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"Sunflower, Invisible"

Tre anni di attività, alla ricerca di un equilibrio credibile tra rock sporco e rumoroso e una raffinatezza formale che privilegia le soluzioni melodiche e fa collidere elettronica (poca) e chitarre (molte). Il risultato di questa ricerca è “Invisible”, raccolta di dodici brani che il trio – Nico Di Florio (voce e chitarra), Gianluca Di Toro (basso) e Francesco Di Fiorio (batteria) – ha inciso lo scorso anno con la produzione di Andrea Di Giambattista, chitarrista dei Malerba e fonico del Santo Niente, e il contributo di Federico Giannini, ex Giuliodorme, e Loreto di Giovanni, ex Vanadea. Un risultato discreto e promettente, con a tratti qualcosa di ancora inespresso, nelle svisate hard della title-track ad esempio, oppure nell’acustica un po’ slavata e già sentita che innerva l’intera “Blinded”. Tutto questo non va a discapito della riuscita di buona parte degli episodi, primo fra tutti una cupa e trascinante “In My Room”, basso e batteria come macigni, voce distorta e pulsare rock’n’roll, e poi la ballata acida che prende forma in “Where Is My Hollywood”, il muro di chitarre che esplode ad intervalli regolari nella introduttiva “KC”, altrimenti affidata a percussioni e tastiere, e ancora la chiusura, introdotta da un piano spettrale, affidata alle dilatazioni lisergico-orchestrali di “Spider”. Sul tutto, una moderna sensibilità psichedelica agisce sulle sfumature e convince quasi sempre, come abbiamo detto. È su quel quasi che, viste le buone premesse, occorre lavorare ancora un poco.

Alessandro Besselva Averame

- Il Mucchio, 10/01/2006


"Sunflower, Invisible"

Un disco d’esordio. Un trio sbarazzino sotto contratto Midfinger records. Decido di tender l’orecchio e lasciarmi coinvolgere nel dialogo spettrale tra ascoltatore e musicista. Prendo le parti frigide e irrigidevoli del critichino di turno… Avevo “presenziato” a un loro live set, ma ero arrivato troppo tardi per farmi una idea completa. Ora mi ritrovo il disco sotto al naso. La grafica mi rimanda ai Ride. La sagoma di un ragazzo in sfondo colorato. Penso ai dischi inglesi degli anni 90’. Impressione? Sfoglio il booklet e la mia memoria si lancia ai Supergrsass. Il colore che gioca saltellante pagina dopo pagina. Stilisticamente invasivo. Osservo compiaciuto. Mi ricordo di come un punkettino poppeggiante, e senza pretese riempiva i miei tediosi pomeriggi di cazzeggio assoluto. Non ci vado lontano…Nulla toglie ai Sunflowers il fatto di non aver pretese, anzi! Perché mai dovrebbero spacciarsi per innovativi. La musica innovativa è spesso inascoltabile, come l’arte moderna è spesso ineccepibile. Non aspetterò 30 anni per capire Sigur Ros…e che palle poi…quei suoni fastidiosi che celano nell’ineccepibile una forma canzone spesso frastornante e inconcludente. Amo i suoni semplici, le canzoni trasognanti. Un dito si muove sulla tastierina con la sua meccanica insicurezza e genera “Kc”. Su tutte la mia canzone preferita di questo disco d’esordio. “My language” ha un groove killer, e un basso burroso che si spalma su piccoli cori al limite del gradito gusto demenziale.
“Moving Lips” mi riporta dritto dritto a quelle ballate elettriche skitarrose e spensierate dei vari Bluetones, Cast o Bear quartet. Parlo di Bluetones specie basandomi sull’intonazione nasale del cantato. “Blinded” ha un piglio intimista davvero notevole, nonostante la voce si sforzi per aggrapparsi alle note alte…il suo punto forza stà proprio nel sentrila scivolare in basso. Paradossale ma è così. “Where is Hollywood” è il gran galà dei suoni classici American Rock 90’s…ci puoi sentir dentro prezzemolici echi Pavement e anche criptici accordi di quinta dal gusto demodé Post-grunge. Bizzarro miscuglio, gradevole, ma non di certo innovativo. Starò attento a non perdere un live milanese di questo giovane trio…giusto per rinfrescarmi le idee. Buon esordio, comunque. Il primo ascolto è stato entusiasmante poi ha perso un pochino…ho capito che le cose che mi piacciono di più son le cose prodotte decisamente peggio. Dove il suonato riesce a emozionarmi in modo più diretto e istintivo. Esempio? Snake bite city six Bluefire records09. Forse, e ci spero, le origini per quel che suonano I Sunflower.

- Indiezone, 17/12/2005


"My Language dei Sunflower"

Qualche anno fa poteva sembrare un’azione azzardata, oggi, quella di promuovere e distribuire la musica attraverso la Rete appare quasi una realtà di fatto. Come avevano pensato e continuano a farlo, da qualche anno, gli ideatori del sito di Vitaminic, anche l’etichetta di Varese ha pensato bene di optare per questa soluzione, nel promuovere band emergenti come i pescaresi, Sunflower.
Per chi fosse interessato, visitando il sito www.mf006.com, può scaricarsi gratuitamente i brani contenuti nell’EP in questione, My language.
Sin da subito, possiamo riscontrare da parte della formazione, particolare e minuziosa attenzione nei confronti della composizione. I brani presentano, in ogni modo, un rock solido, duro ma, allo stesso tempo, impregnato a sprazzi da un’intensa dolcezza, come nella traccia, My language. In KC (presente anche nella versione live, ndr), l’intensa atmosfera viene scandita dagli intrecci di chitarra, synth e piano, mentre Spider, si evidenzia per un ambientazione più cupa, quasi dark.
Senza dimenticare l’utilizzo della lingua inglese, il tutto anticipa l’uscita del primo album dei Sunflower, che tenendo conto di queste apprezzabili anticipazioni, si prospetta invitante, quindi teniamo in considerazione i Sunflower per il futuro, perché potrebbero riservarci gustose sorprese.

- Mescalina, 18/09/2005


"My Language"

Non male, non male davvero questo Ep ben curato, ben suonato, ben registrato, privo di incertezze. E non sembra neppure un demo, vista la qualità di incisione. I casi sono due: o i Sunflower sono bravissimi o hanno fatto dieci anni di garage prima di incidere i brani,ma la freschezza e la creatività compositiva non possono che farmi propendere per la prima ipotesi. Non saprei come definire il loro stile: mi viene in mente (visto che l’inglese è “their Language”), una sorta di “raw intimacy” : interferenze lo-fi, echi tremolanti, synth di archi, sussurri, accenni di tastiere, tappeti di distorsioni remote, basso minaccioso, freddure elettroniche, il tutto unito da chitarre sgangherate, cattive e robuste. Spider, pezzo secondo me magistrale, spicca tra i quattro brani per la sua struttura rarefatta, intima ed intensa, veramente un pezzo da brivido. Nonostante la loro bravura, trovo nei Sunflower un grosso handicap: la dizione. Sarò forse dannatamente perfezionista, ma se si intende cantare in inglese l’accento e la pronuncia contano e vanno curati un pò di più,per evitare l’effetto “lesson one-the book is on the table”, che può davvero massacrare senza appello l’atmosfera di un pezzo bellissimo…Anche la voce, secondo me, deve “studiare” di più: sui registri alti, e in KC live in particolare , si perde in un falsetto flebile che fatica a non smarrire l’intonazione, e anche un robusto eco sulla voce non riesce a conferirgli il giusto spessore. Detto questo, ribadisco la mia totale ammirazione per il loro lavoro, che ritengo una delle cose più brillanti che abbia sentito da molto tempo, spronandoli però ad affinare voce e inflessione: possono veramente fare la differenza decisiva.

Link
- Rockit, 08/09/2005


"Sunflower - My Language EP"

La premessa è doverosa: Midfinger, in collaborazione con Warner, esplora una nuova via per proporre la musica di gruppi emergenti. Il gioco è semplice: viene creato un sito, in questo caso mf006 , e l’abile navigatore della rete potrà, registrandosi, entrare in un ambiente 3D per scaricare le sonorità della formazione in questione, in una sorta di gustoso antipasto prima della portata principale (che poi sarebbe l’album vero e proprio).Ad inaugurare questa saga gli abruzzesi Sunflower che, in attesa del vero e proprio esordio, propongono l’EP “My Language”. Quattro episodi non possono inquadrare perfettamente il gruppo, tuttavia riescono a mostrare alcuni pregi degni di menzione. La title track, posta ad inizio album, si fa apprezzare principalmente per le dilatazioni conclusive, mentre a persuadere con convinzione è la successiva “KC”, sincopata ed incessante nelle percussioni e rivisitata in chiave live a fine disco. Nel mezzo le tinte chiaro-scure di “Spider”, una sorta di ballata nera impregnata da una sottile incertezza di fondo.Se un giudizio complessivo è impossibile, va ammesso il gusto e la raffinatezza di una formazione ancora in divenire, ma con i mezzi per riuscire a trovare il suo spazio. In quanto al tentativo di Midfinger solo il futuro ci dirà quanto la scelta sia stata azzeccata.

- Kronic, 10/09/2005


"Sunflower Invisible"

"...il demo, le recensioni, un pezzo in internet e poi, dopo anni, qualcuno per caso ascolta Moving Lips e chiede altro materiale. E cosi' su consiglio di Samuele Franzini della Midfinger Records, iniziano le registrazioni. I ragazzi si chiudono in studio e non ne escono fino a che non nasce il loro primo album. L'ennesima autoproduzione italiana di tre ragazzi che non parlano di musica se non gli chiedi specificatamente qualcosa, che non vanno tutti i giorni ai concerti e che non comprano tutte le ultime uscite, che non vivono a Milano, a Roma o a Bologna, ma vicino Pescara, che sorridono ironicamente se qualcosa non la conoscono, ma che evidentemente hanno la sensibilità adatta a un certo tipo di rock che in Italia è sempre più difficile trovare. Il disco viene prodotto da Andrea Di Giambattista ed è in attesa di uscire agli inizi del prossimo anno... ... E' un bel disco, proprio un buon lavoro... finisce... lo rimetto. E' proprio un bel disco... C'è una linea che collega tutti i brani, una linea di poesia, sia nelle melodie che nella voce di Nico, una linea che passa attraverso riferimenti importanti dai Deus ai Blonde Redhead, qualcosa dei primi Pearl Jam... ...preferisco di gran lunga approfittare di questo pomeriggio grigio e freddo per non uscire e ascoltare un bel disco. Perchè è proprio un bel disco. Un bel disco..."


- Allmusic Magazine


Discography

My Language (EP) - Midfinger Records / Warner Chappell 2005
Invisible (LP) - Midfinger Records / Warner Chappell 2005

Photos

Feeling a bit camera shy

Bio

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