The Kodes

CHE PROGETTO STRANO. QUANTOMENO INSOLITO, MA PROPRIO TANTO, PER QUELLO CHE NORMALMENTE PASSA SU SUBTERRANEA. DALL'INCONTRO BLUES FRA UN MILANESE E UNO SPEZZINO, KODE OFFRE CINQUE PEZZI DI UN ROCK MODERNO INNESTATO DI RITMO. CHE DETTO COSÌ VUOL DIRE TUTTO E NIENTE, SOLO CHE NON È FACILE TROVARE LE "SOLUZIONI" DA AVVICINARE ALLA BAND PER SPIEGARNE IL SOUND, COSTRUITO SU VOCE, CHITARRE E PROGRAMMING E SATURO DI TROVATE CHE VANNO DA MIKE PATTON AL...TOM JONES DI "SEX BOMBS", IN UN BIZZARRO INCROCIO FRA QUINTORIGO E ALICE IN CHAINS (MA NESSUNA MORBOSITÀ QUA DENTRO). STRANISSIME ANCHE LE LYRICS, RICERCATE, A VOLTE IRONICHE E AL LIMITE DEL NONSENSE, CALATE IN UNA PRODUZIONE ECCELLENTE. NE ESCE FUORI UN PROGETTO MOLTO INTERESSANTE, NON PROPRIAMENTE METAL, CERTO, MA CON CANZONI BEN CURATE CHE CERCANO DI FUGGIRE IN OGNI MODO DALLA REGOLARITÀ, DAL GIÀ SENTITO, DALLA BANALITÀ CHE VA IN CLASSIFICA. ANCHE SE È LÌ, NELLE CHARTS, CHE UN'IDEA COME KODE (SE QUESTO FOSSE UN MONDO INTELLIGENTE) DOVREBBE DAVVERO PUNTARE. - Metal maniac

MI ARRIVA IL DISCO DEL PROGETTO KODE, UN LAVORO AUTOPRODOTTO DAL TITOLO OMONIMO. L’ART DEL DISCO MI INVITA DA SUBITO ALL’ASCOLTO, NON PERCHÉ MI COLPISCA PARTICOLARMENTE MA PERCHÉ NON RIESCO A CATALOGARE IL PRODOTTO E A PERCEPIRE QUELLO CHE ANDRÒ AD ASCOLTARE, MA IMMAGINO CHE SI TRATTERÀ SICURAMENTE DI UN QUALCOSA DI SPERIMENTALE. PARTE LA PRIMA TRACCIA, DAL TITOLO “CURA”, SESSIONE RITMICA GESTITA OTTIMAMENTE ATTORNO A SPRAZZI DI CHITARRE E PROGRAMMAZIONI ELETTRONICHE, SONORITÀ ODIERNE BEN MESCOLATE CON OTTIMI SOUND E PARTI VOCALI RETRÒ CAPACI DI PORTARCI INDIETRO NEL TEMPO PUR MANTENENDO QUELLA CONTEMPORANEITÀ. CON LA SECONDA TRACCIA “3 IN ME” I SUONI SI FA FANNO IN UN CERTO SENSO PIÙ CRUDI, RAGGIUNGENDO UN FUNKY ROCK CON SONORITÀ CHE A TRATTI POTREBBERO RICORDARE I PRIMI RED HOT CHILI PEPPERS. IN “KLOWN” LE RITMICHE FUNKY SI ACCOMPAGNANO PERFETTAMENTE CON RITMICHE PIÙ PSICHEDELICHE, SEVENTIES, RICORDANDO IN SENSO LATO QUALCHE LAVORO DEI LED ZEPPELIN. NELLA QUARTA TRACCIA LE SONORITÀ SEMBRANO TENDERE A DISCOSTARSI DA QUELLE DELLE TRACCE PRECEDENTI, CON UNA BASE ELETTRONICA DI PARTENZA SIMIL HIP-HOP PER POI SFOCIARE, ANCHE GRAZIE ALLE LINEE DI CHITARRA, IN MELODIE PIÙ POP/MELODICHE CON SPRAZZI ANGOSCIOSI. MA “MALESSERE” (COSÌ SO CHIAMA QUESTA TRACK DEL DISCO) SEMBRA ESSERE SOLO UNA PICCOLA PARENTESI DI QUESTO LAVORO. INFATTI CON “FREAK CHEAP” (QUINTA ED ULTIMA TRACCIA) LE SONORITÀ TORNANO NUOVAMENTE AD ESSERE QUELLE DELLE PRIME TRE TRACCE CON UNA MUSICA E LINEE VOCALI CHE CONTINUANO A RICORDARE I RED HOT CHILI PEPPERS. UN BEL LAVORO, QUESTO DEI KODE, RICCO DI NOTE POSITIVE. FORSE L’UNICO NEO, SE PROPRIO SI DEVE TROVARE, È NEI TESTI, DAL SIGNIFICATO MOLTO SPESSO SCONTATO. - UBIX

ASCOLTI IL DEMO, E PENSERESTI CHE LA BAND “KODE” SIA UN GRUPPO GIÀ BEN AVVIATO E CHE CRESCE INSIEME DA ANNI…E INVECE VIENI A SCOPRIRE CHE È UN PROGETTO GIOVANE, ANZI GIOVANISSIMO…NATO NELLA PRIMAVERA DEL 2007, E ASCOLTI ANCORA CON PIÙ INTERESSE I LORO BRANI. UN SOUND SICURAMENTE DI ALTA QUALITÀ (E IN QUESTO C’È LO ZAMPINO DI UNO STUDIO DI REGISTRAZIONE - DRUMCODE STUDIO - CHE SA DOVE METTERE LE MANI) E DEI BRANI ORECCHIABILI MA ALLO STESSO TEMPO NON SCONTATI, NON POSSONO CHE FAR USCIRE UN COMMENTO POSITIVO SU QUESTA BAND. IL PRIMO PEZZO (“CURA”) È IL CAVALLO DI BATTAGLIA DI QUESTO DEMO. CON SONORITÀ POP-ROCK E QUALCHE ACCENNO DI ELETTRONICA, LA CANZONE FILA LISCIA SENZA STANCARE L’ASCOLTATORE, METTENDO IN RISALTO SOPRATTUTTO LA FORTE PERSONALITÀ VOCALE DEL CANTANTE (IVAN GABBRIELLI), CHE SARÀ UNA COSTANTE DELL’INTERO DEMO. QUALCHE “CORO ANNI ‘80” NEL RITORNELLO, RENDONO ANCORA PIÙ ORECCHIABILE E “SIMPATICO” IL PEZZO. IL DEMO PASSA ATTRAVERSO ALTRI DUE BRANI (“3 IN ME” E “KLOWN”) DOVE DA SEGNALARE CI SONO DELLE RITMICHE SICURAMENTE MOLTO BEN STUDIATE PER USCIRE UN PO DAGLI SCHEMI, MA SENZA ESAGERARE. PENULTIMA TRACCIA DEL DEMO È “MALESSERE”: UN BRANO ANSIOSO, E “SCURO” CHE RISPECCHIA PERFETTAMENTE IL TITOLO. UN INTRO CHE POTREBBE TRANQUILLAMENTE FARE DA COLONNA SONORA AI TITOLI DI CODA DI UN FILM HORROR, E UN ASSOLO DI CHITARRA (DI ANTONELLO PUDVA) A FINE CANZONE MOLTO TECNICO MA ALLO STESSO TEMPO CHE NON VA IN CONTRASTO CON LE EMOZIONI TRASMESSE DALL’INTERO BRANO. IN CODA “FREAK CHEAP”, UN CLASSICO ROCK CHE VIENE ROTTO SOLO DA UN RITORNELLO CHIARAMENTE ISPIRATO ALLE SONORITÀ DI MARYLIN MANSON, MA ANCHE IN QUESTO CASO UNA TROVATA CHE NON STONA. TIRANDO LE SOMME, UN GIUDIZIO PIÙ CHE POSITIVO PER QUESTI RAGAZZI DI LA SPEZIA CHE HANNO SICURAMENTE LAVORATO BENE E CURATO OGNI MINIMO DETTAGLIO CON L’AIUTO DELLO STUDIO DOVE HANNO REGISTRATO IL DEMO. UNA BELLA REALTÀ ITALIANA SICURAMENTE DA NON PERDERE DI VISTA. - Genovagando.it