Fiaba
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Fiaba

Siracusa, Sicily, Italy | INDIE

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"Progressor (in English) 2004"


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Fiaba (Italy) - 2001 - "Lo Sgabello del Rospo"
(38 min, 'RCI')



TRACK LIST:

1. Scene-1 5:35
2. Scene-2 3:23
3. Scene-3 2:21
4. Scene-4 2:39
5. Scene-5 2:47
6. Scene-6 6:33
7. Scene-7 3:08
8. Scene-8 8:06

All music: by Rubino. Arrangements: Fiaba.
Libretto: Rubino & Brancato.

LINE-UP:

Giuseppe Brancato - vocals
Bruno Rubino - drums
Massimo Catena - guitar
Carlo Bonfiglio - guitar
Giuseppe Capodieci - bass

With:

Ega - female vocals
Slavio Fichera - narration

Prolusion. FIABA is the Italian band led, grotesquely speaking:-), by the drumming composer Bruno Rubino and the singing poet Giuseppe Brancato. At the moment, there are the DVD "I Sogni di Marzia" and three CDs in their discography: "XII L'appiccato", "Il Capello a Tre Punte" and "Lo Sgabello del Rospo", both of the latter of which were released by Lizard Records. The hero of this review is the latter, and although all the contents of the CD booklet are in Italian, it's understandable that this is a concept album-story with several characters in the play.

Synopsis. There are two main heroes, Pauro & Gebbia, and several additional personages in this eight-scene story. A guest female vocalist Ega plays the role of Gebbia, although she takes the lead on par with Giuseppe only in two Scenes, both of which, 2 & 6, are the only tracks here that are free of any heaviness and are about a blend of guitar Art-Rock and Opera. Giuseppe is Pauro, but not only. Just a fantastically gifted operatic chameleon-singer with a huge voice diapason, he performs all the male parts, sole and polyphonic, too, such as the choir of "crepuscular guardians" (the latter being repeatedly overdubbed, of course), equally at ease taking the high and low notes, being very convincing when singing tragically or comically or any other way either, depending on the personage. Generally, this album is an opera above all and is a real opera despite the fact that the instrumental arrangements are from another story altogether and, excluding those on the aforementioned two tracks, represent a rather harsh Prog-Metal with elements of guitar Art-Rock and some folk music. Just like in the case of Nightwish's latest >album, this music is of a moderate complexity on average, but all the tracks, without exception, are original and have no relation to neo, not in the least. Most of the songs begin with slow passages of semi-acoustic guitar, while the further arrangements are almost exclusively intricate and intensive. Nevertheless, the amazing Giuseppe is the main hero in this show and is the central moving force in it. His multifaceted vocals are exceptionally impressive and always remain warm and heartfelt, regardless of the character he sings for at the moment. I'll even dare to say that this singer does many of the most significant soloing parts on the album. In other words, I understand that I will hardly be able to properly clue you up about the most specific and curious aspects of this work. You have to hear it to comprehend how the music, which is predominantly vocal-based, can be both highly attractive and progressive.

Conclusion. Since the participation of a female singer on Fiaba's "Lo Sgabello del Rospo" is insignificant rather than vice versa, I feel free to say that this is one of the best one-man Prog-Metal operas that I've ever heard, and for example, I like it much better than any of those (four in all) by Savatage. Recommended like most of the CDs I have reviewed for this update.

VM: October 18, 2004

Related Links:

Lizard Records
Mylodon Records
- Progressor


"Movimenti prog"

e: FIABA
Titolo album: DVD - I sogni di Marzia
Nazionalità: Italia
Etichetta: PC Film
Anno di pubblicazione: 2002

Voto medio: (7.5)
Recensito da Donato Zoppo
il primo DVD dei grandi Fiaba: imperdibile (Vers. stampabile )
Insuperabili alchimisti di musica e immagini, i siciliani Fiaba scelgono di utilizzare l’efficace mezzo del videoclip per materializzare la loro proposta musicale. E’ un’idea saggia: gli effetti del loro approccio teatrale e fantasioso non possono essere lasciati alla sole rappresentazioni mentali dell’ascoltatore.

E così – nel 2002 – con l’aiuto del regista e produttore Pierluigi Cavarra, i cinque lavorano al video del loro brano più rappresentativo, ovvero “I sogni di Marzia”, vera perla di quell’ottimo e insuperato album d’esordio, “XII L’appiccato”. Il lungo brano, vera e propria mini opera rock, si presta meglio di altri alla rappresentazione, sia per la divisione in vari episodi che per la presenza di più personaggi.

“I sogni di Marzia” sintetizza bene l’atteggiamento del gruppo ai suoi esordi, una concezione del suono che si è un po’ smarrita nel corso degli anni e nei successivi dischi. Un progressive davvero “sui generis”, a cavallo tra hard rock, folk progressivo, teatralità, melodia ed esoterismo, che rivive magistralmente nel lungo video, con costumi e ambientazioni tenebrose e magiche.
Il vocalist Giuseppe Brancato – con il fido cappello a tre punte, emblema del gruppo – si lancia in un’interpretazione formidabile, da istrionico affabulatore; il gruppo è alle sue spalle nei passaggi più corali dell’opera.

Ricordiamo che la seconda parte del DVD è dedicata al “making of” della clip: il batterista Bruno Rubino spiega l’impianto del brano e analizza il profondo simbolismo (il sonno e i sogni, le fate, il bosco) mutuato dai Tarocchi, dal folklore mediterraneo e anche nordeuropeo.
Nel mostrare il faticoso lavoro compiuto dallo staff, i Fiaba si confermano un prodigioso laboratorio di fantasia.

Per ulteriori dettagli:
http://www.fiabaweb.com - Fiaba
http://www.pcfilmonline.com - PC Film
I nostri voti:
(clicca sul nome di un recensore per visualizzarne il profilo)
Donato Zoppo: (8)
Matteo Strada: (7) - Movimenti Prog


"ROCK IMPRESSION 2"


FIABA - I Racconti del Giullare Cantore
PCFilm Production / Ma.Ra.Cash
Distribuzione italiana: ?
Genere: Prog Metal Medioevale
2005
Si fa presto a dire heavy metal medievale, termine che a volte viene anche abusato, ma com’è veramente? Credo che i Fiaba rispondano pienamente a questa domanda, il loro stile inconfondibile si rifà infatti alla musica medievale con un occhio di riguardo per la tradizione dei cantastorie.

La saga dei Siracusani Fiaba ha una lunga tradizione iniziata nel ’91, con tre album pubblicati prima di questo nuovo e un mini, I Sogni di Marzia”, accompagnato da un dvd. Anche a questo cd è associato un dvd con il video di “Angelica e il Folletto del Salice” e mostra una nuova tendenza del gruppo che ha deciso di rendere “visibili” le proprie magie sonore, attitudine molto lodevole. Non ho visto il dvd precedente, ma quello associato a questo nuovo album è davvero gradevole e ben realizzato.

Chi ha già incontrato i Fiaba in precedenza sa già a cosa va incontro, questo nuovo album si inserisce perfettamente nella discografia di questi stravaganti musicisti, mentre è molto più complicato spiegare agli altri cosa propongono i Fiaba senza cadere in luoghi comuni o banalità. La base musicale è costituita da un heavy metal tecnico venato da influenze prog e condito di forti tinte epiche e teatrali, mentre il cantato è molto melodrammatico, classico, un’unione insolita ed originale che mette subito in evidenza il gruppo. Non è però una proposta facile e si può restare disorientati di fronte a questa proposta impegnativa. I testi poi si ispirano alla letteratura medioevale con abbondanza di riferimenti e simboli, non è sempre scorrevole e a volte si fatica a seguire questa proposta, ma il fascino è indiscutibile.

Di fronte ai Fiaba le possibilità sono due: o li si ama o li si odia, ma comunque penso sia doveroso il rispetto per una proposta assolutamente originale e innovativa. Poi se ci si lascia conquistare dalle storie immaginifiche del gruppo si ha la possibilità di fare un grande viaggio nel tempo, io ho già fatto le valigie! GB

---

Sarebbe riduttivo relegare il merito di un disco solamente al suo “cantore”, infatti così non è. Consentitemi comunque di spendere qualche parola in più per Giuseppe Brancato, autore di una interpretazione sopra le righe, la sua bellissima voce dona una magia aggiuntiva a tutto il cd.

Con questo i siciliani raggiungono il traguardo del quarto lavoro in studio, dopo l’ottimo “Lo Sgabello Del Rospo”. L’Heavy Metal medievale prosegue il suo cammino, o per meglio dire la sua evoluzione. Non c’è nulla da fare, i Fiaba sono maestri indiscussi nel campo, le loro danze antiche ci narrano di mondi fiabeschi pieni di folletti, streghe, principi e quant’altro è (appunto) fiaba. L’approccio con il loro mondo è quantomeno ammaliante, pur non essendo noi avvezzi a certe sonorità, il quintetto siculo riesce comunque a catturare la nostra attenzione. La sezione ritmica composta da Giuseppe Capodieci al basso a dal bravo Bruno Rubino è di quelle che sanno il fatto loro. L’apporto Heavy ovviamente viene dato dalle chitarre di Carlo Bonfiglio e Massimo Catena. Il cd in questione allega il videoclip di “Angelica E Il Folletto Del Salice” in supporto DVD, un singolo divertente per un video dalla riuscita veramente professionale.

Il disco comincia proprio con questo brano, il cammino nel racconto del giullare cantore non poteva prendere sentiero migliore. Questa è una nenia Rock che proviene dal medioevo e la musica che scaturisce dalle nostre casse ci fa fare uno sbalzo temporale-virtuale. E’ un mondo davvero magico, le danze pagane si susseguono e l’ottima “Nipote Di Strega” è una di quelle che non si lascia dimenticare facilmente.

Tutto il cd è in sintonia, se poi aggiungiamo un boocklet curato con tanto di testi e foto allora non possiamo fare altro che applaudire a piene mani. Avete voglia di evadere da questo assurdo mondo frenetico? Anche se siete adulti fatevi raccontare una bella Fiaba! MS - ROCK IMPRESSION


"truemetal 2"


Il Cappello A Tre Punte
Fiaba
1996, Pick Up Records
Prog Rock
Pubblicata in data: 10/05/2007

Fiaba: mai nome fu più azzeccato per questa band siciliana. Nati nel 1991 a Siracusa per volere di Bruno Rubino, il batterista e l’autore dei brani del gruppo, i Fiaba propongono un rock progressivo davvero particolare, che concilia inserti folk, medievali e popolari con un rock energico e trascinante.
L'esordio dei fiaba avviene nel 1994 con il disco XII- L'Appiccato, pubblicato grazie al contratto con la Mellow Records firmato un anno prima, con cui il quintetto nostrano esibisce fin da subito eccezionali qualità artistiche. Se l'album di esordio raccoglie i primi apprezzamenti ed interessi da parte degli appassionati, il secondo passo dei fiaba non fa altro che continuare ed accentuare questa tendenza, consacrando il gruppo e raccogliendo reazioni entusiaste per il loro secondo disco: è il 1996 e sotto la nuova casa discografica Pick Up records fresca di contratto viene pubblicato Il Cappello a Tre Punte.
Rispetto al precedente XII- L'Appiccato, Il Cappello a Tre Punte porta alcune innovazioni all'interno delle partiture delle canzoni, abbandonando in parte il minimalismo ed i suoni scarni degli esordi in favore di soluzioni più elaborate, lasciando spazio ad intrecci e sovrapposizioni di linee strumentali, semplici solamente in apparenza. Vengono inoltre scelte strutture più incisive, quasi "marziali", dando spazio a fraseggi ritmici ripetuti, di grande effetto nell'accompagnare il cantato quasi recitato di Giuseppe Brancato. Il risultato di tutto questo è particolarmente evidente all'interno di brani come La Profezia, dove lo stesso riff portante è riutilizzato con piccole varianti durante quasi tutta la durata della canzone, affidando alla recitazione della voce il difficile ma ben riuscito compito di mantenere viva la scena.
Se un indurimento del suono appare subito evidente dalle prime note del disco, altrettanto evidente è il legame con XX- L'appiccato per quanto riguarda l'utilizzo della formula fiaba-canzone, sapientemente condita da una spiccata e tagliente ironia e da una grande voglia di mettersi in gioco.
Un'altra curiosità per un gruppo che fa della leggerezza della melodia uno dei suoni punti-cardine è la decisione volontaria di non inserire tastiere all'interno delle partiture. Questa scelta in apparenza insolita fa sì che il difficile compito di dare agilità e scioltezza alla composizione finale venga affidato completamente agli altri strumenti, specialmente alle chitarre, che assolvono al meglio questo compito, rendendo una volta in più i fiaba più unici che rari.
Come già anticipato dal nome stesso della band, la protagonista principale delle dieci tracce del disco è la fiaba, cantata, recitata, declamata dal cantante Giuseppe Brancato. I protagonisti delle dieci canzoni-fiaba che compongono il disco narrano la storia dei più disparati soggetti: mostri, giganti, draghi, folletti, "omini", uomini ed animali; tutti rigorosamente provenienti dal mondo della fantasia e spesso in contatto tra loro, dove gli animali hanno attitudini e comportamenti quasi umani come le rane "modeste" vittime di un destino beffardo de La Rana Affogata (morte di Ranero), gli omini de I Cento Stivali che aiutano il calzolaio in difficoltà, i mostri dotati di sentimenti umani segregati da uomini che diventano mostri a causa del loro agire in Turpino Il Mostro.
Le atmosfere spesso giocose, allegre e gli argomenti trattati lontano della realtà sembrano tali solo in apparenza. Il mezzo semplice e quasi spensierato della fiaba nasconde al suo interno diversi significati più profondi che, dopo una semplice riflessione, non faticano certo a ritrovare una corrispondenza attuale. I temi affrontati come l'esclusione del diverso come avviene ne L'Omino di Latta, dove la differenza è oggetto di morbosa curiosità o la storia di Turpino il Mostro, isolato e rinchiuso a causa del suo aspetto; la paura delle cose sconosciute e del potente, ai cui ordini si ubbidisce anche se genera problemi di moralità e rimorsi di coscienza, come avviene in Hanno Ucciso il Drago o l'abuso del potere del potente come raccontato ne I Cento Stivali altro non sono che una trasposizione dell'attuale realtà.
In ultima analisi, il punto maggiore di forza dei fiaba sta proprio in questo giusto equilibrio tra testi-allegoria, musica e semplicità espressiva, che rende il gruppo potenzialmente apprezzabile anche da parte di un pubblico non di nicchia, non necessariamente avvezzo a sonorità prog rock eccessivamente complicate; il merito dei fiaba è quello di essersi evoluti nello stile senza sacrificare o rendere difficile all'ascolto la melodia.
La prima stampa del Il Cappello a Tre Punte risale al 1996 sotto l'etichetta Lizard Records, un'etichetta indipendente che inizialmente si appoggiava alla Pick Up Records di Bassano del Grappa, prima di rendersi autonoma nel 1998. La seconda ristampa del disco è della Pcfilm e risale al 2004.
Silvia "VentoGrigio" Graziola

Fomazione:

Giuseppe Brancato: Voce
Salvatore Salice: Chitarra Elettrica e Acustica
Bruno Rubino: Batteria, Cori
Cosimo Franchino: Basso
Antonio Arcidiacono: Chitarra Elettrica e Acustica, Cori.

Tracklist:

01: L'Omino Di Latta
02: Turpino Il Mostro
03: Il Cappello A Tre Punte
04: La Rana Affogata (Morte di Ranerò)
05: Il Segreto Dei Giganti
06: La Profezia
07: Il Passo Della Gallina
08: I Cento Stivali
09: Hanno Ammazzato Il Drago
10: Scerinnath Il Fiore Delle Bugie - Truemetal


"truemetal 3"



I racconti del giullare cantore
Fiaba
2005, PC Film
Prog Rock
Pubblicata in data: 22/05/2005

Dall'immaginario epico-medieval-favolistico che è da sempre il marchio di fabbrica della band siracusana nasce questo nuovo lavoro che ne sancisce la consacrazione - almeno a livello di culto - compositiva, in precedenza già su vette altissime con Lo Sgabello del Rospo, capolavoro ingiustamente rimasto nell'underground e tuttora diffuso e apprezzato solo da veri appassionati del genere o addetti ai lavori.

L'impronta sonora dei Fiaba si è andata modificando negli anni, da quel lontano 1994, anno in cui esordivano con il rarissimo XII - L'appiccato, grazie ad una maturazione compositiva, oltre ad aver guadagnato la malizia commerciale e alla migliore qualità di registrazione che la PC Film, etichetta indipendente che segue la band, è stata in grado di assicurare.
"I racconti del giullare cantore" propone in maniera debordante, fin dal titolo, l'attitudine folk-narrativa a tinte fantasy dei Fiaba, fautrice di suggerimenti onirici, ma orgogliosamente aggrappata alla tradizione popolare e musicale italica, in particolare con particolare attenzione alla propria terra - la Sicilia - da sempre fucina di talenti in materia progressiva.
I riferimenti a certi "etnicismi" musicali quali saltarelli e ballate sono innegabili, e vengono drammatizzati e teatralizzati dal cantato istrionico di Giuseppe Brancato, che qui abbandona ogni "sbavatura" in termini di aggressività (l'avevamo addirittura sentito stridere e ruggire nelle produzioni precedenti), concentrando tutto il pathos sul lirismo della sua voce, a giustificare quell'ammiccamento "pop" cui sopra si accennava, intenzione evidente fin dalla opener "Angelica e il Folletto del Salice", che scopre subito le carte, candidandosi a singolo strappaconsensi (non a caso è anche il videoclip allegato alle edizioni limitate che consiglio di accaparrarsi), in cui le armonizzazioni mai invadenti contribuiscono a creare un clima di epicità e drammaticità che forse era mancato in alcuni frangenti.
In un certo senso potremmo parlare di un "ritorno" al passato, dal momento che il secondo album, Il Cappello A Tre Punte, del 1996, aveva già fatto registrare una sterzata verso la melodicità drammatica e teatrale rispetto all'esordio. Dal punto di vista degli arrangiamenti, tuttavia, è con il nuovo album che i Fiaba possono esaltarsi ed esaltare, con l'unico "cruccio" (se di cruccio si tratta) di aver abbandonato quasi del tutto certi dinamismi e certe serrature tipicamente metal, anche se la straripante evocatività consente di affrontare episodi più oscuri come "Il Crocchiaossa", dal mood quasi doom e i lirismi necrologici, forse l'apice rappresentativo del legame dei nostri alla tradizione leggendario-misteriosa, anch'essa tutta poplare, toccata anche con "Nipote di Strega" e "Arriva lo Spazzacamino".

Il resto è tutto da scoprire, dall'arrogante "Le pere dell'Orco" alla dirompente "La Caccia", passando per i due scherzi "Ho visto uno gnomo", le amare "La fuga dell'elfo", "I sogni nel sacchetto", "La gemma nel pozzo", la mini-suite "Il luccio della fontana", tutti i brani rasentano la perfezione, e nascondono - cosa volete di più - allegorie d'attualità che vi invito a cercare nei testi (tutti rigorosamente scritti a mano con pennino nel bel booklet a corredo) del batterista, il mastermind Bruno Rubino, la cui creatività lirico-compositiva non sembra arrestarsi: è già in preparazione un singolo, "Il Lustrastelle", ispirato a un racconto di Claude Clement, ma questa, è un'altra Fiaba...

Tracklist:

Angelica e il folletto del salice
Nipote di strega
La fuga dell'elfo
Ho visto uno gnomo pt.1
La caccia
Arriva lo spazzacamino
Le pere dell'orco
I sogni nel sacchetto
Il crocchiaossa
La gemma nel pozzo
Il luccio della fontana
Ho visto uno gnomo pt.2 - truemetal


"truemetal"


Lo Sgabello del Rospo
Fiaba
2001, Lizard
Prog Rock
Pubblicata in data: 11/11/2004
Parecchio tempo fa -e me ne scuso- un caro amico mi passa questo dischetto chiedendomi di fargli sapere cosa me ne pare. Confesso che non mi é stato facile analizzare questo disco in quanto esce parecchio dagli schemi; assembla diversi stili molto differenti tra loro e ne fa una propria interpretazione che a primo ascolto lascia abbastanza spiazzati. Ma siccome tra i miei mille difetti non c'é il pregiudizio o la chiusura mentale (e tanto meno mi interessa se i musicisti in questione hanno frequentato o meno il Conservatorio - vedi "analfabeti" quali Allan Holdsworth, etc.), dal secondo ascolto sono riuscito a calarmi nel disco ed apprezzarne le numerose qualità.

Gli stili miscelati di cui dicevo sono il rock progressivo tradizionale italiano degli anni '70 e il prog-metal USA della prima metà degli anni '80. In particolare la voce, vuoi per i testi in italiano, vuoi per quella liricità di cui Alberto Piras (Deus Ex-Machina) é il nostro più prestigioso alfiere, ci fa riassaporare quelle atmosfere che quasi morirono con Demetrio Stratos. Chitarre e batteria invece potrebbero onorevolmente collocarsi nel prog-metal americano che molto si presta a divagazioni epic e rock. Anche la scelta delle progressioni armoniche e l'utilizzo degli accordi é fortemente ita-prog-'70, ma ad ogni dove spunta l'arpeggio alla De Garmo o la ritmica di batteria tipicamente USA '80. Ma siccome le sorprese non finiscono qui, durante l'ascolto si scoprono dei preziosi passaggi "etnici" con tanto di rivisitazione di sonorità mediterranee tipo Taranta e affini. Come i Fiaba siano riusciti a coniugare questi elementi in teoria antitetici lo sanno solo loro, quello che conta é che il risultato finale sia di ottima qualità.

Mantenendo fede al proprio nome i Fiaba raccontano una storia, la storia di un "viandante" che addentratosi in un bosco consuma un fungo allucinogeno che lo porta a visioni e atti di svariato tipo. Senza approfondire la narrazione della storia -già ben rappresentata nel lavoro stesso- una nota di lode é dovuta alla stesura del "concept", ai suoi risvolti letterari, poetici, a tratti politici, e soprattutto all'efficace utilizzo della lingua italiana in un ambito musicale non facile. L'utilizzo linguistico richiama alla lontana il miglior Branduardi, che come menestrello é sicuramente un maestro. I testi delle canzoni sono quindi dialoghi tra i protagonisti e i vari "prestatori d'opera" offrono un'ottima performance sia come esecuzione che come interpretazione. E' naturale che in un siffatto lavoro maggiore cura sia stata prestata alla voce, che infatti si presenta bella "davanti" mettendo in mostra la pregevole intonazione, interpretazione, la dovuta mascolinità e quella liricità sopra citata che (anche se proprio non rientra nei miei gusti) assume un ruolo assolutamente primario e lo svolge con dovizia. Belle anche le seconde voci sui cori che non propongono mai la ritrita formula 3a-5a ma poggiano su armonizzazioni ben più ricercate e di difficile esecuzione (molto alla lontana un po' alla Queen delle sperimentazioni polifoniche vocali, gli Yes del medio periodo). Gli strumenti se la cavano egregiamente in tutte le varie e numerosissime situazioni, le parti di ogni strumento sono concepite con oculatezza ed efficacia pur non essendo di funambolico livello tecnico. Mancano delle parti soliste di spessore che invece arricchirebbero parecchio il lavoro ma questo é anche spiegabile con la funzione che la parte strumentale svolge al servizio della storia e delle linee vocali. Belle le divisioni ritmiche e i pattern di basso e batteria su cui le chitarre possono poggiare spaziando in territori ritmico-armonici che conferiscono ai brani quella profondità tipica del rock progressivo. Belli anche arrangiamenti e "varianti" che dimostrano una consolidata maturità compositiva. La produzione (intesa come concezione dell'utilizzo e del posizionamento degli strumenti in tutte le parti che compongono il disco) é ben congegnata e si manifesta ulteriormente nei periodi "etnici" di cui sopra. Per contro, i suoni non sono all'altezza del disco e non rendono la giusta veste sonora ad un lavoro che avrebbe potuto fare un salto in avanti incrementando il livello qualitativo dell'insieme e di ogni strumento. A ciò fa eccezione la voce/le voci che -contrariamente alla maggior parte delle attuali produzioni italiche- sono state curate con perizia e perciò evidenziano un sensibile "stacco" dagli strumenti.

Il disco va ascoltato come un solo brano con la narrazione di una storia che vive di vita propria. Non mi sento pertanto di cimentarmi nella descrizione di ogni singolo brano perché sarebbe come "spezzettare" una rappresentazione teatrale - perché di tale si tratta. Il lavoro é infatti diviso in "scene" come atti di una commedia, o di un'opera, in cui l'alternanza delle situazioni musicali seguono lo sviluppo della vicenda. Pertanto troviamo parti mid-tempo, lente, frazionate, puramente descrittive, d'ambientazione, oscure, luminose e via dicendo. Il tutto, sempre condito dalla richiesta teatralità e da una dose di follia che fa pensare che il fungo se lo siano mangiato loro anziché il suddetto "viandante".

La grafica é abbastanza scarna, a pari costo avrebbe potuto essere curata molto di più con un risultato che avrebbe fatto fare un salto in avanti al disco (vedi simile appunto riferito ai suoni). A parte l'immagine di copertina, tutto il resto evidenzia una certa fretta nella realizzazione che al contrario avrebbe presentato l'opera come tale e non semplicemente come "un disco di un gruppo italiano". Benché valga il concetto secondo cui il contenuto ha un valore che trascende l'involucro e ciò che lo circonda, questo gruppo dal grande talento potrebbe completare il proprio profilo artistico attribuendo ai "dettagli" l'importanza che, a mio modesto avviso, li potrebbe portare ad un livello di diffusione ben più elevato. Menata finale: l'interminabile ghost-track che reca alla conclusione della vicenda - da evitare.

Come indicato sul CD, il prodotto é distribuito da Audioglobe, pertanto dovrebbe essere reperibile nei principali punti vendita e tramite i noti mail-orders. Personalmente ne consiglio vivamente l'acquisto a chiunque cerchi nella musica qualcosa di diverso e di qualitativamente valido sia dal punto di vista musicale che intellettuale, pertanto ne sconsiglio l'avvicinamento a chi ascolta roba tipo Sonata Arctica e capelloni biondi scandinavi di tale fatta. Supportiamo i gruppi italiani di qualsiasi genere musicale che propongono lavori validi e di qualità, lo meritano, e i Fiaba sono tra questi. - Truemetal


"ROCK IMPRESSION"

FIABA - Lo Sgabello del Rospo
Lizard Records
I Fiaba con questo nuovo album ci regalano un'opera composta nel lontano '95 un lavoro visionario e immaginifico di altissimo spessore, ma talvolta anche di difficile lettura.

Il disco narra la storia di Pauro, un viandante medioevale che, tornando a casa si smarrisce nel bosco e cade vittima di un incantesimo operato da due streghe. Grazie ad una pozione può entrare nel fatato regno dei rospi e qui inizia un'avvincente avventura popolata da personaggi misteriosi e oscuri, da animali che si spogliano della loro veste naturale e che assumono ruoli simbolici, metafore delle nostre paure, il risultato finale è un concept onirico degno delle grandi opere di letteratura fantasy.

Un prodotto dal grande valore culturale, i testi sono da leggere come un libro e possiedono una forza evocativa piacevole e sorprendente, mentre le musiche sono complesse e articolate e rievocano le sfuriate oniriche dei King Crimson e di un certo prog ruvido e scomodo, adatto ad una storia inquieta ed inquietante. Le musiche sono strettamente associate ai testi e viceversa e il disco non può essere compreso nel suo valore senza tenere presente questa stretta relazione. In questo senso avrei preferito l'utilizzo di musiche più varie, di inserti dal sapore celtico o folk e di un suono meno metallico delle chitarre, come ad esempio si sente nella quinta traccia, una tarantella metallica sorretta da una chitarra stridente, ma è questione di gusto perché i brani sono molto ben suonati.

La parte del leone la fa il batterista Bruno Rubino che ha composto tutte le musiche e parte dei testi e si dimostra un artista completo, oltre a dimostrare di possedere un'abilità tecnica mostruosa, esaltata da ritmi e controtempi mozzafiato, molto d'effetto. Il cantante Giuseppe Brancato è il coautore dei testi e ha un'impostazione classica e recitativa piuttosto insolita e originale, ricca di pathos, che conferisce spessore e vigore alla complessità dei testi.

Un disco unico nel suo genere, un capolavoro che dimostra, se ce ne fosse bisogno, che la musica italiana è di altissima qualità e che non ha nulla da invidiare alle produzioni straniere, spesso prive di contenuti culturali di valore. Un disco che racchiude più di un motivo per farsi amare. GB
- ROCK IMPRESSION


"MUSICA FOLLIA"

FIABA ‘Lo sgabello del rospo’ (Lizard/Audioglobe)

Sembra dettato proprio dal loro nome, ma questo terzo album dei siciliani Fiaba ha un che di magico. Non sarà facile accettarlo per gli amanti del classico rock, ma se avrete la pazienza di ascoltarlo in assoluto relax troverete delle sfumature di gran classe che poche band oggi come oggi hanno il coraggio di proporre. Ci vuole coraggio, ma bisogna appoggiare con determinazione le band che suonano per l’arte e non per le vendite. MAX B.
- Musicafollia


"Arlequins 93-2001"

ARLEQUINS numero 9 2001



Fiaba “Lo sgabello del rospo”(Lizard/Audioglobe)



Traversie di vario tipo avevano sin qui impedito l’uscita di quest’opera terza della valorosa band siracusana. Ed è stato proprio un grosso peccato: “Lo sgabello del rospo” è indiscutibilmente un lavoro importante, certo il più elaborato ed ambizioso fra quelli partoriti da Bruno Rubino e soci. La definizione di Branduardi servito in salsa metal, adottata per comodità in passato, comincia ora ad andar stretta, dal momento che ci troviamo di fronte ad un vero concept nella più pura tradizione prog, una favola allegorica che parla di funghi e di rane, musicalmente risolta con un’unica suite al cui interno sai ha la periodica reiterazione di diversi temi. La propensione teatrale, da sempre una peculiarità dei Nostri, risulta accentuata dalla struttura dialogica stessa del concept, ed il vocalist Brancato, oltre a districarsi fra allitterazioni ed onomatopee, si cimenta con equilibrismi degni dei Deus Ex Machina. Tensioni e distensioni si succedono agili e piacevoli, ed alcuni parossistici riffs di chitarra, uniti alla fantasiosa batteria di Rubino, sanno emozionare nel profondo. Sussiste il pericolo che per i true-metallers il disco suoni troppo intricato, mentre i fans del prog potrebbero eccepire qualcosa sul contenuto un po’ scarno a livello timbrico (unico strumento non ritmico è infatti la chitarra), ma mai come in questo caso spero di essere cattivo profeta.



FRANCESCO FABBRI


ARLEQUINS giugno 1997



Fiaba – Aria Palea

Falzè di Trevignano 12/04/1997



L’auditorium di Falzè di Trevignano ha ospitato due fra i più originali insiemi che la scena prog nazionale possa vantare: Fiaba e Aria Palea. Alla combriccola di Siracusa (alla sua prima “continentale”) spetta l’onore dell’apertura, ed i bislacchi menestrelli di Bruno Rubino, nonostante una fastidiosa indisposizione che certo non ha giovato al buon Giuseppe Brancato impedendogli di esibirsi al meglio, ed una impressionante sequela di inconvenienti tecnici che ha infierito implacabile nel corso della loro esibizione, hanno saputo offrire uno spettacolo degno della fama che li precedeva.

Ecco così le bizzarre filastrocche, innestate sulla consueta e sferzante base metallica esaltata dalla dimensione live, rese con maestria e piglio deciso dai musici che certo non si sono risparmiati. Di seguito i salentini Aria Palea, gruppo che ha saputo conquistare in breve tempoil favore degli appassionati, grazie alla maturità indiscutibile della propria proposta musicale, colta eppur così vicina alla terra di appartenenza. E le cangianti sfumature create da lunghe sfuriate strumentali, dimostrazione d’ineccepibile padronanza tecnica, alternate a pause più meditate ove emerge un gusto per la ricerca melodica peculiare, hanno vieppiù evidenziato il loro talento. Gli intervenuti, nella maggior parte assai attenti e partecipi, pur se non numerosissimi, hanno decretato il successo di un’ iniziativa lodevole, premiando così i solerti organizzatori.



ADRIANO MOSCHIONI


ARLEQUINS marzo 1993



FIABA: “l’appiccato”(demo) / “I sogni di Marzia”(demo)



A parte l’aver conquistato il cuore della mia amata Lorella, la scoperta e quindi l’ascolto di queste due cassette dei Fiaba ha certamente rappresentato, per me, uno degli avvenimenti più esaltanti degli ultimi tempi. Il gruppo proviene da Siracusa, e forse mai come in questo caso l’isolamento dalla scena musicale “che conta” non penalizza né mortifica l’afflato creativo, ma al contrario ne sublima intenti ed originalità. Difatti per i Fiaba non è realmente facile trovare dei numi ispiratori e riferimenti precisi; immaginatevi tuttavia (se vi riesce) Angelo Branduardi in un contesto heavy metal e non sarete lontani dalla realtà! La struttura di base dei Fiaba è dunque quella tipica dei cantastorie, ma inusuale è l’arcigno menestrellare del vocalist Giuseppe Brancato, molto a suo agio nei frangenti teatrali, così come sorprende la policromia chitarristica di Andrea Quartarone, che spazia da momenti acustici e sonorità da cornamusa a durissimi attacchi hard.

Riconoscibile il massacrante lavoro di batteria del leader Bruno Rubino, per un sound complesso che talvolta guarda il sole, talaltra si insinua nell’oscurità delle foreste.

Tra i due demos, impeccabilmente confezionati, “I sogni di Marzia” si fa preferire per maturità e convinzione e per un’accresciuta intensità interpretativa, ad ogni modo fateli vostri entrambi.

Fiaba: una band davvero intrigante, “per tutti gli esseri che abitano i boschi”.



FRANCESCO FABBRI - Arlequins


"Arlequins 96"

Il cappello a tre punte Lizard 1996 ITA

La commistione tra folk e metal rappresenta indubbiamente un insolito ibrido capace di suscitare un grande fascino emotivo. Alludo per esempio - pur con le ovvie e talora profonde differenze, dovute alle varie tematiche popolari affrontate - ai prolifici inglesi Skyclad, agli svizzeri Xerxes, ai norvegesi Storm; in Italia abbiamo gli Eridania ma soprattutto questi geniali FIABA, all'opera seconda dopo l'eccellente debutto di "XII -L'Appiccato". Mentre gli Skyclad hanno via via rarefatto le loro galoppate metal, arrivando a produrre un album praticamente acustico come l'ultimo e migliore "Qui Avant-garde à chance", i FIABA sembrano essere curiosamente andati nella direzione opposta, indurendo (ma non poi di molto) il loro sound di base, che peraltro è subito identificabile.
Forse "Il cappello a tre punte" non può contare sull'elemento-sorpresa caratteristico del predecessore, tuttavia qui si persevera sulla linea più convincente del debutto, vale a dire quella de "I sogni di Marzia". Dunque le trame armoniche hanno un sapore antico, che definirei medieval-mediterraneo, ma sono eseguite con i nostri cattivi strumenti odierni; una parte fondamentale la riveste il giullare e menestrello Giuseppe Brancato, che declama storielle e filastrocche con propensione molto teatrale; decisiva è anche la frammentazione ritmica del batterista e compositore Bruno Rubino. Il disco consta di dieci pezzi abbastanza concisi: non cercate tastiere né sbrodolamenti romantici, ma apprezzate l'originalità del contrasto tra riffs cospicui, alla Metallica (!) di "Master of puppets" o "...And justice for all" (si ascoltino a tale proposito "La profezia" o "I cento stivali"), e vocalizzi da cantastorie. Non si rilevano, nel corso dell'ascolto, particolari innalzamenti o cadute di tono; è certo che questa uniformità potrebbe essere etichettata come monotona da parte dei detrattori. A mio giudizio, invece (e pur ammettendo, come detto, che "Il Cappello a tre punte" non stupisce quanto il disco d'esordio), l'estrema unitarietà e compattezza dimostra che i FIABA sono giunti ad una viva e peculiare caratterizzazione del proprio stile, e che il progetto appare lungamente meditato e per questo maturo: un plauso incondizionato, dunque, a questi ragazzi siracusani.

- Arlequins


"Arlequins 2005"

I racconti del giullare cantore (CD+DVD) PC Film 2005 ITA

Quarto disco ed ennesimo cambio di label per i folletti siracusani Fiaba, che ora sono sotto le cure della locale PC Film, con distribuzione Ma.Ra.Cash e Venus. Il combo anche stavolta non deluderà i molteplici fans, e chi sfoglierà il libro incantato recante le nuove, curiose favole scaturite dalla mente del vulcanico Bruno Rubino, finirà con l’esprimere il proprio plauso. Le coordinate sono ormai note, e riconducibili a quel taranta-metal (o menestrel-metal, se preferite) che, insieme agli originali testi, è da sempre il vero trademark del gruppo. Un doveroso plauso all’impegno e professionalità con cui è stato realizzato il lavoro: artwork e incisione sono di ottimo livello, e davvero non si direbbero il frutto di una produzione indipendente; raffinato e grazioso anche il videoclip contenuto nell’allegato DVD.
Scendendo nei dettagli, il sound si è leggermente indurito rispetto al passato, e alla fin fine il CD, più che a eterei proggofili, si può consigliare a tosti metallari. Nondimeno le porzioni acustiche sono presenti in discreta quantità, e guarda caso costituiscono l’aspetto che maggiormente convince: si ascoltino a tal proposito “La fuga dell’elfo” e “I sogni nel sacchetto”, nelle quali si riconoscono nobili reminiscenze (“Revelations” degli Iron Maiden per la prima, “Children of the Sea” dei Black Sabbath per la seconda), ma che poi evolvono in chiave positivamente personale. Qui come altrove giganteggia Giuseppe Brancato, un grande, teatrale performer molto dotato dal punto di vista vocale. Notevoli anche le sequenze armoniche di “Arriva lo spazzacamino”, e contagiosa è l’ironia racchiusa nel sardonico valzer de “Il crocchiaossa”. Per contro, quando i toni si incattiviscono la struttura si aggroviglia su se stessa e accusa qualche passaggio a vuoto, a cominciare dalla poco sintetica opener “Angelica e il folletto del salice”, deboluccia in alcune iterate semplificazioni che, peraltro, sono forse volute, dato che si tratta della single-track prescelta per il videoclip; che i tempi lunghi poco si addicano ai Fiaba lo confermano gli 8 minuti de “Il luccio nella fontana”, minisuite accostabile a “Rime of the Ancient Mariner” degli Iron Maiden (pure la risacca del mare!), e come quella debordante. Certo non è il caso di puntare troppo l’indice su talune veniali imperfezioni, anche perché, quando le epiche cavalcate sono ben a fuoco (come in “La caccia”), il divertimento è assicurato; ciò non toglie che questo CD rimanga per me un po’ al di sotto dello standard del suo predecessore “Lo sgabello del rospo”, che è poi l’opera dei Fiaba che preferisco insieme a “XII - L’appiccato”. Il fatto è che, conoscendo Bruno Rubino e la sua esplosiva creatività, viene sempre logico chiedergli il massimo: è il destino dei primi della classe, ai quali lui - purtroppo o per fortuna - appartiene...
C’è infine una considerazione più generale. Dopo quattro dischi tutti piuttosto simili, negli intenti e nei suoni, per il futuro è auspicabile qualche novità: se non dal punto di vista compositivo, almeno da quello dell’arrangiamento strumentale. Reputo infatti che le sole twin guitars non siano sufficienti a esprimere l’ampio spettro di emozioni che gli agganci a folk e medioevo presupporrebbero. Vedrei bene, per esempio, l’utilizzo di violino, o ghironda, o flauto, o tin-whistle, o dei loro omologhi campionamenti su tastiera: fermo restando che i Fiaba sono i Fiaba e non la Nuova Compagnia di Canto Popolare o i Modena City Ramblers, la formula del progetto di cui Bruno Rubino è giustamente orgoglioso non ne uscirebbe snaturata, ma solo arricchita. Dibatterò tali (e altre) considerazioni col diretto interessato in una prossima intervista a cui fin d’ora vi rimando; per il momento auguro di cuore ogni fortuna al gruppo, perché davvero la merita.

- Arlequins


"Paperlate 2002"

Paperlate maggio 2002

Magie mediterranee



I siracusani Fiaba sono una band che persegue un percorso sonoro di grande originalità e coerenza, fondendo abilmente, su di un tappeto elettrico e su ritmi mediterranei, ballate e filastrocche medievali narrate da una potente e teatrale presenza vocale. I due precedenti lavori(XII L’appiccato e Il cappello a tre punte) sono opere di particolare fascino e hanno riscosso unanimi consensi. “Lo sgabello del rospo”, pubblicato dalla Lizard, riconferma le qualità di un gruppo che merita attenzione anche e soprattutto al di fuori della Magna Grecia...

Quando e come nascono i Fiaba?

(Bruno Rubino, batterista della band): Il progetto è nato nell’estate del’91, Tutto è scaturito da un’idea di sperimentazione, ero alla ricerca di un sound rock moderno ed intenso che non fosse direttamente debitore di quello dei gruppi progressive degli anni settanta né dell’heavy metal epico degli anni ottanta. Così recuperando sonorità arcaiche e temi favolistici ho riunito alcuni musicisti che avevano condiviso con me la militanza in alcune precedenti bands e che volevano creare qualcosa di nuovo.

Come sorge la vostra originale miscela di Hard rock, folk rock e teatralità tipicamente progressive? Che metodo utilizzate per la composizione della vostra musica?

L’originalità del nostro sound è dovuta al fatto che percorriamo esattamente i territori che generalmente gli altri musicisti schivano; gli accostamenti possibili ad altri gruppi, sono più che altro dei vettori per dare un riferimento del genere che suoniamo. Etichettare i Fiaba è di fatto un’impresa ardua per chiunque: una delle definizioni più simpatiche che ci hanno affibbiato sino ad oggi è “Fairy Metal”: è divertente come definizione e potrebbe spiegare in parte questo sound. Per quanto riguarda le nostre composizioni, dallo “Sgabello del rospo” in poi, il lavoro di gruppo consiste al 90% nell’arrangiamento di tutti i Fiaba su canzoni da me composte.

Parliamo del vostro ultimo cd “Lo sgabello del rospo”...

È il primo concept da noi realizzato e sicuramente il disco più tecnico, l’eterogeneità dei brani presenti in questo lavoro dipende dal fatto che l’atmosfera si evolve in parallelo con lo svolgersi della storia, quindi le varie canzoni toccano diversi stili, passando da momenti dilatati e psichedelici a venature di forte impatto tecno-metal. “Lo sgabello del rospo” è il nome inglese dell’amanita muscaria, il fungo allucinogeno presente nell’iconografia fiabesca che, sicuramente tutti conoscono, di colore rosso maculato di bianco e dall’aspetto apparentemente innocuo e il concept narra la storia di un viandante di nome Pauro che inconsapevole ospite di due streghe, ingerisce una pozione di cui l’ovolo malefico è l’ingrediente base. Tale infuso è la chiave che gli consentirà un viaggio allucinato e psichedelico nella città delle rane, dove effettuerà incontri e vivrà avventure in un mondo sconosciuto dagli umani.

Personalmente considero i vostri precedenti lavori caratterizzati da una grande freschezza e originalità pur dopo anni dalla loro uscita. Che rapporto avete con L’Appiccato e Il cappello a tre punte?

Anche se sul piano della realizzazione sono sicuramente perfettibili, su quello compositivo siamo assolutamente convinti della validità di questi due album; crediamo che il primo CD rappresenti in pieno lo stile peculiare dei Fiaba, scarno nei suoni ma magico nelle atmosfere ed il secondo metta in luce la nostra componente più visionaria. “Lo sgabello del rospo” è da considerarsi una parentesi nel nostro percorso musicale: questo album non è un’evoluzione del discorso musicale dei Fiaba bensì, in realtà, un progetto sperimentale che abbiamo voluto realizzare per darci la possibilità di creare un concept senza che ciò comportasse l’affossamento del nostro sound in virtuosismi gratuiti o l’adozione di tematiche narrative pretenziose.

Quali sono le vostre influenze musicali e i vostri dischi preferiti? Che cosa ascoltate attualmente?

In campo musicale le influenze potrebbero essere infinite, a freddo mi vengono in mente gruppi tecno metal come Fates Warning o i primi Maiden gotici ma se si ascolta con attenzione la nostra musica noterai che il sound è diversificato, ascoltiamo di tutto purchè sia ben fatto ed originale. Non vogliamo farci condizionare da etichette imposte dall’esterno.

Pap. I vostri testi favolistici e surreali sono certamente un vostro marchio di fabbrica imprescindibile. Da dove traete la vostra ispirazione? Pensate di confrontarvi in futuro anche con tematiche diverse?

Per quanto riguarda la mia intima ispirazione, devo dire che una gran parte di essa è legata all’ immaginario infantile, forse perché la mia bisnonna “Benedetta Drago” ha colorato la mia fanciullezza di stupendi racconti persi realmente nella notte dei tempi. Penso che con i Fiaba, in quanto tali, porteremo avanti un discorso affine a ciò che abbiamo fatto sino ad ora, tutt’al più, visto che ci interessa la fiaba in tutte le sue forme, potremmo occuparci dell’immaginario appartenente alle culture di altri paesi, ad esempio l’oriente che non è stato ancora da noi artisticamente frequentato.

Ci risulta che dal vivo sprigionate tutta la carica teatrale che vi è propria. Riuscite ad avere una costante attività live? Qual è la situazione musicale siciliana?

Non suoniamo quanto ci piacerebbe e difficilmente riusciamo a muovere le nostre scenografie per i concerti, in Sicilia c’è un grandissimo fermento artistico ma come per tutta l’Italia non ci sono canali organizzativi adeguati per supportarlo.

Avete riscontri dall’estero?

Abbiamo un ottimo riscontro specie in Giappone e Germania considerato poi il fatto che i nostri testi sono in lingua italiana, gap non indifferente per il mercato straniero.

Uno dei punti di forza dei Fiaba è certamente la vostra straordinaria presenza vocale……

(Giuseppe Brancato) Sono assolutamente spontaneo e mi viene rimproverato spesso il fatto di non avere studiato canto. Ho cominciato a cantare in un gruppo heavy metal negli anni ’80: all’epoca seguivo molto Geoff Tate dei Queensryche e il mio cantare in inglese tendeva a quello stile. Quando Bruno mi propose di eseguire pezzi in italiano ho sviluppato per forza di cose, un stile vocale diverso e più personale.

Avete intenzione di pubblicare un disco live?

In futuro sicuramente, aspettiamo l’occasione giusta.

Quali sono i vostri prossimi progetti?

Stiamo terminando la registrazione di un singolo dal titolo “Angelica E Il Folletto Del Salice” e le riprese video della nostra suite “I Sogni Di Marzia”. Chiaramente presenteremo dal vivo “Lo Sgabello Del Rospo”.


ALBERTO MANZINI - Paperlate


"Canto di Prog 94"

CANTO DI PROG ottobre 1994



Fiaba “XII L’appiccato”(mellow records)



Che disco strano! I Fiaba fanno un hard rock dalle venature progressive dai tratti ora medievaleggianti, ora nettamente parte della cultura popolare del sud Italia, in particolar modo della Sicilia. La validità dell’opera e quella tecnica del gruppo sono fuori discussione, ma non mi sentirei di inserire questo disco nel filone del prog classico; certo è comunque che dischi come questo in giro se ne sentono pochi, e soprattutto si sentono pochissimi cantanti come questo, potentissimo e bravissimo, sia nella scelta delle linee vocali che nell’interpretazione.

Tra i brani che ho gradito di più: Lo spaventapasseri, dal testo poetico, cinico, realista e ardito, Viene l’angelo, lento dai forti tratti folcloristici siciliani, Il fauno bevve l’acqua della sorgente, sorta di vera e propria tarantella sicula in versione hard (con testo in italiano).

Conclusioni? La validità artistica dell’opera è indubbia, come altrettanto indubbia è la sua originalità. Mi spiego meglio; i Fiaba non sono i Pendragon, non hanno fatto un’opera di estrema digeribilità, un disco “facile” dal primo ascolto. Il disco del gruppo siciliano è originalissimo e secondo me saranno in pochi quelli che lo apprezzeranno; dunque l’ascolto prima dell’acquisto è d’obbligo. Comunque, a me è piaciuto molto.


CLAUDIO GUERRINI - Canto di prog


"Mucchio Selvaggio 2001"

MUCCHIO SELVAGGIO dicembre 2001



Fiaba “Lo sgabello del rospo” (Lizard/Audioglobe)



Il 2001 ha visto poche nuove realtà affacciarsi con convinzione e qualità sulla scena rock italiana. Fortunatamente abbiamo avuto qualche buon ritorno e personalmente vi segnalo quello dei siciliani Fiaba che dopo le ottime prove di “L’appiccato”(1994) e “Il cappello a tre punte”(1996) sembravano destinati al dimenticatoio. “Lo sgabello del rospo”, composto addirittura a cavallo tra i primi due album ma riposto nel cassetto per la sua complessa struttura, viene ora giustamente ripescato per rendere giustizia al gruppo guidato dal batterista Bruno Rubino, sorta di folletto poliedrico capace di scrivere liriche dal gusto antico e coniugarle con un rock che odora di progressivo ed etnico ed ha i connotati dell’hard ma esalta i pregi dei due generi e ne evita le tante trappole compositive. Merito anche del cantante Giuseppe Brancato, bravissimo nell’usare l’italiano in strutture ritmiche variegate e capace di reggere il tema portante della narrazione, una sorta di concept fiabesco, con vari personaggi tra cui Ega, la cantante dei magnifici e dispersi Alembic Virtual. Un album ricco, imprevedibile, ma emozionante all’ascolto che si puntella su forti individualità e su un’originalità compositiva che pochi gruppi oggi possono permettersi. E non solo in Italia.



GIANNI DELLA CIOPPA - Mucchio Selvaggio


"ROCKSTAR 96"

ROCKSTAR settembre 1996



Fiaba

I Fiaba raccolgono l’energia di gruppi come Iron Maiden e la tramutano “progressivamente” senza essere una progressive band, via le tastiere, via i solismi e le chitarre elettriche diventano una base ritmica giocata sui tempi terminati tipici della musica popolare. “La musica dei Fiaba viene da un vero e proprio progetto, più che la tecnica fine a se stessa – dice Bruno Rubino, batterista del gruppo – ci interessa la creatività legata all’innovazione, in questo senso apprezzo molto i lavori di gruppi come Fates Warning o Watchtower”. Nel primo lavoro prevaleva l’atmosfera boschiva e fatata legata all’immaginario, la musica adesso è ancora più dura. Strana la proposta dei Fiaba: non appartiene ne all’haeavy metal ne al rock progressivo eppure ha successo perché piace ai cultori di entrambi i generi.



GIANNI CARACOGLIA - Rockstar


"succo acido 2002"

Succo Acido marzo 2002



FIABA/Lo Sgabello del Rospo/Lizard

Da alcuni definiti “figli del metal e nipoti del prog.”, i siracusani Fiaba sono pervenuti in realtà ad uno stile assai originale, caratterizzato da un sound assai scarno, per certi versi “impressionistico” e soprattutto straordinariamente evocativo di mondi lontani e suggestioni arcaiche. Uno stile che rifugge sia i barocchismi e le fughe di tastiera (peraltro assenti in formazione) del prog., sia le tematiche distruttive e sanguinarie di certa iconografia metal. Il magico microcosmo dei Fiaba si nutre di surreali filastrocche da medioevo popolare, con un immaginario culturale che pesca spesso nella tradizione musicale celtica ma che non disdegna scorribande in territori di folk siciliano. I testi, stesi con grande sensibilità dal batterista/poeta B.Rubino, sono affidati all’ ugola lirica del pittoresco cantastorie G.Brancato che risulta essere nell’economia del sound il vero deus ex machina del gruppo, rendendo spesso la musica puro contorno decorativo. Dopo questa doverosa introduzione veniamo allo “Sgabello del Rospo”, terza fatica della band siracusana. Siamo di fronte, a mio avviso, al loro lavoro più ambizioso e maturo, finalmente confortato da una produzione all’ altezza (i primi due album, seppur buoni, erano in tal senso abbastanza artigianali). Un concept che cattura l’ ascoltatore fin dalle prime battute, calandolo magicamente in atmosfere da sogno allucinato, evocate con pochi abili tratti dai musicisti e sublimate da un songwriting superiore alla media nonché dall’ interpretazione torrenziale di G.Brancato. Difficile estrapolare i singoli brani dal contesto perché ogni song è una piccola gemma di un mosaico in perfetto equilibrio tra “gesto” ed “intenzione”, con un’ ironia di fondo e quel gusto per lo sberleffo che allontana la trappola della sbavatura pretenziosa. Insomma, per dircela tutta, “Lo Sgabello del Rospo” è un affresco di rara potenza evocativa che proietta di diritto i Fiaba nel gotha del prog./folk metal nostrano. L’unico difetto? Un artwork alquanto freddo, ma di fronte a tanta grazia, possiamo tranquillamente …ingoiare il rospo.

Francesco Barraco - Succo Acido


"LA SICILIA 95-05"

LA SICILIA venerdì 18 novembre 2005


Tuffo nel medioevo con i mitici FIABA

Gran successo del tour per l’Italia

La stampa nazionale la consacra come la più grande “medioevale rock band” del mondo e i FIABA partono subito per completare le tappe previste nel loro tour 2005 raggiungendo successi strepitosi a Mantova, Pavia e Roma. La nota band siracusana, composta da Bruno Rubino(batterista e ideatore del gruppo), Giuseppe Brancato(vocalist), Giuseppe Capodieci(basso), Massimo Catena e Carlo Bofiglio(chitarristi), si è esibita il 5 novembre al “Torre de Babel” di Mantova, il giorno dopo al “Thunder road” di Pavia e lo scorso 10 novembre alla “Stazione birra”di Roma. Centinaia di fans provenienti da varie città d’Italia, compresa Siracusa, hanno seguito il gruppo per ogni tappa del tour che prende il nome proprio dall’ultimo album dei FIABA: “I racconti del giullare cantore”; album che in Italia ha straveduto grazie anche al lavoro della “Venus Distribuzioni” di Milano.
“Sono stati dei concerti che ci hanno davvero emozionati – dice Bruno Rubino leader del gruppo – e che ci hanno fatto capire quanta gente ci vuole bene e ci segue da anni”. Anche se “in trasferta” i FIABA, non hanno di cero fatto mancare ai loro fans la suggestiva scenografiche da sempre è lo sfondoni ogni loro esibizione: mura medioevali alle spalle degli artisti, batteria incastonata tra i rami di un albero ed il cappello a tre punte simbolo dei FIABA, indossato come da tradizione da Giuseppe Brancato, carlentinese dotato di un’eccezionale estensione vocale che sempre gli riconoscono i migliori critici musicali.
I FIABA hanno perfino fatto nevicare dentro i locali dove si sono esibiti! “Ci viene da ridere quando dicono di noi che abbiamo fatto nevicare – dice sorridendo Brno Rubino – ma con una macchina per neve artificiale oggi è possibile prendersi dei meriti incredibili! In effetti ci è sembrato opportuno aggiungere un tocco di originalità alla scenografia al momento del brano”Le pere dell’orco”, brano che è possibile scaricare gratuitamente dal sito internet www.fiabaweb.com “.



ANNA GLORIA VALVO



LA SICILIA giovedì 13 gennaio 2005

FIABA DI NUOVO IN SCENA, PRONTO L'ULTIMO VIDEOCLIP

Novità nel campo della musica made in Siracusa. Il gruppo dei "FIABA" sta per tornare di scena, o per meglio dire sta per tornare in tv con un nuovo videoclip che gli appassionati del genere rock-prog e tutti i fans dei cinque ragazzi siracusani gradiranno enormemente.
Dopo lo straordinario lavoro fatto dal regista e manager del gruppo Pierluigi Cavarra, nel video "I sogni di Marzia", Bruno Rubino (mente e batterista del gruppo), Giuseppe Brancato (vocalist), Giuseppe Capodieci (bassista), Massimo Catena e Carlo Bonfiglio(chitarristi) hanno da poco concluso le riprese di "Angelica e il folletto del salice" del quale preferiscono annunciarci ben poco in vista dell'uscita ufficiale programmata per il prossimo marzo.
<<Nel video di "Angelica e il folletto del salice" - dice Bruno Rubino - viene rappresentato perfettamente il testo dell'omonimo brano che i nostri fans hanno già avuto modo di ascoltare ai nostri concerti>>.
Anche se ai FIABA sembra un pò prematuro parlare dell'ultimo lavoro, forse per un fattore scaramantico di base, ci comunicano ugualmente il nome della protagonista del video, Angelica.
A vestire il ruolo della fanciulla "Angelica"è la bionda diciottenne siracusana Antonella De Caro, che è stata avvicinata personalmente dal regista Cavarra e dal musicista Rubino.

ANNA GLORIA VALVO



LA SICILIA giovedì. 27 febbraio 2003

UNA FIABA SIRACUSANA

Prossima uscita dell'ultimo lavoro dei Fiaba.
L'originale gruppo rock siracusano dopo il successo riscosso l'estate scorsa con il videoclip "I sogni di Marzia" e dopo aver raggiunto vendite strepitose, sta per ultimare il prossimo CD che tra breve si troverà nei migliori dischi italiani e stranieri.
Il titolo dell'album, il Fiaba preferiscono non renderlo ancora noto, ma informano che uno dei dodici brani sarà "Angelica e il folletto del salice", brano che il gruppo siracusano suona già da diverse settimane nei loro concerti e che i loro fans hanno già apprezzato enormemente.
Il tutto nello stile ormai consolidato della band aretusea, dove si conferma un forte impianto ritmico che ha il punto di spicco nello stile batteristico del leader Bruno Rubino, con il supporto bassistico di Giuseppe Capodieci.
Questo è solo uno dei dodici brani per i quali i cinque componenti del gruppo(Giuseppe Brancato voce, Massimo Catena e Carlo Bonfiglio chitarra, Giuseppe Capodieci basso e Bruno Rubino batteria) stanno lavorando con grande impegno ed entusiasmo come sempre.
Presto sarà possibile vedere il video di "Angelica e il folletto del salice" grazie alla collaborazione del siracusano Pierluigi Cavarra della PCfilm al quale i Fiaba hanno già precedentemente affidato la regia del videoclip "I sogni di Marzia", quindici minuti di rock alternativo e di suggestive visioni, per una suite rock che fa tornare in mente composizioni dell'inizio degli anni settanta, periodo in cui le cosiddette <<composizioni lunghe>> erano quasi un passaggio scontato di numerose rock band.
Siracusa è l'unica città che può vantare un complesso come quello dei Fiaba; un gruppo che da una fiaba ne fa un brano rock e che nei concerti si esibisce con costumi esclusivamente fiabeschi.
Sarà per questa peculiarità che i Fiaba ce li invidiano in contesti internazionali, sia in Germania che in Giappone..
Intanto noi potremmo presto applaudirli sabato sera al concerto che terranno in piazza Umberto I a Palazzolo. Sarà come sempre un concerto da Fiaba!

ANNA GLORIA VALVO



LA SICILIA mercoledì, 4 settembre 2002

Successo di pubblico per il video dei Fiaba

Ha riscosso enorme successo la presentazione dell'ultimo video dei Fiaba, l'originale gruppo rock siracusano. Lo scorso venerdì infatti il cinema "Salamandra" di Ortigia era gremito di gente curiosa di osservare e ascoltare "I sogni di Marzia" un brano dei Fiaba che risale al 1991 e che con l'indispensabile collaborazione di Pierluigi Cavarra della Pcfilm di Siracusa è diventato oggi un video a tutti gli effetti. La suite "I sogni di Marzia", oltre a possedere la qualità musicale dovuta al gruppo siracusano, eccelle anche nella qualità visiva se si pensa che da qualche settimana è in commercio il DVD dei suggestivi Fiaba.
Il video incentrato sul piano onirico, racconta proprio come una fiaba la storia di una bambina (Marzia) che vive il passaggio dall'infanzia all'età matura durante un sogno; un sogno dove la piccola Marzia è già madre di un bambino che le fate e i nani burloni vogliono rapire.
Al risveglio di questo iter spirituale Marzia è già una donna.
I Fiaba conosciutissimi in Germania e in Giappone per aver per aver venduto diverse copie dei loro album, stanno già lavorando per il prossimo frutto artistico.
"Stiamo già registrando dei nuovi brani - dice Bruno Rubino batterista e leader del gruppo - ma per scaramanzia non voglio dire quando potrebbe uscire il nuovo album; certamente io e il resto dei Fiaba siamo pienamente soddisfatti del video che centinaia di persone, fans e non, sono venuti a vedere al cinema Salamandra venerdì scorso, e pensiamo di realizzarne presto un altro, sempre con l'aiuto indispensabile del bravissimo produttore Pierluigi Cavarra"
Commerciatissimi sono stati i gadgets e le magliette dei Fiaba durante la visione de "I sogni di Marzia", e per tutti i loro fans il gruppo annuncia il prossimo video del singolo "Angelica e il folletto del salice".

ANNA GLORIA VALVO







LA SICILIA sabato, 9 febbraio 2002

“Fiaba” un po’ allucinogena

Di grande effetto le musiche del gruppo guidato da Rubino
Ritorna di scena con il suo ultimo lavoro il gruppo rock più originale che la città di Siracusa vanta da anni. Bruno Rubino batterista, Giuseppe Brancato vocalist, Giuseppe Capodieci bassista e i due chitarristi Massimo Catena e Carlo Bonfiglio costituiscono il gruppo dei “Fiaba” dal 1991; un gruppo voluto dallo stesso eccentrico batterista Bruno Rubino, la “mente” della band. Il loro primo lavoro(“XII L’Appiccato” nell’1991) e il secondo creato un anno dopo(“I sogni di Marzia”) vengono pubblicati inizialmente sottoforma di demo-tape contenenti ciascuno sei brani, una sorta di concept sperimentale che nel corso degli anni riscuote tanto successo e che incuriosisce non poco la stampa specializzata e alcune case discografiche interessate al rock progressivo.
Nel ’95 i “Fiaba” presentano al pubblico “Il cappello a tre punte” e l’anno successivo compongono “La gemma nel pozzo”. Qualche mene fa è uscito il loro ultimo compact disc da titolo “Lo sgabello del rospo”, lavoro che sorprende il pubblico per la particolare fantasia del batterista impegnato nella scrittura dei testi e per la giusta scelta dei suoni che il gruppo è riuscito a coniugare alle parole.
<<“Lo sgabello del rospo”- dice Bruno Rubino – racconta il viaggio psichedelico di un viandante di nome Pauro, il quale diviene ospite di due streghe che gli offrono in segno di ospitalità un infuso di Amanita Muscaria ( il fungo allucinogeno dai colori rosso e bianco raffigurato spesso nelle fiabe e che è anche lo “sgabello” preferito dalle rane); l’assunzione di questa bevanda lo fa entrare mentalmente nel mondo delle rane e da qui il nostro vocalist inizia a cantare la fiaba>>.
Il contenuto dei testi del gruppo siracusano si rifà quindi ad un immaginario fiabesco tipico dell’età medievale: <<Noi cerchiamo di veicolare la fiaba attraverso la musica – dice Giuseppe Brancato voce del gruppo – la nostra particolarità è proprio questa, non esistono altri gruppi almeno in Italia, che compongono testi rock servendosi di elementi come le superstizioni e le pratiche scaramantiche>>. Per raccontare una fiaba attraverso la musica è indispensabile ricreare degli effetti sonori che facciano “sentire” il paesaggio a chi ascolta, questo è facile al giorno d’oggi con l’aiuto delle sofisticate tastiere sul mercato. Un’altra peculiarità dei "Fiaba" sta proprio nel fatto di non servirsi di alcuna tastiera: questi giovani siracusani si servono solo degli strumenti classici del rock, ma hanno dato a tutti la prova di sapersela cavare in modo eccellente anche senza gli strumenti della nuova tecnologia sempre più avanzata sono in tanti ad ascoltare i "Fiaba", persino i piccoli vengono attratti dai loro brani per i loro contenuti fiabeschi. <<I figli di un nostro componente – dice Bruno Rubino – sono i fans più affezionati e hanno trasmesso ai loro piccoli compagni la “Fiabamania”>>. Sette mesi di duro lavoro hanno permesso ai Fiaba di raccogliere i frutti che “Lo sgabello del rospo” merita con il risultato di numerosi concerti in tutta Italia. E ne vale veramente la pena di vederli in concerto… musica e parole mai sentite prima. Ma anche scenografie e costuni singolari per gli originali “cantafiabe”.

ANNA GLORIA VALVO





LA SICILIA 30 settembre 1995

Sound di Fiaba un rock sofferto
La fiaba come contesto musicale per esprimere i bisogni, le aspirazioni, i dolori del genere umano che non conosce differenze di sesso né di età. Un sound tagliente ed espressivo, per la critica nazionale che ha recensito i lavori del gruppo, unico nel suo genere composto da brani unicamente in lingua italiana che non sono stilisticamente accostabili a nessun’altra formazione rock in attività.
Una buona affermazione, ma anche una buona stella, accompagna i Fiaba, gruppo siracusano impegnato in un genere musicale nuovo definito in genere “rock-progressive”. Filastrocche come testi, chitarre distorte come base musicale e una scrupolosa sezione ritmica sostengono liriche incisive. “Noi siamo mossi- afferma il batterista e anima dei Fiaba, Bruno Rubino- dal desiderio di creare un rock di ricerca ed allo stesso tempo commerciale, nel senso di facile e di immediato ascolto. In fin dei conti la nostra è una musica semplice, cerchiamo di ripescare sonorità folk della nostra terra”.
I cinque componenti(Giuseppe Brancato, Cosimo Tranchino, Antonio Arcidiacono, Salvatore Salice e Bruno Rubino) sono adesso impegnati nella produzione del loro secondo CD.

D.FR. - La Sicilia


"Rockerilla 94-02"

Rockerilla febbraio 2002

Fiaba "Lo sgabello del rospo" (Lizard/Audioglobe)

Nonostante il nome dei siciliani Fiaba sia stato spesso accostato alla nostra fiorente scena prog-metal, il loro terzo album "Lo sgabello del rospo" li identifica chiaramente fra gli epigoni di una tradizione a mio avviso ben più prestigiosa, il rock "romantico" progressivo italiano del 1970 e dintorni. Come se non bastasse il suo "cappello a tre punte" (che dava il titolo al precedente album, del 1997), memore dei costumi teatrali di Peter Gabriel e dello stesso Aldo Tagliapietra delle Orme, il vocalist Giuseppe Brancato caratterizza con un'enfasi operistica assolutamente "latina" lo stile del gruppo ricco di sfumature e di parti strumentali evocative ( ad es. "La stanza dei profumi") ben distante dallo sfoggio tecnicistico dei cloni dei Dream Theater.... Così come la chitarra a ritmo di tarantella di "Una cena da re nelle segrete d'Acquaria", più vicina al folklore mediterraneo degli Osanna che ai gargarismi di Malmsteen. Inoltre la sensibilità che pervade le liriche e la dedica dell'album, "a tutti i piccoli animali che perdono la vita nel tentativo di attraversare la strada" è cosa d'altri tempi, in un'epoca di ultraviolenza e cinismo imperanti. Certo i Fiaba non rinunciano all'energia dell' hard rock ("La morte di Gora", squarci della complessa "Lo sgabello del rospo"), ma sempre in termini di classica, artigianale fattura, senza ombra di rutilante produzione. I toni favolistici del rock progressivo si riflettono anche nell'ambientazione dell'album, in un "Medioevo immaginario", e nella poesia simbolica dei testi, ma in ogni caso Fiaba si confermano gruppo a sé stante e lontano dai luoghi comuni, anche nel rifarsi ad un'epoca storica del rock italiano.

BEPPE RIVA









Rockerilla settembre 1994


Fiaba “XII L’appiccato”



Un profondo respiro prima di iniziare la recensione di questo CD…troppo entusiasmo potrebbe nuocere al gruppo stesso.

Prodotto dall’impressionante originalità, dall’incredibile forza intrigante, capace di ammaliare e sedurre come raramente accade, questo “XII L’appiccato” ha la capacità di trasportare l’ascoltatore in un fantastico viaggio che non è sbagliato definire allegorico.

Filastrocche come testi, chitarre distorte come base musicale ed una certosina sezione ritmica a supportare e guidare il tutto… null’altro che meravigliosa autenticità come risultato.

Le partiture che incorniciano la confessione dello spaventapasseri, la macabra ricerca che Marzia fa del figlio rapitole dalle fate od il “trip” del fauno sul dorso del rospo richiamano vagamente le cadenze della Gavotta, della Giga, del Minuetto e degli altri movimenti che costituiscono la “suite Barocca” del XVI secolo….. non si fraintenda, niente archi o fiati, niente motivi dolci e necessariamente armoniosi, solo splendide chitarre e una sezione ritmica tanto semplice all’apparenza quanto geniale ad un ascolto attento.

Prendono da queste forma melodie decise ed energiche che dipingono ambienti dalle tinte forti e cupe, dallo sfondo amaro; spazi nei quali vaga, come una lanterna ad illuminare paesaggi anni luce distanti dalla nostra quotidianità, una possente voce dalla tagliente espressività.

Una musica dalle forme inusuali, che nulla ha in comune con ciò a cui siamo abituati e che, per questo, allontana dalla normalità; mirabile la capacità di unirvi versi in grado di raccogliere immagini di vita “da favola” e di costringere entro questi anche ideali che non fanno più parte della nostra realtà. Una esistenza che viviamo giorno dopo giorno con le ali dei sogni tarpate dalla paura dell’effimero, dove i desideri sono a tal punto deformati da non avere il coraggio di superare “il realizzabile”.

L’appiccato: la carta del passaggio dalla fase materiale a quella spirituale, il mezzo per riuscire a staccare i piedi dall’asfalto ed elevarsi a valori superiori.



LUCA RODELLA - Rockerilla


"Thunder 95"

THUNDER novembre 1995



Fiaba

XII L’appiccato

Mellow Records



I Fiaba ci propongono un hard progressive trasfigurato in composizioni medioevaleggianti, spesso troppo brevi per esprimere in pieno le potenzialità della band, ma non prive di fascino, tra limpidezze descrittive e trame sonore dall’andamento incisivo ed elastico, e memore di antiche radici popolari.

In particolare risalto è l’interpretazione del vocalist Giuseppe Brancato, che guida e domina la scena con teatralità, efficacia rappresentativa e forza espressiva. E’ nella suite di circa quindici minuti “I sogni di Marzia” che il discorso della band è più compiuto: i delicati giri di chitarra iniziali assecondano il dolce e triste pathos da menestrello-istrione di Brancato, che plasma ad hoc con sentimento e perizia le sinuose linee melodiche del brano, ben presto però il cantato acquista in decisa autorevolezza e carisma interpretativo; pronto ad intensificare con spiritato estro il divenire della suite e a fornire frangenti di accorato senso drammatico, il camaleontico contributo del vocalist merita ancor più plauso per la varietà di situazioni che affronta e per il fatto che il repertorio del CD è interamente in italiano, lingua ostica per un cantante autenticamente rock.



GIORDANO SELINI - Thunder


"Nobody's land 95-01"

NOBODY'S LAND dicembre 2001



Fiaba: "Lo sgabello del rospo" (Lizard/Audioglobe 2001)

Fra dieci o forse vent'anni saremo in molti a batterci il pugno sul petto gridando "Mea culpa, mea culpa.....", proprio come hanno fatto i nostri zii e forse papà per aver affossato il pop italiano degli anni '70. A cavallo tra gli ultimi due decenni sembrava che in Italia potesse tornare una nuova stagione di luce per il rock progressivo, ricordo l'entusiasmo che avevano scatenato Men Of Lake, Ezra Winston, Leviathan, Malibran, Marathon, Tale Cue, Edith, Arcansiel, innescando di fatto anche un rinnovato interesse per il pop, con una serie di attese ristampe in CD e vinile di dischi da tempo introvabili. Oggi, nonostante le uscite discografiche diano segnali di continuità, il pubblico del prog è quasi scomparso e sono scomparse molte delle fanzine informative che tanto facevano per questo genere. Quindi facciamo tutti un esame di coscienza. Tra i pochi gruppi che invece hanno retto nel tempo ci sono questi siciliani Fiaba, una band guidata dal geniale batterista e compositore Bruno Rubino e dal fantastico cantante Giuseppe Brancato che con questo Lo sgabello del rospo giunge al terzo album a distanza di ben cinque anni dal precedente Il cappello a tre punte. Lo stile è sempre un rock variegato di folk e cadenze popolari con la voce di Giuseppe che troneggia su canzoni bellissime, ricche di musicalità anche quando i ritmi si fanno più incalzanti e rock, come in La festa alla pioggia - Inno alle gocce o Una cena da re nelle segrete d'Acquaria. Ma come non rimanere stregati dall'andatura ipnotica di Al cospetto della regina dei funghi con un arpeggio basso che incalza la voce di Brancato che sembra avere fiato all'infinito? E come tacere delle fragranze ammalianti de La stanza dei profumi, sorta di iter prog psichedelico? C'è tutto in questo disco dei Fiaba, la fantasia compositiva, la melodia che ci invita all'ascolto continuo, il fascino di un disco a tema che pesca nella tradizione bretone, sul soggetto del fungo Toad Stool, lo sgabello del rospo appunto e quel tocco divino di genialità che non troverete altrove, soprattutto nei soliti nomi scintillanti, ma ben poco predisposti a rischiare qualcosa. C'è tutto. O quasi. Mancate solo voi, ovvero un pubblico attento e voglioso di reali novità!

GIANNI DELLA CIOPPA



NOBODY’S LAND maggio 1995



Fiaba XII L’appiccato



E’ troppo bello perdersi nella lettura delle liriche poetiche del gruppo: si viene sbalzati in una dimensione irreale ove la dovizia di particolari permette di immedesimarsi piacevolmente nei racconti fiabeschi e rivivere di persona una realtà metafisica attinente, in modo metaforico, ad un presente intriso di pittoricità e policromia. Una plenitudine di idealità e bellezza spirituale aleggia tra i versi delle accattivanti composizioni per lo più ritmati variamente fra loro e che, raggruppati, costituiscono un periodo ritmico struggente e arguto. La totalità delle liriche e le composizioni delle argentine aere musicali è opera di Bruno Rubino il quale, come un basilisco uccide le sue prede con lo sguardo, ammalia il recepiente ascoltatore con la propria arte di suoni e armonie. Come un menestrello catapultato dal medioevo, Giuseppe Brancato (altro esponente del gruppo) narra le favole esponendo allegoricamente delle verità morali che apportano preziosi e proficui insegnamenti.

I “Fiaba” dimostrano appieno le loro qualità creative nella composizione “I sogni di Marzia”, una estesa ballata-rock-fiabesca eseguita con maestrale dispendio di totalità espressive che rendono il pezzo innovativo ed entusiasmante:”…. il sogno è cominciato ed egli dorme sereno… nel buio dei pensieri che come i sentieri che ieri seguivi, che domani sono vivi, perché ieri è domani…. Marzia cerca il suo bambino; Sì, chi cerca trova, prova il tuo coraggio ma chi cerca ciò che non si deve trova ciò che non vuole trovare, così Marzia sbaglia nel cercare poi chissà… E Marzia cerca ancora il bimbo, nella notte va, nella notte delle fate, nella notte delle età…. Cascando s’addorme e un tappeto di foglie è stato il buon letto di un sonno strappato ad un giorno passato; dormire è un poco rubare qualcosa…. Il mattino la desta, ma sta ancora dormendo e continua il cammino… Le luci del mattino rendono sottile il muro che è fra sogni, vita e realtà. E corri nel sogno e cerchi nel sonno, il risveglio è vicino…. E Marzia ritrova il bambino che non ha. Ma il sogno è finito….”

C’è qualcosa di misterioso, qualcosa che sfugge alla comune comprensione, l’arcano si cela sotto questi versi pregni di ricchezza di assiomi, che stupiscono e fanno meditare ed esercitare l’attività del pensiero. L’articolato brano prima di essere inserito nel CD d’esordio del gruppo, dal titolo “XII L’appiccato”, ha rappresentato l’unico e primordiale atto della demotape omonima uscita nel 1992. Una attività “live” dei Fiaba, con tanto di rappresentazione scenica, se come idea non fosse ancora stata presa in considerazione e sviluppata, desterebbe nell’animo dell’attento e sensibile spettatore una forte emotività epidermica ed incontenibili ed entusiasmanti sentimenti che percuotono il cuore.

Una cosa è certa: sanno ammaliare e colpire il bersaglio sentitivo al centro.





GIORGIO PASSERA

- Nobody's Land


"Giornale di Sicilia 2000-2002"

GIORNALE DI SICILIA sabato 17 agosto 2002

Fiaba, una rock opera d'ispirazione medievale in Dvd. Cinquecento pezzi per i veri estimatori del genere.

"I sogni di Marzia" una produzione "fantastica" su Dvd, concepita da Bruno Rubino, leader dei Fiaba e realizzata dopo oltre due anni di estenuante lavoro. Il video musicale è stato ultimato da poche settimane e pubblicato a tiratura limitata. Soltanto cinquecento copie per collezionisti e, tra i fans dl gruppo rock siracusano, ce ne sono tanti. Il Dvd è già disponibile nei negozi specializzati, ma è stato pensato per la vendita su internet, al sito www.fiabaweb.com oppure www.pcfilmonline.com che è l'indirizzo web della "Pc Film" che ha prodotto l'intera rock opera. Le riprese ed il montaggio sono stati di Pierluigi Cavarra, da anni presente nel settore delle produzioni audiovisive, con la supervisione di Bruno Rubino. Il batterista, compositore ed autore dei testi ha coronato un desiderio che accarezza dal 1994, da quando è uscito "XII L'Appiccato", il primo disco ufficiale dei Fiaba, dove è contenuto il brano "I sogni di Marzia", diventato un inno per i fans della band.

Il Dvd contiene un trailer di 30 secondi, una clip di quindici minuti ed un backstage di oltre mezz'ora, ripreso da una troupe televisiva francese, guidata da Marc Faye che intende realizzare un documentario sui Fiaba. Un insieme di musica ed immagini appartenete ad un mondo incantato, caratterizzato da sound assolutamente originale della band, tra rock medievale e testi elfici. Un lavoro di grande impegno, realizzato con infinita passione da Bruno Rubino ed il suo gruppo. la scenografia, è stata costruita in sei mesi all'interno di un garage sotterraneo di cento metri quadrati. Rappresenta un bosco fatato dove si sviluppa la storia di Marzia, impersonata a turno da Chiara Musumeci, Simona Minniti, Monia Scala e Luciana Sardo. Si tratta del passaggio puberale di Marzia che diventa donna nel sogno, dove immagina di avere un bambino. Le fate vogliono rapire il piccolo, ma il menestrello, il cantante Giuseppe Brancato, bravo e carismatico nell'interpretazione del video e nell'impostazione vocale, lo trae in salvo. Marzia lo cerca "nel sogno dentro al sogno", attraverso un iter spirituale tra personaggi del mondo fiabesco. Le riprese realizzate per il video si soffermano spesso sugli assoli dei musicisti, Carlo Bonfiglio e Massimo Catena alle chitarre, Giuseppe Capodieci al basso, oltre Rubino alla batteria e Brancato alla voce. Alla fine Marzia ritrova il bambino nel sogno, davanti al portale che divide il mondo onirico da quello reale. Poi si sveglia sul letto "macchiato di lacrime e sangue", adesso è diventata una donna.



SALVO TROMBATORE



GIORNALE DI SICILIA mercoledì 8 agosto 2001



La musica dei Fiaba nel terzo album: Lo sgabello del rospo



Fiaba, capitolo terzo. È uscito “Lo sgabello del rospo”, il nuovo lavoro discografico della band di Bruno Rubino, batterista, autore delle musiche e leader della band siracusana.

Il disco è stato registrato per la Lizard, etichetta trevigiana e distribuito in tutta italia dalla Audioglobe di Firenze.

Una casa cilena, inoltre, la “Southamerica distribution”, si occupa di diffondere il CD nell’America Latina.

L’attività artistica dei Fiaba, dunque, assume una fisionomia sempre più internazionale, a coronamento di una carriera ormai decennale sviluppata su ottimi livelli, sia dal vivo che nei lavori in studio. Il nuovo Cd segue i due precedenti ed altrettanto validi lavori, “XII L’Appiccato” ed “Il cappello a tre punte”.

“Lo sgabello del rospo, però, rispetto al passato, raggiunge livelli musicali tecnicamente superiori, con degli accenni di sperimentazione ritmica e strumentale. Si tratta di un “concept album”, cioè un disco che racconta una storia attraverso i suoi otto brani che, racchiusi in un libretto d’opera, vengono definiti “scene”. La novità originale è proprio questa. Il lavoro è proprio una “rock opera” che si potrebbe anche mettere in scena. Il tema musicale è come una sinfonia suonata con gli strumenti del rock. Il sound rimane minimalista, senza eccessi ne virtuosismi gratuiti, fedele a quel “epic metal” che caratterizza i Fiaba, con la particolare voce “lirica” di Giuseppe Brancato e le parti suonate dallo stesso Rubino, da Massimo Catena, da Giuseppe Capodieci e da Carlo Bonfiglio. La favola è sempre zeppa di streghe, rane e rospi, l’azione si svolge nel bosco, in un luogo imprecisato e l’epoca è quella di un medioevo immaginario, frutto della fantasia, ma anche della passione di Bruno Rubino per la cultura celtico medievale. La storia è quella di un viandante, Pauro che assume il caratteristico fungo maculato di bianco, ha le allucinazioni e viene proiettato “nel mondo delle rane”. Il fungo, “ovolo malefico”, costituisce uno dei più potenti allucinogeni conosciuti in natura. Il suo nome inglese è “Toad stool”, cioè “Sgabello del rospo”, animale che, secondo gli antichi bretoni, era la “regina dei funghi”. La storia narrata nell’album non ha necessariamente una morale. È un’invenzione che scaturisce dalla sensibilità di Bruno Rubino verso questo genere di cultura fiabesca.



SALVO TROMBATORE



GIORNALE DI SICILIA mercoledì 26 gennaio 2000



Per i “Fiaba” anche un concerto dal vivo



Per la prima volta dal vivo all’aperto nella loro città. I Fiaba, soltanto dopo dieci anni di attività musicale, con due CD all’attivo, un terzo in fase di preparazione e centinaia di concerti, hanno finalmente coronato un forte desiderio, quello di esibirsi a Siracusa in una piazza gremita di persone.

Largo Aretusa, per una sera, si è riempito con le luci, i suoni e le scenografie particolarissime della band fondata da Bruno Rubino, batterista e mente creativa.uno show “fiabesco” sin dai costumi indossati dai cinque protagonisti(oltre al “drummer” sono in formazione Giuseppe Brancato alla voce, Giuseppe Capodieci al basso, Massimo Catena alla chitarra e, ultimo arrivato, Carlo Bonfiglio ancora alla chitarra).

L’istrionico cantante indossava il cappello a tre punte, ormai simbolo inconfondibile dei Fiaba che ne hanno fatto il loro marchio. Il copricapo dei giullari medievali campeggiava sul palco in forma stilizzata, incastonato come un rosone tra le rovine di una cattedrale elfica.

Una scenografia suggestiva ed in perfetta sintonia con la musica dei Fiaba, fatta di rock, “epic metal” e condita con sonorità celtiche e medievali.

I testi raccontano un mondo di favole, di giullari, boschi, rane e rospi.Una dimensione fantastica dove i Fiaba rappresentano il contatto con la realtà esterna.Un’ allegoria originale, colta ed efficace.

In questa “città dei folletti” rappresentata sul palcoscenico, la batteria di Rubino è diventata uno strumento incastonato tra i ami di un bosco spoglio.

“Le ridotte dimensioni del palco - sostiene Bruno - ci hanno costretto a montare solo una parte della scenografia. Il nostro rammarico è proprio quello di non essere ancora riusciti a trovare un palco professionale, adatto a contenere tutto l’allestimento scenico”.

La difficoltà a muoversi esiste solo a livello locale. Lo dimostra il fatto che i Fiaba sono stati molto apprezzati nel resto d’Italia e persino all’estero.

I loro dischi sono stati recensiti dalle più autorevoli riviste specializzate nazionali. Eppure hanno “esordito” in città dopo anni di concerti altrove, perché le loro proposte di spettacolo non erano mai state accettate prima.



SALVO TROMBATORE

- Giornale di Sicilia


"Arezzo wave rock bullets 93"

AREZZO WAVE ROCK BULLETS dicembre 1993

(articolo apparso anche su DECIBEL STORMS, BALLBUSTER e su METAL DETECTORS naturalmente in inglese)



Intervista ai Fiaba



La scena rock siciliana vista dall’ottica di un gruppo

Siracusa – Già nel mio articolo apparso nel precedente “Rock Bullets” avevo anticipato che i Fiaba erano oramai pronti per l’esordio discografico.

Ora si ha l’occasione di conoscerli meglio poiché abbiamo scambiato quattro parole con Bruno Rubino, batterista del fieve-piece siracusano.

Chi è e perché si sono fondati i Fiaba?

Tutto è scaturito da un progetto di sperimentazione musicale, eravamo alla ricerca di un sound rock moderno che non avesse pesanti riferimenti a quello dei gruppi progressive degli anni settanta né all’heavy metal epico degli anni ottanta ed utilizzando, sonorità arcaiche a temi favolistici, talvolta sfruttati in passato.

Credo che oramai lo si possa annunciare, e cioè che siete in procinto di realizzare il vostro primo album. Lo volete presentare agli affezionati lettoti di “Arezzo Wave”?

Certamente! Non aspettatevi niente di ciò che avete ascoltato nel rock in passato perché potreste restare piacevolmente……delusi. Sarà un CD molto suggestivo nel quale si respira il profumo di terra bagnata di boschi dimenticati, popolati da esseri di ogni sorta e dalla natura talvolta bizzarra. Gli amanti di un certo tipo di letteratura troveranno fedeli riferimenti alle leggende popolari eliche.

La casa discografica è la “Mellow Records”, in che modo vi ha contattato?

Siamo stati in precedenza presentati da un nostro amico, Loris Furlan, una persona molto attiva e disponibile che contribuisce a diversi progetti musicali come Black Jester, Asgaard e Quasar. In seguito siamo stati contattati personalmente dal responsabile dell’etichetta.

Il vostro debut-album è un concept come i vostri due precedenti demo-tapes fino ad ora realizzati?

Saranno proprio i brani gia resi noti dai due demos ad essere pubblicati. A tal proposito ci scusiamo con tutti coloro che aspettavano un terzo demo-tape dei Fiaba con brani inediti. Comunque il CD sarà un modo per riascoltarli e con una produzione nettamente migliore!

Ci volete ragguagliare sulla scena musicale siracusana? Quali bands siracusane ritenete pronte ad un discorso professionistico?

Ci sono molte idee nell’aria, ma spesso non riescono a concretizzarsi, c’è un gruppo interessante che si muove tra jazz e folk siculo e si tratta degli Apogeo. Inoltre c’è una band progressive niente male, ossia gli Elephant and Castle. Come anche non mancano progetti solisti di cantautorato e jazz.

La storia di una rock band del meridione è soprattutto fatica ad uscire da una grave situazione di perifericità ed emarginazione. Qual è la vostra opinione al riguardo?

Bisogna muoversi di più, anche se paradossalmente può voler dire suonare di meno. Ci vuole più tempo per emergere, contiamo comunque in iniziative come ad esempio la vostra per portare alla luce realtà musicali altrimenti sconosciute.



EMANUELE GENTILE - arezzo wave rock bullet


"GAZZETTA DEL SUD 95"

GAZZETTA DEL SUD domenica 23 aprile 1995



Fiaba, fra gli elfi e il rock



Pifferi magici, folletti, gnomi, topi che ballano chinando il capo, giganti e nani, draghi, volpi ed aquile, elfi, principi e fate che intrecciano le loro danze tra le pieghe dell’arcobaleno.

Il tutto, poi, si muove sullo sfondo di boschi incantati, con il soffio soave del vento, tra danze e filastrocche della cultura popolare. Sono tutti personaggi che hanno accompagnato la nostra infanzia quando stretti tra le coperte sognavamo il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupery e la sua la volpe addomesticata e che poi, diventati adulti, abbiamo lasciato che si addormentassero per sempre sulla via dei ricordi.

Ma tra menestrelli e cantilene, filastrocche e chitarre distorte ecco che questo mondo fantastico torna a rivivere tra le note musicali dei Fiaba, una giovane band nata a Siracusa nel 1991 e che in poco tempo è riuscita a raccogliere favori anche in Svizzera, Germania ed Inghilterra.

Una musica originale, dall’effetto ipnotico, dove ai suoni duri dell’heavy metal si mescolano le dolci cantilene del cantastorie, Giuseppe Brancato, che garantiscono un affascinante viaggio nel tempo tra le cadenza della gavotta, della giga, del minuetto e degli altri movimenti che costituiscono la suite barocca del xvi secolo.

Uno sforzo di originalità che vede impegnati cinque bravi musicisti professionisti come Salvatore Salice e Antonio Arcidiacono alle chitarre, Cosimo Tranchino al basso, Bruno Rubino alla batteria e Giuseppe Brancato come cantastorie.

“Tutto è nato tre anni fa – ci racconta Bruno Rubino – da un’idea di sperimentazione e dal desiderio di creare un rock di ricerca e di ascolto immediato. Per spiegare la nostra musica poi facciamo sempre riferimento all’esempio dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni che è un romanzo storico, cioè un romanzo di invenzione ambientato in un epoca ben precisa. Allo stesso modo noi creiamo delle favole che però mantengono il sapore della terra d’origine, della tradizione popolare bretone ed elfica.”

I primi lavori dei Fiaba vengono pubblicati nel gennaio del 1992 con un demo-tape di sei brani ed un mini concept dal titolo “I sogni di Marzia”. Notati subito dalla stampa specializzata il giovane gruppo riceve offerte da diverse case discografiche interessate ad un genere musicale che in Italia viene portato avanti solo da Angelo Branduardi, ma con modalità e suoni più soft, e nel maggio del 1994 il produttore Mauro Moroni di un etichetta indipendente di Sanremo, la Mellow Records, decide di buttarsi in questa avventura e di finanziare il primo lavoro.

E’ un successo immediato ed il loro primo compact “XII L’appiccato” ,che esce nel maggio del 1994, è richiesto soprattutto dai giovani alla ricerca di quelle sonorità celtico-medioevali che diventano metafore ed allegorie per rileggere in chiave favolistica la vita di tutti giorni.

“E’ vero, tutti i personaggi che affollano questo mondo – ci spiega Bruno Rubino – alla fine rappresentano la nostra condizione umana perché l’amore, la fedeltà, l’amicizia, la paura, il sogno sono temi che possiamo definire eterni. In una nostra canzone, Lo spaventapasseri, parliamo proprio di questa figura inchiodata a terra e come tutti gli uomini con il desiderio di volar via, liberarsi dalle catene che lo imprigionano in delle regole, nell’ottica di un sistema.”

Ma anche l’appiccato, l’immagine che è testimone del loro primo compact, ha tutto un significato da scoprire: è la carta del passaggio dalla fase materiale a quella spirituale, il mezzo per riuscire a staccare i piedi da terra ed elevarsi a valori superiori.

“Il nostro desiderio – commenta infine Bruno Rubino – è quello di rigenerarsi artisticamente, di non ristagnare mai nel presente, di guardare oltre, di non accettare mai un ruolo fisso ma di crearne di inediti. Il resto, dischi, concerti, speranze sono già scritte nel lato oscuro della luna.”

Quel lato oscuro che ha già conservato ai Fiaba un nuovo compact che viaggerà tra le ali di qualche immaginifico sogno o, meglio, in questo caso, di qualche meravigliosa fiaba.



GIANCARLO SALEMI - GAZZETTA DEL SUD


"CLASSIX! 2005"

Classix! ottobre 2005



FIABA – I racconti del giullare cantore (Pcfilm)

Rock e leggende dei boschi

I siciliani FIABA sono la dimostrazione che si può essere una rock band originale, guardare al passato, servirsi del presente e proiettarsi nel futuro, senza apparire fuori posto o banalmente nostalgici. Il suono dei FIABA si colora sin dal debutto “XII L’Appiccato” di sonorità fiabesche, con tratteggi medioevali, non nell’utilizzo strumentale, assolutamente rock, ma nel tratteggio compositivo, canzoni che si vestono da danze antiche, ritornelli che paiono rubate in pergamene di vetusti villaggi. Un rock che odora di boschi e folletti, lo stesso folletto che appare nel videoclip del DVD allegato a questo quarto album, protagonista del brano di apertura “Angelica e il folletto del salice”, sintesi perfetta della modalità di scrittura che alimentano questo quintetto. Un rock che va oltre, che strega e piace nelle cadenze danzanti e pagane di “Nipote di strega” e “La fuga dell’elfo”, “La gemma nel pozzo”, sostenute da un lavoro certosino della sezione ritmica e con la chitarra che cesella note perfette. Ma i FIABA non sarebbero la più grande “medioevale rock band” del mondo senza le interpretazioni da cantore consumato di Giuseppe Brancato, perfetto cerimoniere per un suono antico, ma che tra i solchi di questo album, appare davvero senza tempo. Unici!

Gianni Della Cioppa - CLASSIX!


"ANDROMEDA 2002"

ANDROMEDA gennaio 2002



"C'era una volta il rock! Inteso come voglia di rischiare, di fondere più stili e di rimanere comunque unici ed orecchiabili. Un pò come suonare rock e leggere una storia. Realtà unica e brillante del panorama italico i Fiaba, pur non avendo nulla in comune col canonico Prog. Metal, sono indifferentemente inseriti tanto nel calderone metallicoquanto in quello progressivo, creando fprse un pò di confusione ai seguaci di entrambi i generi.
Chiediamo al batterista/compositore Bruno Rubino di parlarci un pò della sua band, recentemente giunta al terzo CD con l'ottimo "Lo sgabello del rospo".
Definirei i Fiaba nipoti del prog. anni ’70 e figli del metal anni ‘80 ma, pur mantenendo l’immaginario del primo e le sonorità del secondo, tuttavia le nostre strutture musicali hanno come base la ricerca di uno stile minimalista ed impressionista che non appartiene ai generi succitati. Nelle composizioni non sono presenti né i ridondanti barocchismi del progressive né i voli pindarici dei virtuosismi metal (che per altro noi apprezziamo come ascoltatori). Il nostro tentativo è stato sempre quello di cercare una modalità espressiva personale e di semplice comprensione, senza imitare i grandi gruppi in qualcosa che loro hanno inventato e che già propongono meglio di come potremmo fare noi. Qualcuno ci ha detto che proprio per il fatto di non avere un suono prog. siamo l’unico gruppo di rock progressivo attualmente in circolazione, per quanto mi riguarda siamo semplicemente Fiaba.

Ti va di farci una breve recensione dei vostri lavori ?

“XII L’Appiccato” rappresenta per me il prototipo stilistico dei Fiaba, il più minimalista, scarno, magico disco fra quelli pubblicati, pregno dell’umido dei boschi e degli incanti cupi delle fate. “Il Cappello A Tre Punte” è una raccolta di canzoni dal sapore narrativo dei Grimm o di Andersen, in cui la fiaba è il veicolo della narrazione, con un’apertura generosa verso gli arrangiamenti e nella quale i testi per la maggior parte assumono la forma racconto. “Lo Sgabello Del Rospo” è un concept album che narra del viaggio psichedelico di un viandante attraverso il mondo delle rane; il disco si muove tra episodi musicali multiformi sino ad arrivare alla title-track, una sorta di medley dell’intero disco sotto forma di ricordo onirico dell’esperienza vissuta dal protagonista. È il più tecnico e meno diretto dei nostri lavori e và certamente letto più volte e pensato come un sogno narrato supportato da una colonna sonora strumentale. Anche se il suono dell’album può essere visto a tratti come di estrazione techno–metal, è concettualmente, come stesura e liriche, il nostro Cd più prog.

I tuoi testi simili a filastrocche medievali, incantati, sognanti, ora drammatici, ora beffardi e, per l’ appunto, “fiabeschi”, sono una parte fondamentale della vostra proposta; dove trai ispirazione per la loro stesura? Ci sono libri o film che consiglieresti particolarmente a chi ama questi temi ?

Circa la mia intima ispirazione, esiste sicuramente una grossissima parte legata all’ immaginario infantile, forse perché la mia bisnonna ha colorato la mia fanciullezza di stupendi racconti persi realmente nella notte dei tempi. Ad ogni modo credo che ciascuno di noi faccia parte di un clan virtuale appartenente a questo immaginario medievale poiché, tutto ciò che riguarda la fiaba, vibra ed attiva delle sensazioni solo quando queste già appartengono al nostro bagaglio esperienziale, in un modo o nell’altro… se comunque dovessi citare dei lavori che hanno fortemente sensibilizzato la mia creatività, parlerei di films come “In Compagnia Dei Lupi”, “Labyrinth”, “Legend”, “Dark Cristal” e di libri come “Il Piccolo Popolo”, “Fate”, “La Grande Enciclopedia Dei Folletti”, ma questi sono solo titoli da usare come coordinate.

Prima di formare i Fiaba hai inciso un album con una band di nome Ydra, vuoi dirci qualcosa di più in merito? Anche gli altri componenti dei Fiaba hanno avuto altre esperienze di rilievo in passato?

Il vinile si chiamava “Ydra I”, cantato in inglese ed orientato verso un hard-metal abbastanza melodico. Fu registrato a Savona, masterizzato da schifo e pubblicato nel 1990 (con copertina in bianco e nero invece che a colori) dalla New Sanremo Hit(che aveva già gabbato i Love Machine). La mia presenza in quel disco si limitava all’esecuzione delle partiture del vecchio batterista visto che ho preferito mantenere intatta la personalità del gruppo senza modificarne il sound. La morale fu quella di non fidarsi mai dei produttori: l’Lp ebbe una distribuzione da pena “capitale” e ricordo persino di aver dovuto acquistare la mia copia personale. Tutti i Fiaba provengono da altre esperienze “nell’immediato passato” Massimo Catena era chitarrista nei Luna, Carlo Bonfiglio nei trashers Sexy Motherfucker, Giuseppe Capodieci bassista negli Alembic Virtual e Giuseppe Brancato cantante negli Alzheimer.
Quali sono le tue influenze e quali dischi porteresti con te sull’ isola deserta ?

Ho sempre considerato le mie influenze più cinematografiche che musicali. Premettendo che in un’isola deserta ci andrei anche per non sentire musica, dovendo scegliere qualche titolo direi “Piece Of Mind” dei Maiden, “Perfect Simmetry” dei Fates Warning, “Control And Resistance” dei Watchtower.
Dal vivo proponete un vasto repertorio di inediti che, per impatto e fascino, sono ormai dei veri e propri cavalli da battaglia. Come mai non sono ancora stati pubblicati e quali speranze abbiamo che lo siano ?

Non abbiamo ancora trovato una produzione seria, la speranza è che qualcuno si accorga di noi.
Per finire quali sono i vostri prossimi programmi ?

Stiamo terminando la registrazione di un singolo dal titolo “Angelica E Il Folletto Del Salice” e le riprese video della nostra suite “I Sogni Di Marzia”. Chiaramente presenteremo dal vivo “Lo Sgabello Del Rospo”.

SALVATORE FALLUCCA



FIABA "Lo sgabello del rospo"(Lizard/Audioglobe)

Sembra dettato proprio dal loro nome , ma questo terzo album dei siciliani Fiaba ha un che di magico. Non sarà facile accettarlo per gli amanti del classico rock, ma se avrete la pazienza di ascoltarlo in assoluto relax troverete delle sfumature di gran classe che poche band oggi come oggi hanno il coraggio di proporre. Ci vuole coraggio, ma bisogna appoggiare con determinazione le band che suonano per l'arte e non per le vendite.

MAX B.

- ANDROMEDA


"Flash 93-2002"

Flash gennaio 2002

Fiaba : visionari e immaginifici

Un gioiello composto nel lontano '95; questo è "Lo Sgabello Del Rospo", concept onirico deggno delle grandi opere di letteratura fantasy. Il batterista Bruno Rubino ci racconta qualcosa in più sugli imprevedibili Fiaba....



I PEZZI DELLO "SGABELLO DEL ROSPO" SONO STATI COMPOSTI 6 ANNI FA,
COME MAI VEDONO LA LUCE SOLO ADESSO?

Le etichette che avevano dato la disponibilità alla pubblicazione dell’album si sono tirate indietro all’ultimo momento, proprio quando stavamo terminando le registrazioni, c’è voluto tempo per trovare una label disposta a fare uscire il disco, all’epoca il lavoro fu trovato tecnicamente troppo complicato e quindi poco commerciale, è incredibile come produttori che si occupano di musica comunque alternativa abbiano una visione così riduttiva del mercato, alla fine comunque il coraggio della Lizard ha permesso che “Lo sgabello del rospo” vedesse la luce.


VUOI PARLARCI DEI VOSTRI PRECEDENTI LAVORI E DELLE LORO SOSTANZIALI DIFFERENZE.

Il primo CD da noi pubblicato “XII L’Appiccato” è un lavoro minimalista, gli arrangiamenti volutamente scarni caratterizzano le atmosfere magiche di un disco sicuramente molto suggestivo, a questo è seguito “Il cappello a tre punte” nel quale le aperture strumentali, mai comunque portate sul piano del virtuosismo, conferiscono all’album un forte potere narrativo nel quale la fiaba è il veicolo portante, “Lo sgabello del rospo” è il primo concept da noi realizzato e sicuramente il disco più tecnico, l’eterogeneità dei brani presenti in questo lavoro dipende dal fatto che l’atmosfera si evolve con l’evolversi della storia, quindi le varie canzoni toccano diversi territori, da frangenti dilatati e psichedelici a venature di forte impatto techno-metal. In passato avevamo già realizzato un’operazione del genere ma non si trattava di singoli brani bensì di una suite che, per esigenze di produzione, è stata inserita nel nostro primo album e non come lavoro a sé stante come avremmo voluto, si tratta de “I sogni di Marzia” della durata di appena 15 minuti, un lavoro dal sapore fortemente onirico in cui il testo presenta risvolti psicoanalitici oltre che riferimenti alle superstizioni e pratiche scaramantiche proprie dell’immaginario medioevale, il bosco è il teatro in cui Marzia vive il passaggio puberale attraverso le visioni di un sogno.


VUOI RIASSUMERCI BREVEMENTE LA STORIA CHE LEGA FRA LORO LE LIRICHE DI QUESTO NUOVO ALBUM?

“Lo sgabello del rospo” è il nome inglese dell’amanita muscaria, il fungo allucinogeno presente nell’iconografia fiabesca, sicuramente tutti l’avranno visto almeno una volta, di colore rosso maculato di bianco e dall’aspetto apparentemente innocuo. Il protagonista del racconto, Pauro, ospite ignaro di due streghe, ingerisce una pozione di cui l’ovolo malefico è l’ingrediente base, tale infuso è la chiave che aprirà la porta per la città delle rane, l’album è la storia del suo viaggio in questo mondo sconosciuto dagli umani.


LE ORME, I GENESIS ED I BANCO SEMBRANO ALCUNE DELLE VOSTRE MUSE
ISPIRATRICI, SEI D'ACCORDO CON ME?

La nostra estrazione musicale non è di natura prog, bensì tecno-metal, i nostri gusti personali, all’interno del gruppo, sono comunque multiformi e vanno dai Watchtower ai Primus. Ad ogni modo, hai nominato dei grandissimi artisti che hanno certamente influito sull’evoluzione del rock sino ai giorni nostri, è quindi ovvio che i riferimenti a questi gruppi, che hanno fatto la storia della musica, sono presenti anche in bands al di fuori del filone prog. Tuttavia se ascolti bene il nostro sound, noterai che pur condividendo tematiche care al panorama progressive e telai ritmici con tempi dispari e spesso terzinati, le nostre aperture armoniche sono molto più modeste, essenziali, cerchiamo soluzioni meno sofisticate e più dirette.

IN UN MOMENTO IN CUI PILASTRI DELLA SCENA PROG QUALI MARILLION E GENESIS
PERDONO COSTANTEMENTE COLPI, QUALE PUO' ESSERE L'ANCORA DI SALVATAGGIO DI UN
GENERE CHE IN ITALIA VANTA UNA GRANDE TRADIZIONE?

Penso che dipenda esclusivamente dalla volontà e dal coraggio dei produttori discografici, non penso che la musica sia in crisi, i migliori gruppi non li produce nessuno perché essendo veramente originali non sono assimilabili a nessun tipo di mercato esistente. Creare dei precedenti, per un produttore, è un’operazione troppo dispendiosa e in alcuni casi poco redditizia, ma sarebbe fondamentale far conoscere al grosso pubblico realtà che esistono nel sottobosco musicale, validissimi artisti che non hanno ancora avuto la fortuna di pubblicare i propri lavori perché considerati troppo sperimentali.


VUOI DESCRIVERMI UN VOSTRO LIVE SHOW...SO CHE PROPONETE UNA SCENOGRAFIA
PARTICOLARE...

Usciamo da un’imponente roccia antropomorfa nella quale, attraverso una fenditura come un’enorme bocca si trova un portale di legno. Il nostro frontman, una sorta di giullare cantore, apre la strada sul palco con in mano una lanterna di rame, tamburi e cembali della batteria sono incastonati fra i rami di un improbabile bosco ormai spoglio, sullo sfondo sono visibili, come ruderi di una antica cattedrale elfica, un rosone raffigurante l’effige del cappello a tre punte (simbolo dei Fiaba) e quella di uno strano gargoyle. Il tentativo è quello di proporre una visione dello scenario naturale nel quale si muovono i personaggi presenti nelle canzoni dei Fiaba.

LUCA VISCONTI



FLASH novembre 2001



Fiaba

“Lo Sgabello Del Rospo”

(Lizard/Audioglobe)



I Fiaba con questo nuovo album ci regalano un gioiello composto nel lontano ’95; un lavoro visionario e immaginifico di altissimo spessore, ma talvolta anche di difficile lettura. Un concept onirico degno delle grandi opere di letteratura fantasy, con testi da leggere come un libro e in possesso di una notevole forza evocativa. Le parti musicali sono complesse e articolate, e rievocano le sfuriate dei King Crimson e di un certo prog ruvido e scomodo, adatto ad una storia senza dubbio inquietante. Musiche e parole sono strettamente associate e il disco non può essere apprezzato nella sua interezza senza tenere presente questa chiara relazione. In questo senso, avrei preferito l’utilizzo di partiture più varie, di inserti dal sapore celtico o folk e di un suono meno metallico delle chitarre, come ad esempio si sente nella quinta traccia ( una tarantella heavy sorretta da una chitarra stridente), ma è una questione di gusto perché i brani sono molto ben suonati. La parte del leone la fa il batterista Bruno Rubino che ha composto tutte le musiche e parte dei testi, dotato di un’abilità tecnica mostruosa, esaltata da ritmi e contrattempi mozzafiato. Il cantante Giuseppe Brancato è il coautore dei testi e ha un’impostazione classica e recitativa piuttosto insolita e originale, ricca di pathos, che conferisce spessore e vigore alla complessità delle liriche. Un disco unico nel suo genere, un capolavoro che dimostra, se ce ne fosse bisogno, che la musica italiana è di altissima qualità e che non ha nulla da invidiare alle produzioni straniere, spesso prive di contenuti culturali di valore.



(GB)

90/100



FLASH maggio 1994



Fiaba “XII L’appiccato”(mellow)



I Fiaba sono uno di quei gruppi che –in uno slang molto personale- non esiterei a definire di “difficile approccio”. Se a tante bands bisognerebbe rimproverare una scarsa attitudine all’originalità, ai Fiaba va riconosciuto, invece, il merito di essersi apprestati in uno sforzo eccellente verso la particolarità. I suoni de “L’appiccato” infatti, non basta ascoltarli, bisogna studiarli. Non è un disco facile né per i testi, né per i suoni, orientati verso un rock d’ispirazione progressive ma con forti carature folk. C’è un’atmosfera pesantemente etnica, radicalmente celtica che imperversa in ognuno dei sette brani presentati dai titoli a metà strada fra il fantastico e l’esoterico: da “Il richiamo dello stagno” a “Il fauno bevve l’acqua della sorgente”, passando per “Il signore dei topi”.

Insomma: i Fiaba hanno bisogno di un ascolto intensamente spirituale, di un impegno psicologico propenso alla ricerca, allo sforzo di capire un linguaggio –ripeto- mi riferisco non solo a quello vocale ma anche a quello musicale. Chi ha da sempre apprezzato le particolarità, le novità, l’originalità, la tenacia, lo spirito ad andare contro corrente ( ricordiamo che il quartetto in questione proviene da una scena non avvezza a questo tipo di sonorità, quella siciliana) apprezzerà anche i Fiaba in questo bizzarro ( ma coerente al proprio stile) esordio. Chi, invece, cercando tra le pagine di “Metallo Italiano” si aspetta di trovare sempre e comunque metallo colato allo stato puro, questa volta non avrà trovato pane per i propri denti. Chi poi ascolterà con attenzione e dedizione quest’opera prima ( uscita dopo due demos), saprà cogliere un’apprezzabile ispirazione lirico- drammatica di un cantato in italiano ma di completa assimilazione.



(PC)



FLASH marzo 1993



Fiaba

I Sogni Di Marzia



Proporsi in un particolare genere musicale, come quello dei Fiaba, potrebbe significare esser tagliati fuori. Ma perché sottostare a ciò che fanno gli altri, perché sognare e non esprimere quello che veramente si sente dentro…… Ecco che allora salta fuori come un folletto Bruno Rubino dando libero e doveroso sfogo alla sua vena artistica.

A differenza delle fiabe , dove tutto è fantastico, immaginario e irreale, Fiaba è una realtà che possiamo toccare con mano, ma, soprattutto, ascoltare con curiosità. Nulla è dato al caso, ogni nota, ogni parola, ogni rima, ogni movimento è studiato e preparato con perizia.

“I Sogni Di Marzia”, che segue dopo appena 8 mesi “XII L’appiccato”, demo di debutto che ha ricevuto poche ma buone recensioni, è un concept che integra la musica, il cantato in una lirica dai toni medievali, in un sonetto che i cantastorie erano soliti raccontare nelle piazze dei villaggi. E come nei ricordi da bambino si restava a bocca aperta mentre il nonno ci raccontava storie, oggi si prova la stessa sensazione nel seguire i testi de “L’appiccato”o “I Sogni Di Marzia”.

Provate a immaginarli dal vivo?!? Sarà sogno o realtà.



GABRIELE RAITI

- FLASH


"Silent Noise (JAPAN)"

SILENT NOISE settembre 1995

(Traduzione dal giapponese)

Fiaba “XII L’Appiccato”

Nell’estate del ’91 Bruno Rubino ha concepito il progetto Fiaba e nel ’93 ha firmato il contratto con la Mellow Records che ha portato alla pubblicazione di questo disco. Sembra che l’ambizione del gruppo sia quella di essere una band al di fuori di qualsiasi categoria. La stupenda voce di Brancato ricorda l’opera italiana, lui potrebbe essere un cantante lirico se non fosse così istintivo e tecnicamente non impostato, un vero attore fonico che utilizza in questo disco almeno tre impostazioni differenti ad esempio ne “I sogni di Marzia” inizialmente potrebbe ricordare i Genesis per poi evolversi differentemente, spingendo la stessa a punti estremi quasi ad urlare le parole senza mai però arrivare al falsetto la voce di Brancato è veramente strana. Ciò che mi piace del gruppo è la ricercatezza e l’autoanalisi che s’impone, sono un genere a sé, i Fiaba sono semplicemente i Fiaba, anche solo per questo mi sentirei di dare al gruppo il mio benestare.

Le parti sul disco sono eseguite egregiamente, loro non sono persone che si autocompiacciono ad esempio sempre ne “I sogni di Marzia” si capisce che hanno scelto di inserire soltanto ciò che il loro gusto gli impone a servizio del lavoro senza virtuosismi gratuiti, una suite che inizia in acustico per poi finire sull’heavy, utilizzando dei patterns che qualsiasi gruppo potrebbe eseguire ma con una risultante tra le parti che produce un sound completamente nuovo. I passaggi tra le varie frasi sono scorrevoli e nell’economia del suono il buon senso della sezione ritmica è il benvenuto.

È stato un grande piacere conoscere un nuovo talento.



“DAMURU” KUROBE - Silent Noise


"Darkness Attack 97"

DARKNESS ATTACK 1997



Fiaba “Il cappello a tre punte”



Come si può soltanto pensare di recensire un lavoro come questo? Come si può tentare di sezionare questo capolavoro come fosse un’autopsia? Innanzitutto “Il cappello a tre punte” è un lavoro che va ascoltato TUTTO, dall’inizio alla fine, e non una canzone oggi, una domani….no, no, va ascoltato tutto insieme, anche perché ogni canzone è un gioiellino e non può essere messa da parte. Avrete capito che mi è piaciuto molto, ma a chi potrebbe non piacere? Mettendo da parte i gusti musicali, come si può non mettersi a piangere sentendo la triste storia di Turpino? E non commuoversi per il lavoro impossibile di Mastro Giovanni? E non sentirsi quasi in colpa per la morte del drago? Ogni pezzo è un viaggio in un’altra dimensione, in un’altra epoca, quando tutti noi eravamo alti così e credevamo ancora in Babbo Natale. È bellissimo. Provare le emozioni di un bambino, ma riuscire a vedere i significato profondo che sta dietro…. fantastico! Perché non sono solo storie di fate, di giganti e folletti, ma comunicano anche emozioni e aspetti della realtà che sono eterni e si ripetono in tutte le epoche. È un gioiello. Una favola, o meglio una fiaba, per adulti. Non nel senso che è zozzo, oh! Ma nel senso che quando uno cresce può capire che dietro alle favole c’è la vita vera e solo chi non cresce mai pensa che siano cose da bambini. Una vera lezione. Di musica e di vita.



MARIKA VALTORTA - Darkness Attack


"Progmagazine 94-2001"

ProgMagazine numero 5 Maggio 2002



SPECIALE FIABA



I siracusani Fiaba sono un gruppo unico ed eccezionale, in queste recensioni cercheremo di capire perchè, cominciando proprio con l'album d'esordio del 1994. Qualche anno prima il drummer Bruno Rubino fonda la band con l'idea di materializzare un'atmosfera folk/medievale senza usare per questo una strumentazione acustica, puntando anzi su sonorità prettamente elettriche. Completata la band e ricevuto l'interessamento di diverse etichette specializzate (WMMS, Witchhunt, etc.) è la sanremese Mellow Records a pubblicare il primo lp. Sarà con questo che la band comincerà la propria avventura, incuriosendo sia le delicate orecchie dei progressivi sia la smodata ansia di elettricità dei metallici...



XII L'APPICCATO (Mellow 1994)



Lp straordinario, ricco d'intuizioni fulminanti a dispetto dell'essenziale line-up: per la prima volta il folklore mediterraneo/celtico e l'immaginario medievale s'innestano su un epic metal sui generis, scarno ed inquietante, progressivo ed irreale. Per fare un paragone è come se i primi Fates Warning incontrassero le ballate provenzali di Branduardi, le gighe alla Gryphon/Pentangle e la teatralità di certi Genesis: al di là delle citazioni apprezzo tantissimo la struttura dei brani, imperniati su un contenuto fiabesco e naif, grazie alla saggia scelta di impostarli sulle allegorie espresse nelle liriche. Ritmiche semplici quanto ossessive, assenza di orpelli, chitarre taglienti e ruvide, dolci quando serve, la voce di Giuseppe Brancato, giullare di grande espressività, singolare e a tratti irritante: queste le caratteristiche marcanti del lavoro.

Da ricordare l'avvolgente epicità di "C'è un posto nel bosco", l'inquietante ballata "Viene l'angelo", l'hard progressivo di "I sogni di Marzia", forse il brano più rappresentativo del sound dei Fiaba in cui traspaiono retaggi post punk/dark wave e l'amore per la descrizione grottesca e fantasiosa; ancora l'aggressiva "Il signore dei topi", l'impetuosa "Il fauno bevve l'acqua dalla sorgente" ed infine "Lo spaventapasseri", litania ipnotica e lugubre come mai mi era capitato di ascoltare.

Un grandissimo esordio.



IL CAPPELLO A TRE PUNTE (Pick Up/Lizard 1996)



Il secondo lavoro dei Fiaba mostra forti differenze dal primo, forse più dal punto di vista stilistico che lirico/concettuale: l'impostazione folk di base non viene meno, è tuttavia arricchita da una forte vena gigionesca e teatrale. A cambiare è però l'impostazione esecutiva: viene dato maggiore spazio alle doti tecniche (assolutamente non disprezzabili) dei musicisti, penso alle ritmiche più varie ed alle evoluzioni chitarristiche che creano un impatto più evidente ed una maggiore e corale epicità, ascoltate la stupenda ed incendiaria "La rana affogata" e ve ne renderete conto.

C'è spazio per grosse variazioni, per infiltrazioni hard rock e progressive, dalla teatralità di "L'omino di latta" al dolore della magnifica "Hanno ammazzato il drago", davvero intrisa di malinconia e sofferenza. Traspare un più forte senso di drammaticità nei brani, penso a "Turpino il mostro", o un amore per il grottesco come nella formidabile title-track.

In conclusione un lavoro diverso, per certi versi più "digeribile" ma per altri privo di quella vena "stralunata" che il debut-album esibiva con strampalata lucidità. In ogni caso da avere.



LO SGABELLO DEL ROSPO (Lizard 2001)



Terzo album dei Fiaba: a bocce ferme possiamo dire che si tratta del lavoro più difficile, complesso e progressivo della band sicula, lavoro concepito nel 1995 ma per alterne vicende solo ora dato alla luce. Opera di elevato valore, “Lo sgabello del rospo” è un concept album che esalta al massimo il dato distintivo dei Fiaba rispetto agli altri gruppi: la capacità di materializzare un concetto (una “fiaba”, nel nostro caso…) e di dargli forma grazie ad una musica di immenso spessore, lontana dalle ridondanze tipiche del prog e dall’aggressività del metal, pur toccando (lambendo?) i due generi.

Vorrei spendere due parole sul tema, si tratta della storia di Pauro che, smarritosi lungo un sentiero, giunge alla dimora di due streghe che lo dissetano con un infuso: tale bevanda lo condurrà oltre la porta della città delle rane, governata dalla regina Gebbia, assisa sul fungo a mo’di trono. Opera piena di simbolismi e metafore, materializzata con un dato sonoro che si distacca non poco da quanto inciso in precedenza, al tempo stesso la lunatica poesia del primo album e la teatralità del secondo sono presenti: mi riesce difficile descrivervi in modo analitico il lavoro, si tratta di otto scene in cui prevale molto spesso un’atmosfera lugubre ed oscura ad indicare i luoghi “acquitrinosi” in cui l’opera è ambientata. La linearità de “L’appiccato” e gli istrionismi de “Il cappello a tre punte” non vengono traditi, sono anzi arricchiti da mille piccole invenzioni, vocali e strumentali, soprattutto concettuali, che rendono questo album una vera sorpresa.

Vi confesso di non resistere alle scelte stilistiche dei Fiaba, difficili senza dubbio ma di gran fascino, penso alle note ipnotiche della prima scena, alle chitarre più aggressive della terza in cui “L’inno alle gocce” di una pioggia tanto anelata è reso con originalità ed intelligenza sorprendente. Come al solito le ritmiche sono prevalentemente marziali ma non per questo lineari, anzi spesso tortuose ed “impervie”, le chitarre poi spaziano tra momenti più lunatici ed altri più serrati: su tutti svetta come al solito il cantastorie Brancato, espressione di teatralità naif insuperabile. Vi consiglio di seguire con attenzione la storia per diversi motivi, innanzitutto il libretto è tale nel vero senso della parola, raccoglie le liriche che hanno un'evidente prevalenza nell’economia del lavoro; non meno interessanti sono le mille sfumature stilistiche che imprimono musicalità ad ogni singola parola, naturalmente anche ad ogni singola nota. Ed il significato nascosto (almeno quello che ho io liberamente trovato…) dimostra grande intelligenza e sensibilità, nonchè un afflato creativo inesauribile.

Non credo di dover aggiungere altro, piuttosto mi piace pensare ai tre lavori dei Fiaba come ad una trilogia, eterogenea certo ma dal minimo comun denominatore della fantasia espressa con massima potenza, ecco perché ho pensato di allegare anche le recensioni dei due lavori precedenti che purtroppo non tutti conoscono. Si tratta di una band UNICA, non pensate a loro come una versione italiana di sciocchezze tipo Skyclad o In Extremo, siamo su territori chiaramente diversi, certo più interessanti. Credo non possiate proprio farveli sfuggire.

Ah, dimenticavo: “Questo disco è dedicato alle rane, ai rospi e a tutti i piccoli animali che perdono la vita nel tentativo di attraversare la strada”.

Grandi Fiaba, è un vero piacere che ci siate.



DONATO ZOPPO - Progmagazine


"Psyco 97-2002"

PSYCHO aprile 2002



I Fiaba sono un prezioso dono che sembra interessare però ai soli cultori del genere prog. Ma il gruppo siciliano suona un rock esteso, per menti aperte dove il progressivo incrocia il folk, dove il metal si sovrappone alla lirica, dove la sobrietà si copre di ironia. Un rock che è tradizione e modernità, un rock che sa di....Fiaba!

I Fiaba si sono formati sul finire degli anni '80 e, dopo lunghi percorsi e molte collaborazioni che leggerete nel corso dell'intervista, oggi possono vantare una discografia di tre album assolutamente stupendi nel loro essere originali, ma fruibili all'ascolto.
La prima mossa è arrivata con "XII L'Appiccato", nel 1994, per la Mellow, poi sono approdati alla Lizard e, due anni dopo, hanno pubblicato "Il cappello a tre punte". A seguito di un periodo di silenzio, non assoluto, i Fiaba sono ora ritornati con il loro album più bello ed importante, "Lo sgabello del rospo", magicamente in bilico tra alambicchi progressivi e spruzzate di folk metal. Un album che segna anche l'inizio della collaborazione professionale tra la Lizard e l'Audioglobe Distribuzioni. Di questo e di altro ci parla il batterista Bruno Rubino.


Ho notato che le registrazioni di 'Lo Sgabello Del Rospo' risalgono addirittura al 1995: cosa avete fatto in tutti questi anni? E lo stato della vostra attività concertistica?

Al 1995 risale la composizione dei brani, in effetti la registrazione è del 1999. Abbiamo avuto diverse vicissitudini che hanno ritardato la pubblicazione del disco; molte delle labels che ci avevano dato la loro disponibilità si sono tirate indietro all’ultimo momento, durante le riprese è stato erroneamente cancellato uno dei brani ( Al cospetto della regina dei funghi) che abbiamo dovuto registrare ex novo, naturalmente lo studio ha coperto le spese del misfatto e l’etichetta non ha avvertito il colpo ma questo è stato solo uno dei problemi iniziali, a lavoro finito, l’intero master, è stato anch’esso cancellato dall’hard disk, fortunatamente avevamo già realizzato il missaggio ma questo ci ha precluso la possibilità di intervenire in futuro sul lavoro fatto. Devi considerare che in questi anni il gruppo ha subito sostanziali cambiamenti di line up, a me e Brancato si sono affiancati i due nuovi chitarristi Massimo Catena e Carlo Bonfiglio ed al basso il già Alembic Virtual Giuseppe Capodieci, tutto questo per un verso ha ritardato l’iter del gruppo ma devi anche considerare che il nostro repertorio non si limita solo a ciò che abbiamo pubblicato, con i nostri inediti saremmo in grado di sfornare tranquillamente almeno due LP, i nuovi brani sono già ampiamente conosciuti dai fans che ci seguono dal vivo, anche se i concerti come per chiunque non sono mai abbastanza. Attualmente stiamo registrando un singolo, uno dei nostri inediti dal titolo “Angelica E Il Folletto Del Salice”, stiamo anche terminando le riprese del video de “I Sogni Di Marzia” la suite presente nel nostro primo album.

Lo sai che da più parti leggo e sento dire che siete l'unica band italiana che riesce a conciliare il rock con la nostra lingua? Ma qual è il vostro segreto, oltre al talento indiscutibile di Giuseppe Brancato, un cantante straordinario?

Credo sia dovuto al fatto che la maggior parte delle bands (quando non applica su un brano la traduzione di una lirica precedentemente scritta in inglese) cerchi comunque di utilizzare la metrica italiana su una base musicale anglofona, mi riferisco sia sul piano melodico che su quello ritmico, una delle nostre caratteristiche è quella di creare un telaio ritmico che assecondi il movimento metrico delle strofe nella nostra lingua e una melodia, già forte di caratura italiana, che sia a servizio del suono della parola stessa, in pratica musica e testo nascono assieme uno a sostenere l’altro ma credo che la cosa più importante di questo metodo sia il fatto che si riesce a conferire alla forma canzone un fortissimo potere evocativo.

A sentire che il futuro del rock è la contaminazione mi viene da ridere. I Fiaba fanno questo dal loro primo album 'L'Appiccato' del 1994, ma la critica sembra avere orecchie solo per chi ha contaminazioni etniche che provengono dai paesi esotici..... Non pensi che il vostro approccio rock vi abbia precluso delle opportunità?

Sapevamo dall’inizio di precluderci tutte le strade con una scelta artistica così drastica ed unidirezionale, non sono molti quelli che riconoscono la coerenza come valore nel percorso di un gruppo e la personalità come intenzione, anche se come sai ogni nostro CD è diverso dal precedente c’è una linea di continuità stilistica che contraddistingue tutti i nostri lavori da dieci anni a questa parte ed ogni giorno paghiamo il prezzo di questa scelta ma è niente al confronto del fatto di provenire da un’isola, la difficoltà di movimento e di gestione di un gruppo nelle nostre condizioni è inimmaginabile per musicisti abituati a vivere ad esempio in centro Italia, è comunque la strada che qualsiasi artista è costretto a percorrere se vuole realmente anteporre l’esigenza espressiva al successo.

Ci racconti in breve il tuo cammino di musicista, fino ai giorni nostri?

Ho cominciato a suonare a sedici anni come tastierista, a diciotto ho conosciuto l’heavy metal dei Maiden ed ho cambiato strumento passando definitivamente alla batteria da allora ho militato in diversi gruppi tra i quali Ydra, Neoria, Halzaimer(nei quali ho conosciuto Giuseppe Brancato), Arabesque, Ancient Oak Ensemble, altre bands con le quali non ho inciso nulla, ho anche suonato per diversi cantautori e composto svariate canzoni per altri artisti, ho collaborato alla stesura dei brani per la splendida voce del soprano Ega e scritto una breve opera sinfonica di appena trenta minuti (che non sono ancora riuscito a mettere in scena ) “Notturno A Sei Zampe” fra le altre cose ho avuto l’occasione di fare un’esperienza come produttore artistico nel primo CD degli Alembic Virtual “Musikaal”. Tutto questo è costato un enorme sacrificio e per amore della musica ho anche dovuto rinunciare a suonare per molti anni. Però ho avuto grandissime soddisfazioni in particolare dai fans dei Fiaba che con le loro stupende missive hanno riempito completamente un intero cassetto della mia scrivania. La delusione più grande è il fatto di avere scoperto che l’idea ottocentesca dell’artista che vive di ciò che produce realmente di sua ispirazione sia un modello che non esiste più nel nostro tempo e che quello che viene spacciato per arte ( e ne è l’antitesi) debba piegarsi necessariamente alle leggi di un mercato idiota del quale neanche i fruitori sono soddisfatti. La mia speranza per il futuro è naturalmente che tutto ciò cambi ma qualsiasi cambiamento, anche se ciò avvenisse, ha un’inerzia e francamente non sono molto ottimista. Il mio rapporto con la musica è un po’ come quello di un degustatore nei confronti di un buon vino, alla fine, pur riconoscendo la validità del prodotto bevo molto meno della gente di taverna, per quanto riguarda la mia produzione deve passare necessariamente un buon lasso di tempo dalla pubblicazione di un disco dei Fiaba per poterlo riascoltare in modo pressoché obiettivo ma generalmente finisco sempre per essere pienamente soddisfatto a livello compositivo e sempre scettico sul piano della realizzazione.

I vostri testi potrebbero avere tranquillamente un adattamento teatrale: come riesci a scrivere testi così lunghi ed affascinanti senza mai renderli prolissi o noiosi? Inoltre è bellissimo questo vostro recupero delle leggende delle vostre terre, un'opera culturale che meriterebe ben altra considerazione, ma anche in questo caso la critica subisce il fascino di leggende del Nord Europa che non ci appartengono per nulla.....

Ciò che dici è vero, il booklet de “Lo Sgabello Del Rospo” è organizzato come un libretto d’opera, potrebbe essere tranquillamente messo in scena così come si trova. I nostri testi sono lunghi quanto basta per raccontare degli accadimenti su un piano immaginifico ma, anche se descrittivi, hanno lo scopo principale di rendere l’ascoltatore partecipe delle nostre visioni su un piano sensibile, per noi è molto più importante il modo in cui vibrano le parole che il racconto stesso, credo che sia questo il motivo per cui le liriche nei Fiaba riescono ad essere il perno del lavoro musicale e la fiaba l’obiettivo da raggiungere. Credo comunque che preferire le leggende del Nord Europa rispetto a quelle nostrane sia semplicemente un problema di smodata esterofilia che affligge noi italiani.

Cosa sogni per il futuro del rock?

Etichette pronte a produrre i più folli progetti di sperimentazione musicale senza nessuna riserva, per ogni musicista coraggioso un produttore coraggioso e luoghi deputati all’esibizioni a mai finire per le bands meno fortunate. Vorrei infine segnalare la nostra nuova e-mail: fiaba@excite.it e il nostro nuovo sito ufficiale: www.fiabaweb.com .



GIANNI DELLA CIOPPA







PSYCHO ottobre 2001



Se posso esprimere una preferenza, il mio album preferito del momento nei territori prog è sicuramente “Lo sgabello del rospo”(Lizard/Audioglobe), terzo album dei siciliani Fiaba che, ancora una volta, sorprendono con il loro suono incalzante fatto di impulsi metal, atmosfere prog e tratteggi folk che richiamano la tradizione della loro terra con ventate di armonie celtiche. Insomma un mix di altissimo spessore che potrebbe appagare i gusti di un pubblico ad ampio spettro.



GIANNI DELLA CIOPPA


PSYCHO giugno 1997



Storie di un tempo che fu.

Non confondeteli con una band progressive, perché nei Fiaba il gusto per il medioevo e le ambientazioni cavalleresche hanno incontrato un metal epico e glorioso, memore di un tempo in cui gente come i Warlord dominava le pagine dei giornali specializzati.

Già apprezzati nel ’94 per il loro debutto “XII L’Appiccato”, i siciliani Fiaba confermano con il loro secondo lavoro l’assoluta unicità della loro proposta: una musica capace di far rievocare tutto il fascino del folklore medioevale, attraverso un linguaggio originalissimo, che qualcuno ha definito, fantasiosamente, “Elfic Metal”, dominato dalle imperiose e teatrali interpretazioni del singer Giuseppe Brancato. Ne parliamo con Bruno Rubino, batterista e compositore di tutti i testi e le musiche.

Come definiresti i Fiaba?

“A me piace pensare che la nostra musica possa essere considerata come una forma molto audace di evoluzione dell’epic metal. Mi rendo conto che il nostro stile, da alcuni paragonata ad una versione metallizzata di Angelo Branduardi!, è lontano da quello di Manowar e Warlord, tuttavia queste band, insieme ai primi Maiden, costituiscono il mio background perciò, quando ho dato vita ai Fiaba mi sono riproposto di suonare qualcosa che, partendo da quel sound, potesse ricreare delle atmosfere altrettanto evocative, utilizzando delle strutture compositive assolutamente inedite nel metal.”

Molti vi hanno accostato al rock progressivo. Cosa ne pensi?

“I nostri testi e la nostra immagine richiamano sicuramente quel genere e le ambientazioni medievaleggianti che caratterizzano i nostri brani potranno senz’altro piacere ai suoi seguaci; tuttavia, il nostro approccio, essendo pure assenti le tastiere, è di certo più heavy e sobrio rispetto ai canoni del prog; anzi, nel nuovo discol’impatto è più presente che in passato, grazie a sonorità potenti e, per così dire, “live”.”

Hai accennato ai vostri testi, vuoi illustrarcene meglio i contenuti?

“Io utilizzo prevalentemente delle figure tipiche della tradizione medievale e rinascimentale, costruendoci intorno delle storie semplici, che mantengono così quel sapore arcaico caratteristico dei racconti popolari. Nel caso specifico del ”Cappello a tre punte”, ho sviluppato quasi una sorta di concept sulla mostruosità, sempre dal gusto molto millequattrocentesco.”

Ho sentito di una vostra collaborazione con la Underground Synphony, che puoi dirmi a riguardo?

“Maurizio Chiarello della U.S. è rimasto colpito da “Il cappello a tre punte” e ci ha offerto di farne una versione in inglese per la sua label. Abbiamo accettato con entusiasmo la sua proposta e adesso stiamo approntando tutto affinché questa produzione possa venir fuori nel giro di pochi mesi.”



SALVATORE FALLUCCA



- Psycho


"RUMORE 94"

RUMORE settembre 1994



Fiaba ”XII L’appiccato”(mellow)

Battesimo su cd per gli aretusei, che dopo due convincenti demos, vanno ad attestarsi come una delle bands più interessanti di questo ultimo periodo del panorama peninsulare.

Ci troviamo di fronte ad una sorta di mistura magica, caratterizzata da una parte da atmosfere medievali avvolte da ricami tipicamente progressive e da un buon cantato in lingua italiana e dall’altra da pertinenze letterarie quali il gusto per le leggende, fiabe, filosofie che vanno dallo gnosticismo alle tradizioni misteriche di area celtica.

Gianni Aiello - Rumore


"Libertà 2000-2001"

LIBERTA’ 26 Luglio 2001



I nuovi racconti dei Fiaba



Ha visto finalmente la luce, dopo mille e mille vicissitudini e con oltre un anno di ritardo, il terzo CD dei Fiaba. “Meglio tardi che mai” direbbe il vecchio saggio, anzi, forse correggerebbe il tiro subito dopo citando un latro luogo comune, ma altrettanto azzeccato: “non tutti i mali vengono per nuocere”; dato che l’uscita del disco coincide con il decimo compleanno della rock band aretusea fondata nel 1991 dal batterista Bruno Rubino.

S’intitola “Lo sgabello del rospo” ed è un concepì album. Racconta del viaggio allucinogeno di un viandante che, smarrita la “retta via”, si ritrova faccia a faccia con il “popolo dell’acquitrino”. Pauro, il protagonista della storia, dopo essere stato drogato da due streghe perde i sensi ed al risveglio viene soccorso dalle rane che lo accolgono nel regno di Acquaria, teatro nel quale si svolge l’intera storia. si tratta in pratica di un iter spirituale che, alla fine condurrà il protagonista ad una maggiore consapevolezza del proprio essere. Lo sgabello del rospo è il nome bretone con il quale viene descritta l’”amanita muscaria”, un fungo dai forti effetti allucinogeni, usato dai rospi come giaciglio. Rubino e compagni stanno anche realizzando in questi giorni il videoclip de “I sogni di Marzia”, una vera e propria suite di 15 minuti contenuta nel primo disco ed amatissima dal pubblico che da anni la richiede ai concerti.



ALESSANDRO DI FEDE


Fiaba sound innovativo made in Siracusa



LIBERTA’ domenica 14 maggio 2000



Siracusa - Tra le realtà del panorama musicale aretuseo del momento certamente una delle più felici è quella dei Fiaba, rock band dal sound innovativo attualmente impegnata nella realizzazione del terzo album “Lo sgabello del rospo”.

I Fiaba nascono nel 1991 ad opera del batterista Bruno Rubino che riunisce sotto di sé una cerchia di esperti musicisti provenienti da esperienze musicali diverse con l’intento di dare vita ad un progetto unico nel panorama aretuseo ma non solo.

La band era inizialmente composta da 4 elementi. Oltre al citato Rubino vi erano il cantante Giuseppe Brancato, il bassista Cosimo Tranchino ed il chitarrista Andrea Quartarone che insieme, nel 1992 pubblicarono i primi demo-tape del gruppo ottenendo consensi di critica e pubblico anche a livello internazionale.

Nel 1994, una rinnovata formazione che vede alle chitarre Salvatore Salice e Antonio Arcidiacono pubblica il primo lavoro su compact disc: ”XII L’Appiccato”(Mellow records). Album che raccoglie il materiale contenuto nei precedenti demo-tape e che conquista nell’arco di pochi mesi i cuori di centinaia di fans arrivando a vendere senza alcuna promozione oltre duemila copie in tutta la penisola. Straordinaria l’attività live della band aretusea che grazie soprattutto al carisma ed alle indiscusse doti di trascinatore del cantante Brancato riesce a rapire la folla con storie dal sapore antico ma sempre di grande attualità accompagnato da una ritmica elaborata molto vicina in parte al rock progressivo e ad alcuni lavori di Branduardi.

Nel ’97 la stessa formazione pubblica il secondo CD, ”Il cappello a tre punte”(Pick up records)che rappresenta l’ album conferma dei Fiaba e dà definitiva validità al progetto iniziale di Rubino. A quel punto si aprono le porte della notorietà e scatta il tour che vede i cinque musicisti esibirsi anche in una manciata di tappe nel nord Italia. Il “cappello a tre punte” ottiene anche grande riscontro dal punto di vista delle vendite e riesce a bissare in un men che non si dica il predecessore “XII L’Appiccato”. Sempre nel ’97 sulla scia del successo del secondo LP, i Fiaba partecipano alla realizzazione della compilation “Il suono sotto la cenere”, che raccoglie il meglio della realtà musicale siciliana del momento e viene distribuito sul territorio nazionale dalla Ricordi. Nel ’98, venendo a mancare il prezioso apporto alle chitarre di Arcidiacono e Salice, che avevano lasciato il gruppo pochi giorni prima della pubblicazione ufficiale del secondo album, entra a far parte dei Fiaba l’attuale chitarrista Massimo Catena con il quale Brancato e soci cominciano a lavorare al terzo cd.circa un anno dopo ai quattro si aggiunge il secondo chitarrista Carlo Bonfiglio, con il quale la band raggiunge un nuovo equilibrio sonoro anche nelle performance live che diventano sempre più frequenti e seguite dal pubblico. La formazione attuale è completata dal bassista Giuseppe Capodieci che gia dal ’95 si esibisce dal vivo con la band. Imminente è adesso l’uscita della loro terza fatica “Lo sgabello del rospo”, prevista per la prossima estate. Un ruolo fondamentale nella musica dei Fiaba occupano certamente i testi per mezzo dei quali Rubino descrive un universo popolato da personaggi di antica memoria quali orchi, elfi, fauni, fate, draghi, folletti ed eroi che altro non è che una rappresentazione onirica e fantastica della realtà con la quale quotidianamente tutti noi ci confrontiamo.il tutto, sorretto da una musica che contiene degli elementi innovativi ed originali quali il tempo terzinato, poco usato nella musica pop, e l’utilizzo di combinazioni armoniche mai tentate prima.

“ E’ difficile descrivere gli elementi che maggiormente ricorrono in un brano dei Fiaba - dice Massimo Catena, chitarrista della band da noi intervistato - la prima cosa che salta all’occhio è l’assenza del cosiddetto ”muro di suono”, che vede tutti gli strumentisti impegnati a sostenere un'unica linea sonora. La sezione ritmica dei Fiaba (bassista, batterista) e le chitarre interpretano, invece, parti melodiche ed armoniche all’apparenza dissimili, ma che in vero tessono una trama sonora articolata e ricca di sfumature tecniche sulla quale l’espressiva voce di Giuseppe Brancato disegna delle melodie ora semplici ora complesse, ma mai scontate”.

I Fiaba non utilizzano tastiere, eppure il suono non ne risente, come mai?

“E’ stata una scelta che si è fatta quando è nato il progetto. Quello di ricreare in modo ”elettrico” quei passaggi armonici e melodici che normalmente dovrebbero essere eseguiti da strumenti prettamente classici come gli archi. La scelta delle chitarre elettriche ha in sé per sé una buona dose di sperimentazione e al contempo resta legata alla tradizione rock”.

Siracusa è notoriamente priva di spazi adeguatamente attrezzati per la musica dal vivo. Quali sono le difficoltà tecniche maggiori per i Fiaba?

“Per il genere di musica che noi proponiamo è necessario usufruire di un certo volume e di conseguenza abbiamo bisogno di un impianto che sia all’altezza della situazione. Non in tutti i locali ne quali ci esibiamo è possibile disporre di impianti adatti alle nostre esigenze, di conseguenza molte volte il gruppo è penalizzato soprattutto dal punto di vista della resa sonora”.

L’ impatto visivo per una band non è da trascurare. Che importanza date al look?

“E’ chiaro che l’immagine ricopra un ruolo fondamentale per la band, specialmente per quanto riguarda la presa sul pubblico in un contesto squisitamente live. Ma non si tratta solo dell’ abbigliamento. Abbiamo cercato di dare un apporto visivo alla nostra musica ricreandone l’atmosfera grazie ad una scenografia che rappresenta un bosco antico, palcoscenico nel quale la maggior parte dei nostri personaggi vive e si muove”.

Il terzo cd s’ intitola “Lo sgabello del rospo”e si può definire un concept-album. Qual’ è il soggetto?

“Si tratta del viaggio allucinogeno di un viandante che, smarrita la “retta via”, si ritrova a tu per tu con il ”popolo dell’acquitrino”. Pauro, il protagonista del racconto, dopo essere stato drogato da due streghe perde i sensi ed al risveglio viene soccorso dalle rane che lo accolgono nel regno di Acquaria, teatro nel quale si svolge l’intera storia. Si tratta in pratica di un iter spirituale che, alla fine condurrà il protagonista ad una maggior consapevolezza del proprio essere. Lo sgabello del rospo è il nome bretone con il quale viene descritta l’”amanita muscaria”, un fungo dai forti effetti allucinogeni, usato dai rospi come giaciglio.

Com’ è il vostro rapporto con il pubblico?

“E’ un rapporto che oserei definire idilliaco. Ci rendiamo conto che il numero dei nostri ammiratori è in constante crescita e colgo l’occasione per ringraziare tutte le persone che ci seguono da anni con costanza e perseveranza e che talvolta arrivano a percorrere centinaia di chilometri soltanto per sentirci suonare. Fa piacere constatare come un gruppo locale possa essere tenuto in considerazione dalla gente alla stregua di un gruppo internazionale”.



ALESSANDRO DI FEDE





- Libertà


"METALHAMMER 92-2001"

METAL HAMMER DICEMBRE 2001

FIABA "LO SGABELLO DEL ROSPO"(Lizard/Audioglobe)

Tornano a farsi sentire dopo una lunghissima pausa i siracusani Fiaba, veri e propri cantastorie che derivano la propria musica dal profondo passato delle tradizioni popolari. "Lo Sgabello Del Rospo" - composto nel 1995 e registrato nel 1999 - è un concept album dal sapore favolistico dedicato ad una vicenda allegorica che ha luogo nel piccolo mondo del sottobosco naturale, tra funghi, rane ed elfi. Una vera e propria opera teatrale divisa in otto movimenti ("scene") che ne rappresentano i momenti principali tra sonorità cangianti e sempre diverse. La matrice teatrale è presente nell'abbondanza di dialoghi e nelle lunghe pause nelle quali la musica è semplica supporto alla recitazione, ma non mancano momenti in cui è soprattutto la musica a parlare. E non mancano riff straordinariamente pesanti per la tradizione dei Fiaba, momenti in cui la formazione sicula gioca quasi a fare la metal band canonica. Ma di canonico in questo CD non c'è nulla, "Lo Sgabello Del Rospo" vive di grande inventiva e del desiderio di andare fuori dagli schemi, lontano dal già sentito. Un disco non facile, proprio per questo assolutamente affascinante e fuori dal tempo.

SANDRO BUTI



METAL HAMMER aprile 1997



Fiaba “Il cappello a tre punte”



La band più enigmatica che la Sicilia abbia prodotto ritorna con il loro “vero” primo LP (considerando che il precedente era poco più che un demo-CD), più intrigante ed originale che mai. Per chi si fosse messo in ascolto in questo momento, sappiate che i Fiaba( cinque ragazzuoli di Siracusa) mischiano testi molto ben costruiti un po’ alla Branduardi con atmosfere elettriche e decisamente metal. In pratica, i Fiaba fanno filastrocche metalliche, e se non ci credete ascoltate pezzi come “I cento stivali”, “Il cappello a tre punte” oppure “Turpino il mostro”, e verrete catapultati in un mondo di fantasie apparentemente ingenue( o “popolari”), ma in realtà pieno di simboli che richiedono attenzione ed un ascolto consapevole. Non voglio svelare troppo, ma ci sono dei passaggi dei Fiaba che, messi nel contesto giusto, sono più dark di parecchi gruppi Black Metal. A buon intenditore….. Se il contenuto “lirico” rivela intelligenza, il contenuto musicale ci propone una band che sa quello che vuole, ed è capace di risultare originale senza scadere nel barocco. Per essere una produzione indipendente, i suoni sono quelli giusti, e ai pezzi viene lasciato tempo sufficiente per acquisire corpo e personalità. E se pensate che i suoni sono stati mantenuti piuttosto semplici (intendo dire, niente effettivi e/o effettacci), vi renderete conto che “Il cappello a tre punte” è un lavoro italiano che merita di essere conosciuto.



LUCA SIGNORELLI


METAL HAMMER ottobre 1994



Fiaba: i segreti degli antichi boschi



Si parla molto di ritorno del rock progressivo, eppure ci sono pochi gruppi progressivi che facciano qualcosa di radicalmente nuovo, andando a mappare aree della musica ancora poco esplorate. Uno di questi gruppi è, guardate un po’, nato nel cuore della Sicilia. Sono i Fiaba, di Siracusa e la loro musica è tra le cose più strane e suggestive che la nostra penisola possa offrire. Luca Signorelli discute di mondi arcani insieme a Bruno Rubino.



Sin da quando ho ricevuto il loro secondo demotape (che insieme al primo costituisce il materiale compreso nel CD di debutto della band, “XII L’Appiccato”, uscito su Mellow Records), mi sono reso conto di come i Fiaba siano un caso unico nel panorama musicale nazionale.

All’interno dei confini della musica di cui noi normalmente ci occupiamo, solo Paul Chain e Mario”The Black” Di Donato si sono finora avventurati oltre gli steccati del rock, per fare una musica veramente originale. I Fiaba sono della stessa risma con, a mio parere, qualche marcia in più.

“Semplicemente la nostra spinta nasce dal desiderio di fare qualcosa di nuovo” – dice Bruno Rubino, portavoce e mente del gruppo – “cercare delle sonorità nuove, trascendere certi limiti. Di musica bella ce n’è tantissima ed in effetti ricreare dei moduli, che già esistono all’interno di un genere piuttosto conosciuto, non è difficile. Però, andando alla ricerca di sonorità veramente e totalmente nuove, ricevi quella spinta in più, che ti porta a sintetizzare un genere originale.”

Di fatto, molti in questo periodo parlano di originalità per descrivere la loro musica. Sicuramente bands come quelle che gravitano intorno all’etichetta svizzera Torquemada sono originalissime. Eppure i Fiaba lavorano in un settore ancora più complesso…

“E’ una cosa particolare: io penso che l’originalità derivi fondamentalmente dal suono. Non è una cosa peculiare della musica che si suona, nelle note, nelle sequenze o nella ritmica, anche se, logicamente, parte di queste cose sono di per sé stesse originali. Penso che l’originalità sia nella sensazione che ti trasmette il suono. E’ un discorso che potrebbe essere valido per molti altri campi artistici. Il valore di un quadro, di una statua è tutto nella maniera in cui viene percepito. Esso ti dà una sensazione e se questa è nuova, diversa, tipica, hai la certezza di trovarti di fronte a qualcosa di originale!”

I Fiaba, avrete certamente capito anche dal loro monicker, sono un gruppo che trae ispirazione da quell’ enorme bacino di cultura e arte che è la letteratura fantastica. Anche qui, però, mostrano di non voler fare come gli altri. Mentre il 99% dei gruppi coinvolti in questi temi sembrano essere implacabilmente bloccati nel mettere in musica le solite frattaglie horror sentite mille volte, i Fiaba, pur non trascurando alcuni lati “oscuri”, trattano questo campo a 360 gradi, dedicando le loro canzoni, per esempio, a prodotti del folklore europeo, ad antiche tradizioni e credenze, non necessariamente negative.

“Io ti posso dire” – continua Bruno – “che potrei sintetizzare tutto con due frasi, che sono tratte da un libro che ho letto e a cui tengo moltissimo, cioè “Il Piccolo Popolo” di Dario Spada. L’introduzione inizia con una frase tipo “Dalle profondità della terra, dai recessi più umidi e segreti degli antichi boschi…”. Queste frasi da sole riescono ad evocare immagini che sono contenute nelle nostre canzoni. Credo che quando ascolti e vedi qualcosa che ha una certa ripercussione sul tuo io interiore, questo ti ispira. Ovviamente se è un’immagine che già non ti appartiene, è difficilissimo essere ispirati”.

Oltre ai temi fantastici e letterari, l’altra cosa che colpisce è la “gentilezza” del vostro approccio, certo distante mille miglia dalla crudezza della maggior parte delle band che vanno per la maggiore.

“Per usare un termine abusato negli anni settanta, “nella misura in cui” il nostro suono è originale, noi non vogliamo ricadere su queste tematiche, che certo sono distanti da quello che ci interessa. Penso che l’aderire o meno a certi valori sia un problema di culto personale e da questo deriva il nostro legarci a certi concetti fiabeschi. Fra le altre cose, alla fin fine, anche nelle fiabe, perfino quelle più conosciute, esiste una componente orrorifica che è difficilmente negabile. Le nostre sono sempre derivazioni di leggende celtiche e bretoni, che in genere non hanno una morale specifica. Nei Fiaba ci ha interessato, in pratica, poter miscelare il dolce e il malvagio. Anche il logo del gruppo vuole riflettere questo, ma non so fino a che punto ci siamo riusciti.”

Parliamo del disco. Come mai avete scelto la carta dell’appiccato, una carta che esprime perdita, sacrificio, come simbolo del disco?

“E’ una carta particolare. Le motivazioni sono due: una semplicemente di impatto visivo. L’altra è che ci sembrava, paradossalmente, una carta di buon auspicio. Naturalmente, il discorso simbolico dell’appiccato è piuttosto difficile. Esiste un parallelo con il sacrificio di Cristo, di cui la carta è una rappresentazione. In effetti, l’appiccato non è altro che il compimento della grande opera: una persona che, al culmine di un suo iter spirituale, porta una rivelazione agli uomini con il suo sacrificio cosciente. Egli porta una sorta di fuoco prometeico ai mortali. La simbologia è chiarissima. Ci sono i due alberi con i rami tagliati, tre per lato, che rappresentano il firmamento e lo zodiaco (i dodici segni); i capelli, che rappresentano il sole; la croce, che è rappresentata dall’incrocio delle gambe dell’appiccato, che lo sormonta. E’ la rivelazione dall’alto di una verità. E’ naturalmente azzardato e presuntuoso dire che abbiamo portato una qualche rivelazione esoterica, ma ci è sembrato di buon auspicio usare questa carta. Quella che abbiamo noi è chiaramente una cultura minima sull’argomento, però, addentrarsi in tutta la giungla di significati che questa carta può avere, è certo difficile”.

Ci sono altre figure, che compaiono nei testi dei vostri dischi, che sono interessanti. Per esempio Il Signore Dei Topi.

“Sì, Il Signore Dei Topi è semplicemente la rivisitazione di una fiaba ben nota, quella del pifferaio di Hamelin. Però, al contrario di quanto si dica nella fiaba, in questo caso, il porsi del Signore Dei Topi è quello tipico di un leader: usa il piffero per condurre questi topi, che sono le creature bistrattate, alla conquista del paese. Così i topi diventano cavalieri ed il loro signore diventa re. E’ un ribaltamento del significato originario. Io sono abbastanza legato al discorso dei topi, al topo come figura simbolica che io vedo come positiva.”

Pensi che utilizzare tanti simboli possa essere capito da un pubblico che è sempre più distratto?

“Credo che certe persone purtroppo pensino che tutto ciò l’abbia inventato io, perché non conoscono le fonti a cui mi ispiro. Reinterpretando certe simbologie, in effetti le si rendono di nuovo vive, le si rimettono dentro l’immaginario collettivo moderno. Se qualcuno non conosce la fiaba del pifferaio di Hamelin, sentendone questa rivisitazione ha un’evocazione della figura del pifferaio stesso. Ci deve essere un inizio per tutto. Se non altro, non scriviamo cose campate in aria. Non mi arrogherei mai il diritto di mettere in musica qualcosa inventato da me di sana pianta.”

Se ci fossero dei libri la cui lettura va consigliata ai nostri lettori per capire meglio i Fiaba?

“Volentieri: uno dei libri è sicuramente il già citato “Piccolo Popolo” di Dario Spada e Giò Tanaglione (che è uno degli illustratori di Astra e ne ha curato i disegni), che è un libro dedicato alle credenze su gnomi, folletti ed altre creature fantastiche. Il secondo è “Fate” di Brian Fraud e Alan Lee, un libro stupendo pieno di aneddoti interessantissimi. Nel libro di Tavaglione e Spada, comunque, c’è una bibliografia piuttosto ricca per chi volesse approfondire l’argomento. C’è l’imbarazzo della scelta però, devo dire che tutto questo è superiore ai testi dei Fiaba, che per me restano comunque canzoncine, con un contenuto “strano” e nulla più. La più grande ispirazione per la mia musica viene non da questi libri, quanto dai film: parlerei quindi di un film di una decina di anni fa “In Compagnia Dei Lupi”, di Neil Jordan (quello che poi ha fatto “La Moglie Del Soldato”), “Legend”, e “Labyrinth”, i cui pupazzi mi sembra siano stati addirittura disegnati da Fraud. “In Compagnia Dei Lupi” è comunque stata la mia singola ispirazione maggiore.”

E’ un film stupendo, pieno di figure psicanalitiche stranissime…

“Sì, è veramente eccezionale. Gli effetti speciali non sono il meglio, ma non è questo il punto.”

Come si legano i testi dei Fiaba con questo film?

“Me ne sono accorto solo tempo dopo, ma i testi di “I Sogni Di Marzia” sono stati inconsciamente ispirati proprio da quel film. “I Sogni Di Marzia” è una specie di mini-concept, che avrei voluto far uscire separatamente dal CD, ma purtroppo non è stato possibile. In pratica è diviso in paragrafi e narra del passaggio puberale che vive questa ragazzina, Marzia. Il bosco che attraversa è una sorta di “travaglio di trasmutazione” e al mattino lei ritroverà il bimbo ed un letto macchiato di lacrime e sangue, in pratica il menarca, il primo ciclo mestruale. Io sono venuto a capo della soluzione de “I sogni Di Marzia” solo dopo averlo scritto ed è per questo che parlo di ispirazione inconscia. Innanzitutto interrogandosi sul problema dell’istinto della maternità, una cosa che noi uomini non possiamo vivere pienamente per motivi biologici. Chissà quali energie e quali situazioni si legano a questo discorso. E’ interessante notare come da una certa età in poi le donne incomincino a vedere negli uomini più un padre dei loro figli che un compagno di vita. Questo si riflette nel personaggio di Marzia.”

Come vi state evolvendo a livello musicale?

“Il nostro prossimo lavoro sarà un ibrido fra la prima e la seconda parte di questo disco. Spero di non perdere il suono dei Fiaba, ma non penso che succederà. Quello che vogliamo evitare è di commercializzare il genere. Andremo dritti per la nostra strada, stiamo facendo cose bellissime, ma sono forse troppo coinvolto nella storia per poter essere obiettivo!”

Per concludere: riscontro che ha avuto il disco e piani futuri.

“Su “L’Appiccato” siamo stati fortunati fin troppo. Le cose con il disco vanno bene e stiamo ricevendo un sacco di posta. Il fatto di ricevere una lettera che ti ringrazia di esistere aiuta a superare molti malumori! Soprattutto a livello contrattuale stiamo cercando di fare un salto di qualità. Con la Mellow va tutto bene, ma penso che a livello di distribuzione si potrebbe fare di più. Poi ci sono anche altre iniziative, ma ti farò sapere a tempo debito. Per esempio, a costo di auto produrmelo, voglio fare un 45 giri su vinile, per il semplice motivo che il vinile sta scomparendo. Addirittura con la copertina in bianco e nero! Un piccolo classico che magari non ascolterà nessuno, ma, dopo tutto, è più che altro per una soddisfazione personale. Se non si fanno le cose per soddisfazione personale, perché si dovrebbero fare?”



LUCA SIGNORELLI





METAL HAMMER luglio-agosto 1994



Fiaba “XII L’appiccato”(Mellow)



Questa non è altro che la trasposizione su CD dei due primi demo dei Fiaba, la folk-prog-metal band siracusana che tanto mi ha impressionato con la sua stranissima mistura di nuovo e tradizionale.

Poco da aggiungere: se non avete letto la recensione della demo, vi ricordo che i Fiaba sono paragonabili ad un gruppo di menestrelli medioevali che sono stati catapultati nel ventesimo secolo, e non riescono ancora a capacitarsi della differenza. Una musica che definire originale è certamente riduttivo, piena com’è di riferimenti più o meno nascosti a letteratura, cultura popolare, occultismo e semplici suggestioni della fantasia.

Branduardi meet Sonic Youth, avevo detto una volta, ed il paragone, anche se esagerato, calza abbastanza. Nel disco c’è anche la suite “I sogni di Marzia”, a mio parere non all’altezza della prima parte del disco, ma comunque un altro aspetto di questa band, capitanata da Bruno Rubino, un musicista la cui fortissima suggestione nei confronti di quanto è nascosto traspare da ogni nota di questo lavoro. Per cui, se siete avventurosi e cercate il nuovo nella musica, chiedete questo disco alla Mellow Records, via F.lli Asquasciuti 68 – 18038 Sanremo – Tel. 0184/508900. E, come sempre, dite chi vi manda!!!!



LUCA SIGNORELLI



Nuovo Metal Hammer luglio 1992



Fiaba “XII L’appiccato”(demotape)



Il demo del mese viene dalla Sicilia, ed è una bomba. In pratica una rivisitazione ultraelettrica dello stile caro a Branduardi, “L’appiccato” è uno dei lavori più originali, intelligenti e piacevoli che abbia sentito da lunghissimo tempo.

Mettete insieme un cantante con una voce molto simile a quella del suddetto Branduardi, aggiungete una base distorta che esegue gighe, correnti e ballate in maniera completamente sconvolta, su una ritmica ridotta all’osso, e avrete i Fiaba. Che probabilmente vogliono essere un gruppo progressive, ma si staccano parecchio dai canoni moderni del genere, in primis non riferendosi ossessivamente agli ormai remoti anni ’70. Certamente ci sono ombre di Fairport Convention e Pentangle, ma(credeteci o no), abbiamo anche influenze di Sonic Youth, Saint Vitus e altri che con il folk rock centrano proprio poco.

Ascoltate il terzetto “Il Fauno Bevve L’Acqua Della Sorgente”, “Il Signore Dei Topi”, “Il Richiamo Dello Stagno” e ditemi se non ho ragione.”Lo Spaventapasseri” poi sfida ogni classificazione, potrebbe essere addirittura un vecchio pezzo di Siouxsie & The Banshees.

L’ultima “Viene L’Angelo” è più tradizionale, ma è altrettanto bella. Un nastro molto bello, di cui consiglio l’acquisto senza timori.


LUCA SIGNORELLI - METAL HAMMER


"IRONPAGES (Germany) 92"

IRON PAGES febbraio 1992

(traduzione dal tedesco)

demos

XII l’ appiccato

Il gruppo Fiaba è una ulteriore prova di come le scene italiane siano migliori di quello che si dice in genere. Più genialità non si può avere. I Fiaba fanno una musica che risente dell’influsso dell’opera lirica italiana.

Ognuna delle sei canzoni è una piccola opera d’arte, compiuta e diversa dalle altre. Fra tutte spicca “Il fauno bevve l’acqua della sorgente”. La parte cantata si amalgama bene con la composizione musicale, cosicché possiamo affermare che è nata una nuova stella. Il gruppo si rende conto dell’obbiettivo raggiunto?



OTGER JESKE - IRONPAGES


"H/M 92-93"

H/M febbraio 1993



Fiaba

Tornano sulle pagine di metallo italiano dopo “l’appiccato”, con “I Sogni Di Marzia” un concept-demo di magica ispirazione, dove nulla ha a che fare con il metal e dove ogni suono sembra un incantesimo. Ritorna il mondo delle favole, degli eroi, dell’audacia, della forza. Il lavoro nasce su una briosa vivacità, su ritmi scanzonati, su una narrazione che è una specie di film fantastico, senza mirabolanti vicende ma con un fondo amaro, dove la voce della saggezza, della forza e delle cose guida l’insieme di un racconto di assurde leggi, ma dove le trasparenti velature di una strana ironia creano un quadro immaginario e silvestre….

“I Sogni Di Marzia” è la storia di Marzia, è la storia di un sogno vissuto in una foresta da una fanciulla a cui è stato portato via il figlio, ma lei non sa che è stato portato in salvo da un narratore immaginario che vuole salvarlo dalle fate del bosco. Ma è tutto proprio un sogno, Marzia si risveglia nel suo letto macchiato “da lacrime e sangue”, e non è più una bambina ma una donna.

Un demo irreale, di un’atmosfera ricca di parole e incantesimi, una musica che diventa magia acquistando una suggestione ricca di profumi, linguaggi, suoni e luci, e i Fiaba, originali e innovativi, celano simboli e vicende dietro un genere che ha un che di ignoto, di inusuale, di dolce.

Un’altra favola, dopo “l’appiccato”, una fiaba non misteriosa, non tradizionale, ma una fiaba di sentimenti, di dolore forse, ma di una languida musicalità che però non annoia. Ma ci porta in posti lontani a vivere il sogno di Marzia, senza teatralità, ma con arcani simboli, come se Marzia fosse una creatura viva, che palpita di ansia per il proprio bambino, e dove le voci, le mille voci cristalline e cupe che popolano questa storia, hanno qualcosa di così inquieto che ci allontana da tutto.

Poi la dolcezza delle chitarre acustiche, la voce sommessa del fantomatico narratore, o del “merlo” che racconta “quello che fu” ci riporta ad una tranquillità e ad un’armonia di luci e suoni degne solo…….di un sogno.

Per gli amanti delle cose strane e particolari.



TITTI ANGERAMO



H/M luglio 1992



Fiaba “XII L’appiccato”



Io non so perché questi quattro ragazzi siciliani mi hanno inviato la loro cassetta. Loro non suonano heavy metal, il loro rock è strano…….però questa cassetta c’è. Ed è giusto darle spazio. Si intitola “L’appiccato” come l’arcano n.12 dei tarocchi. E’ la carta dello spirito di sacrificio, del passaggio dell’uomo dalla fase materiale alla spirituale. Non è una bella carta . Perché è un po’ambigua…..Può rappresentare l’esitazione, e anche la confusione. Però riceve l’influenza della Luna e di Venere. Non sto tenendo una lezione di cartomanzia, sto tentando di rendere l’idea…… perché anche questo demo è misterioso, mistico, affascinante.

Quello dei Fiaba è un mondo di leggende, di maghi, elfi, principi e fate che intrecciano danze tra le pieghe dell’arcobaleno….. Sono i fenomeni che dormono dentro di noi, le storie che gli adulti raccontano ai bambini…… E’ il mondo delle fiabe, dei draghi e degli orchi che inseguono le principesse, dei giganti e dei re. E’ il mondo dell’onore, della fedeltà, della protezione, dei cavalieri.

E loro sono una sorta di trovatori. Trovatori che cantano il fantastico, gli incantesimi, le magie, i sortilegi, le avventure, le vicende straordinarie… Troverete il vento, il ruscello, il fauno, tutto avvolto in una dolcezza strana; i sospiri, le danze, le parole, tutto ha una luce particolare, che quasi turba.

Se vi va di prendervi un pò di respiro tra i turbinii dei suoni, ascoltate questo nastro….. E sappiate che “c’è un posto nel bosco”…….





TITTI ANGERAMO





- H/M


"MetalShock 94-2007"

METAL SHOCK febbraio 2002



I Fiaba sono certamente una delle più geniali rock band italiane di tutti i tempi.... Fin da "L'Appiccato", hanno indicato la strada maestra ad un heavy metal progressivo fortemente caratterizzato da sapori folk. Ora è il turno de "Lo sgabello del rospo"...

Questa volta mi limiterò nell'introdurre l'intervista. Quella concessami dai Fiaba è poco usuale ed esce dagli schemi prefissati. Ho deciso, dunque, a parte qualche lieve taglio, di riprodurre "in toto" la medesima in modo da poter presentare al meglio il magico mondo dei Fiaba, una delle più veritiere testimonianze del fatto che si può fare rock immortale anche qui in Italia.

Da quali necessità di fondo nasce ‘Lo Sgabello Del Rospo’?

Da una profonda esigenza espressiva, riteniamo l’ispirazione la ragione fondamentale di ogni singolo lavoro.

Quale concept si cela dietro la scelta di tale titolo?

"Sgabello del rospo" è la traduzione letterale dall’inglese di “Toad-stool” un fungo allucinogeno appartenente all’iconografia fiabesca conosciuto nella nostra penisola con il nome di amanita muscaria, l’avrete certamente notato per il suo inconfondibile colore rosso maculato di bianco, anticamente i bretoni chiamavano il rospo “la regina dei funghi”, queste due circostanze hanno ispirato fortemente questo nostro lavoro, il fungo diventa la chiave che apre la porta per la città delle rane cosicché il protagonista “Pauro” compie un viaggio psichedelico attraverso questo mondo a lui sconosciuto.

Cosa rappresenta per voi la figura del ros po?

In questo disco il rospo prende il nome di “Gebbia”, che in Sicilia è il termine con il quale vengono chiamate le antiche vasche d’irrigazione. Gebbia è la regina dei funghi, regina delle rane, unico rospo nel regno di Acquaria. Nel mondo delle fiabe il rospo è stato sempre uno dei tramiti metamorfici fra uomo ed animale, innumerevoli sono le favole nelle quali un umano è dapprima trasformato in bestia da un incantesimo successivamente spezzato da una azione coraggiosa (vedi bacio d’una principessa) in questo caso la connotazione femminile dell’animale nulla toglie alle prerogative magiche di questi, specie su un piano simbolico, nel concept, la regina delle rane, rappresenta per il protagonista una sorta di incrocio Virgilio-Beatrice, è lei che conduce Pauro ad una maggiore consapevolezza delle cose che lo circondano.

Il rospo non è forse tutti noi quanti?

È un’interessante teoria, ma per rispondere a questo dovremmo sapere cosa rappresenta il rospo per te.

Mi pare che avete strutturato il vostro nuovo album come una piece teatrale…

In effetti è possibilissimo rappresentare “Lo sgabello del rospo” sottoforma teatrale, come hai visto il booklet è stato realizzato esattamente come un libretto d’opera.

In che modo avete sviluppato la sceneggiatura del vostro nuovo album?

Semplicemente tenendo conto dell’iter spirituale che percorre il protagonista della nostra storia.

Mi volete parlare di ogni brano presente ne ‘Lo Sgabello Del Rospo’?

(scena prima)La via per la città delle rane

Pauro, tornando in paese dopo un lungo viaggio, scorge un sentiero di cui aveva sentito narrare da bambino e che raramente appare alla vista degli uomini, decide di seguirlo e camminando per un giorno intero perde la via del ritorno.

Esausto, giunta la sera, segue la scia di lucciole che è giusto cammino alla dimora di due streghe.

Ospite ignaro, il viandante si disseta di un misterioso infuso che lo condurrà oltre la porta per la città delle rane.

(scena seconda)Canto dei guardiani crepuscolari

Le rane trovano Pauro esanime nell’acquitrino e conferiscono con Gebbia il rospo, regina dei funghi, affinché dia disposizioni sulla sorte dell’intruso.

(scena terza)La festa alla pioggia

Pauro viene tratto in salvo dalle rane, che lo portano nel regno di Acquaria. Entrato in città, il popolo dello stagno festeggia come al solito l’avvento della pioggia, fonte di vita e di benessere per tutto l’acquitrino.

(scena quarta)Al cospetto della regina dei funghi

sfinito e sgomento, Pauro con le vesti ormai logore e pregno di odori intensi, sfila legato in mezzo ad un esercito di rane, fino al trono di Gebbia, suscitando bizzarri interessi morbosi nel popolo dello stagno (scena quinta)Una cena da re nelle segrete di Acquaria il prigioniero è condotto nelle segrete della città, dove viene rifocillato dal gran cuciniere che gli insegna l’ arte del gustare “l’insetto”. (scena sesta)La stanza dei profumi Gebbia conduce Pauro a palazzo, attraverso lo stagno, mostrandogli segreti delle rane che nessun uomo ha mai visto prima d'ora, sino ad arrivare alla splendida stanza dei profumi. ebbro delle essenze emanate dalle ampolle, lo straniero accetta la corte della regina, che promette di lasciarlo andare dopo una notte d’amore.

(scena settima) La morte di Gora una volta tornati sulla terraferma, quando tutto sembra tranquilla, un volo di libellule fruscianti sul canneto segna l’arrivo di Gora la serpe, antico nemico delle rane. Il serpente semina il terrore nel villaggio, finchè Pauro non l’uccide. (scena ottava) Lo sgabello del rospo

Gebbia rivela a pauro il segreto del misterioso fungo, suo magico trono. Grazie alla regina il viandante ricorda gli accadimenti che l’hanno portato fin là. Il rospo dona al forestiero una falena, a mò di guida, per ritrovare la via del ritorno, le rane festeggiano così la sua partenza con canti e danze. Pauro perde i sensi poco distante dal villaggio e smarrisce fatalmente l’anello, unica prova tangibile dell’esperienza vissuta.

In che modo le parti recitative e quelle cantate si fondono?

In questo lavoro il recitativo serve solamente a completare la narrazione integrandone delle piccole parti di cui per altro avremmo potuto fare a meno ma che conferiscono all’opera un maggiore pathos.

In che modo la parola influisce sul lato musicale del brano?

Ogni parola ha già in se il suo “movimento ritmico” ed un suo “senso melodico” cerchiamo di capire le prerogative di ogni singola frase componendo la musica su di essa al fine di esaltarne il senso per sottolinearne il potere evocativo.

Che ruolo giocano i testi all’interno dell’universo sonoro dei Fiaba?

La fiaba è il motivo portante che determina tutte le nostre scelte compositive, direi che i testi sono la base dei Fiaba.

Che atmosfera regna nell’album?

Sicuramente onirica, a tratti cupa, l’odore dell’acquitrino accompagna l’ascoltatore per tutto il viaggio, penso che comunque pur essendo talvolta tecnicamente complesso rispetto ai nostri album del passato, “Lo sgabello del rospo” sia un disco in cui l’atmosfera gioca un ruolo fondamentale.

Ci sono agganci con la realtà che ci circonda?

Non credo sia una metafora della nostra realtà ma credo che un’equazione tra il nostro mondo e quello delle rane possa comunque essere interessante.

In che modo le fiabe sono una maniera per raccontarci e raccontare?

La nostra è sicuramente una delle soluzioni ma certamente non l’unica.

Qual è l’idea forza dei Fiaba?

Il fatto che il nostro progetto è fondato proprio sulla fiaba che ha un potere di evocazione di una forza impressionante.

Dal punto di vista musicale, il vostro nuovo album è molto coeso ed unito…

Credo sia una caratteristica dei Fiaba, la composizione de “I sogni di Marzia” del ’92 ha portato addirittura come risultato finale di un concept la stesura di una suite.

Vi siete sempre distinti per una linea melodica molto ben precisa…

Un’altra caratteristica dei Fiaba.

In quali aspetti del vostro sound si nota la vostra appartenenza alla scuola progressive?

Direi che nei Fiaba rimane forte l’intenzione concettuale del prog ed attingendo al medesimo immaginario i temi trattati, sia dal prog che da buona parte di un certo metal, con il sapore deciso di quest’ultimo ma le strutture musicali adoperate da noi hanno come base la ricerca di uno stile minimalista ed impressionista che non appartiene ai generi sopraccitati. Nelle composizioni, sul piano del valore estetico, non sono presenti né i barocchi stupendamente ridondanti arrangiamenti armonici di un prog né gli entusiasmanti voli pindarici dei virtuosismi metal (che per altro noi rispettiamo ed apprezziamo come ascoltatori). Il nostro tentativo è stato sempre quello di ricercare una modalità espressiva personale e di semplice comprensione senza ricadere in cliché che a suo tempo, proposti come modelli innovativi, hanno caratterizzato grandissimi gruppi che sicuramente hanno fatto meglio di come potremmo fare noi riproponendoli.

Ci volete raccontare una breve fiaba a mo’ di chiusura di intervista?

C’era una volta un produttore che vide suonare un gruppo in un pub e disse: “Ehi ragazzi, mi piace la vostra musica, vi farò sfondare con questo sound”, il gruppo senza accettare compromessi di nessun genere e facendo sperimentazione artistica senza limiti riuscì a sfondare e i musicisti diventarono ricchi e famosi. È certamente la fiaba più: brutta, antiestetica, meno poetica e sicuramente scritta peggio che noi potessimo mai concepire ma sicuramente, come “fiaba”, la più verosimile.



EMANUELE GENTILE



METAL SHOCK novembre 2001



Fiaba “Lo Sgabello Del Rospo”

(Lizard/Audioglobe)



Non potevano che chiamarsi Fiaba. A loro piace raccontare storie, anzi favole e musicarle ed il bello è che i Fiaba sanno creare ottima musica, sempre in bilico tra progressive ed alcuni momenti più hard rock, se non metal. Strana ed affascinante la voce di Giuseppe Brancato e le due chitarre di Massimo Catena e di Carlo Bonfiglio, sanno essere graffianti e melodiche allo stesso momento. C’è poi la sezione ritmica con Giuseppe Capodieci al basso e con Bruno Rubino alla batteria, sempre pronta a creare variazioni ritmiche che ben si adattano al particolare sound della band. Non ci sono tastiere (strano per un gruppo prog) e ci sono molti riferimenti al progressive italiano degli anni settanta. Difficile citare i vari brani, che rappresentano varie scene di questa storia, dedicata a rane e rospi e che si svolge in un bosco nel medioevo immaginario, come precisa la band. Se avete voglia di un disco diverso dagli altri, originale e alquanto strano ed affascinante, allora provate ad ascoltare i Fiaba, una band particolare, sicuramente difficile, ma bastano ascolti attenti, per riuscire ad entrare nel loro mondo, un mondo fatto di favole da raccontare, accompagnate da un sound che potrebbe far presa anche sul popolo metallico oltre a quello del prog. Da menzionare l’ultimo brano, “Scena VIII (Lo sgabello del rospo)”, chiaro esempio che la band sa creare anche dell’ottimo metal progressive. Dar vita ad un lavoro del genere, oggi è segno di coraggio e di coerenza, elementi che ai Fiaba non mancano affatto.



(FL)


METAL SHOCK marzo 1997



Fiaba

Il cappello a tre punte (Lizard/99th floor)

È un mondo fatato quello dei Fiaba, un mondo pieno di folletti, draghi. Mostri e strani personaggi, un viaggio nella fantasia astratta dove la voce di Giuseppe Brancato, insieme agli altri componenti della band, a suon di metal-progressive ci accompagnano nelle loro strane storielle, a volte un po’ folli, ma geniali e simpatiche. Il sound che i Fiaba ci propongono è un concentrato di sonorità dedite al metal-progressive mescolate a balla te folkloristiche arrivando a sembrare a volte, specialmente in brani come “Il cappello a tre punte” e “Il segreto dei giganti”, una specie di Angelo Branduardi in versione metal, sia per la timbrica vocale che per le incursioni nel folk, rimanendo comunque un sound pesante e coinvolgente. I testi sono tutti in italiano e sono corredati da una musica che fa emergere, oltre al menestrello Giuseppe, anche i due chitarristi, Salvatore Salice e Antonio Arcidiacono, che tra riff ed una buona solista formano un resistente muro sonoro sorretto anche dalla sezione ritmica del basso di Cosimo Tranchino e dalla batteria di Bruno Rubino. Altri ottimi brani scorrono via come “L’omino di latta”, “La rana affogata”, e “La profezia”, tutte storie che vi terranno compagnia per più di mezz’ora e che presentano i Fiaba come un gruppo un po’ bizzarro, ironico e che fa della musica un mezzo per poter dare svago alla loro fantasia.

“Usciti dal mondo di sotto s’incamminarono nel mondo sopra per raggiungere lo stagno….” questa frase del retrocopertina sarà sicuramente un invito per entrare in questa affascinante Fiaba, chissà, forse qualcuno si ritroverà poi a raccontare le sue impressioni di questo viaggio nel fantastico.



(FI)


METAL SHOCK agosto 1994



Fiaba

I siciliani Fiaba sono la dimostrazione di come il rock nazionale sappia sfuggire alla retorica.

Il batterista Bruno Rubino è un autentico fiume nel raccontarci storie di celti e templari.



La voce dall’altro capo del filo è nitida, convinta e gli oltre mille chilometri di distanza sembrano scomparsi nella cornetta. Bruno Rubino, batterista ed anima dei Fiaba, ci mette pochi secondi a scaldarsi, qualche convenevole e dopo il fiume di parole si riversa sul sottoscritto, incapace di arginare tanto ardore, ma affascinato dagli argomenti più disparati. Dopo qualche minuto di monologo, irrompo e cerco di canalizzare l’intervista.

Ok, ok. Ma prima di continuare, dammi qualche cenno biografico della band, così anche i lettori riescono a focalizzare chi sono i Fiaba.

“Tutto è nato tre anni fa da un’idea di sperimentazione e dal desiderio di creare un rock di ricerca ed allo stesso tempo commerciale. Ma non fraintendere quest’ultima parola, la intendiamo solo come capacità di ascolto immediato, non c’è nessuna concessione. Ho un passato negli Arabesque, una class metal band da te recensita ultimamente, poi il progetto si è fermato per volontà del leader Andrea ed io ho iniziato a lavorare ai Fiaba e così ho cercato musicisti emotivamente coinvolti e decisi a seguirmi, visto che avevo già trenta pezzi pronti.”

Non pensi che la tua personalità possa offuscare quella dei tuoi compagni, considerando che il materiale era già definito?

“Io non ho cercato dei sessionmen, i Fiaba sono un gruppo, dove quello che conta è la magia, il sapore. Ho cercato prima fiducia reciproca, poi la passione, il condividere un’idea ed infine il musicista. In fin dei conti la nostra è musica semplice, quasi facile, cerchiamo di ripescare sonorità folk, della nostra terra e chi ci trova influenze celtiche ha ragione, ma solo perché i celti solcarono la nostra isola molti e molti anni fa.”

Parli di musica semplice, non pensi di spiazzare chi si aspetta dai Fiaba voli pindarici e novità di ascolto?

“Sarebbe un discorso lunghissimo, ma non è detto che per fare musica intricata bisogna fare sfoggio di tecnica. Noi inseriamo ritmiche particolari, quasi da festa paesana, in armonie rock, pur mantenendo un’identità nostra, che noi amiamo definire lunare. Lavoriamo molto sulla fusione tra testo e musica, ansi posso dirti che noi partiamo sempre dalle parole. Alcune volte basta un’immagine per far nascere un titolo, un testo e poi la musica. C’è molta musica calda, vitale, ma noi amiamo suonare sonorità sotterranee, quasi fredde, ma chi ascolta le troverà sempre attraenti.”

Quindi mi pare di aver capito che si tratta di materiale datato, quello che compone il vostro primo album “L’appiccato”?

“Tu sai che si tratta della riregistrazione dei nostri due demo ed in effetti non è materiale recentissimo, ma tra i due avevo previsto un nastro intitolato “La Travatura”, imperniato su una leggenda locale legata agli scalpellini(gli scultori), una casta che aveva conoscenze esoteriche, con alcuni iniziati che erano molto vicini ai templari. Un lavoro prossimo forse.”

Passando ad un discorso tecnico, come siete arrivati alla Mellow Records, che ultimamente mi sembra una sorta di immensa piovra?

“Niente di particolare, i nostri demo sono finiti nelle mani di Mauro Moroni ed abbiamo firmato il contratto. Siamo legati all’etichetta solo per questo album, poi vedremo.”

Ti faccio una domanda provocatoria: cos’è per te l’arte?

“L’arte pura non ha un sottobosco originale, forse non piace nemmeno a chi l’ha creata, non ha un passato, un riferimento. La vera originalità potrebbe essere sterile, forse fine a se stessa, magari è l’insieme di nozioni che non mi appartengono, ma le catalizzo, le accetto passivamente e le rifondo come progetto artistico. Non c’è arte bella o brutta, c’è solo l’arte.”

Una curiosità: in un catalogo dell’etichetta Witchhunt, ho letto di un vostro imminente lavoro in inglese, cosa puoi dirci?

“Purtroppo è tutto saltato, perché dopo un EP ci chiedevano entro il 1995 un album intero. Ma noi non siamo musicisti che scrivono a comando. Per ora è tutto rimandato, ma siamo rimasti in buoni rapporti ed in futuro la cosa potrebbe concretizzarsi.”

E a proposito di futuro, cosa vi aspetta domani?

“Il nostro desiderio è di rigenerarsi artisticamente, di non ristagnare mai nel presente, di guardare oltre, di non accettare mai un ruolo, ma di crearne di inediti. Il resto: dischi, concerti, speranze sai già tutto. E’ già tutto scritto, nel lato oscuro della luna.



GIANNI DELLA CIOPPA





METAL SHOCK gennaio 1993



Fiaba “I Sogni Di Marzia” (top demo di quel mese n.d.M.C.)



I Fiaba di Siracusa nati nel ’91 grazie a Bruno Rubino (batterista), sfornano un secondo demo a breve distanza dall’esordio di “XII L’appiccato”, datato gennaio ’92 che ha già ricevuto consensi anche dall’estero. Non credo alle mie orecchie! E’ arduo inquadrare stilisticamente questo quartetto che si muove prevalentemente in un ambito favolistica con sonorità dal sapore celtico-medievali, il tutto in un contesto moderno ed originale.

“I Sogni Di Marzia”è , se così si può definire, una lunga suite, composta da più parti legate tra loro e che si completano a vicenda…..un concept che narra la storia di Marzia alla ricerca del suo bambino che le fate cercano di rapire, ma è il narratore, entrato in scena, che salva il piccolo portandolo nella foresta. Questa ricerca nasconde in realtà un iter spirituale che porta Marzia dall’adolescenza alla maturità, il tutto vissuto in un mondo di sogni; ed ecco che la fiaba è creata!

La cosa che più mi ha colpito di questo lavoro è il modo in cui sono state impostate le liriche, interpretate magistralmente da Giuseppe Brancato, che ipnotizzano con l’alternarsi di cantilene di teatralità, quasi si stesse assistendo ad un’opera lirica! L’altalenante ripetersi dei veloci ritornelli, che sembrano quasi delle filastrocche crea un atmosfera incantata da cui si viene attratti.

Un lavoro unico nel suo genere! Sono pronto a scommettere sui Fiaba quello che volete, la classe non è acqua!!



(VS)

- MetalShock


"MELODIE E DISSONANZE 93'94'"

Fiaba: “XII L’appiccato”(Mellow Records)



Fiaba è l’ultimo parto musicale della prolifica terra di Trinacria. Una band composta di cinque giovanotti che in realtà, due chitarre a macinare riff, nessuna tastiera, erige una serie di sfondi dipinti con toni naive che stridono più di hard-rock che di sano, canonico, e rassicurante progressive omologato; nient’affatto dedito, per intenderci, alle regole della band di buone tradizioni, quella che possieda, cioè, schemi e dimensioni riconosciuti dalla torma.

Poiché quest’ultima tipologia non ci appassiona proprio, riteniamo che questo disco abbia comunque alcune ottime frecce da scoccare verso il bersaglio.

La straordinaria personalità di Giuseppe Brancato innanzitutto. Un vocalist teatrale, grave di accenti plateali, ma terribilmente avvincente. Che ricorda Branduardi se questi fosse più perverso, e dunque cantore di storie paesane frequentate dagli esseri più obliquamente fantasiosi che sia dato di sentire da molto tempo a questa parte: spaventapasseri che desiderano volare, aquile che rubano gli occhi ai fauni, topi che chinano il capo e salutano, giganti che giocano a biglie con le pupille altrui. Un melange letterale, tra tradizione colta e popolare, che è di forza dirompente nell’odierno panorama delle bands che adottano una lingua favolistica azzoppata dall’incapacità di andare oltre il solito, stanco, cavaliere errante, al di là di un drago dall’alito più puzzolente che fiammeggiante, oltre una dama immacolata dalle trecce oramai brizzolate.

Era ora che qualcuno cambiasse registro. E se la quantità non pare sposarsi, proverbialmente, alla qualità…beh, qui la logorrea sta di casa e non ne perde in classe.

Tra ridondanti filastrocche e quadretti opulenti di contorto favolismo, il libretto del CD riporta una marea di parole che rischierebbe di affogare qualunque struttura musicale che non fosse più che solida. E dietro la ricercata semplicità che mette le note in fila, risiede l’altro vincente segreto dei Fiaba. Un pugno di brani sostenuti dal vicendevole apporto che una chitarra elettrica offre all’altra, senza assoli chilometrici, né trovate a base di effetti presi in prestito dalla “Industrial Light and Magic”. Con l’aggiunta di una chitarra arpeggiata, ma ancora semplicemente, qua e là; un basso e una batteria espressive, talvolta in odore di folklorico abbandono e un lavoro collettivo che aiuta smussare le poche asperità.

Il teatrino itinerante dei Fiaba si è messo in movimento. Raccontando incubi e sogni sporchi di cenere a guisa di canzoni scritte rivoltando i Tarocchi. E se vi mette in apprensione l’uscita dell’ Appiccato, non preoccupatevi: basterà girare la carta e colui che pareva condannato a soffrire a testa in giù si troverà ad eseguire un ballo rinascimentale. Così è pure questo disco, ambiguo e reinterpretabile, equivoco e sfuggente: la sua forza.



ANDREA SONCINI



MELODIE & DISSONANZE aprile 1993



Fiaba “I sogni di Marzia”



Questo quartetto siciliano è l’ennesima dimostrazione di una scena nazionale prog attiva e di altissima qualità. I Fiaba nascono nell’estate del 1991 da un’idea del batterista Bruno Rubino, che unisce sotto questo nome vari musicisti con i quali aveva collaborato in diverse formazioni, ritenendo che avessero la sua stessa voglia di cercare un suono nuovo. Il primo demo-tape esce nel gennaio del 1992 e “XII L’appiccato” riceve critiche lusinghiere. I Fiaba non si crogiolano nei buoni responsi e cercano subito di focalizzare le nuove idee in un prodotto a maggior diffusione e registrato professionalmente. Ecco così “I sogni di Marzia”, un demo-concept dalla grafica ottima e, soprattutto, dai contenuti incoraggianti. Con sonorità celtiche ed una propensione a curare gli arrangiamenti acustici in modo perfetto e grazie a Giuseppe Brancato, un cantante straordinario per versatilità e scelte melodiche, i Fiaba si ergono nettamente sulla scena italiana e non solo. Il loro punto di forza è l’originalità, i quattro generano realmente un sound particolare che non sembra avere punti fissi di riferimento. La chitarra di Andrea Quartarone opera spesso tra brillanti arpeggi e ritagli elettrici di accompagnamento ritmico, evitando elucubrazioni solistiche, preferendo la resa globale piuttosto che l’appagamento personale. Nell’unica traccia che si divide i varie partiture, “I sogni di Marzia” i Fiaba mettono in campo doti compositive non comuni che non avrebbe senso descrivere freddamente su carta. Ci sono riferimenti ai Jethro Tull, affiorano detriti dei Saracen, spiragli dei Genesis e tanta voglia di essere originali. Mi aspetto molto da questi ragazzi. Dire di più non avrebbe senso.


GIANNI DELLA CIOPPA - MELODIE E DISSONANZE


Discography

LP CD
XII L'Appiccato (Mellow 1994 - Pcfilm 2004)
Il cappello ha tre punte (Lizard 1996 - Pcfilm 2004)
Lo sgabello del rospo (Lizard/Audioglobe 2001)
I racconti del giullare cantore (Pcfilm/Ma.Ra.Cash/Venus 2005)
EP CD
Il bambino coi sonagli
(Pcfilm/Ma.Ra.Cash/Venus 2007)
single CD
I sogni di Marzia
(Pcfilm 2004)
dvd video
I sogni di Marzia
(Pcfilm 2001)

radio airplay 2011
www.Jango.com

Photos

Bio

FIABA are born in '91 in Siracusa by Bruno Rubino's efforts: he is the band's drummer and author of the tracks. He gathers together a few musicians he met in the past, looking just like him for a new sound.

Soon FIABA are noticed by specialized press; they receive contract offers from various labels, among which the German label W.M.M.S. and the Swiss label WHITCHHUNT, but they sign later in '93 with Mellow Records. It is time for "XII L' appiccato" (released in may '94), their first CD, that prove them soon one of the most interesting bands in the contemporary rock scene. In '96 they sign a new contract with Pick-up records, that helps them to release the second album "Il cappello ha tre punte". Then FIABA will record the track "La gemma nel pozzo" included in the compilation "Il suono sotto la cenere" dedicated to the new Italian rock scenes, published by Ricordi Mediastore. In September 2001 their thrid album is released, a concept album called"Lo sgabello del rospo"(Lizard-Audioglobe). In 2002 the french filmaker Marc Faye films a documentary about FIABA, following them on stage for several months. During the same year FIABA sign a new contract with PCFILM, owned by Pierluigi Cavarra, with whose collaboration they film their new DVD "I sogni di Marzia", long videoclip based on the same-titled suite that was part of their first album, and that has become during the years a true cult piece in the band's shows. This artistic collaboration with PCFILM will lead to the making of the videoclip "Scerrinath il fiore delle bugie"(2004) and to their first double (CD+DVD) work, called "I racconti del giullare cantore"(2005), that contains the videoclip for the opening track "Angelica e il folletto del salice".

It is impossible to define the sound of FIABA, their music is unique; and even if they sing in Italian, they are very far from every other Italian musical phenomenon.
Their music, cutting and expressive, uses celtic-medieval sounds, geeting close to folk-mediterranean melodies. It supports well the intense and meaningful lyrics. Through metaphors and allegories, the fairytale (this is the meaning of the word Fiaba!) becomes the background to display reflections about never otu of fashion topics, while the music itself creates a fairytale-like feeling.

FIABA have an intense live activity too, and are very appreciated for their awesome shows, in which they use a unique scenery that has been created especially for them. During August 2004 they have been the special guests of the only Italian gig of the former Marillion singer, FISH.
Fiaba are currently recording a new single called "Il Lustrastelle" inspired by a tale written by the great French author Claude Clement. This single will proudly bear on its cover an illustration of the Swiss illustrator JOHN HOWE well known creator of graphical settings and characters for the kolossal "The Lord of the Rings". The video will be shoot in a higly suggestive set on the Isle of Malta.

2005 starts with various TV shows and Radio shows hosting FIABA, and they gather fame and compliments especially for their lates audio/video work "I racconti del giullare cantore"/"Angelica e il folletto del salice"…
...and on goes the fairytale...