IRAN IRAN
Gig Seeker Pro

IRAN IRAN

Trieste, Friuli Venezia Giulia, Italy | INDIE

Trieste, Friuli Venezia Giulia, Italy | INDIE
Band Alternative Punk

Calendar

Music

Press


"REVIEW FAKE DISASTER"

31 08 05

Sette brani per accorgersi dell'ottimo livello compositivo raggiunto dalla band che crea musica ispirandosi principalmente ai maestri Fugazi, senza dimenticare le lezioni di Q and not U ed At The Drive-In soprattutto in certi giri di chitarra. Post punk con ritmiche spezzate e aperture melodiche, ottime le scelte chitarristiche ben rese da una registrazione di alto livello fatta all'NHQ di Ferrara. Spiazzante l'opener "Flexibility=90" una sorta di biglietto da visita della band, tono sfacciato e ritornello potentissimo con un arrangiamento che ricorda da vicino i gi citati At The Drive-In. Molto interessanti anche "A New Marxism", "Tammazzo" e "The Keys", tracce pronte a valorizzare un lavoro con pochissimi punti deboli e che meriterebbe di certo una produzione di livello, magari anche al di fuori dello stivale vista l'affinit alle sonorit marchiate Dischord. "Fake Disaster" mette in luce una realt forte e che potrebbe essere gradita a molte persone anche e non solo in Italia.

Fabio Igor Tosi - Sonic Bands


"REVIEW FAKE DISASTER"

31 08 05

Sette brani per accorgersi dell'ottimo livello compositivo raggiunto dalla band che crea musica ispirandosi principalmente ai maestri Fugazi, senza dimenticare le lezioni di Q and not U ed At The Drive-In soprattutto in certi giri di chitarra. Post punk con ritmiche spezzate e aperture melodiche, ottime le scelte chitarristiche ben rese da una registrazione di alto livello fatta all'NHQ di Ferrara. Spiazzante l'opener "Flexibility=90" una sorta di biglietto da visita della band, tono sfacciato e ritornello potentissimo con un arrangiamento che ricorda da vicino i gi citati At The Drive-In. Molto interessanti anche "A New Marxism", "Tammazzo" e "The Keys", tracce pronte a valorizzare un lavoro con pochissimi punti deboli e che meriterebbe di certo una produzione di livello, magari anche al di fuori dello stivale vista l'affinit alle sonorit marchiate Dischord. "Fake Disaster" mette in luce una realt forte e che potrebbe essere gradita a molte persone anche e non solo in Italia.

Fabio Igor Tosi - Sonic Bands


"REVIEW FAKE DISASTER"

09 10 05

Gran bell'ep di emo da questo quintetto Triestino di scuola e attitudine hardcore, che segna il proprio esordio con una autoproduzione ottimamente registrata, soprattutto nelle dinamiche. Autoproduzione che va ad aggiungersi ad una cospicua scena che in Italia si delineata in questi anni (Fine before you came, Sprinzi, With love, Red worms farm etc.etc.). Dalla terra di confine italiana arriva un nervoso collage perfettamente sincronizzato, e non facile vista la velocit e i cambi improvvisi che mettono in piedi i cinque September 10th, che spazza ogni dubbio travolti dal suono, dalle derive, dalle linee che s'intersecano e si lasciano in un continuo saliscendi, con le voci sottili che s'insinuano sopra la massa sonora come un surfista su un onda alta. Non duri nel procedere sui pezzi, forse meglio aggrovigliati in stacchi, stop, e soluzioni meno dirette e pi complicate, intricate come un castello di carte che sta in piedi in mezzo all'uragano Katrina a New Orleans, con un urgenza comunicativa che li accomuna fose agli Altro. Non voglio pensare al finto disastro del nome del titolo e al fatto che il gruppo spostando avanti di un giorno il calendario sarebbe finito al famigerato 11 settembre, anche perch non mi piace trovare nei gruppi connotati politici esternati ad alta voce, meglio pensare al fatto che in America, il termine 10 di settembre, come suggerisce la band, indichi un giorno senza nulla da dire, meglio riferirsi all'America come scuola, allora, scena di Washington e Fugazi hanno mostrato la via, September 10th ha iniziato a percorrerla, ma davvero con originalità.

Alberto A. - Post-Itrock


"REVIEW FAKE DISASTER"

14 11 05

Italian natives September 10th have quite the bold name and a salt-on-the-wounds album title to back it up. Their debut release is full of dance-ready, artsy, off kilter transitions and angular guitar lines. While the heavily accented and occasionally off key vocals are trying, the maniacal tornado twists and smoldering disco nods suit them well. Those of whose tastes lean towards degrees in the dirt arts and Bee Gees inclined punk hybrids should enjoy this thoroughly.

Brian Moss - Punk Planet


"REVIEW FAKE DISASTER"

dicembre 05
Agitatori consapevoli della scena do it yourself al confine nord-orientale, arrivano al debutto su disco i triestini September10th (che in gergo americano, lo saprete, significa qualcosa come "irrilevante"). Influenze divise equamente tra scuola di Washington DC pi o meno classica, attuali tendenze rock e ricordi emo, i cinque realizzano un mini album fisico ed elaborato insieme. In cui testi intelligenti, melodia ed energia si intrecciano, attraverso i numerosi cambi che caratterizzano ogni brano. Troppi, forse, se i venti minuti abbondanti del disco finiscono per sembrare una canzone sola con parti intercambiabili. Lavorando di sottrazione, e migliorando la pronuncia inglese, potranno dire cose interessanti.

Andrea Pomini - Rumore


"Time to love will move from 9 to 5 p.m. - Fake Disaster"

Accade che dopo fatti di portata epocale tutti vogliono ricordare dove si trovavano in quel momento storico, cosa stavano facendo, cosa hanno provato. C' un tentativo quasi disperato di aggrapparsi allo scorrere della storia raccontando s stessi mentre sullo sfondo scorrono le immagini di assassinii importanti, disastri naturali, guerre con una copertura mediatica significativa, atti di terrorismo. Tutti almeno una volta hanno ricordato dov'erano l'11 settembre del 2001. Quasi tutti ricordano il momento in cui hanno alzato la testa e hanno visto la storia farsi sotto i loro occhi. Jonathan Safran Foer pu scriverci un romanzo, molti americani hanno visto tutto a pochi isolati di distanza o un paio di stati pi a sud o a ovest, il resto del mondo ricorda attraverso la memoria condivisa di qualche video della CNN. Praticamente tutti ricordano l'11 settembre, ma sicuramente nessuno ricorda quello che successo il 10, il giorno prima. Nel parlato di tutti i giorni il 10 settembre, September 10th, un fatto di poca importanza, trascurabile, ma anche l'ultimo giorno degli anni Novanta e l'ultimo momento di calma prima della tempesta. Una delle definizioni di September 10th sullo Urban Dictionary recita: "L'ultimo giorno di serenit in questo casino di nazione. Vorrei poter vivere per sempre il 10 settembre". I September10th sono cinque ragazzi friulani cresciuti a forza di punk-rock. Il nome che si sono scelti quando hanno iniziato a suonare le proprie cose potrebbe essere una dimostrazione di modestia o un modo per segnare la fine di qualcosa e l'inizio di qualcos'altro. Fake Disaster, il loro primo EP, un bel modo per presentarsi. Non avevo idea di chi fossero ed ecco arrivare quel promo con le sue sette belle tracce di punk-rock. Non il mio genere, ho detto subito. Tralasciando per il loro evidente passato nel rock underground, tralasciando tutte quelle trasparenze su una scena con cui non ho mai avuto niente a che fare, rimane un disco con ottime intuizioni e un tentativo di allontanamento dalle forme convenzionali dell'emo. In Flexibility=90 le dinamiche che si vanno delineando e le ottime scelte chitarristiche danno nuovi significati a diversi luoghi comuni del punk-rock, con ispirazioni che partendo dalla lezione dei Fugazi portano dritti a cori che ricordano gli Interpol. Gi dalla seconda traccia si ricade nel punk, nei soliti giri di basso, nonostante quel cantato un po' la Robert Smith e l'ironia del testo. Dopo Natisone River, un intermezzo di tastiere forse troppo elementare, tutto il rock di Tammazzo porta alla mente, nell'ordine, i Pearl Jam, il post-grunge, gli Strokes e il nuovo punk da eyeliner e Mtv. Troppo. Pur sempre avendo quella solita aria da punk-rock di provincia, Fevering Faster mi sembra l'unica traccia a colpire davvero nel segno. Purtroppo non c' una gran cura nei testi, n quel profluvio di dissonanze riesce a dare al sound dei September10th quell'aria instabile e stralunata che forse vorrebbero. La seconda parte del brano l'ennesimo esempio di come il restare troppo legati al proprio background musicale possa essere controproducente. In molti continuano ad arrangiare quelli che ritengono i propri pezzi migliori nel modo in cui sono abituati a farlo senza considerare che potrebbe non essere la scelta giusta. Tanto per dire, The Keys per me poteva essere un brano ska. Se pu essere visto come un brano dei September10th solo perch il sound che un gruppo cerca di fare proprio finisce per prevalere sulla melodia e non lascia l'opportunit di vedere il tutto da un diverso punto di vista. Life is a Sexually Transmitted Fatal Disease ha un titolo geniale e poco altro. Mi fa pensare troppo a quel nuovo punk di cui dicevo poco sopra. Mi fa scorrere davanti agli occhi una vita da band di secondo piano che si autoproduce i dischi e non riesce a fare il grande salto, non riesce ad allontanarsi da quello che ha sempre fatto pi o meno bene per rivolgersi poi a un pubblico pi ampio. C' un EP e ci sono delle idee. Ora serve solo una gran dose di coraggio. - Desperate Youth Blog


"REVIEW FAKE DISASTER"

febbraio 06

Sette brani per una ventina di minuti di durata: il biglietto da visita dei friulani September 10th, espressione in voga negli USA del post-11 Settembre per definire qualcosa di irrilevante... ebbene, proprio irrilevanti, i brani di "Fake Disaster" non sono, anche se sembrano aver bisogno di una maggiore focalizzazione. La formula ha anche dei buoni spunti: una miscela nel quale si incontrano ( o scontrano?) le suggestioni elettro-funk dei Q And Not U e un'attitudine per le sonorit spesse, nevrotiche e frastagliate degli At The Drive In. Ne risulta una sequenza di brani tutto sommato piacevole, ma nel procedere degli ascolti di fa strada l'impressione che i brani si sarebbero forse potuti sviluppare meglio, come dire che forse la 'regola aurea' dei tre minuti medi per brano non si adatta poi molto alla scelta stilistica del gruppo: insomma, appena si comincia a farsi piacere un pezzo, ecco che gi finito. Alla fine, si ha l'impressione di aver visitato una rassegna di bozzetti, piuttosto che una galleria di brani.Grezzi schitarramenti (che tradiscono i trascorsi punk dei membri del gruppo) e ritmi sintetici quasi ballabili: ne risulta un lavoro un p disunito, nel quale si avverte un'assenza di organicit, con l'impressione di un affastellarsi un p disordinato di idee, sia tra un brano e l'altro che all'interno dei singoli pezzi. Restano gli spunti, e comunque l'impressione di fondo che i quattro i sappiano fare: resta forse da trovare un metodi che a questo materiale dia una forma pi compiuta.

Marcello Berlich - Losing Today


"REVIEW FAKE DISASTER"

febbraio 06

Folgorati sulla via di Q and not U. Dalla loro i ragazzi di Fake Disaster hanno ritmiche un tantino pi di scuola post punk da una parte e At The Drive In dall'altra, con tanto di schitarrate Fugaziane. Per cazzo, vengono fuori cos bene che non c' proprio niente da dire. Roba che se la Dischord si decidesse a fare un'altra raccolta a tema, spunterebbero pi band italiane che quelle del loro catalogo. Flexibility 90 apre col solito appiglio kitch e una devastante sezione ritmica: il tutto continua nell'arco di sette pezzi alternati tra un emo storto ("tammazzo") e tantissimi Fugazi con qualche fuga pop l dove non t'aspetti. Niente di nuovo sotto al sole, ma grandissima classe nel proporlo. Live fanno sicuramente un figurone.
Giorgio Pace - Rocklab.it


"REVIEW FAKE DISASTER"

febbraio 06

Folgorati sulla via di Q and not U. Dalla loro i ragazzi di Fake Disaster hanno ritmiche un tantino pi di scuola post punk da una parte e At The Drive In dall'altra, con tanto di schitarrate Fugaziane. Per cazzo, vengono fuori cos bene che non c' proprio niente da dire. Roba che se la Dischord si decidesse a fare un'altra raccolta a tema, spunterebbero pi band italiane che quelle del loro catalogo. Flexibility 90 apre col solito appiglio kitch e una devastante sezione ritmica: il tutto continua nell'arco di sette pezzi alternati tra un emo storto ("tammazzo") e tantissimi Fugazi con qualche fuga pop l dove non t'aspetti. Niente di nuovo sotto al sole, ma grandissima classe nel proporlo. Live fanno sicuramente un figurone.
Giorgio Pace - Rocklab.it


"REVIEW FAKE DISASTER"

febbraio 06

I September 10th sono cinque ragazzi friulani che fanno un interessante punk-rock. Ennesima dimostrazione che anche dalle nostre parti ci sono realt convincenti, e che non bisogna buttare occhi ed orecchie esclusivamente all'estero. L' EP Fake Disaster contiene 7 tracce, e gi dopo un ascolto palese che l'episodio migliore Fevering Faster, canzone dalla struttura particolare, con diverse trame che si rincorrono, ma subito accattivante. Il resto dell'EP non altrettanto convincente pur essendo pi che positivo. I suoni ci sono; sono "ricchi" e di buona qualit e spaziano tra gli At The Drive In e i Q and not U, in base alla presenza o meno di rabbiose accelerate di chitarra. Una maggiore attenzione e ricercatezza nel song writing pu essere determinante nella riuscita dell'album d'esordio, soprattutto in considerazione del fatto che sul loro myspace c' una nuova (suppongo) traccia "L'homme aux nerfs...", più che notevole. - Blog ilBoss


"REVIEW FAKE DISASTER"

marzo 06
E veniamo ai September 10th, i miei preferiti del mese. Il nome un'espressione statunitense che indica qualcosa di irrilevante rispetto a quell'undicisettembre che invece fa un po' il buco nero della situazione, ingoiando, annullando, trasfigurando stormi di significati. Naturalmente questo quintetto da Trieste vuole essere tutto fuorch irrilevante, infatti il loro Fake Disaster mette sul tavolo fin da subito una Flexibility=90 che annovera basso carnefice, chitarre truci, esasperazione ritmica e voce asperrima per un frenetico punto d'incontro tra ombre e furia, tra metodo e baraonda, tra piglio teatral/incendiario PIL, brume melodiche Cure e strategie Polvo, finendo spesso col somigliare a certi One Dimensional Man tolta magari certa propensione all'inferno. La sintesi insomma febbrile e imbizzarrita, e i ragazzi hanno buon gioco a declinarla ora verso certe sghembe traiettorie lo-fi (Tammazzo) e ora verso sgomitate punk-hardcore pervase di sordidezza Roger Waters (A New Marxsisim, dall'eccezionale crescendo finale a cuore spalancato). A tutto ci si aggiungano altre sterzate, quelle che ti avvincono definitivamente: prima il valzer furibondo di Fevering Faster, nel quale la struttura abdica a favore di un patchwork punk/math/hardcore con sculettate glam e nevrosi dark, la voce sempre sul pezzo, col mood stretto in pugno; infine quella Life Is A Sexuality Transmitted Fatal Disease (chapeau per il titolo, ma a proposito: forse una vaga parafrasi Laurie Anderson?) che punta al calor bianco tra disimpegni lo-fi, ingegnosit art punk figlie dei primi Wire e pi di un pensierino alla tossicit squillante/struggente dei Janes Addiction. Gran disco. Grande band. (7.3/10)


www.sentireascoltare.com - SentireAscoltare


"REVIEW FAKE DISASTER"

Finalmente una proposta italiana che minaccia di portare una piccola rinfrescata al genere 'gniu' post punk/indie rock che ultimamente si sta eccessivamente saturando. I veneti September 10th (nome che, insieme al titolo dell'EP, potrebbe far pensare ad interpretazioni piuttosto ambigue e a loro sta benissimo cos), dopo un promo e diverse partecipazioni, hanno completato il loro primo EP completamente autoprodotto.Dalla forsennata intro di basso di Flexibility=90 e dai riff angolari che seguono, sembra che siano i Q & Not U, pi che gli Interpol, i veri ispiratori del gruppo; poi per nel corso della canzone e dell'intero EP, i September10th sembrano non voler scegliere nessuna direzione in particolare, e si acquattano in un limbo tra preziosismi e orecchiabilit. Ed proprio questo che riesce a renderli interessanti fino alla fine, il non sapere bene cosa doversi aspettare da ogni bravo (tipo Tammazzo); poi, chiaro che ci sono ancora margini di miglioramento, soprattutto sul piano dei vocalizzi dal pesante accento italiano e qualche stonatura ogni tanto. Comunque la loro impredivibilit e tecnica, coadiuvate da una produzione pi che discreta, li rende una proposta da tenere in considerazione, quindi penso proprio che risentiremo parlare di loro. (7)

Damiano Gerli
nukep@inwind.it - Kathodik


"REVIEW FAKE DISASTER"

Review | Kathodik | aprile 06
September 10th un braccio armato in carica. il momento prima dellimpatto, dello schianto con un bersaglio frontale in movimento. La prima, Flexibility=90: quattro corde di basso che ti pulsano sangue alle cervella, che ti stringono forte alla gola e con risolini isterici e irriverenti si prendono gioco di te. A Trieste e dintorni, neanche fossimo in una periferia di Washington DC, o avessimo a che fare con una produzione della Dischord in outsourcing! La seconda, A New Marxism: il gioiello indie. Da oltre oceano il verbo Q And Not U studiato, pensato e applicato allAdriatico. Basterebbe fermarsi qui, alla seconda delle sette tracce. Fake Disaster non perfetto, soffre, a volte, di squilibri nelle trame (Tammazzo e The Keys), ma oggi ho la certezza che sia persino meglio cos. Pitchfork ha costruito un mito con i Clap Your Hands Say Yeah! la mia parola, la loro musica, il vostro passaparola. (7)

Emanuele Carbini
carbeman@virgilio.it
- Kathodik


Discography

# 4songspromo03 [CDr - 2003, selfedit]
# Fake Disaster [CD - 2005, selfedit]
# appearing on vvaa “Bias Illumination Over
Diffracted Hearts” [CD - 2006 Holidays Records]
# appearing on vvaa “Memento Mori”
[CD - 2007 Sons of Vesta Records]
# Where the beat sounds the same [EP - 2011 Records! S'il Vous Plait]

Photos

Bio

Details and coincidences. If Duran Duran, instead of being unaware inspirers of a ludicrous Italian subculture in the ’80s, had obtained a few covers on Teheran’s NMEs, they would probably had named themselves Iran Iran.
Luckily, History went differentely: a perfect time for us to say goodbye to our old band name, September10th, and update with US foreign politics latest trends.

Several live gigs, an unconditional love for the Washington DC sound, a deep-rooted hatred for stages higher than 10 inches. Some Italian magazines defined us as “armed arm with straight drum beat. Misanthropic and pander” or “conscious stirrers of Italy’s Northeast do-it-yourself scene”.
Two tenets: Duran Duran and Fugazi.

Our music rises from 4 different tastes and approaches to music. No leaders, pure democracy.
In music we put all we hide during the working week.
And you can feel it listening to us.

We formed in 2003 and for the last 3 years we had to fight against our drummers' leaving. (In Italy this is a big matter, as big as Berlusconi's shitty politics).
Finally we found the perfect line up balance.
We just recorded an EP and shot a video clip.
This is IRAN IRAN's new deal.