Mariano Marovatto
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Mariano Marovatto

Lisbon, Lisbon, Portugal | Established. Jan 01, 2017

Lisbon, Lisbon, Portugal
Established on Jan, 2017
Duo Folk World

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Music

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"Selvagem"

Ein fortschreitendes Stakkato auf der Gitarre, darüber eine weiche Stimme, die über einen Jungen singt, der davon träumt, cangaceiro („Räuber“) zu werden. Sein Vorbild, Lampião, wurde zum Mythos marodierender Banditen, die den Sertão unsicher machten. Das endlose Hinterland im Nordosten Brasiliens gilt seit Urzeiten als „Selvagem“ ? Portugiesisch für „wild, barbarisch und unzivilisiert“. Die acht Miniaturen, die der brasilianische Dichter und Sänger Mariano Marovatto zusammengetragen hat und die gemeinsam mit dem Gitarristen Pedro Sá eingespielt wurden, verströmen die Stille und den schweren Atem des Hinterlandes mit seinen ausgetrockneten Böden und misstrauischen Viehhirten. Karg, minimalistisch und urtümlich stark sind die Lieder arrangiert. Sie stammen von fast vergessenen Autoren aus der Provinz Brasiliens und Portugals. Der Sertão erwacht in den Tracks sechs und sieben mit der Stimme der japanischen Vokalistin Ami Yamasaki zum Leben ? das Rebhuhn ruft, und die Geräusche des Urwalds kommen näher. Knappe fünfzehn Minuten reichen aus, dem stummen Hinterland zu einer Stimme weitab klischierter Forroromantik zu verhelfen. - Folker Magazin


"Mariano Marovatto - Selvagem"

カエターノを支える鬼才ギタリスト、ペドロ・サーを迎え、ギターをバックに歌うミニ・アルバム。
鉄弦ギターの#1に始まり、特殊な奏法によるリフレインが印象的な#2など、ペドロ・サーの鬼才っぷりが冴え渡るギターワーク、そして前作から一転して、どこかぶっきらぼうですらあるマリアーノの歌い口は、ブラジル内陸部の名もなきトロヴァロールたちを思わせる。
#6,7ではAmi Yamasakiという日本人もヴォーカルで参加。 - Bossamigo


"Mariano Marovatto - Selvagem"

Ao longo de séculos, villancicos, modas populares, partiram da Península Ibérica em direção ao “novo mundo” (Brasil, México, Argentina, Cuba) e muitas delas regressaram do outro lado do Atlântico modificadas, mais ricas, com um toque indígena e africano.

Mariano Marovatto, cantor, compositor, pesquisador e poeta luso-brasileiro, carioca e (actualmente) lisboeta reúne no seu terceiro disco, “Selvagem”, uma visão descarnada, minimalista, de canções folclóricas portuguesas e brasileiras recolhidas por Michel Giacometti e Fernando Lopes-Graça (“Mineta”, “Agora Baixou o Sol”, “O Perdigão”), Tiago de Oliveira Pinto e Max Peter Baumann (“La Em Cima ao Castelo”), em Portugal, e pela Missão de Pesquisas Folclóricas, de 1938, capitaneadas por Mário de Andrade, então Secretário de Cultura do Governo de São Paulo, pelo nordeste brasileiro (“Lampião”, “Embarquei para Portugal”, “Casinha de Bambué”, “Chamada de Aricuri”).

Tal como Lula Pena, a voz de Marovatto e a guitarra de Pedro Sá, ora melódica, ora experimental a soar a Sertão ou a pedir um pedal de distorção, traçam uma narrativa contínua, em modo viagem transcontinental BR-PT, em que as oito modas de ambos os lados do Atlântico se encaixam umas nas outras como peças de um puzzle.

Um pequeno disco (de cerca de um quarto de hora) com muitas virtudes: é notável o esforço de interpretação de Marovatto com sotaque português de Portugal quase perfeito e arranjos das modas transmontanas e beirãs muito distantes daquelas que nos habituámos a escutar com a Brigada Victor Jara, Vai de Roda, Toque de Caixa ou mesmo (mais recentemente) com Seiva; admirável a atmosfera de floresta tropical criada pelos exercícios vocais guturais da japonesa Ami Yamasaki a transportar “O Perdigão” e “Chamada de Aricuri” para um território tão encantatório e indígena quanto o da inuit canadiana Tanya Tagaq Gillis. Só é pena “Selvagem” durar tão pouco. - O Fado


"Mariano Marovatto - Selvagem"

Ci prepariamo a rimbalzare sopra l’Atlantico con “Sevagem”, il nuovo album del compositore e scrittore brasiliano Mariano Marovatto. Si tratta di un lavoro che segue una produzione discografica articolata - composta da sette album solisti e diverse collaborazioni con altri artisti e in altri progetti - e che abbraccia una visione che include anche la produzione letteraria di Marovatto. Dicevo dell’Atlantico perché le otto tracce raccolte in “Sevagem” sono state selezionate nei repertori popolari brasiliani e portoghesi, non solo (non credo almeno) per sottolineare il legame tra le due aree, ma piuttosto per assecondare la visione panoramica di questo produttivo compositore, nato in Brasile e residente in Portogallo. L’album pone delle questioni interessanti perché, nonostante le matrici musicali, le forme assunte dai brani esulano da caratterizzazioni facili. O meglio non si possono - almeno in una prima fase di ascolto - collocare nell’ambito della folk music, perché sembrano aderire più comodamente a una forma libera, molto personale e inevitabilmente intimistica. Una forma che si definisce attraverso una ricerca nei vastissimi repertori popolari, nella selezione e nella sintesi che se ne è voluta dare. E soprattutto in quella visione che spesso tiriamo dentro le nostre riflessioni sugli album e che, negli esempi migliori, traspare (o almeno ne traspare la parte condivisibile) nei dettagli e nelle relazioni attraverso cui questi si configurano nell’album. Come premessa però è importante sottolineare che la selezione è stata fatta con cura, includendo canzoni di tipo diverso, sia nella forma che nei contenuti, e cercando di definire in modo sufficientemente dettagliato lo scenario dell’immaginario popolare in questione, con tutte le sfumature che lo caratterizzano. “Sevagem” ci informa su alcune possibilità di interpretare i brani tradizionali seguendo un procedimento riferito a due poli innanzitutto: la sottrazione e il ripristino della centralità della melodia della voce (e delle voci). L’alternanza dentro questa prospettiva apre uno spazio molto ampio e, a differenza di ciò che si può immaginare, stabilisce un ottimo equilibrio tra tutti gli elementi chiamati a esprimere la loro forma di rappresentazione. Di qui si arriva diretti anche a qualche sperimentazione per niente scontata, che proietta l’album in una contemporaneità ineluttabile e aderisce comodamente agli spunti che, in modo diverso, emergono dai brani tradizionali. “Chamada de Aricuri” è un buon esempio di questo processo. Si tratta di un brano tradizionale dell’etnia Pankararu, stanziata in alcune aree costiere del Brasile, che Marovatto trasfigura in una sorta di mantra con voci e chitarra, venato da un’insopprimibile vena di requiem (che rimanda alla storia della dominazione, agli effetti dell’acculturazione coatta, alla perdita dell’uso della lingua indigena, al sincretismo ecc.). La rappresentazione di questo breve canto è, nelle stesse parole dell’autore, “animalesca”, come per intendere la scelta di una trasfigurazione cruda, attraverso la quale riordinare e comunicare un disagio e un estremo paradosso storico-culturale. Ci avvolge un suono circolare, introdotto da una chitarra secca a cui si sovrappone la voce bassa e dimessa. Lo spazio sonoro si addensa con “rumori” inquietanti (voci e chitarre), prodotti sulla reiterazione delle poche parole che si susseguono per tutto il brano, fino a spegnersi a unisono. Appena dopo, con “Mineta”, il brano che chiude l’album, si viene colpiti da una luce diversa: la combinazione di voce e chitarra si ripete, ma è più brillante e comunica l’idea del raccordo, della riflessione finale, quasi di una manciata di pensieri che si raccolgono camminando. Il brano è breve e si configura come un contrappunto ideale di “Lampião”, il brano in apertura della scaletta. Che, come ci spiega Marovatto nelle note di approfondimento pubblicate nel suo sito, si inserisce nelle narrative popolari sulle figure più carismatiche che hanno colpito l’immaginario collettivo. L’andamento del brano è vagamente ipnotico, sebbene energico e più denso. - Blogfoolk


Discography

Selvagem (Embolacha, 2016)
Praia (Maravilha 8, 2013)
Aquele Amor Nem Me Fale (Bolacha,2010)

Photos

Feeling a bit camera shy