veramente fatica a trovare un difetto al nuovo disco di questa giovane band vicentina, credetemi.
Prodotto da Darian Rundall (Yellowcard, Pennywise) e David Lenci (One Dimensional Man, Blonde Redhead, Three Second Kiss) Atlantic possiede la concisione dello studio pur mantenendo l'energia e la rudezza del live . Non troppo feroce ma nemmeno troppo sputtanato. Cosa chiedere di più? Questo è un disco su cui puntare anche le mutande di vostra madre, perchè ho la netta sensazione che rimarrà a lungo, manifesto di un periodo e di un genere in Italia.
Grandioso!
- Hate Tv


"DUFRESNE - ATLANTIC"

Nel film "Le ali della libertà" Dufresne è un mite bancario ingiustamente carcerato a causa di errate accuse di duplice omicidio mosse nei suoi confronti; dalle violenze iniziali subìte dai compagni di prigionìa, pian piano l'ex direttore di banca riesce a guadagnarsi rispetto e favori grazie allo sfruttamento delle proprie amicizie nel mondo esterno, creando attorno a sè una piccola comunità che torna a credere nel significato della parola 'speranza', un concetto in forte contrasto con la detenzione ergastolana alla quale molti dei presenti sono stati condannati.
Ma Dufresne è anche il nome di una delle più belle realtà musicali italiane. Nati nel 2004, i nostri si sono fatti strada grazie a diverse apparizioni a supporto di affermati artisti quali Linea 77, Verdena, From Autumn To Ashes, The Bled e Hell Is For Heroes. Finchè qualcuno li ha notati. E qui inizia la favola del combo vicentino. David Lenci (One Dimensional Man) li aiuta nella produzione di tracce che parlano italiano. Darian Rundall (Pennywise, Suicidal Tendencies) li prende in consegna negli U.S.A. per la produzione di tracce anglofone. Marzo 2006 arriva il contratto con la V2 Records (famiglia Sony Music, per intenderci). Ottobre 2006 arriva la pubblicazione del nuovo album "Atlantic".
Undici brani divisi tra inglese e italiano che incorporano la facilità del punkrock, la mezzanità dell'emo, l'aggressività dell'hardcore, la dissonanza dello screamo, la baldanza del nu-metal, la solidità del metal senza disdegnare passaggi elettronici che fungono da spezia prelibata utile a caratterizzare maggiormente lo stile dei Dufresne; le influenze sono chiare, si va dai primi Deftones ai Poison The Well, dagli Underoath ai Will Haven, dai Thursday ai Linea 77, dagli Every Time I Die ai 36 Crazyfists.
Aggressività incessante finalizzata alla melodìa è il diktat sul quale "Atlantic" viene costruito sfoggiando uno dopo l'altro pezzi di indubbio valore; un caos sonoro domato con estrema intelligenza e padronanza soprattutto nei picchi di massimo splendore come la opener "Nexiest Lucies", "Readymade complaints", "Fashion kills romance" e "Opera". Qualche saporita trama di tastiera in più avrebbe forse potuto regalare maggior fascino e completezza alla release.
"Atlantic" probabilmente non è un disco che ridisegnerà le regole dell'intero movimento rock, ma di certo fa parte di quella cerchia di lavori atti ad aumentarne il livello e la qualità. Saranno famosi. - Groovebox


"DUFRESNE - LOVERS"

Italian-core da esportazione
I Dufresne sono uno dei nostri prodotti da esportazione del momento. Al contrario delle altre merci, la loro musica non è penalizzata dallo strapotere dell'euro, i giovani americani saranno invece senz'altro colpiti dalle sonorità screamo-core che la caratterizzano. I vicentini sono volati per due settimane proprio a Richmond (Virginia) per produrre "Lovers" con l'ausilio di Andreas Magnusson (Black Dahlia Murder) e il risultato è indiscutibile: il loro hardcore metallizzato e ricco di elettronica gode ora di una potenza che non teme il confronto con punti di riferimento quali Underoath, Deftones o perfino In Flames, per l'influenza delle eleganti tastiere di Alessandro Costa sul devastante rifferama che avvolgono.

Da questa spiccata propensione per suoni xenofili discende la commistione della lingua inglese con il nostro idioma, che aveva invece contraddistinto completamente i primi anni di carriera dei Dufresne. Le due facce si alternano spesso nel corso del disco, da una parte rivelando un ottimo adattamento dell'italiano ad un substrato musicale inconsueto, dall'altra uno stile anglofono ancora immaturo. Si lasciano preferire, allora, pezzi come il primo singolo "Alibi Party", in cui le aperture melodiche guidate da voce e tastiere si sposano alla perfezione con le insidiose rasoiate hc, e "Mina", in cui una pregevole vena melodica interrompe un flusso musicale stilisticamente fin troppo costante.

Da non trascurare, poi, il fascino immediato di "Caffeine", un possibile singolo dal successo assicurato, che racchiude in sé allo stesso tempo le potenzialità e le insidie della ricerca musicale dei Dufresne, che non si allontana troppo dalle sonorità più in voga tra le giovani generazioni alternative d'oltreoceano. - LoudVision


"DUFRESNE - ATLANTIC"

Oramai il nome Dufresne è sulla bocca di tutti: la band vicentina, che prende il nome dal protagonista del film "Le Ali Della Libertà", ha conquistato il pubblico grazie al lungo tour di spalla ai Linea 77 ed ora, dopo essere stata inserita addirittura nella scaletta della data italiana del Taste Of Chaos, dà alla luce questo suo primo lavoro che ne evidenzia appieno capacità e qualità. "Atlantic" risulta infatti essere un album suonato egregiamente, studiato sin nei minimi particolari (molto suggestiva la grafica "sottomarina" dell'artwork) e ottimamente prodotto per metà da David Lenci (One Dimensional Man, Blonde Redhead) e dall'americano Darian Rundall, già al lavoro con Pennywise e Yellowcard, dedicatosi ai pezzi in inglese dell'album.

Già al primo ascolto è innegabile riconoscere la qualità di queste composizioni e soprattutto le grandi capacità tecniche del quintetto, che si materializzano in un post hardcore di grande impatto ed energia che nulla ha da invidiare ai gruppi della più blasonata scena americana, pur notandosi comunque le influenze di gruppi come The Bled ed Every Time I Die, ma anche dei Deftones. Il fattore che colpisce maggiormente lungo le undici canzoni dell'album, il fattore che più è rappresentativo del grande successo ottenuto dalla band, sta nella suo ottimo gusto per le melodie, sempre efficaci ed immediate, sebbene inserite in un contesto molto più duro e rock, addirittura metal in numerose occasioni. Sono molti i ritornelli orecchiabili che si possono trovare in "Atlantic", ma sono di un'orecchiabilità che riesce a non scadere nella banalità - come a volte accade in questi casi - riuscendo nell'intento di mantenere comunque alta l'intensità e la potenza dei vari pezzi.

I testi si suddividono equamente tra inglese ed italiano, e soprattutto quest'ultimi sono quelli ad avere un maggiore impatto sull'ascoltatore, grazie ad un utilizzo molto ben congegnato delle parole, dalle quali traspaiono sensazioni di malessere ed insicurezza della società odierna, condite da una rabbia giovanile che trova piena espressione nella voce del cantante Nicola Cerantola. Proprio lui, con le sue urla strazianti alternate a parti più melodiche e sussurrate, riesce a mantenere alto il coinvolgimento, dando libero sfogo a tutta la sua aggressività nei momenti più tirati, ben supportato dal resto della band.

Sia i fraseggi di chitarra che la parte ritmica richiamano in molti casi le sonorità metal-core in voga in questo periodo, senza trascurare un'influenza hardcore che sta alla base di ogni canzone e lasciando comunque spazio anche a momenti più pacati, dove sono arpeggi melodici e delicate atmosfere ad assumere la guida dei brani. E' proprio a proposito delle atmosfere dell'album che le tastiere di Alessandro Costa svolgono un lavoro davvero soddisfacente, capaci di rendere ancor più ricche le varie composizioni e ancora più cupi i toni in alcuni momenti, richiamando per certi versi le sonorità di band come Underoath e Drop Dead Gorgeous.

Ogni canzone è un piccolo capolavoro, con in prima linea le italianissime "Baba Yaga", "Nexiest Luces" e "Opera" (l'unica registrata all'Hate Studio di Rosà (Vicenza) e sicuramente una delle migliori dell'intero prodotto) ed i pezzi "internazionali" come "Readymade Complaints", dai riusciti inserimenti elettronici, e "Fashion Kills Romance", che costituisce forse il momento più hardcore e violento del disco.

"Atlantic" rappresenta però solo un primo passo che si spera porterà a successive evoluzioni nel suono di una band che ora come ora ha sicuramente molto da dire e che, seppur non inventando nulla di nuovo, riesce a fare il suo lavoro con gusto, in maniera del tutto particolare, riuscendo nell'impresa di attirare l'attenzione dei media verso una scena sotterranea italiana ancor oggi troppo sottovalutata, e nella quale gli sbocchi professionali scarseggiano. Un lavoro dunque alla faccia di tutti coloro che non hanno mai creduto nelle capacità dei gruppi italiani.
- Punkwave


"DUFRESNE - ATLANTIC"


Un debutto col botto si potrebbe definire questo album dei Dufresne. Il sound è quello della tradizione punkrock del nuovo millennio, ovvero muri di chitarra e riff frentici che si sposano con continui cambi di ritmo, stop'n'go e una componente emo, farcita di urla in stile hardcore. Tutto questo supportato dalla produzione di David Lenci (One Dimensional Man, Blonde RedHead) e Darian Rundall (Yellowcard, Pennywise). Sonorità quindi aggressive quelle di "Atlantic", ma talvolta votate alla melodia e sicuramente ben strutturate.

Sei brani in italiano e cinque in inglese cercano di accontentare sia il pubblico nostrano che quello internazionale proponendo temi introspettivi e di riflessione. Lontani dal punk commerciale dei Finley, i Dufresne si impongono grazie a pezzi come "Root is flower that disdain fame" o "Readymade complaints" dove il punkrock si tinge di metal. Più schizofreniche le ritmiche di "Fashion kills romance", dove lo screaming si fa incessante e ossessivo.

Cinquanta minuti di pura scarica di adrenalina che si basa sull'intensità dei testi e l'energia del songwriting che non lascia un attimo di quiete. "Atlantic", con la sua frenesia e la sua immediatezza, seppur sia un debutto, si impone già come uno degli album più interessanti del panorama punkrock di quest'anno.
- KD Cobain


"DUFRESNE - ATLANTIC"

E’ il caso di allacciarsi le cinture, qualche istante prima di inserire Atlantic nel lettore cd. Regna un senso di grande sorpresa, di fronte a questi novelli dell’Hardcore. Neanche troppo novelli, a dire il vero, perché nonostante i Dufresne siano all’esordio sul mercato, scopriamo presto che questi cinque ragazzi di Vicenza suonano da un bel po’. Ed hanno alle spalle tante di quelle esperienze live (anche al fianco di band del calibro dei Linea 77, ad esempio) da far impallidire.
Hanno fatto le cose per bene, non c’è che dire, ed il loro primo contratto è un botto eccezionale: dal marzo del 2006 la band è a pieno titolo nel roster della V2 Records, etichetta semi-indipendente che annovera anche importanti nomi come The Blood Brothers, oppure Alkaline Trio.
Partire con un bel contratto da major in tasca non è cosa da poco, tanto per puntualizzare.
Con Atlantic i Dufresne presentano il lavoro che non t’aspetti. Undici tracce in cui l’hardcore in varie sfumature, il rock e un pizzico di sano metal creano un connubio di valore. Undici tracce dal doppio volto, puntualizziamo, dato che Nicola Cerantola (voce) e compagni si esprimono in italiano così come nella più appetibile lingua inglese.
Non ci nascondiamo: a noi è lo stampo tricolore ad averci convinto maggiormente, non fosse per il senso di grande novità portato dai Dufresne.

Il lavoro è di pregevole fattura, dicevamo. Si sente lo zampino di produttori navigati come David Lenci (che ha curato One Dimensional Man e Blonde Redhead, tra gli altri) e dell’americano Darian Rundall (già in cabina di regia per Pennywise e Yellowcard, oltre che per i Suicidal Tendencies).
Fin dalle prime battute di Nexiest Lucies emerge il suono che ci accompagnerà per tutto il decorso del disco. Non c’è nulla di impossibile, anche per un orecchio non allenato. E’ la semplicità a farla da padrona, ma la voce di Cerantola è meritevole di elogio per la capacità di alternare note soffuse, quasi sussurrate, ad urla che impreziosiscono l’impianto simil hardcore che distingue i Dufresne. Le tracce in italiano sono di maggiore impatto, dicevamo in apertura. Ce ne rendiamo conto con la bellissima Baba Yaga, in cui anche le parti alla tastiera di Alessandro Costa giocano un ruolo fondamentale. E’ un pezzo orecchiabile e melodico, ma non corre il rischio di stancarci, ecco la sua migliore peculiarità. A metà percorso, invece, la virtuosa Fashion Kills Romance è un pugno allo stomaco. Il momento più violento dell’intero full-lenght si consuma in poco meno di tre minuti e mezzo. Quanto basta.
Potrebbe confondere la commistione di italiano e inglese che i Dufresne ci propongono nei brani di Atlantic, ma senza dubbio questo full-lenght è una prova di rilievo per essere un disco d’esordio. Ne troviamo ulteriore conferma con Opera, altra traccia cantata in italiano, in cui la voce di Cerantola raggiunge toni molto alti ed impegnativi ed in cui emergono anche le altre componenti che caratterizzano il suono dei Dufresne: dalla batteria di Davide Zenorini alla chitarra di Luca Dal Lago, per finire con il basso di Matteo Tabacco. Con Under Pressure… You Retract! è ancora la tastiera a metterci lo zampino, creando un’atmosfera di grande impatto.
Non troviamo nemmeno tracce acustiche, altro dato significativo viste le mode che si sono imposte di recente sulla scena internazionale. Atlantic mantiene la propria struttura da cima a fondo.

Esordio vincente, quindi, che può e deve rappresentare un punto di partenza importante per una band sulla rampa di lancio che di punto in bianco è finita agli onori delle cronache. Ne sono prova le loro apparizioni al fianco di tante band con un passato consolidato alle spalle, come quella dell’ottobre 2006 al Taste Of Chaos di Bologna, al fianco di Underoath, Saosin e Tacking Back Sunday.
Insomma, le premesse ci sono e sono pure interessanti. I Dufresne hanno tra le mani un biglietto da visita di rara importanza: un disco valido e ben congegnato, un contratto con una major, esperienza live di notevole valore. Cosa volere di più? Agli amanti del genere non resta che sperare in una evoluzione del loro suono, perché è pur vero che questi ragazzi non scoprono nulla di nuovo, ma va considerato che si dedicano alla loro musica con passione e grande impegno. E non è cosa da poco. - Rock Line


"DUFRESNE - LOVERS"

Appena un anno separa il debut "Atlantic" da "Lovers", nuovo full-length dei Dufresne. Questo, sostanzialmente, spiega come mai le due opere suonino molto simili. A tal punto che, se non si badasse troppo alla produzione - più heavy rispetto all'esordio, in quanto curata da Andreas Magnusson (Scarlet, The Black Dahlia Murder) - o all'uso un po' più massiccio di tastiere ed elettronica (sempre ispirata agli Underoath), durante l'ascolto si potrebbe tranquillamente pensare di trovarsi davanti a una raccolta di brani risalenti alle session del lavoro precedente. Tuttavia, fermo restando che nel prossimo futuro sarà necessaria qualche novità per continuare a risultare interessanti, non ci pare però il caso di liquidare "Lovers" come un semplice nuovo album dei Dufresne. Del resto, "Atlantic" era un bel disco, quindi, essendo "Lovers" vicino a quest'ultimo, non possiamo far altro che parlarne bene. La band nostrana, infatti, si conferma ancora una volta assai abile a rileggere le sonorità emo/screamo d'oltreoceano, miscelando Underoath, Deftones e Taking Back Sunday in tracce ben strutturate e dirette al punto giusto (le nuove hit si chiamano "Caffeine", "We Are Equally Damaged" e "O'ER"). Nella tracklist vengono alternate continuamente lingua italiana e inglese, scelta forse dettata dalla volontà di far breccia in più mercati possibile e - giustamente - di non auto-ghettizzarsi nel mercato nazionale. Chi scrive continua però a gradire poco il cantato in lingua madre: il contesto è senza dubbio un altro, ma il risultato finale, almeno per queste orecchie, a volte ricorda comunque troppo certi gruppi finto-alternativi "de noantri". A livello musicale, invece, c'è proprio poco da appuntare su forma e contenuti: i Dufresne, in più di una circostanza, si rivelano band preparatissima e assolutamente sui livelli di tanti colleghi americani, tanto che - promozione adeguata permettendo - non ci stupiremmo affatto di ritrovarli da qui a poco in cima alle preferenze di tutti i kid d'oltreoceano.
Voto: 7.0
- Metal Italia


"VARIOUS AM:PM REVIEW"

Info : www.myspace.com/dufresne - MAGAZINE SCAN


"DUFRESNE - AM:PM"

Band: DUFRESNE
Titolo: AM/PM

Terzo capitolo in studio per i nostrani Dufresne, band che da qualche anno, grazie a dischi e live di qualità, si è imposta come una delle migliori realtà italiane.

AMPM, prosegue il cammino iniziato dalla band con Atlantic e proseguito con Lovers, con sonorità a cavallo tra il nu metal, l’hardcore e l’emo (quello non dozzinale), con melodia ed aggressività a mischiarsi/scontrarsi, senza dimenticare l’elettronica, da sempre componente essenziale del gruppo. Quello che si può notate in questo nuovo lavoro, è la scelta della band di “estremizzare” le differenze del proprio sound, con parti le parti aggressive mai così “cattive” mitigate da inserti melodici veramente convincenti ed accattivanti. Il singolo Keep This Party Going è l’esempio perfetto, ma anche altri pezzi come Omega o Horizon sono di primissimo livello. Altro punto a favore le parti vocali, sempre convincenti, sia in italiano che in inglese (cosa non da tutti…).

Ancora una volta i Dufresne hanno fatto centro, probabilmente hanno appena pubblicato il miglior disco della loro carriera e meritano di essere seguiti e supportati.

(BW) - Noize Italia


"DUFRESNE - AM:PM"

Aparentemente, este es el tercer trabajo completo de Dufresne, un quinteto procedente de Vicenza, Italia. Dinámicos instrumentalmente, su Post-Hardcore recuerda a grupos intensos como Sparta, Time in Malta o los añorados Vaux, aunque probablemente idolatren a Quicksand. Vamos, que resultan mucho menos progresivos de lo que la portada y el rollo conceptual (en torno a las horas del día) sugieren. El teclista no parece ocupar un lugar muy prominente, y eso que hay dos interludios, mientras que la voz es potente pero no gritona, en plan Nathan Gray (ex Boysetsfire, ahora ha vuelto con The Casting Out). La producción a cargo de Matt Hyde, y los coreables estribillos, dejan a Dufresne en el punto justo: no son rematadamente comerciales -tal vez un poco en el tema de cierre, "Midnight"-, pero todo hijo de vecino encontrará momentos para vibrar y para dejarse embelesar. Como curiosidades, apuntar que tres de los temas son en italiano, que en uno de ellos ("L'ultimo Sole") hablan de "una sola veritá" lo cual, paradójicamente, evoca a Strife y su "One Truth", y que también hay partes más o menos mosh, por ejemplo en esa "While The City Sleeps" en la que aparece Andrew Neufeld (Comeback Kid). Así pues, una aportación que no podría encajar mejor.
- Rock and Roll Army


"DUFRESNE - AM:PM"

Ormai tra le band italiane più quotate ed amate (sia tra il pubblico più alternativo che tra quello più metal, accontentando un po' tutti dunque), tornano i Dufresne, che dopo gli ottimi 'Transatlantic' e 'Lovers' si rifanno sentire con questo 'AM:PM', un simpatico concept sulle ore della giornata, con i titoli dei brani ciascuno a rappresentare un differente stato d'animo, appunto in base alle ore. I Dufresne del 2010, grossomodo, sono quelli che già conoscevamo, ma si nota una maturità stilistica ancora assente nei lavori precedenti, di certo conseguenza dei tour e delle esperienze maturate dalla band in questi anni. Se da un parte infatti il platter si limita (tra virgolette, comunque), a riproporre la formula dei nostri in bilico tra metalcore, alternative rock e post-rock/core, non è certo la freschezza a mancare nei pezzi, ne tantomeno la potenza o la melodia.

Quasi ogni brano (si escludano un paio di fisiologici colpi a vuoto) si rivela più che buono, potente, poetico (prendete questo aggettivo come preferite) e fresco, dal sapore internazionale. Da applausi "While The City Sleeps" e "Hourglass. 'AM:PM' conferma che la strada imboccata dai Dufresne è quella giusta, e il successo sempre maggiore mi da ragione. Datemi retta, per una volta.

Potenti e poetici come al solito.

VOTO 76 - Hardsound


"DUFRESNE - AM:PM"

Recensione di Fabio Rigamonti
Pubblicata in data: 15/05/10

"AM:PM" è un titolo decisamente emblematico: la terza opera in studio dei vicentini Dufresne, difatti, è in qualche modo ossessionata dal tempo che scorre, dall’inesorabile invecchiamento che esso reca con sé, accompagnato da un piacevole senso di maturità. Già, che i Dufresne siano maturati si sente eccome, in questo album. Lo si percepisce nel gusto per la melodia che magnificamente si innesta all’interno dell'originale crossover dei Nostri senza compromettere l’energia della formazione.

Non si devono quindi preoccupare i fan della prima guardia del gruppo: che le atmosfere siano di nuovo tirate lo si percepisce chiaramente in pezzi come l’iniziale “Keep This Party Going”, con un inferocito Dominik alle voci, piuttosto che in “Omega” o “L’Ultimo Sole”, che ricorda i primi Linea 77 nello spirito. Accanto a brani come questi, tuttavia, si abbinano anche tracce decisamente più ariose, dal buon groove come “Hi, Society” (la canzone meglio riuscita del lotto, per chi scrive), piuttosto che pezzi dal mood più rassegnato come “Bagliori Nel Buio” e “Galaxy” (in italiano anche questa, come se l’uso della nostra lingua inducesse la band ad una sorta di “rilassamento” della tensione hardcore, che dalla pura rabbia sfocia in una – altrettanto interessante – incalzante disperazione). Su tutto i sintetizzatori di Ale, che prendono addirittura il sopravvento nei brevi break strumentali di “AM” e “PM”, ma che comunque ribollono quasi costantemente nello sfondo sonoro, donando alla musica dei Dufresne quel retrogusto “Nu” decisamente accattivante (ascoltate “Horizon”), un retrogusto quasi siderale che mi ha ricordato, in questo senso, certe cosmiche ed epiche atmosfere à la 30 Seconds To Mars.

Da come ho descritto l’opera sinora, parrebbe di trovarsi di fronte ad un album di grande dinamica ed estrema versatilità, quando in realtà non è propriamente così. Il difetto principale che ho riscontrano in questo disco risiede nella sua… trattenuta voglia di osare. Man mano procedevo lungo gli ascolti dell’album, sempre più preponderante si faceva l’impressione che questa band potrebbe osare tranquillamente di più, risultando comunque convincente. Per come stanno le cose, invece, questo sembra il classico album di transizione, ottimamente riuscito, ma forse ancora troppo “ambiguo” per risultare vincente.

Ad ogni modo, i Dufresne si mostrano in grado di scatenare interesse e, perché no, anche di poter continuare a sostenere con grande dignità il severo banco di prova internazionale (credetemi: questo album sembra tutto fuorché realizzato in Italia). Chi già conosceva questi ragazzi non si preoccupi: difficilmente rimarrà deluso da "AM:PM". Tutti gli altri possono tranquillamente dare loro una possibilità, un passaggio praticamente obbligato se vi reputate amanti delle atmosfere più moderne e contaminate da sonorità metal/punk, prerogativa essenziale del crossover.

- Spazio Rock


"DUFRESNE - AM:PM"




Anno di pubblicazione: 2010


Provenienza: Italia


Genere: Post-HC


Voto: ****


Brano migliore: Keep This Party Going


Contesto: I Dufresne li avevo sentiti per la prima volta nel 2007, nella sciagurata versione dell'Italia Wave Love Festival dell'Osmannoro (Firenze) che aveva rischiato di far esaurire i campeggiatori-spettatori causa caldo e profumo simpaticamente proveniente dalla vicina discarica. L'unico pensiero coerente che riuscii a formulare, col cervello fuso dai 40° dello Psycho stage, fu: "Uh questi sono cattivi! Chissà cosa tireranno fuori in futuro!" Il tutto mentre il cantante, Nicola Cerantola, rischiava di strozzarsi volontariamente col cavo del microfono. Hanno tirato fuori AM:PM, terzo capitolo della loro storia, 12 tracce, copertina vagamente inquietante.

Le voci di un possibile "rammollimento" della band sono smentite da Keep This Party Going, la prima traccia. E dalla seconda. E dalla terza. Son locomotive terribilmente rumorose, questi ragazzi di Vicenza, precisi come metronomi ed inferociti come una bestiaccia a cui hanno pestato la coda...per non dire di peggio. Dodici pezzi di abbordabile cattiveria.

Assomiglia a: Ai Korn fusi coi Biohazard. Immaginate voi.

Dove ascoltarlo: In macchina, preferibilmente in fila, preferibilmente in una posizione tale che il vicino d'auto vi veda mentre inizierete a dare testate al finestrino.


Valentina Ceccatelli - Radiogas


"DUFRESNE - AM:PM"

Il nome dei Dufresne, da qualche anno a questa parte, gira sulle bocche di chi si interessa della buona musica made in Italy come sinonimo di carica, stile, convinzione. Sarà per questo che il nome dei Dufresne, anche nel 2010, anticipa quella stessa sensazione di entusiasmo e genuinità che consegna alle nostre orecchie l'ultimo lavoro della band vicentina, "AM : PM". La terza tappa di studio dei Dufresne prosegue il percorso iniziato da "Atlantic" e "Lovers" con potenza ed eleganza; si evolve nell'idea di un concept, quello della ciclicità del tempo accentuata dalle immagini di luce e buio, che trova realizzazione in dodici brani intensi, ideati e suonati in maniera impeccabile. Realizzato in partnership con Wynona Records e collaboratori di casa nostra, "AM : PM" è un disco dal respiro internazionale, che guarda oltre. Che definisce un talento e un'identità.

Premi play e, in men che non si dica, sei catapultato in un labirinto di andature vivide, che osano spezzare ritmi fluidi ma non scontati, in melodie che vanno costruendosi giro dopo giro, coro dopo voce. I Dufresne sanno sempre essere veloci e accattivanti pur, questa volta, approfondendo il discorso creativo. "AM : PM" è un disco ricco e allo stesso tempo basico; facile da assimilare, perché facile da farsi entrare nella pelle. In certi momenti potrebbe suonare più orecchiabile che ruvido (Bagliori Nel Buio), ma la proposta dei Dufresne non è mai scontata o svenduta. Non siamo di fronte a un gruppo che mercifica la propria musica. Senti l'impeto di Galaxy, senti i cenni a quel nu-metal à la Deftones, senti l'intermezzo drammatico di PM, senti il respiro di Midnight. Horizon, poi, pestata e melodica, descrive perfettamente i Dufresne del 2010. Il contributo in While The City Sleeps di Andrew Neufeld, voce dei Comeback Kid, non è che la chicca di un album già completo, solido.

"AM : PM" ha un nonsoché di archetipico, di particolarmente naturale; il messaggio di fiducia nell'unità tra persona e universo diventa più che un cenno. E' convincente. Dopo la solita premessa, "è-difficile-apportare-qualcosa-di-nuovo-in-questo-genere", resta solo da dire che i Dufresne non perdono il loro smalto, lo sguardo di chi ha contribuito, tra i primi, a diffondere in Italia un post-hardcore che fosse ibrido, potente e vicino all'anima. Ancora un successo, ancora coraggio, ancora applausi. Per i Dufresne è "nuova luce" dal consueto bagliore. - Troublezine


"DUFRESNE - AM:PM"

Siamo al terzo capitolo della saga Dufresne, che si affaccia alla seconda decade del millennio con 12 pezzi di rabbia allo stato puro. AM:PM è un album veloce, si ascolta di corsa, guardando e sentendo la strada sotto, dura e pura, spigolosa e sassosa.
Il gruppo vicentino rispetta e onora la propria tradizione evitando di storpiare una natura che per il momento non merita ancora di essere modificata nel nome di un’evoluzione sonora che, se non trattata coi guanti bianchi, a volte porta a disastri irrimediabili.

Si udivano voci circa un probabile rammollimento del gruppo, ma a giudicare dal brano di apertura “Keep This Party Going” possiamo smentire senz’ombra di dubbio queste indiscrezioni. L’inizio è la lettera d’intenti che manifesta subito la voglia di farlo suonare questo disco, al quale non si negano, oltre alle sonorità che sono tipiche dei Dufresne, aspre e corpose, esperimenti elettronici, come nel caso di “AM” o “PM”.
Il disco ci immerge nella giornata e scandisce le singole parti di essa con approccio analitico, tentando di darne una sonorità ai suoi diversi momenti. Una celebrazione acustica per ogni spazio di luce e per ogni tempo di buio che incontra a metà e alla fine del percorso due stacchi, partoriti dalla mente di Alessandro Costa, immaginifici che hanno la velleità di rendere patibile il momento del risveglio e del riposo.
Una chicca per gli appassionati è la partecipazione di un amico di vecchia data dei Dufresne, Andrew Neufeld, cantante dei Comeback Kid, che presta la sua voce a “While The City Sleeps”.

Francesco Casati - Outune


"DUFRESNE - AM:PM"

DUFRESNE
"AM:PM"
Wynona Records
2010
voto: 7,5
21/05/2010
Ad infarcire per bene questo 2010 musicale ci si mettono anche i Dufresne, con il loro terzo attesissimo album “AM:PM”. Carica e potenza non danno tregua all'ascoltatore che, traccia dopo traccia, si ritrova sempre più coinvolto dal ciclone dei Dufresne. “Keep This Party Going” rispecchia perfettamente lo stile deciso, violento e potente dei Dufresne. Trovano spazio chitarre pesantemente distorte ed una batteria precisa e tagliente. “Bagliori Nel Buio”, “Galaxy” e “L'Ultimo Sole” offrono un ottimo spaccato di italiano in questo album che, rispetto ai precedenti “Atlantic” e “Lovers”, risulta decisamente più maturo. Interessanti sono le tracce strumentali “AM” e “PM”, che costituiscono una sorta di pausa enfatica nell'ascolto. Ne è un esempio “L'Ultimo Sole”, preceduta da “PM”, che, se ascoltata subito dopo la precedente, ne risulta caricata nella potenza, nel suono e, soprattutto, nel testo. “Midnight”, musicalmente antitetica rispetto alla tracce precedenti, conclude questo terzo riuscitissimo capitolo musicale. In conclusione “AM:PM” è un ottimo album che denota una maggiore maturità della band e che lascia presagire ad un'evoluzione sempre in positivo. - Metallus


"DUFRESNE - AM:PM"

A due anni di distanza dall’ottimo “Lovers” i vicentini Dufresne sono arrivati ormai ad un punto fondamentale della loro già esaltante carriera: il terzo album è infatti quello che delinea i confini oltre i quali una band può spingersi, quello che in un certo senso traccia la strada che verrà seguita dalla stessa in futuro, ma soprattutto quello che può sancirne o meno la definitiva consacrazione.
Abbandonata la major Universal per la più indipendente Wynona Records, il quintetto nostrano dimostra sin dalle prime note di questo nuovo “AM:PM” di non aver certamente perso per strada la propria attitudine hardcore, sbattendoci in faccia un sound potente ed aggressivo ma al tempo stesso raffinato in alcune sue parti che più si addentrano in territori alternative-rock.
Le chitarre ruvide e taglienti sono ancora all’ordine del giorno come dimostra la travolgente opener “Keep This Party Going”, con il suo ritornello ipnotico stile Poison The Well, ma anche le ottime “Hourglass” e “While The City Sleep”, quest’ultima impreziosita dalla partecipazione di Andrew Neufeld dei Comeback Kid.
Come anticipato prima c’è spazio anche per soluzioni più melodiche e più “rock-oriented” nelle quali il gruppo dimostra una grande maturazione soprattutto in termini di versatilità riuscendo a dare vita a pezzi coinvolgenti come “Hi, Society”, “Bagliori nel Buio” oppure “Galaxy”, con un utilizzo intelligente sia della lingua inglese che di quella italiana.
Come nei dischi precedenti l’inserimento di tastiere e sampler riesce a valorizzare ancora di più le varie composizioni, che ne guadagnano in termini di compattezza ed intensità, aprendo spiragli verso nuovi orizzonti sonori di cui la conclusiva “Midnight” sembra quasi essere un’anticipazione, un brano che rappresenta una novità con le sue delicate atmosfere “deftoniane” e il suo forte impatto emotivo.
Credo non siano necessarie ulteriori parole per descrivere “AM:PM”, un disco grazie al quale i Dufresne mantengono intatto il loro status di band di punta della scena alternative italiana dimostrando, nonostante una già più che appurata crescita stilistica, di poter ancora regalarci grandi soddisfazioni e sorprese in futuro.

Autore: Whitelocust
Voto: 8 - Groove Box


"DUFRESNE - AM:PM"

Terzo album, terza casa discografica, ennesima evoluzione.
AM:PM è la nuova tappa a cui sono giunti i Dufresne, dopo sei anni di attività. Se Vicenza fosse negli US non ci sarebbe molta meraviglia nell'ascoltare queste 12 tracce,ma, per fortuna, Vicenza è in Italia e, allora, stupirsi è lecito dinanzi a cotanta bellezza. AM:PM è un lavoro che lascia senza fiato, provocando insieme dolore, eccitazione, dolcezza e rabbia.

Il nuovo disco parla due lingue, inglese ed italiano, ormai quasi un marchio di fabbrica della band. Questo è un grande pregio dei Dufresne che da anni dimostrano come sia possibile dare intensità alle canzoni usando liriche non banali in italiano. Il filo conduttore di questo nuovo lavoro si srotola attorno al tema della giornata, dall'alba al tramonto, 40 minuti che spazzano via ogni dubbio da chi pensava che i Dufresne si fossero rammolliti: Keep This Party Going ti prende per il bavero della camicia, ti guarda dritto negli occhi e mette in chiaro che le seguenti 11 tracce ti romperanno il culo.
È passato il giusto tempo da Lovers e i Dufresne hanno ritrovato una linfa nuova da cui attingere per comporre. Infatti, le strutture delle canzoni del disco sono varie, sia i brani più hardcore che quelli più melodici riescono a diffondere una carica micidiale. In questo lavoro i Dufresne hanno sfruttato molto di più l'impianto elettronico, le tastiere di Ale si aggiudicano due delle 12 tracce, intervalli strumentali che fanno prendere fiato.

AM:PM è stato registrato nei Raptors Studios, di proprietà del bassista Ciube con la co-produzione dello stesso Ciube e di Matt Hyde (Funeral for a Friend, Gallows, Slipknot). I due hanno lavorato molto bene, dando al disco uno spessore capace di riprodurre le sensazioni che i Dufresne trasmettono dal palco, che non è cosa da poco.
Il punto di forza dei Dufresne è la capacità di darti quello che vuoi in modo originale, in AM:PM sembra tutto così vergine ma già conosciuto. L'abilità di produrre un disco che ha il sapore di nu metal ma anche no, di hardcore ma anche no, di metalcore ma anche no. È quel genere inclassificabile, che non ha inventato niente di nuovo, che ha talmente tante ispirazioni che ricorda tutto ciò che c'è e c'è stato di positivo negli ultimi 20 anni di musica hardcore-metal.
Questo si chiama avere un proprio stile, questo si chiama Dufresne e, in particolare, AM:PM.

Lazyboy

***

I Dufresne in breve tempo hanno saputo ritagliarsi un considerevole spazio nel microcosmo del rock italiano. Con un irruento quanto folgorante debutto alle spalle e una parentesi (Lovers) di media levatura, questi dignitari dell'hardcore tornano dopo un periodo di due anni all'appuntamento della lunga distanza. E riescono a sorprendere di nuovo.
Meno algido del precedente disco, AM:PM ha un tiro spaventoso. Punto e a capo.

AM:PM è un disco più graffiante e meno plastificato da quella patina easy che avvolgeva Lovers. Inoltre l'amalgama sonoro è più solido e strutturato, c'è coesione e fluidità tra i pezzi, caratteristica che ha una grande valenza per il gruppo vicentino, che in quaranta minuti scolpisce un monumento heavy che da tempo si attendeva.
La prima Keep This Party Going dà il benvenuto e grida la necessità di essere sè stessi, di essere reali fino in fondo, alla faccia di chi veste maschere per nascondersi dalla propria meschinità.
Nonostante si avvicinino al taglio melodico, pop per certi versi, dei Saosin (Hi, Society ma anche Bagliori Nel Buio) i brani hanno una resa più esplosiva rispetto al recente passato. Anche i testi sembrano migliorati e meno influenzati dagli schematismi della canzone e del "suonare-bene-a-tutti-i-costi".

A dar man forte arriva nientemeno che Mr. Neufeld dei Comeback Kid che he presta la sua voce in While The City Sleeps, rendendo eccitante un brano che cresce e prende fuoco senza spegnersi mai e che va perfettamente a braccetto con una traccia più "classica" come Hourglass.
I Dufresne si esprimono al meglio della forma ed pubblicano il loro lavoro più completo, convincente e curato, dove addirittura anche i brevi intermezzi strumentali AM e PM sono necessari e piacevolissimi.
Chiude Midnight, un pezzo arioso e d'ampio respiro alla Deftones, che chiude anche la simbolica giornata nella vita dei Dufresne.
Una prova molto "americana", un gran disco che rilancia alla grande la band veneta nell'orbita aurea dei gruppi "core" di tutta europa e non solo.
Pollici su.

Marco Scaltriti - Hate Tv


"DUFRESNE - Am:pm"

Se volessimo redigere una classifica delle band che più di tutte stanno lasciando un segno nella scena screamo/alternative italiana, sicuramente i Dufresne sarebbero ai primissimi posti. Senza dubbio più in alto di gente come Linea 77, con cui possono per certi aspetti condividere alcune atmosfere, ma rispetto ai quali hanno senz'altro una marcia in più in termini di ispirazione e maturità espressiva, visto che il gruppo piemontese dopo esordi incoraggianti è andato perdendosi sulla strada di un rock annacquato e ripetitivo. I Dufresne invece no: loro alle chitarre ruvide ci tengono ancora - anche ora che hanno raggiunto un buon successo - ed anche in questo terzo album continuano a declinare certe sonorità tipiche d'oltreoceano (Deftones, Underoath, i nomi sono sempre quelli) con una verve ed una versatilità melodica tipicamente italiane. Certo, nel disco sono presenti veri e propri monumenti all'orecchiabilità quali "Bagliori Nel Buio" e "Galaxy" (peraltro ben riusciti), ma è anche vero che qua e là i Dufresne non hanno affatto paura di tirare fuori le unghie, come ben dimostrano le concitate "Keep This Party Going", "Hourglass" e "While The City Sleeps", quest'ultima alfiera anche di una "ospitata" di Andrew Neufeld, frontman degli hardcore heroes canadesi Comeback Kid. Melodia e linearità in abbondanza, dunque, ma anche un background hardcore/metal che non accenna affatto a volersene completamente andare. Forse il precedente "Lovers" aveva dalla sua un pizzico in più di varietà e una hit come "Alibi Party", che qui fatica un pochino a trovare una vera e propria sfidante, ma tutto sommato l'abilità della band nel maneggiare queste sonorità è sempre chiara e, inoltre, non va affatto sottovalutata la grande maturazione di Nicola Cerantola dietro al microfono, oggi molto più espressivo che in passato. Insomma, probabile che "AM:PM" diventi ben presto il cosiddetto "disco dell'estate" di molti. Dategli un ascolto.
Voto: 7.0 - Metal Italia


"“Am:Pm” di Dufresne"

Nei loro sei anni di esistenza i Dufresne hanno accumulato un curriculum spaventoso per un gruppo (ormai non più) underground. Support acts a gruppi come Underoath, Architects, Pleymo, From Autumn To Ashes, Since By Man, The Bled e i nostrani Linea 77, tour attraverso mezza europa, compresa l’ultima e turbolenta “campagna di Russia”, senza dimenticare i due album “Atlantic” e “Lovers”, quest’ultimo registrato negli Stati Uniti e pubblicato dalla Universal. Sei anni grandiosi in cui il quintetto vicentino ha saputo evolversi plasmando anno dopo anno la materia post hardcore che accompagna i Dufresne dai loro esordi.
Questo “Am:Pm” segna una svolta per il gruppo per due motivi: l’abbandono dell’Universal in favore della più piccola Wynona Records e, soprattutto, la definitiva maturazione del loro sound. I dodici pezzi che compongono il nuovo lavoro, infatti, segnano l’abbandono del post hardcore in favore di un alternative rock potente e compatto. Non preoccupatevi, il classico sound Dufresne c’è ancora, ma ha deciso di crescere verso qualcosa che non rimanesse chiuso in schemi ristretti. L’alchimia tra i musicisti ha raggiunto livelli mostruosi e le canzoni si amalgamano alla perfezione come non erano mai successo in precedenza, segno che l’esperienza accumulata in anni di tour ha iniziato a dare i suoi frutti. Le canzoni sono assalti all’arma bianca che mischiano sapientemente potenza e melodia, alternando il cantato inglese a quello italiano: “Keep This Party Going”, “While City Sleeps”, “Omega” si alternano a potenziali singoli come “Bagliori Nel Buio” e “L’Ultimo Sole”, passando per gli intermezzi elettronici (“Am”) e simil dubstep (“Pm”), fino all’ultima e dolce “Midnight”. Un lavoro che conferma ulteriormente il potenziale di un gruppo che meriterebbe un’esposizione ancora più grande di quella attuale. Un gruppo che meriterebbe rispetto solo per il fatto di essersi fatto il mazzo per anni, in barba a tutti i gruppettini che affollano il panorama alternative/underground nostrano. Questo “Am:Pm” è la miglior risposta a tutti quei detrattori che avevano messo in dubbio la bontà di questo gruppo: musica che vince su gossip e pettegolezzi assortiti. Certo è che il gruppo continuerà ad andare avanti per la propria strada, incurante di insinuazioni e commenti da bar.
Ah si quasi me ne dimenticavo: questo disco è candidato a diventare una delle migliori uscite del 2010 per quanto riguarda il panorama alternative nostrano. Chapeau. - Sound Magazine


Discography

2006 - Atlantic - V2 Records (IT / D / Uk / FR)
SIngles:
"Nexiest Luces" - (RockTv)
"Un Lungo Sacrificio" - (RockTv / MTV)
"Fashion Kille Romance" - (RockTv / MTV / ALL MUSIC)
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2008 - Lovers - Universal Music (IT)
SIngles:
"Alibi Party" - (RockTv / MTV / ALL MUSIC)
"Caffeine" - (RockTv / MTV / ALL MUSIC)
"Oltre La Pioggia" - (RockTv / MTV / ALL MUSIC)
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2010 - AM PM (Wynona Records - IT - AU - D - NL - JP)
SIngles:
"Keep This Party Going" - (RockTv / MTV / ALL MUSIC)

Photos

Bio

Dufresne was born six years ago from the union of Dominik (vocals), Zeno (drums), Ciube (bass and vocals), Luca (guitar) and Ale (keyboards and effects). The guys borrowed their name from the main character of “The Shawshank Redemption”, novel by Stephen King and cult-movie by Tim Robbins.

The band from Vicenza, Italy, takes it very seriously from the very beginning, by approaching record companies with a “demotape” that sounds more like a proper album, 12 songs sung in Italian produced by David Lenci (One Dimensional Man, Blonde Redhead, Steve Albini). On the live side, the five guys are just as strong, opening for bands such as From Autumn To Ashes, The Bled and Hell Is For Heroes amongst others. Sharing the stage with international outfits gives them the idea to hit the studio again and re-record six tracks in English with Darian Rundall (Pennywise, Yellowcard, Suicidal Tendencies), so to open a door towards foreign countries.

Finally the interest from labels arrive: in 2006 Dufresne signs with V2 Records and release their first album Atlantic, an explosive mixture of hardcore, metal, rock and electronic, each one contaminating and pervading each other. The lyrics are both in Italian and English. Atlantic is also released in France, Germany and, absolute rarity for an Italian band, the UK. In order to present their record the way they do it best, which means live on stage, Dufresne leaves immediately for a tour of Italy, France, Germany, Netherlands and England.

The following year the band finds itself with a contract with Universal, as consequence of some changes in between record companies. They hole up in the studio for a long pre-production after which they leave for the USA, where they get to spend three intense weeks at the Red Planet Studios in Richmond, Virginia, and record their new record with Andreas Magnusson (Spitfire, Black Dahlia Murder, The Agony Scene). Lovers comes out in 2008, a majestic and furious record, which “sounds as an American band with an European sensitivity”, to tell it in the producer’s words. Alienating, dark, freezing moods blend with melodic Deftones-like lines, while the use of electronic gets more apparent, coming to the surface from a magma of distortions, screams and grooves.

At the end of 2009, after a long series of changes which leads them to sign with Wynona Records, Dominik, Luca, Zeno, Ale and Ciube are ready to write the third chapter of their history. Alessandro (keyboards) has spent some time in Australia and gathered new ideas. Davide Zenorini (Zeno) and Luca Dal Lago (guitar) have continued to improve their technique and play as hard as hell every time they could. Nicola Cerantola (Dominik) has been working on new artworks, not forgetting to scream louder and louder into the mic. The bass player Matteo Tabacco (Ciube) has started a new side-job as producer and has set his own studio called “Raptor”. It is in this studio that the guys start to work together, soon turning out with a bunch of new songs which all deal with the concept of day and night. The choice of the title AM:PM comes very natural. The co-producer is once again an exceptional guest, Matt Hyde. AM:PM will be out on May 18th, a more “adult”, more rock-oriented record, but sure not a less powerful one. A nice Italian story goes on.