Staré Město
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Staré Město

Ferrara, Emilia-Romagna, Italy | Established. Jan 01, 2011 | INDIE

Ferrara, Emilia-Romagna, Italy | INDIE
Established on Jan, 2011
Band Alternative Indie

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Music

Press


"Punto di fuga - recensione"

L’emozione e il vortice che diventano musica. Questo slogan sembra il più adatto a descrivere le canzoni dei Starè Mesto, formazione sull’asse Bologna/ Ferrara che con Punto di Fuga escono allo scoperto sulla grande massa degli ascolti, un disco che va a presenziare quella languida poetica carica di lirismo, intimità e descrizione, il tutto poi mischiato in un malinconico ed elettrico spasimo, tra i Marlene del post-rock “Thalia”, “Racconto di primavera” con l’ospitata di Igor Tosi (Devocka) e ghiaccioli waveing di stampo Diaframma, tanto che la band ne omaggia la caratura di Fiumani rileggendone una straordinaria “Cielo d’Africa”, ballata gravida d’ansia e tormento.

Tracce a loro modo incandescenti e decisamente uniche nelle loro avventure amplificate, parole e pensieri che escono allo scoperto con una contemporaneità nuda, contenendo intatto quel materiale di riporto come un’onda grigia a riempire i vuoti d’anima o svuotarli del tutto, un andirivieni di afflati e ossessioni che aprono il plesso solare come un delicato piede di porco e che – dallo stereo ai nostri orecchi – incantano come fortune sotterranee. Enrico Bongiovanni, Tom “Delay”Lampronti, Giovanni “Fuzzbinder” Sassu e Ruggero Calabria, creano una sinfonia di cortocircuiti dentro una dimensione eccelsa, un suono che arriva come nuvole partorienti di scariche e poesia, una tracklist fangosa quanto vissuta e da vivere appieno, da vivere interamente nella sua introspettiva spiritualità maudit.

È – senza ombra di dubbio – uno degli esordi più intriganti che arrivano diabolicamente a “disturbare” le acque ferme dell’underground, fa sparire il cronologico dell’oggi e le temporalità fittizie per dare luogo e spazio a presenze d’autenticità, lo scandaglio nelle viscere dell’io “Menodizero”, il Rimbaud resuscitato nella poesia “Canzone della torre più alta” o il fluido esistenzialista e magmatico che “Ultima cena” sputa in faccia a tutti come lascito e sacrilegio di un peccato impeccabile, un disco che spazia quasi in una coreografia eterna, in cui l’esistenza, la morte, il suono ed il silenzio sono solo illusioni. Grande! - Shiver


"Punto di fuga - recensione"

Dall'hinterland emiliano alla città vecchia della capitale ceca, per un fascino oltrecortina, oltretempo, oltrespazio. Gli Staré Město scelgono di chiamarsi come la porzione di città praghese ad est del fiume Moldava, quella che anticamente raccoglieva il maggior numero di etnie e mescolava culture ed usanze differenti: allo stesso modo le esperienze dei quattro membri del gruppo, disposti nella formazione rock più classica (due chitarre, basso e batteria) si raccolgono sotto una coltre di testi evocativi e suoni all'occorrenza ruvidi, graffianti oppure improvvisamente nubilosi.

Partendo da “Thalia”, traccia d'apertura, per me è già affinità elettiva; la strumentazione esplode insieme alle parole taglienti e rugginose, urlate e poi retratte con quel cantato-non-cantato tipico dei Massimo Volume, addolcite nella resa sfinita del ritornello melodico, recitante: “saremo sempre così, io e te...”. Il “Racconto Di Primavera” che segue non riesce a convincermi del suo ottimismo e, sebbene suoni più pop di qualsiasi altro pezzo presente sul disco, la sensazione che si percepisce è sempre quella di essere/avere una bandiera bianca sventolante a mezz'asta, il cielo azzurro piatto senza sfumature e tutt'intorno papaveri tristi. Poi abbiamo “Meno di Zero”, epitome di un ciclo di stagioni in cui tutto si crea, tutto si distrugge. Risorge “Riparo”, con energia, forse troppa, risultando spiazzante come un incendio in pieno inverno.

Decadentismo e post rock. Ermetismo e alt rock. Romanticismo e new wave. In tutta onestà e senza strafare gli Staré Město riescono egregiamente anche a riproporre un pezzo poco noto dei Diaframma (“Cielo d'Africa”) ed è quasi una prova del nove, soprattutto perché le tre tracce a seguire non perdono di carattere e sostrato. Parlo degli arpeggi puliti e i riverberi di voce di “Le mani” e della “Canzone della torre più alta”, del suo testo ispirato dall'omonimo componimento di Rimbaud, a cui tra l'altro è dedicata. Parlo soprattutto di “Ultima Cena”, traccia di chiusura ed emblema sonoro di tutto il disco. Il parlato ritorna adesso che c'è il bisogno impellente di essere incisivi ed è importante che non si perda neanche una parola: un cerchio che si chiude nell'ineluttabilità degli eventi che tendono a risolversi stanchi e tumefatti, che rendono irriconoscibile il volto amato. La miseria di ogni ultimo tentativo. La claustrofobia dei gesti soliti. Tutti gli strumenti partecipano alla pena: il giro di basso iniziale, la batteria e le chitarre che si accendono e si spengono, pianissimo-fortissimo, trascinando note e accordi come si trascina un sentimento ormai ridotto a brandelli.

Lo storico panorama italiano rock anni 80-90 influenza molto gli Staré Město ma non riesce ad intrappolarli in epoche già vissute, loro stessi le rammentano con bravura e soprattutto personalità. Le ragioni dell'animo e le ragioni di stile non competono nell'affermazione dell'una o dell'altra e in finale non c'è subordinazione: scrittura musicale e testuale sono due parti del tutto, un naturale connubio arricchito di suggestioni che fa di questo semplice disco d'esordio un gran bel disco d'esordio. - Rockit


Discography

Still working on that hot first release.

Photos

Bio

Staré Město è il quartiere più antico di Praga, dove nel XII secolo si stabilirono, gli uni accanto agli altri, italiani, ebrei, tedeschi e borgognoni. Un nome che evoca dunque il concetto di contaminazione, che è la cifra stilistica della band: un crocevia sonoro di atmosfere che spaziano dalla wave al post rock, dall’indie alla canzone d’autore italiana.
Nato nel 2011 tra Bologna e Ferrara, il gruppo si fa notare da subito attraverso una serie di convincenti esibizioni live culminate con la finale dello storico Trofeo Wolf a Bologna nel 2012 e con l’apertura di due date del Niente di serio tour dei Diaframma, al Renfe di Ferrara e al Locomotiv Club di Bologna.
Nel 2013 autoproduce l'album d'esordio Punto di Fuga, che approda a gennaio 2014 nel catalogo dei Dischi del Minollo, con distribuzione Audioglobe / Believe: 8 tracce registrate e mixate da Samboela, già fonico nell'esordio de Le Luci della Centrale Elettrica.
Primo singolo e video è Racconto di primavera, in rotazione in decine di emittenti radiofoniche grazie anche all'inserimento nel febbraio 2014 in Music? No Control #18, compilation realizzata da Sfera Cubica.
Canzone della torre più alta è il brano scelto per il secondo video realizzato dalla band, una personale rilettura in musica dell'omonima poesia di Arthur Rimbaud.
Gli Staré Město sono Enrico Bongiovanni, chitarra, voce e autore dei testi, Tom “Delay” Lampronti, chitarra e cori, Giovanni “Fuzzbinder” Sassu, basso e cori, e Ruggero Calabria alla batteria.

PRESS:

Lo storico panorama italiano rock anni 80-90 influenza molto gli Staré Město ma non riesce ad intrappolarli in epoche già vissute, loro stessi le rammentano con bravura e soprattutto personalità. Le ragioni dell'animo e le ragioni di stile non competono nell'affermazione dell'una o dell'altra e in finale non c'è subordinazione: scrittura musicale e testuale sono due parti del tutto, un naturale connubio arricchito di suggestioni che fa di questo semplice disco d'esordio un gran bel disco d'esordio
(Rockit)

È – senza ombra di dubbio – uno degli esordi più intriganti che arrivano diabolicamente a “disturbare” le acque ferme dell’underground, fa sparire il cronologico dell’oggi e le temporalità fittizie per dare luogo e spazio a presenze d’autenticità, lo scandaglio nelle viscere dell’io “Menodizero”, il Rimbaud resuscitato nella poesia “Canzone della torre più alta” o il fluido esistenzialista e magmatico che “Ultima cena” sputa in faccia a tutti come lascito e sacrilegio di un peccato impeccabile, un disco che spazia quasi in una coreografia eterna, in cui l’esistenza, la morte, il suono ed il silenzio sono solo illusioni. Grande!
(Shiver)

Penso che questo “Punto di fuga” sia un ottimo disco:la band stessa è eccellente, ed ha una qualità di scrittura davvero notevole, che la eleva al di sopra degli standard della scena underground italiana; le loro canzoni sono ricche di poesia lirico-sonora e suonate con grinta, passione e determinazione. Dunque, un ineccepibile eccellente esordio che sono sicuro lascerà un solco evidente: supporto totale, quindi, agli Staré Město
(Audiofollia)

Band Members