GmG & the Beta Project
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"Stordisco"

Il disco d’esordio del musicista veneto Giuliomaria Garbellotto ed i suoi Beta Project, “Queen With No Crown”, è una decisa multi-scena sonora che spazia e distribuisce stili e groove dal respiro internazionale, dieci tracce che non si accavallano, che si succedono fluide e piacevoli, un musical box preciso e funzionante per chi dalla musica pretende di mantenere un ascolto vivo nelle contraddistinte peculiarità che essa stessa produce, diffonde e colora.
Un disco da viaggio nel viaggio, un grande schermo vibrante e una ancor più grande intuizione che l’artista Garbellotto, con la compartecipazione alla voce di Samantha Giordano, spande e spende come in un trailer infinito d’appeal e carisma, un modo notevole di ascoltare musica ben fatta e dove è ancora possibile – non succede molto spesso ultimamente – affidare i propri stati d’animo o le proprie funzionalità sentimentali e lasciarsi andare con loro; dicevamo dieci tracce che irretiscono al primo ascolto, una “colonna sonora” ricca d’aromi, struggenze , amarezze e definizioni d’amore che rafforzano la voglia incontenibile di tornare ad ascoltare la vera melodia ed il vero suo impulso, tra una chitarra stoppata ed un sospiro “Queen with no crown”, nel mezzo di un ribollente Baton Rouge con il gracchio di un banjo Southern “Sinner’s prayer”, sotto un battito in levare “Sweet revenge” , a fianco di una poetica imbronciata field “(My) Grace is gone” o nel “sabor” latino di un’occhiata urbana ed uggiosa che riporta le nebbie genovesi di un Lauzi assorto “Occhiali vuoti”, praticamente un lavoro discografico che ha la forma naturale di una goccia di rugiada dalle mille rifrazioni cromatiche, da ascoltare assorti in una metafisica personale e ambientale più che mai.
Ancora in questa avventura suadente le percussioni di Leo Di Angilla, i fiati liberatori di Guglielmo Pagnozzi, le trombe di Duccio De Rossi e la chitarra di Armando Ciardi e quello che rimane poi nell’aria di questa musica è l’istintivo movimento di ricominciare l’ascolto daccapo e la sensazione non lontana che potrebbe presto far parlare di sé.
- Stordisco


"Giuliomaria Garbellotto, un cantautore a spasso tra reggae e bossa"

L'italico cantautorato, rispetto agli avventurosi esordi degli anni Cinquanta e Sessanta, è diventato un mucchio di cose diverse. Per comodità convenzionale si farebbe molto prima a dire che cantautore italiano è colui che scrive e canta le proprie canzoni nella lingua che fu di Dante e di De André. Ma a voler stare comodi si finisce spesso fuori strada: qui da noi non è infatti raro trovare artisti perfettamente in linea con la tradizione cantautorale dello Stivale che all'italiano alternano l'inglese. E alla propria voce alternano quella di un/una partner.
Giuliomaria Garbellotto, vicentino di 32 anni, è tra questi. Insieme con la cantante Samantha Giordano s'è inventato The Beta Project, una sorta di particolarissimo «contenitore musicale» nel quale infilare le cose che scrive. Può essere un agile quintetto di impostazione pop rock come una ben più articolata band di dieci elementi con sezione di fiati, fisarmonica e percussioni varie. Un complesso a tasso variabile, in cui tutto sta alle circostanze. Quel che non cambia è la proposta musicale: i pezzi scritti da Garbellotto, finiti nel recente album «Queen with no crown». Si parte con il pop ska «Misread Emotions», chitarra elettrica in levare, basso rimbalzate, canto souleggiante di Samantha (e controcanto di Giuliomaria). La title track sa di Kings of Convenience: è la voce del band-leader a cimentarsi con la linea melodica principale, mentre la chitarra acustica scherza su una ritmica vagamente bossa nova. Stessi ruoli tra i due nella successiva «The Stars and Sky Song», reggae che oscilla tra la produzione anni Ottanta di Toots and the Maytals e gli UB40. «Sinner's prayer», la preghiera del peccatore, è probabilmente il momento più alto del disco. L'intro parlato apre le porte a un alternative country in cui il banjo fa la parte del leone e Garbellotto dimostra di dare il meglio di sé quando canta svogliato. E quando le domande esistenziali («Why must I die?») si inseguono. Di nuovo ritmiche in levare per «Sweet Revenge», stavolta più affine (nell'arrangiamento, almeno) al suono dei Wailers dal vivo. Il reprise acustico di «Misread Emotions» è introdotto da Garbellotto che recita versi aulici su carne e solitudine. La ballad «Me and myself» caccia fuori tutta la vena cantautorale di Giuliomaria. Niente trucchi: solo una chitarra acustica ben pizzicata e una voce che sceglie di volare basso. «(My) Grace is Gone» rappresenta un altro momento meditativo del disco, ballata dolente sulla felicità perduta con l'hammond che sottolinea un ritornello tutto sommato orecchiabile. La «Ninna Nana» strumentale ribadisce il feeling che il band leader ha per l'acustica. L'album si chiude con «Occhiali vuoti», unico pezzo in italiano, aperto da un omaggio a Enzo Jannacci («Aveva un taxi nero»). Ma si tratta soprattutto di un omaggio a un padre che non c'è più, su quell'amaro sentimento che si comincia a provare a distanza di qualche mese dalla perdita. Una ballata bossa che ricorda le cose migliori di Fabio Concato e scopre definitivamente le carte sulla cantautoralità di Garbellotto. Che gira tanto, non avrà ancora trovato «la strada», ma dimostra di saper guidare molto bene. Tre stelle su cinque. - Sole 24 ore


Discography

Still working on that hot first release.

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Bio

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