Modena City Ramblers
Gig Seeker Pro

Modena City Ramblers

Bologna, Emilia-Romagna, Italy | MAJOR

Bologna, Emilia-Romagna, Italy | MAJOR
Band World Folk

Calendar

This band has not uploaded any videos
This band has not uploaded any videos

Music

Press


"Esce "Ondalibera", nuovo album dei Modena City Ramblers"

E' da poco disponibile nei negozi "Ondalbera", il nuovo album dei Modena City Ramblers. Il primo singolo tratto dal disco sarà "Libera terra" e verrà presentato, con tutti i brani del disco, nel tour estivo del gruppo "Onda libera tour 2009", che partirà l'11 Aprile da Cesena (FC) al Vidia Club. I Modena City Ramblers saranno anche impegnati nel progetto "Carovana libera", tour organizzato per sostenere la lotta contro le mafie in Italia, la cui prima data sarà il 25 Aprile a Foligno (PG). Tutti i concerti dei Modena saranno aperti da Max "Ice" Ghiacci, bassista del gruppo, che presenterà i brani del suo lavoro da solista, "Come un mantra luminoso" del 2008. - Rockol


"Modena City Ramblers - Onda Libera"

Il nuovo disco è l’undicesimo capitolo discografico dell’ormai quasi ventennale storia della band emiliana. Si compone di dodici canzoni, scritte, arrangiate e prodotte dagli stessi Ramblers, che per le registrazioni, effettuate presso la consueta “base” dello studio Esagono di Rubiera (RE), fanno quasi tutto da soli, avvalendosi della collaborazione alle fisarmoniche e tastiere di Leonardo Sgavetti (in tour con la band dall’anno precedente) e di pochi altri contributi esterni.
Già dal titolo si evince un chiaro richiamo a quello che è il tema dominante del lavoro: il concetto di Libertà, interpretato a seconda delle canzoni nelle sue declinazioni più individuali o collettive. Mai come in questi tempi questa parola echeggia e rimbalza sulle bocche di tutti, svilita, strumentalizzata, svuotata di valore intrinseco nel suo essere piegata all’uso e consumo della propaganda mediatica, politica e militare. I Ramblers si confrontano con questo concetto e scendono in profondità, tra le piccole grandi schiavitù e i guizzi di libertà che animano e condizionano i sentimenti, gli affetti, le idee ed i sogni di noi tutti senza dimenticare le utopie, le conquiste, i valori ma anche le mistificazioni ed i pesanti condizionamenti che come società, viviamo ed accettiamo o subiamo.
Il disco alterna momenti di grande carica a dolci ballate, ritmi reggae e tzigani, valzer e sei ottavi tra Irlanda e meridione d’Italia, con sonorità che sono ormai classiche della musica targata MCR. È soprattutto la componente legata ai suoni della tradizione italiana, specie tarantella e tammurriata, a risultare in questo nuovo lavoro particolarmente evidente, caratterizzando il disco come quello più carico di riferimenti al nostro patrimonio di musica popolare.
L’uso del dialetto emiliano, da sempre una delle soluzioni espressive della band, si affianca poi nella title track a quello partenopeo, con una unione di lingue ed accenti che ribadisce come per la band, nelle differenze e nella varietà espressiva, si possano trovare le occasioni per accostare culture e abbattere confini, più che dividere.
Le voci di Betty e Dudu si alternano nelle varie tracce, assieme ad alcuni episodi di natura più corale, interpretando testi talvolta diretti e immediati, altre volte poetici e metaforici, che si vanno sempre ad inserire nell’alveo della tradizionale scrittura militante e sognatrice dei MCR.
Per la prima volta i Ramblers si assumono in toto anche l’onere e l’onore della realizzazione grafica del cd, sulla cui copertina compaiono, tra le righe di una bandiera che rimanda per foggia e cromatismi a quella di molte nazioni americane a cominciare dagli USA - ma che non è nessuna di esse - i primi articoli della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, di cui si è appena celebrato il sessantesimo anniversario.

1 Onda libera: una dichiarazione d’intenti per una visione veramente “libera” del nostro futuro e del nostro impegno, per la qualità delle scelte che ci coinvolgono come cittadini ed individui. L’onda è partita dalle scuole; non possiamo che guardare ai giovani studenti per immaginare ed auspicare un cambiamento nella nostra società e nei suoi tanti falsi “valori di libertà”.

2 Libera terra: la dedica alla grande esperienza rivoluzionaria di “libertà nella legalità” dell’associazione Libera fondata da Don Ciotti.

3 Valzer chiuso in soffitta: un giro di valzer per un mondo ormai datato, che è fatto di ricordi, abitudini, parole, ideali, finanche oggetti, che “suonano” e appaiono vecchi, ma che sono espressione di una cultura più profonda, e perciò immensamente “più libera” di quella effimera, sradicata ed omologata, che ci viene propinata come “il moderno”.

4 Il naufragio del Lusitalia: una metafora dell’attuale situazione del cosiddetto “Popolo della sinistra”. Illuso per anni di aver raggiunto chissà quali conquiste sociali e civili. Mai così schiavo degli eventi. Davvero libero di immaginare ancora una rotta tra i marosi della politica?

5 Figli del vento: una canzone dedicata al popolo Rom, legato ad un unica bandiera, quella chiamata libertà. Senza esercito né patria, ma eternamente costretto a recitare il ruolo di “chi fa paura”.

6 Il mulino e il tuo giardino: poeticamente si confronta col tema dell’amore come relazione di coppia, saldo legame che per sopravvivere alle “bufere della vita” mai deve trasformarsi in prigione.

7 Di corsa: dedicata ai tanti che fuggono dalla guerra e dalla sua spirale di odio, violenza e follia. Con l’augurio che un giorno la loro corsa per la libertà possa diventare cammino per costruirsi una vita degna di essere chiamata “libera”. Partecipa alla canzone Emad Shuman, cantante degli aretini Kabìla.

8 Prigioniero di chi?: la condizione di prigionìa, dolorosa ed umiliante nella sua perdita di dignità, che si tratti di una reale condizione fisica o di una schiavitù dell’animo o della psiche. La canzone muove i suoi passi dal ricordo della detenzione di Aldo Moro nel covo delle BR.

9 C’è tanto ancora: c’è da lottare e da impegnarsi, col braccio e con la mente, per costruire ogni giorno le nostre “libertà” d’individui e cittadini. E per coltivarle e difenderle.

10 Libera mente: tra Giamaica, Irlanda ed il West per uno slogan da mandare, per l’appunto, a mente; usiamo il cervello: solo così sfuggiremo alla propaganda ed al pensiero unico che ci controlla e ci condiziona.

11 La ballata della Dama Bianca: tammurriata sul tema della più crudele guerra mai dichiarata, che ci rende tutti meno liberi, imponendo ogni giorno il suo fardello di vittime. È la morte sul lavoro.

12 L’uomo nell’alto castello: libertà e potere. Solitudine e follia. Su ritmi ipnotici e quasi tangati si consuma la metafora di chi è stato Grande Burattinaio ma oggi è solo un vecchio allucinato. Ne è proprio valsa la pena?

Onda Libera verrà pubblicato su etichetta Mescal (distribuito Sony) il 10 Aprile 2009.

- Free Art News (http://freeartnews.forumfree.net/?t=38352576)


"Modena City Ramblers - Onda Libera"

Il nuovo disco è l’undicesimo capitolo discografico dell’ormai quasi ventennale storia della band emiliana. Si compone di dodici canzoni, scritte, arrangiate e prodotte dagli stessi Ramblers, che per le registrazioni, effettuate presso la consueta “base” dello studio Esagono di Rubiera (RE), fanno quasi tutto da soli, avvalendosi della collaborazione alle fisarmoniche e tastiere di Leonardo Sgavetti (in tour con la band dall’anno precedente) e di pochi altri contributi esterni.
Già dal titolo si evince un chiaro richiamo a quello che è il tema dominante del lavoro: il concetto di Libertà, interpretato a seconda delle canzoni nelle sue declinazioni più individuali o collettive. Mai come in questi tempi questa parola echeggia e rimbalza sulle bocche di tutti, svilita, strumentalizzata, svuotata di valore intrinseco nel suo essere piegata all’uso e consumo della propaganda mediatica, politica e militare. I Ramblers si confrontano con questo concetto e scendono in profondità, tra le piccole grandi schiavitù e i guizzi di libertà che animano e condizionano i sentimenti, gli affetti, le idee ed i sogni di noi tutti senza dimenticare le utopie, le conquiste, i valori ma anche le mistificazioni ed i pesanti condizionamenti che come società, viviamo ed accettiamo o subiamo.
Il disco alterna momenti di grande carica a dolci ballate, ritmi reggae e tzigani, valzer e sei ottavi tra Irlanda e meridione d’Italia, con sonorità che sono ormai classiche della musica targata MCR. È soprattutto la componente legata ai suoni della tradizione italiana, specie tarantella e tammurriata, a risultare in questo nuovo lavoro particolarmente evidente, caratterizzando il disco come quello più carico di riferimenti al nostro patrimonio di musica popolare.
L’uso del dialetto emiliano, da sempre una delle soluzioni espressive della band, si affianca poi nella title track a quello partenopeo, con una unione di lingue ed accenti che ribadisce come per la band, nelle differenze e nella varietà espressiva, si possano trovare le occasioni per accostare culture e abbattere confini, più che dividere.
Le voci di Betty e Dudu si alternano nelle varie tracce, assieme ad alcuni episodi di natura più corale, interpretando testi talvolta diretti e immediati, altre volte poetici e metaforici, che si vanno sempre ad inserire nell’alveo della tradizionale scrittura militante e sognatrice dei MCR.
Per la prima volta i Ramblers si assumono in toto anche l’onere e l’onore della realizzazione grafica del cd, sulla cui copertina compaiono, tra le righe di una bandiera che rimanda per foggia e cromatismi a quella di molte nazioni americane a cominciare dagli USA - ma che non è nessuna di esse - i primi articoli della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, di cui si è appena celebrato il sessantesimo anniversario.

1 Onda libera: una dichiarazione d’intenti per una visione veramente “libera” del nostro futuro e del nostro impegno, per la qualità delle scelte che ci coinvolgono come cittadini ed individui. L’onda è partita dalle scuole; non possiamo che guardare ai giovani studenti per immaginare ed auspicare un cambiamento nella nostra società e nei suoi tanti falsi “valori di libertà”.

2 Libera terra: la dedica alla grande esperienza rivoluzionaria di “libertà nella legalità” dell’associazione Libera fondata da Don Ciotti.

3 Valzer chiuso in soffitta: un giro di valzer per un mondo ormai datato, che è fatto di ricordi, abitudini, parole, ideali, finanche oggetti, che “suonano” e appaiono vecchi, ma che sono espressione di una cultura più profonda, e perciò immensamente “più libera” di quella effimera, sradicata ed omologata, che ci viene propinata come “il moderno”.

4 Il naufragio del Lusitalia: una metafora dell’attuale situazione del cosiddetto “Popolo della sinistra”. Illuso per anni di aver raggiunto chissà quali conquiste sociali e civili. Mai così schiavo degli eventi. Davvero libero di immaginare ancora una rotta tra i marosi della politica?

5 Figli del vento: una canzone dedicata al popolo Rom, legato ad un unica bandiera, quella chiamata libertà. Senza esercito né patria, ma eternamente costretto a recitare il ruolo di “chi fa paura”.

6 Il mulino e il tuo giardino: poeticamente si confronta col tema dell’amore come relazione di coppia, saldo legame che per sopravvivere alle “bufere della vita” mai deve trasformarsi in prigione.

7 Di corsa: dedicata ai tanti che fuggono dalla guerra e dalla sua spirale di odio, violenza e follia. Con l’augurio che un giorno la loro corsa per la libertà possa diventare cammino per costruirsi una vita degna di essere chiamata “libera”. Partecipa alla canzone Emad Shuman, cantante degli aretini Kabìla.

8 Prigioniero di chi?: la condizione di prigionìa, dolorosa ed umiliante nella sua perdita di dignità, che si tratti di una reale condizione fisica o di una schiavitù dell’animo o della psiche. La canzone muove i suoi passi dal ricordo della detenzione di Aldo Moro nel covo delle BR.

9 C’è tanto ancora: c’è da lottare e da impegnarsi, col braccio e con la mente, per costruire ogni giorno le nostre “libertà” d’individui e cittadini. E per coltivarle e difenderle.

10 Libera mente: tra Giamaica, Irlanda ed il West per uno slogan da mandare, per l’appunto, a mente; usiamo il cervello: solo così sfuggiremo alla propaganda ed al pensiero unico che ci controlla e ci condiziona.

11 La ballata della Dama Bianca: tammurriata sul tema della più crudele guerra mai dichiarata, che ci rende tutti meno liberi, imponendo ogni giorno il suo fardello di vittime. È la morte sul lavoro.

12 L’uomo nell’alto castello: libertà e potere. Solitudine e follia. Su ritmi ipnotici e quasi tangati si consuma la metafora di chi è stato Grande Burattinaio ma oggi è solo un vecchio allucinato. Ne è proprio valsa la pena?

Onda Libera verrà pubblicato su etichetta Mescal (distribuito Sony) il 10 Aprile 2009.

- Free Art News (http://freeartnews.forumfree.net/?t=38352576)


Discography

Riportando Tutto a Casa Black Out - PolyGram 1994
La Grande Famiglia Black Out - PolyGram 1996
Terra e Libertà Black Out - PolyGram 1997
Raccolti Black Out - PolyGram 1998
Fuori Campo Black Out - Universal 1999
Radio Rebelde Black Out - Universal 2002
¡Viva la Vida, Muera la Muerte! Black Out - Universal 2004
Appunti Partigiani Mescal 2005 – Sony 2005
Dopo il Lungo Inverno Mescal 2006 – Sony 2006
Bella Ciao Mescal 2008
Onda Libera Mescal 2009

Photos

Bio

Modena City Ramblers are an important and consolidated phenomenon on the Italian rock music scene. They are the most important Italian band that mixes folk and “world” influences with ska and rock. They hold concerts before huge audiences and have sold more than half a million copies of their CDs in the last twelve years.
The band made up of people who share a dream: music is one of the paths that could lead to Utopia. This belief has come from the lessons of the masters of folk music along with the philosophy of the punk revolution.
This music is rich in colour. There’s the mandolin drawn from Italian folklore and the Celtic tin whistle. There’s Woody Guthrie’s guitar and the Latin and African percussion of the slave workers of the two Continents. There’s the power of the electric guitar and the drums and there’s also the rhythm of the violin and bouzuki and the strength of singing influenced by punk. There’s also love for The Pogues, The Clash and Mano Negra and, in the lyrics, passion for Latin-American contemporary literature, from Gabriel Garcia Marquez to Luis Sepúlveda. The result of all this is the so-called Celtic patchanka.
Nowadays the Ramblers are heading towards a place, which belongs as a right to everybody, that is nowhere but somewhere along the path to achieving it. After all “nowhere” is the meaning of the word utopia and as the Mexican writer, and a band’s close friend, Paco Ignacio Taibo II put it “you can’t live without utopia”. This statement is evidently also a truth in the minds of the thousands of people who follow and enjoy the Ramblers gigs!